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giovedì 30 ottobre 2014

E lo chiamavano governare (12)


La democrazia del deficit.

8 agosto 1986 
Oggi il secondo Governo Craxi ha ottenuto la fiducia alla Camera dopo quella al Senato. E’ il quarantatreesimo governo della Repubblica, il secondo della IX legislatura. Craxi sa benissimo che può continuare a occupare quella poltrona solo perché De Mita ha deciso che andare a elezioni in questo momento non gli conviene. Ancora troppo alto il  consenso nel Paese del Presidente del Consiglio e poi tra poco c’è la finanziaria...
Ma una cosa è certa: lo stesso De Mita gli ha fatto capire in più occasioni che  tra sei mesi deve togliersi dalle scatole. La Democrazia Cristiana deve tornare alla guida del Paese. Costi quel che costi.

27 agosto 
Oggi si è riunito il governo per iniziare a discutere della nuova finanziaria. Sono presenti Craxi, Goria, Visentini, Romita, De Michelis e il liberale Zanone.
Dando uno sguardo al passato (per quanto riguarda la spesa pubblica) hanno poco da stare allegri.

Nella finanziaria ’85 il deficit era stato fissato a 96.300 miliardi. A Febbraio era stata ritoccato a 99.900 miliardi. A settembre (e avevano giurato tutti che questo sarebbe stato l’ultimo ritocco) a 106.700 miliardi. L’anno si era chiuso a – 112.000 miliardi. Un buco pari a un terzo delle spese. La vera democrazia del deficit. Spendere 350.000 miliardi quando ne incassi meno di 250.000. Grandi. 

Craxi ha detto basta. Per il 1987 il deficit deve essere fissato assolutamente a 100.000 miliardi, non una lira di più, non una lira di meno. Non solo. Questa finanziaria, dice, deve essere ricordata come l’inizio di un risanamento totale. Interventi strutturali di riduzione della spesa, meno sprechi, eliminazione di distorsioni e privilegi dello stato sociale.
Tutto per liberare risorse da destinare all’occupazione.
Per ridurre sprechi e privilegi non bisogna nemmeno andare tanto lontano. Esiste o no la Commissione tecnica per la spesa pubblica?
L’ultimo documento sul tavolo del Governo riporta risparmi per: 16.000 miliardi nel ’86, 19.000 nel 1987, 22.000 nel 1988 e 24.000 miliardi nel 1989.
Le principali proposte per la riduzione della spesa consistono in: niente pensioni di reversibilità per chi percepisce due o più pensioni (salvo le minime), aumento dell’età pensionabile fino ad arrivare a 65 anni per gli uomini e 60 per le donne, pensioni di anzianità solo a chi ha lavorato almeno 25 anni (di contributi), controlli su tutte le esenzioni nella sanità. Per esempio: ci sono almeno due milioni di falsi invalidi e a questi dobbiamo dire basta. E poi ci sono i repubblicani e i liberali che spingono alla privatizzazione di Ina e Enel.

10 Settembre
I buoni proposti di riduzione della spesa si sono già arenati. Ma si sapeva. Tra pochi mesi ci sono le amministrative e sicuramente le politiche (De mita docet). Quindi? Cosa può fare la Dc? Assecondare Craxi e i suoi intenti di risanare il Paese e aumentargli a dismisura il già alto consenso? Giammai. Goria ha appena suggerito a Craxi di volare basso. Lui è democristiano, e questo si sa, ma è soprattutto a capo della Commissione tecnica della Spesa Pubblica (ed è il pupillo di De Mita, ma questo evita di dichiararlo). “Si fa presto a dire: niente pensione a chi non ne ha diritto”. Si fa presto anche a dire”privatizziamo”, o peggio “risaniamo la sanità”.

Quando un politico parla è necessario usare il traduttore automatico di politichese. Se Goria dice “si fa presto a dire risaniamo la sanità”, significa: “come puoi pretendere di farlo se le Usl, il ministero e tutto quello che riguarda la sanità è in mano al mio partito, la Democrazia Cristiana?” Così è più chiaro? 

20 settembre 
Tutto è fermo. In questo momento ci sono cose ben più importanti del risanamento del Paese. Per esempio le nomine delle banche pubbliche. Il mandato triennale è scaduto e come al solito è iniziato il ballo delle spartizioni. Di poltrone naturalmente.
Una cinquantina di banche pubbliche quindi presidenti, vice, amministratori delegati da nominare. Di regola non si sta troppo a guardare per il sottile: un posto a me, uno a te, un posto a un amico mio, uno posto a un amico tuo. E via così. Niente di complicato.
Questa volta però i socialisti si sono presentati un tantino più preparati. Un bel manualetto dove le banche sono state suddivise per “peso politico”. “E’ ora di finirla di assegnare le banche a caso., dicono, cerchiamo di essere più precisi”.
I socialisti non hanno fatto in tempo a cantare vittoria. Il Cicr (Comitato interministeriale per il credito e il risparmio), sede istituzionale delle nomine, non ha accettato il manualetto. Chissà perchè. (Goria, ministro del Tesoro democristiano che presiede il comitato non vi dice niente?)

30 settembre 
Oggi Goria ha fatto una dichiarazione. Una delle sue. Ha appena avvertito il Paese che da questo momento gli interessi sui titoli pubblici (ad oggi esentasse) saranno tassati del 12,50% (metà rispetto agli altri depositi). Però ha aggiunto: "gli italiani non si devono preoccupare, non perderanno niente. Quello che perdono con le tasse gli verrà restituito aumentando gli interessi". Bingo.
In un colpo solo Goria è riuscito a far arrabbiare tutti. Cittadini compresi. Ma come, solo poco tempo fa aveva bollato come inutile scorciatoia la stessa proposta fatta dal premio Nobel Modigliani e ora…

2 ore dopo  - Goria, ha cominciato a fare marcia indietro. Saranno tassati solo i titoli futuri. Ah beh….
4 ore dopo - Goria esclude la tassazione dei Bot.

Si scoprì che in realtà la proposta era di Visentini. che aveva mandato in avanscoperta Goria.

Quindi, ricapitolando: per mesi il Ministro del Tesoro dichiara che tassare i Bot è inutile. Poi (sollecitato da Visentini) dichiara che bisogna tassare i Bot. Poi dichiara “solo quelli futuri”. Poi dichiara che non cambierà niente perché saranno aumentati gli interessi. Poi che non se ne farà più niente. Come fai uno così a non nominarlo Presidente del Consiglio? Infatti tra poco...

Mentre si discute della finanziaria del 1987 il 1986 si è chiuso (così dicono e scrivono) come l’anno migliore per la finanza pubblica degli ultimi vent’anni (ma si  è rispettato solo il deficit previsto...). La finanziaria ’86 aveva fissato il deficit in 110.000 miliardi. Si è arrestato a 109.830 miliardi. Naturalmente non è tutto merito del governo. Produzione in aumento, calo del prezzo del petrolio e inflazione in ribasso...Insomma, era il minimo. Anche se…

In realtà , mentre alla fine del 1985 il disavanzo di cassa e di competenza era praticamente alla pari, nel 1986 il disavanzo di competenza era superiore di ben 27.000 miliardi. Spese in circolazione che prima o poi……

Come sarà la finanziaria '87? Riuscirà Craxi a rispettare gli impegni presi? Difficile dirlo. Certo non è facile quando sai che te ne devi andare tra pochi mesi. 
Il 3 ottobre sull'Avanti uscì un corsivo a firma Ghino di Tacco (alias  Bettino Craxi) dove dichiarava che "il patto della staffetta non esiste e non è mai esistito". In pratica non esisteva nessun accordo per far succedere a marzo un democristiano alla guida del Paese. La replica di Mastella (stretto collaboratore di De Mita) fu un laconico "No Comment". 

L'accordo forse non esisteva, ma tutti sapevamo come sarebbe andata a finire. Lo aveva detto De Mita. E lui non scherzava mai.


Al prossimo assalto alla diligenza…

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L'enorme debito pubblico che abbiamo (e che blocca il Paese), non è la conseguenza di chissà quali oscuri complotti, ma il risultato matematico dell’operato di governi con la complicità di buona parte del Paese.
Quei governi stavano mangiando il futuro dei nostri figli e a tutti stava bene.
Proprio a tutti no, ma questa è un'altra storia.

E lo chiamavano governare. (1) (2) 3 (4) (5) (6) (7) (8) (9) (10) (11) (12) (13)

martedì 28 ottobre 2014

E lo chiamavano governare (11)


25 giugno 1986

Craxi è Presidente del Consiglio dal 4 agosto 1983. Al Paese non sembra vero questa boccata di stabilità abituato com’è a crisi di governo annuali o peggio semestrali. Quello che piace invece ai politici dello scudo crociato che trovano appassionante la possibilità di rimettere sempre tutto in gioco. Un gioco che permette loro una continua contrattazione di posti e favori. Non importa se a causa di ciò non non si riesce a portare a compimento nessuna riforma del Paese. Craxi lo sa bene. De Mita, infatti, non perde occasione di ricordargli che non può ricoprire quella carica per sempre.

Le riforme sono al palo e la sanità allo sbando. Di contro i partiti si sono appena accaparrati 83 miliardi di contributi. Perché, dicono, “non vorrete che un politico paghi l’Irpef come un cittadino qualunque”. Infatti la pagano solo sul 70% dello stipendio. E il resto? Tranquilli, ci pensiamo noi cittadini.

Intanto i treni sono sempre in ritardo e le lettere non arrivano mai. Ma non è nemmeno il problema principale se hai un ministro (Silvio Gava) che passa le giornate a far assumere falsi invalidi nell’amministrazione pubblica. In settimana. Perchè la domenica giocano a calcio nella squadra del paese.

Oggi De Mita ha ricordato a Craxi che il suo partito è ancora (soprattutto dopo le elezioni in Sicilia), il partito di maggioranza. E non ha la Presidenza del Consiglio. Certo, ha in sostanza tutti gli altri posti di rilievo, ministeri e vice presidenza compresa, ma in politica mai accontentarsi Anche se continua a ripetere che non vuole una crisi.

26 giugno
In aula è arrivato un decreto legge che finanzia gli enti locali e il governo per evitare sorprese ha posto la fiducia. Il governo è già andato sotto questa mattina e, tra accuse reciproche, Dc e Psi sono ai ferri corti. Il voto di fiducia a votazione palese è a favore del Governo. 338 sì contro 230 no. Ora si va al voto segreto (una pratica che già ha mietuto vittime) e se tanto mi da tanto…
Il Presidente della Camera annuncia la votazione: presenti 559, maggioranza 280, favorevoli solo 266.

27 giugno 
Alle 19 Craxi ha dato le dimissioni. Il primo esecutivo guidato da un socialista è durato 1058 giorni. Cossiga ne ha preso atto, ma non ha ancora deciso se accettarle o respingerle. Esaminerà il tutto e lunedì aprirà le consultazioni.

1 luglio 
Oggi l’annuncio della crisi in aula. Presenti? Solo due. Il missino Rauti e il demoproletario Russo. Il resto in vacanza. Già.

2 luglio
Cossiga ha dato un mandato "esplorativo" a Fanfani,

9 luglio
Dopo una settimana Fanfani è tornato da Cossiga. Senza risultati.

10 luglio
Cossiga ha deciso di mandare in pista Giulio Andreotti. Tutti i partiti hanno arricciato il naso ritenendo inutile questo tentativo. Gli unici contenti (ma si sapeva) i comunisti. Che il Pci abbia un debole per Andreotti è cosa risaputa. Malgrado ci sia il suo nome in ogni scandalo.
Il massimo del riguardo per Andreotti il Pci lo aveva raggiunto nell’ottobre 1984, quando aveva votato contro (salvandogli la poltrona di ministro) alla richiesta di dimissioni. L’accusa era quella di aver aiutato Sindona, che lui continua ancora oggi a definire “il salvatore della lira”. I 154 deputati comunisti avevano obbedito al loro Presidente di gruppo, Giorgio Napolitano e lo avevano salvato. 
Oggi brindano per il suo mandato esplorativo.

11 luglio 
Andreotti ha cominciato a guardarsi in giro, ma non ha nessuna intenzione di formare un Governo. A lui piace tessere tele. E tra un incontro e l’altro ha già disposto il futuro governo. In sintesi: Craxi rimane ancora per un po' e poi lascia il posto alla Dc. Punto.

1 agosto 
Dopo lunghe trattative (sich) l’incarico viene affidato di nuovo a Craxi. Il Craxi-bis.
Ma una cosa sappiamo tutti. Il suo incarico è a tempo. L’anno prossimo (si dice in primavera) quel posto tornerà nelle mani della Dc. Lo ha detto De Mita, l’uomo di Nusco. E accidenti se c’è da credergli.

Mi sono sempre chiesto dove fosse il Paese in quei giorni. Nel dibattito politico mai una volta che risuonasse la parola “riforme”, o servizi che dovevano migliorare o che si parlasse di sviluppo. Al centro solo e sempre la distribuzione di poltrone. Solo quelle. Ma dal Paese nessuna reazione. Ma un motivo c'era: avevano messo in piedi un vero “Stato assistenziale” al quale tutti si avvicinavano al grido di :“avanti, ce n’è per tutti”.
Ma, come spesso accade in questi casi "per tutti, ma non per sempre".



Al prossimo assalto alla diligenza…

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L'enorme debito pubblico che abbiamo (e che blocca il Paese), non è la conseguenza di chissà quali oscuri complotti, ma il risultato matematico dell’operato di governi con la complicità di buona parte del Paese.
Quei governi stavano mangiando il futuro dei nostri figli e a tutti stava bene.
Proprio a tutti no, ma questa è un'altra storia.

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lunedì 27 ottobre 2014

E lo chiamavano governare (10)


Novembre 1985

Alla vigilia della finanziaria ‘86 qualcuno prova a mettere un freno alla spesa pubblica. Mario Segni (con Bassanini e Battaglia) ha proposto una modifica del regolamento del Senato. Prima della discussione, dice, approviamo un articolo che recita: “Si fissa l’indebitamento dello Stato a Lire: xxxxxxxx”. In pratica fissiamo il buco annuale così che qualsiasi modifica possa essere bocciata nell’eventualità che la spesa sia senza copertura. Buonanotte. Il Presidente del Senato. Amintore Fanfani, ha bocciato la proposta perché “ciò precluderebbe la libertà dei singoli parlamentari”. (libertà di che???)

5 dicembre 
La Finanziaria è ancora in alto mare. In Senato sono cominciate le votazioni sugli articoli e probabilmente ci sarà un’altra sedute notturna. Ci sono novità per le tariffe ferroviarie. Niente aumento del 20% degli abbonamenti (come proposto dal governo art. 10 comma 18) per studenti e lavoratori.

6 dicembre 
Governo battuto al Senato. Seduta sospesa, poi ripresa e poi ancora sospesa.
Ho la vaga impressione che la Finanziaria non vedrà la luce entro la fine dell’anno. Il Governo ha cercato di porre rimedio ai tagli bocciati in aula e per recuperare risorse ha puntato su un intervento nuovo, anzi nuovissimo. Un intervento mai pensato prima: l’aumento della benzina (via, stavo scherzando). Con un decreto a sorpresa la benzina passa da 1.305 a 1.400 Lire. D’altronde se il Senato boccia tagli per 1.700 miliardi da qualche parte bisogna pure andare a recuperarli.
L’Assemblea ha bocciato (a scrutinio segreto) anche l’art. 27. Quello che istituisce le “fasce di povertà”. In pratica i redditi minimi che servono a riequilibrare esenzioni, ticket e assegni familiari. Altri 2.000 miliardi da trovare. E vai.

7 dicembre 
Niente seduta notturna. Tutti a casa. Ormai il Governo si sta preparando all’esercizio provvisorio. Difficile che la Finanziaria possa essere approvata entro fine anno. Ma il problema a questo punto non sono tanto i tempi, quanto i contenuti. Ormai la Finanziaria è stata troppo modificata. Anzi, è stata completamente rattoppata.

9 dicembre 
Al Senato la Finanziaria è stata approvata, ma ormai l’esercizio provvisorio è scontato. Il passaggio alla Camera modificherà certamente il testo e quindi sarà inevitabile un ritorno al Senato.

20 gennaio 1986 
Mancano pochi giorni per evitare un altro mese di esercizio provvisorio. Esercizio, giusto ricordare, che ci costa 200 miliardi per ogni mese. In ballo c’è anche qualcosa di molto importante. Per la prima volta nella Sanità si sta cercando di porre rimedio all’invasione della politica. Per carità, niente di eccezionale. Anche perché, se nei consigli di amministrazione stanno per arrivare i tecnici, i politici si sono inventati gli “uffici di direzione”. Perché, dicono, chi meglio di un politico può avere un ruolo di indirizzo nel gestire un ospedale, acquistare attrezzature, sottoporre i cittadini a visite ed esami. (Certo, come no)

22 gennaio
Il Governo è andato sotto sull’art. 4, quello che riguarda la scuola. L’aumento delle tasse universitarie (200 miliardi che servivano per finanziarie al ricerca) non è passato. Comunisti, missini, indipendenti di sinistra, assenze e qualche decina di franchi tiratori. Ora sì che il Governo è costretto a porre la fiducia. Questo non eviterà l’esercizio provvisorio anche a febbraio. Il testo dovrà tornare alla Camera.

24 gennaio 
Altra giornata nera al Senato. Nel pomeriggio la maggioranza è andata sotto 3 volte. Hanno approvato senza problemi (con il voto di maggioranza e opposizione) solo il ripristino degli sconti ferroviari agli ex deputati. E’ stata bocciata invece la proposta del ministro Falcucci che mirava a ridurre le spese razionalizzando le supplenze nelle scuole. La motivazione è che “questo genere di cose le devono decidere le parti sociali, non il Governo”. (E quando mai????) Comunque si pensava di contenere il deficit a 110.000 miliardi, ma dopo tutte queste modifiche, si prevede un aumento di 1.000 miliardi.

28 gennaio 
Craxi ha pensato alle dimissioni, ma poi è prevalso lo spirito di servizio (chiamiamolo così). Si andrà avanti a colpi di fiducia. Ormai il tetto del deficit di 110.000 miliardi è saltato.
Grazie al ritardo e alle concessione fatte al Pci. Chi parla di 1.000, chi di 3.000 miliardi in più. Ma non è finita.

8 febbraio 
L’incubo alla Camera è finito. Si torna al Senato. Di questo passo l’esercizio provvisorio continuerà a marzo e, nel caso, saranno 600 i miliardi buttati. 

21 febbraio 
Dopo altri giorni di sofferenza la Finanziaria torna alla Camera. E il Governo va subito sotto. Due emendamenti del Pci sull’Iperf e altri 3.000 miliardi da trovare.

27 febbraio 
Evitato il terzo mese di esercizio provvisorio. La Camera ha approvato la Finanziaria. Sfondato di 2.000 miliardi il deficit previsto a 110.000 miliardi.

Quattro mesi di profonde polemiche, scontri, rovesciamenti di alleanze e voti di fiducia a raffica. 400 miliardi in più di spesa per 2 mesi di esercizio provvisorio. Ma tutti contenti. Soprattutto quei parlamentari che, col voto segreto e le assenze, hanno fatto passare a Craxi dei brutti momenti.

Per la cronaca i nomi degli assenti che contribuirono a mettere sotto continuamente il Governo furono pubblicati. Erano tutti parlamentari che non avevano avuto una poltrona (ministro, segretario, sottosegretario ecc.) nella formazione del Governo Craxi. Avevano covato per due anni e mezzo la vendetta e l'avevano ottenuta. Per futura memoria. Perché in politica, la sedia (o meglio la poltrona) viene sempre prima di tutto.

Johannes Bückler

P.S Ricordate la riforma della Sanità che doveva eliminare la politica dalle Usl? Non passò. La proposta di Degan che prevedeva di scegliere i direttori per “avviso pubblico” da uno speciale comitato (esperti scelti con sorteggio) non piacque a nessuno. Certo, forse non era la scelta migliore, una via di mezzo da una scelta politica e un concorso, ma era sempre meglio di niente. Contrari si sono schierati i democristiani, i socialisti e i comunisti. La gestione delle Usl rimarrà saldamente in mano ai partiti. In commissione per la Dc l’On. Maria Pia Garavaglia. Che, come sempre accade in questi casi, fu premiata anni dopo diventando ministro della Sanità.

Al prossimo assalto alla diligenza…

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L'enorme debito pubblico che abbiamo (e che blocca il Paese), non è la conseguenza di chissà quali oscuri complotti, ma il risultato matematico dell’operato di governi con la complicità di buona parte del Paese.
Quei governi stavano mangiando il futuro dei nostri figli e a tutti stava bene.
Proprio a tutti no, ma questa è un'altra storia.

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