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Al fine di mantenere il blog nell'ambito di un confronto civile e costruttivo, tutti i commenti agli articoli espressi dai lettori verranno preventivamente valutati ed eventualmente moderati. La Redazione.

lunedì 22 dicembre 2014

L’uscita dall’euro!


Caro Johannes,
mi permetto di sottoporre alla sua attenzione come alcune forze politiche (Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia ed altre forze politiche)ipotizzino e sostengano l’uscita dall’euro.
Invocano la creazione di una moneta parallela da affiancare all’euro. A tale proposito vorrei segnalare, a chi propende e sostiene questa soluzione, che con la nascita dell’UE, alcune funzioni istituzionali della Banca d’Italia sono state rivisitate.
Quella monetaria e quella ispettiva sono state assegnate ad organismi diversi. Alla Banca d’Italia è rimasta una attività ispettiva su categorie non meno importanti di banche e delle BCC. Viene spontaneo ricordare che non risulta Paese al mondo che fa ricorso contemporaneamente a due segni monetari. In ambito europeo vengono applicate le leggi, frutto di accordi tra i Paesi aderenti all’eurozona, e per la sua gestione è stato creato un organismo sovrano: la BCE.
In politica tutti possono dire tutto, però c’è un limite. Parlare alla pancia degli italiani, scontenti, delusi e senza lavoro, è uno sport molto praticato e molto diffuso, con ottimi risultati propagandistici. Piuttosto si può rimproverare alle Autorità competenti, che in occasione del change-over (passaggio dalla lira all’euro, gennaio 2002) il mancato controllo sul rispetto di un principio sacrosanto: l’obbligo nei confronti degli operatori del commercio, di esporre i doppi prezzi per le merci in vendita. Infatti presso le Prefetture furono istituiti dei Comitati preposti a tali controlli.
Non risultano multe o provvedimenti a carico dei commercianti, nonostante la scarsa applicazione del predetto principio. Questa inosservanza è stata una concausa (se non proprio la causa scatenante) del precipitare e il degenerare della politica dei prezzi al consumo.
Nessuno, a suo tempo, si pose il quesito: come mai i prezzi al consumo, a distanza di sei mesi, risultano tutti raddoppiati?

Rino Impronta

giovedì 11 dicembre 2014

Migranti tra realtà e percezione.


Ci mancava pure la scusa di un presepe per scatenare l’ennesimo caso politico. Al grido di “salviamo i nostri valori cristiani”, Salvini è fiondato a Bergamo come novello Templare in difesa di Gerusalemme.
E’ chiaro che è l’ennesima strumentalizzazione politica.
Perché è facile chiedersi a quali “valori cristiani” facciano riferimento giacché poco tempo fa hanno portato gente in piazza per impedire l’operazione “Mare Nostrum”. Operazione che forse avrebbe impedito le recenti 18 morti al largo di Lampedusa. E al riguardo mi chiedo dove sia finito quel partito politico che al governo di questo Paese ha dato soluzione all’immigrazione facendo la più grande regolarizzazione di clandestini (più di 600.000).
E’ chiaro che queste strumentalizzazioni possono trovare terreno fertile in un Paese dove il “The Ignorance Index (uno studio dell’Istituto Ispos Mori per la Royal Statistical Society condotto in 14 Paesi) ha posto al primo posto per quanto riguarda l’indice d’ignoranza su alcuni temi facendo peggio di Usa, Corea del Sud, Polonia, Ungheria, Francia, Canada, Belgio, Australia, Gran Bretagna, Spagna, Giappone, Germania, Svezia.
Il rapporto mette in evidenza una cosa chiara: siamo il paese col più alto tasso di ignoranza per quanto riguarda i flussi migratori. Alla domanda “quanti sono i musulmani in Italia” la risposta è stata il 20% mentre quella corretta è il 4%. Alla domanda: “Quanti sono gli immigrati in Italia”, la risposta è stata il 30%. Quanti sono in realtà? Il 7%.
Eppure basterebbe leggere il recente “Dossier statistico immigrazione 2014” realizzato dall’IDOS per conto dell’Unar (l’Ufficio nazionale anti discriminazioni istituito dalla presidenza del Consiglio) per capire che queste strumentalizzazioni sono ormai triti e ritriti luoghi comuni.
Prendiamo per esempio gli irregolari rispetto al totale degli immigrati. Nel 1991 gli irregolari erano il 47%. Nel 2002 il 34% e poi 19% nel 2006, 17% nel 2008, 9% nel 2011, 7% nel 2012 fino al 6% del 2013.
Nel 2013 i visti per motivi di lavoro sono stati 25.683 per quello subordinato e 1.810 per quello autonomo. Mentre ben 76.164 sono stati rilasciati per «ricongiungimento familiare». Nel 2013 il più alto numero di richieste d'asilo è stato registrato in Germania con 127.000, seguito da Francia (65mila), Svezia (54mila), Regno Unito (30mila) e Italia (28mila).
Sul tema sicurezza, i dati elaborati dal 2004 al 2012 dalla Direzione centrale di polizia, dimostrano che gli immigrati delinquono meno degli italiani (il maggior numero d’immigrati in prigione è dato dal fatto che molti sono reati dipendono dal loro status d’irregolari).
Per quanto riguarda le spese, il contributo degli immigrati all’economia italiana è in attivo. Tra entrate e spesa pubblica c’è, infatti, un saldo positivo di 3,9 miliardi di euro (16,5 miliardi di euro di entrate per lo Stato a fronte di 12,6 miliardi di euro di spese). E ancora.
Gli immigrati contribuiscono in modo rilevante al pagamento delle pensioni degli italiani pur beneficiandone, data l’età più bassa, in maniera modestissima. Infatti, i versamenti dei contributi effettuati dagli stranieri (8,9 miliardi nel 2009), sono per larga parte destinati al pagamento delle pensioni degli italiani.
E’ chiaro quindi che gran parte del nostro senso della società in cui viviamo si basa su errate percezioni che spesso si scontrano con la realtà dei fatti. Questo scollamento ha ovvie implicazioni nel dibattito pubblico (spostano per esempio le priorità) e pone sfide reali ai politici.
Politici che, oltre a essere informati, devono essere quindi maggiormente responsabili.
Evitando quello che sembra ormai diventato un “modus pensandi” : “Perché cercare di capire, informarsi o impegnarsi a trovare una soluzione ai problemi quando basta trovare un capro espiatorio?”

Johannes Bückler

10 Dicembre 2014 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi >>>>>

mercoledì 10 dicembre 2014

Migranti, tra realtà e percezione.


Ci mancava pure la scusa di un presepe per scatenare l’ennesimo caso politico. Al grido di “salviamo i nostri valori cristiani”, Salvini è fiondato a Bergamo come novello Templare in difesa di Gerusalemme.
E’ chiaro che è l’ennesima strumentalizzazione politica.
Perché è facile chiedersi a quali “valori cristiani” facciano riferimento giacché poco tempo fa hanno portato gente in piazza per impedire l’operazione “Mare Nostrum”. Operazione che forse avrebbe impedito le recenti 18 morti al largo di Lampedusa. E al riguardo mi chiedo dove sia finito quel partito politico che al governo di questo Paese ha dato soluzione all’immigrazione facendo la più grande regolarizzazione di clandestini (più di 600.000).
E’ chiaro che queste strumentalizzazioni possono trovare terreno fertile in un Paese dove il “The Ignorance Index (uno studio dell’Istituto Ispos Mori per la Royal Statistical Society condotto in 14 Paesi) ha posto al primo posto per quanto riguarda l’indice d’ignoranza su alcuni temi facendo peggio di Usa, Corea del Sud, Polonia, Ungheria, Francia, Canada, Belgio, Australia, Gran Bretagna, Spagna, Giappone, Germania, Svezia.
Il rapporto mette in evidenza una cosa chiara: siamo il paese col più alto tasso di ignoranza per quanto riguarda i flussi migratori. Alla domanda “quanti sono i musulmani in Italia” la risposta è stata il 20% mentre quella corretta è il 4%. Alla domanda: “Quanti sono gli immigrati in Italia”, la risposta è stata il 30%. Quanti sono in realtà? Il 7%.
Eppure basterebbe leggere il recente “Dossier statistico immigrazione 2014” realizzato dall’IDOS per conto dell’Unar (l’Ufficio nazionale anti discriminazioni istituito dalla presidenza del Consiglio) per capire che queste strumentalizzazioni sono ormai triti e ritriti luoghi comuni.
Prendiamo per esempio gli irregolari rispetto al totale degli immigrati. Nel 1991 gli irregolari erano il 47%. Nel 2002 il 34% e poi 19% nel 2006, 17% nel 2008, 9% nel 2011, 7% nel 2012 fino al 6% del 2013.
Nel 2013 i visti per motivi di lavoro sono stati 25.683 per quello subordinato e 1.810 per quello autonomo. Mentre ben 76.164 sono stati rilasciati per «ricongiungimento familiare». Nel 2013 il più alto numero di richieste d'asilo è stato registrato in Germania con 127.000, seguito da Francia (65mila), Svezia (54mila), Regno Unito (30mila) e Italia (28mila).
Sul tema sicurezza, i dati elaborati dal 2004 al 2012 dalla Direzione centrale di polizia, dimostrano che gli immigrati delinquono meno degli italiani (il maggior numero d’immigrati in prigione è dato dal fatto che molti sono reati dipendono dal loro status d’irregolari).
Per quanto riguarda le spese, il contributo degli immigrati all’economia italiana è in attivo. Tra entrate e spesa pubblica c’è, infatti, un saldo positivo di 3,9 miliardi di euro (16,5 miliardi di euro di entrate per lo Stato a fronte di 12,6 miliardi di euro di spese). E ancora.
Gli immigrati contribuiscono in modo rilevante al pagamento delle pensioni degli italiani pur beneficiandone, data l’età più bassa, in maniera modestissima. Infatti, i versamenti dei contributi effettuati dagli stranieri (8,9 miliardi nel 2009), sono per larga parte destinati al pagamento delle pensioni degli italiani.
E’ chiaro quindi che gran parte del nostro senso della società in cui viviamo si basa su errate percezioni che spesso si scontrano con la realtà dei fatti. Questo scollamento ha ovvie implicazioni nel dibattito pubblico (spostano per esempio le priorità) e pone sfide reali ai politici.
Politici che, oltre a essere informati, devono essere quindi maggiormente responsabili.
Evitando quello che sembra ormai diventato un “modus pensandi” : “Perché cercare di capire, informarsi o impegnarsi a trovare una soluzione ai problemi quando basta trovare un capro espiatorio?”

Johannes Bückler

10 Dicembre 2014 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi >>>>>

lunedì 8 dicembre 2014

Gli inamovibili.


E’ notizia delle ultime ore che il sindaco di Roma, Marino, ha disposto la rotazione dei Dirigenti comunali. A tale proposito vorrei segnalare una mia riflessione sull’argomento: perché solo oggi si pensa a porre un rimedio a tanti disastri?
Quanto sia necessario sottoporre a trasferimenti e nuovi incarichi, tutti quei dirigenti che occupano posizioni apicali e decisivi per un’azienda, l’avevo già esposto in una nota rubrica del Corriere della Sera.
Tutto nasce dopo aver letto l’intervista di alcune settimane fa all’ex Commissario della spending review Cottarelli. Testualmente dichiarava "Non mi davano neanche i documenti. Le resistenze dei burocrati a Roma". Sono stato assalito da una forma di rabbia e comunque - per i miei trascorsi - mi sono sentito chiamato in causa.
In particolare quando il Commissario ha dichiarato (con riferimento ai capi di gabinetto) che “si conoscono tutti tra loro, parlano tutti lo stesso linguaggio” e di quelli che “scrivono leggi lunghissime, difficilmente leggibili”.
A tale proposito mi viene spontaneo segnalare come una qualsiasi azienda (lo Stato lo è a tutti gli effetti, ha un bilancio con cui fare i conti e degli obiettivi da raggiungere), al fine anche di una gestione trasparente ed efficace, debba necessariamente sottoporre a continui spostamenti i dirigenti preposti.
Ciò è necessario per tanti motivi. Ne cito uno per tutti: si evita la nascita di legami con il territorio, causa di tanti scandali. La nascita di queste amicizie, prima o poi impongono richieste di favori o privilegi.
Vedi tutti gli scandali degli ultimi tempi. A tutto ciò si può ovviare, invitando (sarebbe più giusto dire “obbligando” per norme interne all’azienda o all’Amministrazione, sindacati permettendo) i dirigenti, in occasione di promozioni, di assumere i nuovi incarichi e il nuovo grado, presso altre sedi. Invece mantenendo la loro posizione (Capo di gabinetto o altri), cambiando semplicemente la targhetta posta sulla porta, si innesca un meccanismo vizioso e acquisizione di potere, accentrando nelle mani di pochi, il destino e le decisioni vitali di un Paese.
Non voglio lodarmi da solo, ma tutti quelli come me che hanno avuto la fortuna di intraprendere una carriera dirigenziale in un’Azienda importante, possono vantarsi di aver cambiato (per motivi legati alla progressione in carriera) otto città.
Otto traslochi, otto volte disagi per la famiglia, sradicare otto volte gli affetti dei figli verso amici o compagni di studi, otto volte rifarsi conoscenze e amicizie. Vorrei sapere se quei Capi di gabinetto conoscono tutti questi disagi, il nome di qualche impresa che effettua traslochi, ricordando loro che l’Italia è un Paese molto lungo, per cui, anche se da Trento a Palermo vi sono quasi 2.000 Km da percorrere, in occasione degli interpelli per l’accettazione della nuova sede, abbiamo sempre risposto “si, grazie, accetto con piacere e sono lusingato dell’incarico presso la nuova sede”.
Fermo la voglia irrefrenabile di continuare a scrivere su situazioni chiaramente inique e comunque risolvibili. In questo settore, il nostro Capo del Governo, avrebbe di che lavorare. Non mancando di segnalare tutta l’indignazione rappresentata dall’ex Cavaliere, contenuta nella dichiarazione fatta in occasione dello scandalo della capitale: “si devono dimettere tutti” . Tutti chi?

Rino Impronta

Pubblicata da Beppe Severgnini  nella sua rubrica Italians

giovedì 4 dicembre 2014

“Vittime invisibili”. Una piccola storia per non dimenticare.


Milano, 17 maggio 1973

Gabriella Bortolon è una bella ragazza di ventidue anni. Abita dopo San Siro, figlia unica con madre vedova, al primo piano di un enorme caseggiato in Via Fratelli Zoia al civico 105. Da gennaio guadagna 250.000 Lire al mese che servono al sostentamento suo e della madre dato che il padre è morto in un incidente stradale anni prima. Dopo essere stata nominata direttrice, lei e la madre hanno deciso di trasferirsi in un appartamento più grande.

Gabriella è appena arrivata alla Questura a Milano per sbrigare le pratiche relative al rilascio del suo passaporto. Sabato deve recarsi a Londra nel suo primo viaggio all'estero per visionare alcuni campionari. Dirige da qualche mese una boutique a Busto Arsizio.

Nel cortile della questura si sta svolgendo una cerimonia commemorativa ad un anno dalla morte di Luigi Calabresi. Ad inaugurare un busto in suo onore ci sono le autorità cittadine, Mariano Rumor a nome del Governo e una folla imponente che si è assiepata tra l’ingresso e il cortile.

La cerimonia è finita e Mariano Rumor sta per andarsene.

Gabriella è curiosa, si sporge tra la folla per vedere meglio. Uno sguardo prima di proseguire per gli uffici della Questura, Londra l’aspetta. Non vede quel “sasso” che dall’alto sta per cadere tra la gente intorno a lei. Solo quando tocca terra si accorge che quello non è un sasso.



Gianfranco Bertoli è arrivato alla Questura. In tasca ha una bomba a mano di fabbricazione israeliana. E’ riuscito a passare la frontiera portandola con sé da un viaggio in un kibbutz israeliano. E’ appena arrivato nel cortile della questura di Milano in Via Fatebenefratelli, mentre una piccola folla sta defluendo. Forse Mariano Rumor è già uscito, ma non importa. Toglie la mano di tasca e lancia quel “sasso”.

L’esplosione. 

Un mucchio di persone sono riverse sul marciapiede letteralmente allagato di sangue e ricoperto di indumenti, scarpe, berretti e borsette. Sono state investite dallo scoppio e lo spostamento d’aria ha scaraventato alcuni di loro in fondo al marciapiede. C’è fumo, molto fumo e un buio improvviso, tra grida disperate.

Il corpo di Gabriella è quello più composto. Giace distesa sul fianco sinistro, con un braccio teso sotto la testa e l'altro con il pugno chiuso avvicinato al viso. Contrariamente agli altri corpi intorno a lei non c'è molto sangue, né i suoi abiti sono strappati. Un rivoletto di colore rosso sotto la testa scivola verso la borsetta che le è rimasta attaccata al corpo. Uno dei due medici, che si sono trovati di passaggio in via Fatebenefratelli subito dopo l'attentato, si accorge che Gabriella è in gravi condizioni. « Presto venite qui, questa è grave! » grida a due barellieri che stanno caricando su una autoambulanza un'anziana signora. La ragazza emette soltanto un flebile lamento mentre il medico le solleva lievemente la testa.
Viene trasportata in ospedale, ma è troppo tardi. Gabriella è morta.

9 Giugno 2000 – Cimitero di Baggio 

I resti di Gabriella sono stati riesumati. Sono lì dimenticati da tutti (la madre è ricoverata da tempo) da quel maledetto 17 maggio del 1973. Sono scaduti i termini per la concessione della tomba, ma in Comune, facendo una colletta, sono riusciti a dare una giusta sistemazione ai suoi resti. Verrà sistemata nell’ossario con una concessione trentennale.
 Qualcuno propone di dedicarle il giardino di Via F.lli Zoia-Paone-Rosselini. Speriamo

                                                             --------------------------------

Oltre a Gabriella in quello scoppio morirono altre tre persone. Federico Masarin, guardia di P.S nato a Ponte di Piave (TV) l’11 maggio 1943. Entrato in Polizia nel 1963, dopo aver frequentato la Scuola Allievi di Caserta, aveva prestato servizio nei reparti di Napoli e Padova ed in seguito alla Questura di Milano. 
L’ex maresciallo dei Carabinieri Giuseppe Panzino nato a Marcellinara (CZ) il 2 giugno 1909 e Felicia Bartolozzi nata a Vizzini (CT) il 2 settembre 1912. 

Gianfranco Bertoli fu subito arrestato. Si proclamò anarchico individualista, seguace delle teorie di Max Stirner. Sottratto al linciaggio da parte della folla, Bertoli, disse  di avere deciso di compiere la strage per vendicare la morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, morto il 15 Dicembre 1969. 

Anni dopo, durante i processi, invece, si dirà che Bertoli voleva colpire il ministro Rumor, colpevole di non aver firmato leggi speciali dopo la strage di Piazza Fontana, quando era Presidente del Consiglio. 
Si disse che l'"anarchico" fosse un agente del Sifar (nome in codice «Negro»). 
Si disse che fosse stato infiltrato nel PCI e dal 1966 al 1971 agli ordini dal Servizio Informazioni Difesa (SID). Condannato all’ergastolo nel 1975, dopo numerosi anni di detenzione e di isolamento, Bertoli ottenne il regime di semilibertà. Ebbe un modesto lavoro, ma ripiombò immediatamente nella tossicodipendenza da eroina. Morì alla fine del 2000 a Livorno. 

Gabriella, come molte altre, è una delle tante “vittime invisibili”. Invisibili come le migliaia di persone che  sono state segnate per sempre da quelle bombe. Invisibili perché ormai scomparse dalla memoria collettiva. Dimenticate. 


“L’Italia dimenticata e l’Italia da dimenticare” cantava Francesco De Gregori nel 1979.
Non facciamolo, vi prego. Per loro. Per Gabriella.

Johannes Bückler