tag:blogger.com,1999:blog-41664271644154884222024-03-14T17:49:12.595+01:00Noi siamo Buckler :: il blog dei cittadini che non capisconoRedazionehttp://www.blogger.com/profile/17663635801768333101noreply@blogger.comBlogger294125tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-18327272208992226172023-07-01T12:07:00.003+02:002023-07-01T12:07:40.741+02:00NON ESISTONO PICCOLI EROI<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s1600/220px-Johannes_Bueckler.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s200/220px-Johannes_Bueckler.jpg" width="82" /></a>
<div style="text-align: justify;">È possibile riuscire a emozionare in 280 caratteri il pubblico di Twitter, un social che costringe di fatto a essere sintetici e concisi nel condividere fatti e notizie? La risposta è sì, assolutamente. A tutti piacciono le storie. <br />
Da qui è nata l'idea di Johannes Bückler di plasmare una piccola Spoon River, in cui a prevalere sono le emozioni e i sentimenti. <div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Il successo di Johannes Bückler ha superato la “bolla” di Twitter per entrare nelle case degli italiani con le sue prime tre antologie di vite altrui per People, uscite a gennaio e novembre 2020 e intitolate Non esistono piccole storie e Non esistono piccole donne. Poi nel 2021 Non esistono piccoli campioni e nel 2022 Dialoghi col passato. E oggi Non esistono piccoli eroi. </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhBiwHwt9l4aHo4cFB89w3gtB_wSXD9dXTzqpHKVJPitAfemoHEXG0vePFQ0lGgQ7JEEzpsIp-a36F7s8xAXe7WtTEXjPzjpPCin_bCSy1HHkv8ZLTmBU1WaSHCR4lz5j3HzVzufu7q-aHc6J6fGfxHz4EezoxgsoNe6nY5gAUBQgSgx1UEdDW4HXyI-PI/s718/Foto3235.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="718" data-original-width="502" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhBiwHwt9l4aHo4cFB89w3gtB_wSXD9dXTzqpHKVJPitAfemoHEXG0vePFQ0lGgQ7JEEzpsIp-a36F7s8xAXe7WtTEXjPzjpPCin_bCSy1HHkv8ZLTmBU1WaSHCR4lz5j3HzVzufu7q-aHc6J6fGfxHz4EezoxgsoNe6nY5gAUBQgSgx1UEdDW4HXyI-PI/s320/Foto3235.jpg" width="224" /></a></div>Ogni libro di Johannes Bückler si costruisce su una domanda: quali sono i campioni, quali le donne, quali sono le storie su cui vale la pena soffermarsi per coltivare la propria memoria e non perdersi? Questo volume non fa differenza. Chi sono, oggi, gli eroi? La risposta è presto detta: persone normali, capaci di gesti straordinari. Contro il nazifascismo, contro la mafia, contro ogni discriminazione, per il bene degli ultimi e di tutti. Uomini e donne che la vita e la Storia hanno sottoposto a prove durissime e che a queste prove hanno risposto con forza d'animo, coraggio, senso della giustizia. Come David e Perla Szumiraj, che si conobbero ad Auschwitz, e lì si innamorarono, per perdersi e poi ritrovarsi dopo la prigionia. Come Renato Caccioppoli, che sfidò il regime con la sua ironia. Ciuto Brandini e Joe Hill, due nomi centrali nella lotta operaia e nella storia del sindacalismo. Catia Cucchi, la cui vita è stata dilaniata dall’attentato di matrice mafiosa di via Palestro. Spesso vittime, talvolta dimenticate, ma che hanno fatto la differenza. Come le protagoniste e i protagonisti della Resistenza – e stavolta l’autore ha riservato un intero capitolo all’esperienza bergamasca, riportando i tragici fatti di Petosino, Cornalba e di Nese.</div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;">E poi tanti, tanti altri nomi. Accomunati tra loro forse da un aspetto: la consapevolezza delle forme che il male sa assumere, e l’incapacità di arrendersi a quel male, perché in cuor loro vi era impressa l’immagine di un’alternativa.</div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;">Ancora una volta, Bückler ci presenta questi autoritratti. Li dispone in fila, restituisce la voce a chi l'ha perduta, affinché le lettrici e i lettori possano ascoltare e apprendere da queste vite e dalle scelte che le hanno rese immortali.</div></div></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWtamUsOHQ77XEBH7qHkaT_-u1KizZu_aMWrchTYvD9rxsso-WbrVb1c-k_rnXHgnCSRzug6XxdaBvkQvWniO9Mfm2FzqMDkGpNerxQux2_zPVHBHO73XwL_r5Vhx13CEcAbt9MzDjeuCosZ8rwtaCEtrmKpkO5_aqVNoVQMYA-cnHlAjizik7fxMYYSiF/s878/Foto3236.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="878" data-original-width="876" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWtamUsOHQ77XEBH7qHkaT_-u1KizZu_aMWrchTYvD9rxsso-WbrVb1c-k_rnXHgnCSRzug6XxdaBvkQvWniO9Mfm2FzqMDkGpNerxQux2_zPVHBHO73XwL_r5Vhx13CEcAbt9MzDjeuCosZ8rwtaCEtrmKpkO5_aqVNoVQMYA-cnHlAjizik7fxMYYSiF/s320/Foto3236.jpg" width="319" /></a></div></div></div><div style="text-align: justify;"><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div></div><div style="text-align: justify;"><br />
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Redazionehttp://www.blogger.com/profile/17663635801768333101noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-34584351293711719692022-07-26T18:04:00.003+02:002023-07-01T12:00:58.692+02:00DIALOGHI COL PASSATO<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s1600/220px-Johannes_Bueckler.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s200/220px-Johannes_Bueckler.jpg" width="82" /></a>
<div style="text-align: justify;">È possibile riuscire a emozionare in 280 caratteri il pubblico di Twitter, un social che costringe di fatto a essere sintetici e concisi nel condividere fatti e notizie? La risposta è sì, assolutamente. A tutti piacciono le storie. <br />
Da qui è nata l'idea di Johannes Bückler di plasmare una piccola Spoon River, in cui a prevalere sono le emozioni e i sentimenti. <div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Il successo di Johannes Bückler ha superato la “bolla” di Twitter per entrare nelle case degli italiani con le sue prime tre antologie di vite altrui per People, uscite a gennaio e novembre 2020 e intitolate Non esistono piccole storie e Non esistono piccole donne. Poi nel 2021 Non esistono piccoli campioni.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuuIxncKPkvo_-8xdz7gkbsJwVelSK7nyo5I5TL9PO_2BHpxaCfyFpnCLDYx_8A9BoR50wF1BKTbz0k8uqWMS12VzPj2MIPxqMC4NQWwoyWdjRFigbsBiekVuVBnmxFRAlSe2NPH2P8t_2ch9M2NBuu41YFAqYlzloQx8vbi2azQ400yUKmBP6cts/s818/Foto2240.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="818" data-original-width="818" height="184" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuuIxncKPkvo_-8xdz7gkbsJwVelSK7nyo5I5TL9PO_2BHpxaCfyFpnCLDYx_8A9BoR50wF1BKTbz0k8uqWMS12VzPj2MIPxqMC4NQWwoyWdjRFigbsBiekVuVBnmxFRAlSe2NPH2P8t_2ch9M2NBuu41YFAqYlzloQx8vbi2azQ400yUKmBP6cts/w184-h184/Foto2240.jpg" width="184" /></a></div>Come in una sorta di macchina del tempo, in questo nuovo capitolo letterario (dopo i successi di Non esistono piccole storie, Non esistono piccole donne e Non esistono piccoli campioni), Johannes Bückler immagina di raggiungere diversi personaggi storici per poter dialogare con loro. Dialoghi semplici, con lo scopo di andare oltre le loro imprese. Troveremo personaggi più o meno conosciuti, dai protagonisti dell’Impero romano – come Giulio Cesare e Cleopatra – a personalità più recenti, come Miguel de Cervantes, Galileo Galilei e Napoleone Bonaparte. <br />Con alcuni di loro l’autore tenterà di fare l’avvocato del diavolo, con altri invece cercherà di riparare ai torti che hanno subìto dagli storici, che non sempre sono stati obiettivi nel raccontare le loro vite.</div>Perché la storia non è mai solo bianco o nero, ma una materia complessa di cui tornare a innamorarsi. </div><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both;">«Se la storia fosse sempre raccontata così, non sarei il solo ad amarla.»</div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;">«Johannes ha la capacità di dipingere con le parole.»</div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;">«Ogni storia, una poesia.»</div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;">«Aspetto i suoi racconti come il caffè del risveglio. Immancabile!»</div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;">«Johannes, mi stai facendo amare la storia, quella che a scuola non ho mai</div><div class="separator" style="clear: both;">studiato!»</div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;">«Non si inizia la giornata senza aver letto i racconti di Johannes, ogni volta ti</div><div class="separator" style="clear: both;">trasporta in un mondo lontano con sapienza e maestria.»</div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;">«Le tue narrazioni hanno il potere di superare il racconto e di donare brividi,</div><div class="separator" style="clear: both;">emozioni, pensieri.»</div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;"><i>I follower di Johannes Bückler su Twitter.</i></div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibZUIhZzVjmWrz_OQZ1UevMpszJpAQdzGtJXiXZUmqan5SdzeY34mEB4R9UCGSqh2mTXmso8NSPhFNmXCEVGajl3issjNoXRDCnFJH5813z99zlISY96Pt1ywtgsFP4OY6e9QKp161J1-jg3kb8f6-cz_0LtjF7RDrC0iC1vtmLcMG0h_4UNg65hM/s1600/IMG-d301c62f2cfff792e43c3cc3bff85fde-V.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="166" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibZUIhZzVjmWrz_OQZ1UevMpszJpAQdzGtJXiXZUmqan5SdzeY34mEB4R9UCGSqh2mTXmso8NSPhFNmXCEVGajl3issjNoXRDCnFJH5813z99zlISY96Pt1ywtgsFP4OY6e9QKp161J1-jg3kb8f6-cz_0LtjF7RDrC0iC1vtmLcMG0h_4UNg65hM/w124-h166/IMG-d301c62f2cfff792e43c3cc3bff85fde-V.jpg" width="124" /></a></div><span style="text-align: justify;"><div style="text-align: justify;">Johannes Bückler – «Nessuno deve sapere chi sono, nemmeno la mia famiglia.»Così si presentava su Vanity Fair, a fine agosto 2011, Johannes Bückler, che successivamente avrebbe cominciato a denunciare sul Corriere della Sera un sistema fiscale iniquo. Oggi racconta storie su Twitter e, con i suoi oltre 68mila follower, è oramai considerato una vera e propria “Tweet-Star”. Ha pubblicato per People Non esistono piccole storie (2020) e Non esistono piccole donne (2020). Nessuno sa chi si nasconda dietro questo pseudonimo. Nessuno sa chi ha raccontato le storie contenute nei suoi libri. Ma diciamoci la verità: è poi così importante?</div></span></div></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBmF8-SUeyBBgN5N5bgI1PAeE5eCRJcNR2sOM1hEHgs5YoeNa28gozUB85gldq2YfI7UfzWm3HW5rJaqEPEvdQ3Cw_C-gtWGYUMMBUVN_QhhdX0uu5D-yNmqjgvwbfAu8t__nIJvn_GmSsGIeUmi6Bqp8NIW58y0rEE7-f9W8bjBSksPepydqKmuU/s1600/CAR.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1600" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBmF8-SUeyBBgN5N5bgI1PAeE5eCRJcNR2sOM1hEHgs5YoeNa28gozUB85gldq2YfI7UfzWm3HW5rJaqEPEvdQ3Cw_C-gtWGYUMMBUVN_QhhdX0uu5D-yNmqjgvwbfAu8t__nIJvn_GmSsGIeUmi6Bqp8NIW58y0rEE7-f9W8bjBSksPepydqKmuU/s320/CAR.png" width="320" /></a></div></div></div><div style="text-align: justify;"><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div></div><div style="text-align: justify;"><br />
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Johannes Bucklerhttp://www.blogger.com/profile/04180390049603000456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-48149263107854527052021-12-01T10:58:00.006+01:002023-07-01T12:01:33.171+02:00NON ESISTONO PICCOLI CAMPIONI<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s1600/220px-Johannes_Bueckler.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s200/220px-Johannes_Bueckler.jpg" width="82" /></a>
<div style="text-align: justify;">È possibile riuscire a emozionare in 280 caratteri il pubblico di Twitter, un social che costringe di fatto a essere sintetici e concisi nel condividere fatti e notizie? La risposta è sì, assolutamente. A tutti piacciono le storie. <br />
Da qui è nata l'idea di Johannes Bückler di plasmare una piccola Spoon River, in cui a prevalere sono le emozioni e i sentimenti. <div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Il successo di Johannes Bückler ha superato la “bolla” di Twitter per entrare nelle case degli italiani con le sue prime due antologie di vite altrui per People, uscite a gennaio e novembre 2020 e intitolate Non esistono piccole storie e Non esistono piccole donne.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwTRuwa1x3V_XoDaDIv7CQdpNTgivlS7DJ0aMTdgTMtg0akFfPYFqPfVLgzMBSQuGwHhtHH48_f9_LZdBwyjFXHMywhpGA-lii1J-IxgtL5fy2c4OtLXn8C2k4nHOUqV9oe9IblB3dzJ4/s1896/mockup1+big+rettangolo-3+libri1.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1896" data-original-width="1896" height="167" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwTRuwa1x3V_XoDaDIv7CQdpNTgivlS7DJ0aMTdgTMtg0akFfPYFqPfVLgzMBSQuGwHhtHH48_f9_LZdBwyjFXHMywhpGA-lii1J-IxgtL5fy2c4OtLXn8C2k4nHOUqV9oe9IblB3dzJ4/w167-h167/mockup1+big+rettangolo-3+libri1.png" width="167" /></a></div>Non esistono piccoli campioni è una sorta di Spoon River, una raccolta di ritratti originali, in cui a prevalere sono ancora una volta le emozioni e i sentimenti. Storie dedicate allo sport, alle sue figure (più o meno note) e alle loro imprese, narrate come sempre in prima persona, in un gioco letterario in cui lettrici e lettori avranno l’occasione di affezionarsi ai protagonisti tramite la loro stessa voce. Eroi celebrati, ma soprattutto campioni dimenticati, che grazie a Bückler hanno potuto ritrovare, in queste pagine e nella memoria di chi le leggerà, lo spazio che meritano. </div><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">«Seguo da un po’ di tempo questo account: lo consiglio a tutti, per le storie che racconta e per come le racconta. Un piccolo gioiello, una macchina del tempo affascinante.»Maurizio Pistocchi, giornalista sportivo. </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">«Twitter è interessante. Trovo notizie, persone stimolanti, storie che arricchiscono, come quelle di Johannes Bückler.»</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Fabio Ravezzani, giornalista e conduttore televisivo.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"> «Il susseguirsi di questi affreschi di brevi vicende, realmente accadute ad anonimi eroi involontari della cronaca, rapisce e commuove facendo venire immancabilmente voglia di leggere la successiva. Così come quei 280 caratteri dai quali Bückler ha poi ricavato questo puzzle di umanità sommersa, sopravvissuta o spazzata via senza memoria, senza saluti. Spesso senza nemmeno la cronaca, appunto.»</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Luca Serafini, giornalista e scrittore</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCd_bCKmEPhv1lMnUgrsxxel7UTUtduEueBfOyhF4Td_gKPK4TUexQfOfDbjCX9WZ8N2XA3vrt6uFYd9i-pc5lZRVyg5K2ZQqlE_m3napuLXbVYp_4nOvjIq9nYv2qsOoTOEvtvaR7ezc/s2000/mockup1+big+quadrato.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2000" data-original-width="2000" height="190" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCd_bCKmEPhv1lMnUgrsxxel7UTUtduEueBfOyhF4Td_gKPK4TUexQfOfDbjCX9WZ8N2XA3vrt6uFYd9i-pc5lZRVyg5K2ZQqlE_m3napuLXbVYp_4nOvjIq9nYv2qsOoTOEvtvaR7ezc/w190-h190/mockup1+big+quadrato.png" width="190" /></a></div>Johannes Bückler – «Nessuno deve sapere chi sono, nemmeno la mia famiglia.»Così si presentava su Vanity Fair, a fine agosto 2011, Johannes Bückler, che successivamente avrebbe cominciato a denunciare sul Corriere della Sera un sistema fiscale iniquo. Oggi racconta storie su Twitter e, con i suoi oltre 68mila follower, è oramai considerato una vera e propria “Tweet-Star”. Ha pubblicato per People Non esistono piccole storie (2020) e Non esistono piccole donne (2020). Nessuno sa chi si nasconda dietro questo pseudonimo. Nessuno sa chi ha raccontato le storie contenute nei suoi libri. Ma diciamoci la verità: è poi così importante?</div></div></div><div style="text-align: justify;"><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_1hh_kGvsq1n9EkFTKo1KSnaXV1UIIBQCTZpqR5Aawk9bnuRJQreeXCwlQxjF-fn8fCa4UQVMZMyQrkTatzl2w0VDOFhi8p5zQk_8QbQP2OU_Ag9S0Ig1rt2c0En1sBMeNeRt38ixMGU/s1896/mockup1+big+rettangolo-3+libri.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1896" data-original-width="1896" height="304" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_1hh_kGvsq1n9EkFTKo1KSnaXV1UIIBQCTZpqR5Aawk9bnuRJQreeXCwlQxjF-fn8fCa4UQVMZMyQrkTatzl2w0VDOFhi8p5zQk_8QbQP2OU_Ag9S0Ig1rt2c0En1sBMeNeRt38ixMGU/w304-h304/mockup1+big+rettangolo-3+libri.png" width="304" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><br />
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Johannes Bucklerhttp://www.blogger.com/profile/04180390049603000456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-83209075892758958692020-12-23T21:41:00.002+01:002023-07-01T12:02:03.068+02:00NON ESISTONO PICCOLE DONNE<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s1600/220px-Johannes_Bueckler.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s200/220px-Johannes_Bueckler.jpg" width="82" /></a>
<div style="text-align: justify;">È possibile riuscire a emozionare in 280 caratteri il pubblico di Twitter, un social che costringe di fatto a essere sintetici e concisi nel condividere fatti e notizie? La risposta è sì, assolutamente. A tutti piacciono le storie. <br />
Da qui è nata l'idea di Johannes Bückler di plasmare una piccola Spoon River, in cui a prevalere sono le emozioni e i sentimenti. <div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><span style="text-align: justify;">Il successo di Johannes Bückler ha superato la “bolla” di Twitter per entrare nelle case degli italiani con la sua prima raccolta di vite altrui per People, uscita nel gennaio 2020, intitolata Non esistono piccole storie. Perché a tutti piacciono le storie, le storie vere, a volte “piccole”, ma dal significato enorme. <br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div>Non esistono piccole donne è una sorta di Spoon River, composta da storie originali, in cui a prevalere sono le emozioni e i sentimenti. Storie dedicate al protagonismo delle donne, narrate come sempre in prima persona, quasi che Bückler assumesse la loro identità, raccontando. Eroine e vittime, spesso accantonate nella memoria comune per lasciar posto agli uomini.</div><div><br /></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfh8POdbWAydF7vpOK0W2WyxKZMBun24uYt7fwuD4g0j7mcnBmblKqsX48cnrAxmuYqHJ7kAdGZvGKbYXLrZp1YZxjjU3iXtASICNc2lTau_EtLSzpXdgpWXYdt3bySJRG78zww9ZgSwo/s703/Foto2731.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="703" data-original-width="699" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfh8POdbWAydF7vpOK0W2WyxKZMBun24uYt7fwuD4g0j7mcnBmblKqsX48cnrAxmuYqHJ7kAdGZvGKbYXLrZp1YZxjjU3iXtASICNc2lTau_EtLSzpXdgpWXYdt3bySJRG78zww9ZgSwo/w199-h200/Foto2731.jpg" width="199" /></a></div>«Quante donne non hanno visto riconosciuto il proprio lavoro, o peggio, sono state dimenticate?» si domanda l’autore all’inizio del testo. «Sicuramente troppe» la risposta. Questo libro cerca di raccontarne alcune (tutte sarebbe impossibile), per dar voce a coloro che si sono affacciate nella Storia, lasciando un segno che neppure l’indifferenza altrui ha potuto scalfire.</div><div><br /></div><div>«Johannes Bückler è un’oasi di memoria nel deserto dell’immediato.»</div><div>«La tua prosa è un dipinto continuo.»</div><div>«Due spanne sopra la banalità.»</div><div>«Che bello il mondo visto attraverso le tue storie.»</div><div>«Il “dietro le quinte” della Storia… j’adore!»</div><div>«L’Omero di Twitter.»</div><div> I follower di Johannes Bückler su Twitter</div>
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Prefazione di Gabriella Greison. <br /><div>Fisica, scrittrice, autrice e performer teatrale. È definita “la donna della fisica divulgativa italiana” e anche “ a rockstar della fisica”. Scrive romanzi con la fisica a far da sfondo. Fisica quantistica, donne della scienza, fisici del XX secolo sono le sue ossessioni. Porta a teatro, e non solo a teatro e non solo in Italia, i monologhi tratti dai suoi libri.</div>
<br />Il libro si può acquistare in ogni libreria, su Amazon e tutte le altre piattaforme anche in formato ebook o direttamente dall'editore. Qui <a href="https://www.peoplepub.it/pagina-prodotto/non-esistono-piccole-donne" target="_blank">>>>>></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5BnGdOQEfUwsQmEzqYpEDdk6zqIXGt53cYIh_F81zbVpzvZrtVFHdKjfujz8g2GBI7L8VOL5deM_4nwpBpPElyUwMVBV13i4QLr8xDwy-RksCAeRu_lOPQ39cccVp4AA8xyntM8QMt7U/s747/Foto2732.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="421" data-original-width="747" height="113" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5BnGdOQEfUwsQmEzqYpEDdk6zqIXGt53cYIh_F81zbVpzvZrtVFHdKjfujz8g2GBI7L8VOL5deM_4nwpBpPElyUwMVBV13i4QLr8xDwy-RksCAeRu_lOPQ39cccVp4AA8xyntM8QMt7U/w200-h113/Foto2732.jpg" width="200" /></a></div>L’interpretazione di Camilla Filippi, che ha prestato la propria voce a Zelda Sayre Fitzgerald, ce lo fa apprezzare con intensità ancora maggiore. Zelda parla, si racconta, come se stesse parlando a se stessa e a ciascuno di noi. E, soprattutto, fosse proprio lei stessa a parlare.</div><div>Ascoltatela. <br />La trovate su <a href="https://open.spotify.com/episode/2Vf5o0BMxQknCjukRTVmhP" target="_blank">Spotify </a>o su <a href="https://www.spreaker.com/user/peoplepodcast/camilla-filippi-legge-non-esistono-picco" target="_blank">Spreaker</a> o su <a href="https://www.peoplepub.it/podcast/episode/78be3085/camilla-filippi-legge-non-esistono-piccole-donne-di-joannes-buckler" target="_blank">People</a>, direttamente.</div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br />
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Johannes Bucklerhttp://www.blogger.com/profile/04180390049603000456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-37176796521412210242020-03-02T10:18:00.002+01:002023-07-01T12:02:38.691+02:00NON ESISTONO PICCOLE STORIE<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s1600/220px-Johannes_Bueckler.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s200/220px-Johannes_Bueckler.jpg" width="82" /></a>
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<div style="text-align: justify;">
È possibile riuscire a emozionare in 280 caratteri il pubblico di Twitter, un social che costringe di fatto a essere sintetici e concisi nel condividere fatti e notizie? La risposta è sì, assolutamente. A tutti piacciono le storie. <br />
Da qui è nata l'idea di Johannes Bückler di plasmare una piccola Spoon River, in cui a prevalere sono le emozioni e i sentimenti.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgiF5983D_htZmSb2cT56o93GwoKoS1xgKMTul0lxnOPTOXhHiyJTztBSNww2UIwhoKEbhq0YEX-iv-CnLV70ktUwVKRI1fN94E2YWVJoWqyKDyss6GZgdZvhTWdLX05uNh-IWeH_d0MTA/s1600/Copertina.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1100" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgiF5983D_htZmSb2cT56o93GwoKoS1xgKMTul0lxnOPTOXhHiyJTztBSNww2UIwhoKEbhq0YEX-iv-CnLV70ktUwVKRI1fN94E2YWVJoWqyKDyss6GZgdZvhTWdLX05uNh-IWeH_d0MTA/s200/Copertina.jpg" width="136" /></a></div>
Il lettore vi troverà raccontate vittime di guerra, di mafia, di terrorismo. Vittime di quell'odio sfociato poi nelle leggi razziali e nei campi di sterminio. E non solo. Uomini, donne e bambini cui la Storia ha marcato in maniera indelebile la pelle e le vicende personali. <br />
Questo libro vuole rappresentare un tributo necessario, per serbarne e mantenerne viva la memoria in tempi difficili come i nostri. <br />
<br />
Prefazione di Carlo Lucarelli.
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbxgD1W-eB1vQ9qw8SVrF4PIXu3ampNsIqCxx30BsSAAExjQ8aysdORLXj5Z9Uw7YqOtKhrRDN3sAnE5zRQHI_0njQaNVFCarJKq_S5sCM9IPPNrrnM7Vsh8B4WDkly3AcZrobnPVPsqw/s1600/aaaa.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="813" data-original-width="812" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbxgD1W-eB1vQ9qw8SVrF4PIXu3ampNsIqCxx30BsSAAExjQ8aysdORLXj5Z9Uw7YqOtKhrRDN3sAnE5zRQHI_0njQaNVFCarJKq_S5sCM9IPPNrrnM7Vsh8B4WDkly3AcZrobnPVPsqw/s320/aaaa.jpg" width="319" /></a>Chi era Nunziatina, la partigiana che scampò due volte alla fucilazione?
Perché il 3 febbraio del 1959 è riconosciuto da tutti come il giorno in cui la musica è morta? Chi erano gli emigranti italiani clandestini chiamati
«fenicotteri»?<br />
<br />
<br />
A queste e ad altre domande ho cercato di dare risposte con il mio libro. Una raccolta di storie che ho raccontato su Twitter utilizzando dei thread (per ‘thread’ si intende di regola una discussione sviluppata dai singoli utenti con più tweet).
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Il libro si può acquistare in ogni libreria, su Amazon anche in formato ebook o direttamente dall'editore. Qui <a href="https://www.peoplepub.it/pagina-prodotto/non-esistono-piccole-storie" target="_blank">>>>></a><br />
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Recensione di Andrea Marcolongo su La Stampa. Leggi <a href="https://drive.google.com/file/d/1VKXGKSh8ozdykSB3diFcVA8EWViOC_yN/view?usp=sharing" target="_blank">>>> </a><br />
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Carlo Lucarelli legge Johannes Buckler a Propaganda Live. Ascolta <a href="https://www.la7.it/propagandalive/video/carlo-lucarelli-legge-johannes-buckler-a-propaganda-live-31-01-2020-305219" target="_blank">>>>></a><br />
<br />
Alfonso Cuccurello legge una brano tratto d<a href="https://www.youtube.com/watch?v=pD1dzJNq7-A" target="_blank">a "Non esistono piccole storie" di Johannes Buckler. "Due ragazzi nel vano carrello". Ascolta</a><a href="https://www.youtube.com/watch?v=pD1dzJNq7-A" target="_blank"> >>></a><br />
<br />
Alfonso Cuccurello legge una brano tratto da "Non esistono piccole storie" di Johannes Buckler. "Solo un dettaglio". Ascolta <a href="https://www.youtube.com/watch?v=HL__TbnQItU&t=120s" target="_blank">>>></a></div>
Johannes Bucklerhttp://www.blogger.com/profile/04180390049603000456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-90459391993032481902018-10-24T14:07:00.002+02:002020-04-10T12:03:37.958+02:00La "pace fiscale. Chiamatelo condono.<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s1600/220px-Johannes_Bueckler.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s200/220px-Johannes_Bueckler.jpg" width="82" /></a>
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<div style="text-align: justify;">
Nel 1921 Giuseppe Prezzolini, nel suo Codice della vita italiana al capitolo I, scriveva: “L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano.
Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono”. <br />
Sono passati quasi 100 anni e la situazione non è cambiata. <br />
C’è
chi paga le tasse (i fessi) e chi (i furbi) usufruisce di tutti i servizi gratis gentilmente offerti dai primi. Ma c’è di più. Ogni volta i nuovi governi non trovano di
meglio che fare un bel condono per dimostrare ai fessi, che nel frattempo stanno magari pensando che pagare le tasse è un dovere civico, che sono più fessi di quello che
credono. E non basta. <br />
Ti vengono pure a raccontare la favoletta che pagare una flat tax del 20% non è un condono, ma una "pace fiscale" o al massimo una “definizione
agevolata”. Che teneri. Si arrabattano per trovare qualche miliardo quando sanno benissimo che alle casse dello Stato vengono sottratti ogni 12 mesi 97 miliardi di tasse
e quasi 11 miliardi di contributi previdenziali. <br />
“La situazione fiscale italiana è caratterizzata da clamorose ingiustizie. L’evasione fiscale è un fenomeno deteriore
che deve essere progressivamente ridotto ed eliminato”. Era il 30 marzo 1984 quando Bettino Craxi pronunciava queste parole. <br />
Qualcosa è cambiato da allora, ma in peggio.
Con Berlusconi, che nel 2004 arrivò a dire che era “legittimo non pagare le tasse alte”. Dimenticandosi poi di abbassarle quelle tasse alte. Con quelle parole si
pensava di avere toccato il fondo, invece doveva arrivare un “governo del cambiamento” per fare esattamente le stesse cose dei governi precedenti. <br />
Hai pagato tutte le
multe e tutti i bollettini che il tuo comune ti ha inviato? Sei stato un fesso. Tu non hai pagato nulla? Puoi dormire sonni tranquilli, ci pensiamo noi. Siamo seri. Che
quello che sta scritto nella manovra sia un condono lo capiscono anche i sassi. Una cosa impostata come un condono e che funziona come un condono è un condono, punto. <br />
Bene ha fatto il presidente di Confindustria Bergamo, Stefano Scaglia, a ribadire che il condono fiscale appena varato dal Governo “è un messaggio sbagliato per tutte
quelle aziende e per tutti quei lavoratori dipendenti che le tasse le pagano e le hanno sempre pagate. Non fa bene alla crescita del Paese. Questa scelta ci ha lasciato
molto sorpresi, si sbandiera tanto il cambiamento e poi si rispolverano armamentari del passato”. <br />
Giusto inoltre ricordare che l’art. 53 della Costituzione commisura il
carico fiscale alla capacità contributiva del cittadino con criteri di progressività. Questi ripetuti condoni, concordati fiscali, pace fiscale, scudi e compagnia
cantando, pur non eliminando in toto la progressività impositiva, hanno reso quest’ultima pressoché insignificante. E la cosa non dovrebbe essere inaccettabile sul piano
della democrazia sostanziale. <br />
Certo. Lo sappiamo da sempre. Gli italiani, allergici alle tasse, sono tra i più grandi estimatori dei condoni. Con buona pace di chi le
tasse le paga tutte. Però fateci un favore. Chiamatelo “condono” non “pace fiscale”. Fessi sì, ma evitate di trattarci anche da idioti. Almeno quello.
<br />
<br />
<b>Johannes Bückler</b><br />
<br />
<i>23 Ottobre 2018 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi qui <a href="https://drive.google.com/file/d/1Xeix4zmwlW52u_VBJ4tbAd9z6twnSY0L/view?usp=sharing" target="_blank">>>>>></a> </i></div>
Johannes Bucklerhttp://www.blogger.com/profile/04180390049603000456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-76352617036809107962018-08-31T18:40:00.000+02:002018-08-31T19:53:28.085+02:00La stanchezza e le armi. <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9_3iqVqNUZSBstRVHg2YKGoNMQi0OgYEIxrm8O4s0r2X80FnjmI6qN_NQBwtV1ILy-ZKPPzZ05TE8lG68acX7OjDqLua8zXLTEncwv635pzOy6zSzMERSobyugWXXNC3FcZtpHMMTj5i4/s1600/anonimo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="90" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9_3iqVqNUZSBstRVHg2YKGoNMQi0OgYEIxrm8O4s0r2X80FnjmI6qN_NQBwtV1ILy-ZKPPzZ05TE8lG68acX7OjDqLua8zXLTEncwv635pzOy6zSzMERSobyugWXXNC3FcZtpHMMTj5i4/s200/anonimo.jpg" width="100" /></a>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Sono stanca di politiche basate sul "vaffa" o sul “morte a.." sono stanca dello sdoganamento dell’uso di insulti, minacce, aggressività, pessima cultura, ignoranza nel parlare e nell’agire.
<br />
<br />
Sono stanca di razzismo, di odio, di stupri, di femminicidi.
<br />
<br />
Sono stanca di teoria ascientifiche, di decisioni di vita e scelte di salute che si possono ripercuotere sul Paese e non solo, anche oltre i suoi confini.
<br />
<br />
Sono stanca del clima di paura in cui viviamo, di un Paese incattivito, urlante e aggressivo, dell’ansia e dell’apprensione continua che toglie senso al futuro, perché spaventa e non ci si vuol pensare, perché si vede solo un baratro.
<br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh19e7qlNC7CE_uPIL_RGEG00tBoPLk8hEMf9Nu94BJG7Y3yfdoqk5W86_iC-iy3VILYCiured7-oUFMTICgofnkVDerWXs_-HqrP3rQQQI8Y2dg4xL9UPnJ6PDQ02HVsplifB2ksYWxEE/s1600/Dl7fyZCXsAAZA07.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="259" data-original-width="194" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh19e7qlNC7CE_uPIL_RGEG00tBoPLk8hEMf9Nu94BJG7Y3yfdoqk5W86_iC-iy3VILYCiured7-oUFMTICgofnkVDerWXs_-HqrP3rQQQI8Y2dg4xL9UPnJ6PDQ02HVsplifB2ksYWxEE/s200/Dl7fyZCXsAAZA07.jpg" width="149" /></a>Ma sono ancor più stanca dell’uso ed abuso di "armi" deprecate nel nemico e poi usate altrettanto liberamente.<br />
<br />
Da quando si vince diventando come il nemico?
<br />
<br />
Se uso le armi del nemico, se penso come il nemico, se agisco come il nemico, io sono il nemico. <br />
<br />
Anche se perde...il nemico ha vinto. <br />
<br />
Il fine non giustifica i mezzi. Mai. I mezzi sono il fine.
<br />
<br />
Dove, perché e quando si è deciso che la differenza era nulla, che le “armi” andavano bene, che la lotta era su altri piani?
<br />
<br />
No, non lo è. Non è la mia strada.<br />
<br />
La vera lotta, la vera differenza è sul conservare una visione pulita, una mentalità razionale, un senso morale e un valore del rispetto contro chi di tutto questo manca.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwRxeplH4w1eEa4V9p4Ov-epqQMleEyUE0VHxiLiE23Um92VJ1QoTBSPbpMBrunXToyc3gX-zZPNIvE-4VSoHNmsl0VDwdDuTHaUq7EjDqpkgsKaATK0fZnrtNPSFWdhpMqYVig9GlIXM/s1600/Dl7g6zeUUAAATUY.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="207" data-original-width="243" height="170" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwRxeplH4w1eEa4V9p4Ov-epqQMleEyUE0VHxiLiE23Um92VJ1QoTBSPbpMBrunXToyc3gX-zZPNIvE-4VSoHNmsl0VDwdDuTHaUq7EjDqpkgsKaATK0fZnrtNPSFWdhpMqYVig9GlIXM/s200/Dl7g6zeUUAAATUY.jpg" width="200" /></a></div>
Siamo ben oltre uno scontro politico. Siamo ad uno scontro di civiltà contro la barbarie, di Democrazia contro l’oscurantismo, di onore contro il disonore.<br />
<br />
E tutto ciò va ben oltre i colori degli schieramenti politici.
Non mi interessa da dove provenga e che fede professi chi, comunque, usa armi di un certo tipo.
<br />
<br />
Quello è il nemico. <br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiS_QIrABLebe_W_eZ0IqWHTFJ5LetCuadnwsJNSfYIbOUqa2xyO7ZsbNtUlcafc-Yk5bs927vFwwKyqOIHdTmi6Tpb0zJVkXm4pL55720Ut_j_lnOl1j_OFr61tOho3TIbP3br10vzHr4/s1600/Dl7hiRtU0AAi-j3.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="540" data-original-width="642" height="168" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiS_QIrABLebe_W_eZ0IqWHTFJ5LetCuadnwsJNSfYIbOUqa2xyO7ZsbNtUlcafc-Yk5bs927vFwwKyqOIHdTmi6Tpb0zJVkXm4pL55720Ut_j_lnOl1j_OFr61tOho3TIbP3br10vzHr4/s200/Dl7hiRtU0AAi-j3.jpg" width="200" /></a><br />
<br />
Perché' l'odio è più facile da alimentare che l'amore? <br />
<br />
Perché' tutti hanno dolori dentro. Profondi. Corrosivi. Perché' tutti hanno paure dentro. Profonde. Corrosive. Una belva accovacciata nel buio.
<br />
<br />
Ed è più facile dar da mangiare alla belva piuttosto che accettare che esista, piuttosto che lottare per sconfiggerla, combattendo contro sé stessi. <br />
<br />
Questo è ciò che fanno con noi. Questo è ciò che facciamo con noi.
<br />
<br />
Come in cielo così in terra, come dentro così fuori.
Danno da mangiare alla belva, ma la belva è in tutti noi. Siamo diventate persone immemori di sé stessi e della Storia, dei propri errori e di quelli della Società, bambini viziati che vogliono solo conferme e non sopportano contraddizioni e quindi incapaci di cambiare e migliorare sé stessi e la Vita. <br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdgA7Tt7H7d4FQ0fxf6GO5GL9itLAv9sDvqGI08ahyphenhyphenpf4RgTC-VOQqpGLzU4LTA5GjgGdQs8uSZfb_yge-ApaJzemH2hynuquT4dHU1YGnr7r__dvERdanN0h_25Buh_tnfOqYDNzQkGQ/s1600/Dl7hMWGU4AACpdP.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="227" data-original-width="288" height="157" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdgA7Tt7H7d4FQ0fxf6GO5GL9itLAv9sDvqGI08ahyphenhyphenpf4RgTC-VOQqpGLzU4LTA5GjgGdQs8uSZfb_yge-ApaJzemH2hynuquT4dHU1YGnr7r__dvERdanN0h_25Buh_tnfOqYDNzQkGQ/s200/Dl7hMWGU4AACpdP.jpg" width="200" /></a><br />
Paure e dolori profondi: la belva.<br />
<br />
Certo nutrita da chi sventola Vangeli ma non li applica, da chi crea un mondo fatto di parole e non di coerenza fatto di apparenza e di vuoti proclami. Ma un cibo che nutre tutti.
<br />
<br />
È necessario capire, definire, riconoscere chi e cosa è il nemico contro cui combattere.
<br />
<br />
<br />
<br />È necessario trovare la nostra coerenza perché alla fine sono gli atti e le azioni che ci giudicano e su cui veniamo giudicati. E quelle rimangono.
<br />
<br />
È necessario guardarsi dentro e riconoscere quali armi si stanno usando.
<br />
<br />
Ritrovare o conservare la propria strada e non confondersi col nemico. <br />
<br />
Riconoscere che la guerra ha varcato i confini, che come un virus può infettare se non si è vaccinati. E decidere quali armi usare e non diventare come il nemico. Costa, certo, ma questo costo è quello che ci definisce Umani.<br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfMDqs4uhppPp9ZELNN3CkqlPQzU3YRXXw9lJssIYmpzgLNoxk7xCDM3jKUckl9ccLwiTBhhM7WSpaNVeO3tuJi0LR_xlaRso_nZ2KlwWg1Wa4-VbFugKs7Ucv7eDiH7KDCr9_CesutQM/s1600/Dl7ihu7VsAAsn-P.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="361" data-original-width="600" height="120" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfMDqs4uhppPp9ZELNN3CkqlPQzU3YRXXw9lJssIYmpzgLNoxk7xCDM3jKUckl9ccLwiTBhhM7WSpaNVeO3tuJi0LR_xlaRso_nZ2KlwWg1Wa4-VbFugKs7Ucv7eDiH7KDCr9_CesutQM/s200/Dl7ihu7VsAAsn-P.jpg" style="cursor: move;" width="200" /></a><br />
Sono stanca di vedere, ma la stanchezza più grande è quella di Cassandra. Vedere e non essere creduti. <br />
<br />
E l'uragano ormai si vede e già i venti forti soffiano sulla nostra pelle...
<br />
<br />
Se uso le armi del nemico, se penso come il nemico, se agisco come il nemico, io sono il nemico. <br />
<br />
Anche se perde...il nemico ha vinto. <br />
<br />
Il fine non giustifica i mezzi. <br />
<br />
Mai.
<br />
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<br />
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<b>Stefania Conti </b> <span style="background-color: white;">@stefaniaconti su Twitter</span><br />
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
Johannes Bucklerhttp://www.blogger.com/profile/04180390049603000456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-28046436149055257022018-08-18T16:36:00.001+02:002018-08-20T13:36:06.544+02:00C'è un tempo per tutto.<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9_3iqVqNUZSBstRVHg2YKGoNMQi0OgYEIxrm8O4s0r2X80FnjmI6qN_NQBwtV1ILy-ZKPPzZ05TE8lG68acX7OjDqLua8zXLTEncwv635pzOy6zSzMERSobyugWXXNC3FcZtpHMMTj5i4/s1600/anonimo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="90" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9_3iqVqNUZSBstRVHg2YKGoNMQi0OgYEIxrm8O4s0r2X80FnjmI6qN_NQBwtV1ILy-ZKPPzZ05TE8lG68acX7OjDqLua8zXLTEncwv635pzOy6zSzMERSobyugWXXNC3FcZtpHMMTj5i4/s200/anonimo.jpg" width="100" /></a>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTeXbS7tF2p-jC9TqW4PLuD9P_LE98TiabMBf9EJ_RLTBr_GwJ8Yc6cvkcjYk5IkDg16Ma99qVOXoQDT1QFVZImOPK15Q_vhnjOe3pLoVarilIwVzJQmpjNynpFz1hmiPKhLQRQQ85QEA/s1600/Foto2513.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="397" data-original-width="706" height="179" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTeXbS7tF2p-jC9TqW4PLuD9P_LE98TiabMBf9EJ_RLTBr_GwJ8Yc6cvkcjYk5IkDg16Ma99qVOXoQDT1QFVZImOPK15Q_vhnjOe3pLoVarilIwVzJQmpjNynpFz1hmiPKhLQRQQ85QEA/s320/Foto2513.jpg" width="320" /></a>Quando, tanti anni fa, questa terra mi accolse mi ritrovai in un mondo diverso da quello che conoscevo.
Genova, un nastro d’argento srotolato fra monti e mare.
Un mare povero, una terra aspra.
Tanto aspra che le “fasce” strappate ai monti sassosi sembravano arrivare al cielo e le pianure erano solo un sogno distante.
<br />
<br />
Terrazzamenti larghi qualche metro su cui piantare e coltivare con una pazienza lunga quanto le fila di sassi che trattengono le fasce.
Un mare povero di pesce, con le acciughe d’argento, moscardini e calamari ma che “per pescar dell’altro devi andare molto, molto a largo”, perché neppure i fiumi hanno benedetto questa terra con il loro continuo apporto di sostanze nutritive, ma solo i torrenti sempre in secca o che si trasformano in mostri d’acqua.
<br />
<br />
E i Genovesi, famosi per la loro avarizia, che poi quando capisci veramente la vedi per ciò che è: forzata parsimonia atavica di chi è abituato a dar valore ad ogni piccola cosa.
Valore ad ogni cosa.
E, se una cosa ha valore in questa terra dura, è la dignità e l’orgoglio.
Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
C'è un tempo per nascere e un tempo per morire
Ed a Genova, in un giorno d’Agosto, è arrivato in un attimo il tempo di morire.<br />
<br />
Un ponte crolla e tu ci sei passato 1 minuto prima, oppure hai accelerato 1 minuto prima e hai visto sotto di te solo il vuoto.
E, in un attimo tutto cambia.
Le vite spezzate, i bambini che mai cresceranno, i fidanzati che mai si sposeranno, gli uomini e le donne che mai arriveranno a casa.
E, in un attimo, tutto cambia.
Il dolore di tante famiglie, lo shock di un evento incredibile e una città non solo sconvolta e disperata, ma spezzata in due.
Quel nastro d’argento tagliato, e, all’improvviso, tutto posto ad una distanza più grande da tutto.
C’è un tempo per tacere e un tempo per parlare. <br />
<br />
E troppi hanno detto troppo e lascio a loro l’onere di continuare, perché i tempi son stati sbagliati, perché nulla è stato rispettato.
E’ questo che voglio ricordare: che era corretto, necessario e dovuto un comportamento diverso, azioni diverse, dichiarazioni diverse. Almeno dopo il fatto.
Che il silenzio, lo smarrimento, il dolore erano e sono atti dovuti e doverosi.
Che tutto si è trasformato, forse in un tempo minore di quello che ha impiegato il ponte a crollare, in un grande carnevale mediatico in cui il rumore di fondo (e non quello della tragedia) aumentava esponenzialmente, come a cercare di zittire i fatti, cancellare le immagini, trasformare la realtà. Spostando in là il tempo in un domani in cui il lutto ed il silenzio e il dolore fossero già digeriti.
Un tempo sbagliato.
<br />
<br />
C’è un tempo per piangere e un tempo per ridere
E’ questo che voglio ricordare: che la dignità e l’orgoglio di cui questa Città è piena e che le PERSONE, che un istante di tempo ha inghiottite, esigevano come diritto inalienabile di riceverne altrettanto e che tutti avevano il dovere di dimostrare a loro altrettanta dignità ed orgoglio.
Nessuno si illude che, oggi, si possa evitare che le tragedie vengano strumentalizzate.
Ma c’è un tempo per tutto.
E questo tempo ai morti, a Genova ed all’Italia non è stato concesso.
Ogni evento è stato proiettato in una bolla atemporale in cui le persone, i fatti, le lacrime ed il dolore hanno perso il loro senso ed il tempo di una giusta riflessione.
<br />
<br />
Una volontà forte di piegare il tessuto del tempo e dello spazio per portarlo, con dichiarazioni e proclami, ad un timing orrendamente sbagliato ma che tuttavia ha permesso di annullare la giusta, corretta e umana risposta emotiva degli Italiani al fine di trasformare immediatamente una tragedia in capitale politico da spendere velocemente ed al massimo.
C’è un tempo per amare e un tempo per odiare
E’ questo che voglio ricordare: che era solo il tempo di piangere, che era solo il tempo di amare.
Che, seppur sembri che vince chi grida più forte, c’è il tempo del silenzio e del rispetto.
Che l’Italia tutta doveva ai morti ed a Genova questo, almeno per qualche giorno.
<br />
<br />
Che tutta la classe politica, di ogni colore e schieramento lo doveva.
Il tempo del lutto, il tempo del rispetto, il tempo del calore umano.
Ci sarebbe comunque stato tempo, poi, anche per l’odio.
Sarebbe arrivato, certo, ma non ora.
Ed alla fine di tutto doveva (e dovrebbe esserci sempre) il tempo del pensiero e della riflessione.
Guardiamoci come siamo e ciò che abbiamo fatto.
Pensiamo a come abbiamo reagito e di cosa ci siamo preoccupati.
Riflettiamo se questo è normale o se tutti noi siamo cambiati.
Da dove proviene questo vuoto che ci portiamo dentro che deve essere immediatamente riempito da delle voci? E dove ci porterà se non lo riconosciamo?
<br />
<br />
Da dove nasce questa ansia di ricevere spiegazioni prefabbricate e provvedimenti istantanei, senza il tempo dovuto alla necessaria analisi rigorosa dei fatti? E dove ci porterà se non la riconosciamo?
Da dove origina questa necessità di cancellare i tempi, persino quelli del rispetto che impone che le vittime di una tragedia non siano usate come mezzi propagandistici di una strumentalizzazione che non trova alcun rimprovero, ma siano persone da piangere e rispettare? <br />
<br />
E dove ci porterà se non la riconosciamo?
Scende un'altra sera ed ancora si vedono le luci cercano chi manca all'appello.
La "maccaja" da 3 giorni Genova ce l'ha nel cuore.
Incassiamo le spalle e "mugugnamo" che era corretto, necessario e dovuto un comportamento diverso, azioni diverse, dichiarazioni diverse. Almeno dopo il fatto.<br />
<br />
C’è un tempo per tutto e il tempo giusto per questi morti e per Genova non è stato né trovato né donato.<br />
<br />
<b>Stefania Conti </b> <span style="background-color: white;">@stefaniaconti su Twitter<br /><br /><i style="font-family: helvetica, sans-serif; font-size: 14px;">La foto di Genova in bianco e nero è di Alberto Bruschi</i></span></div>
Johannes Bucklerhttp://www.blogger.com/profile/04180390049603000456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-2595126699601217272018-07-03T20:18:00.001+02:002018-07-04T05:40:52.185+02:00Per evitare di finire colpevoli.<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s1600/220px-Johannes_Bueckler.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s200/220px-Johannes_Bueckler.jpg" width="82" /></a>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyR9Wg3L-xciNWcI__2F8M667G3g0gEr1BGccZkPCUhTX42zOQUU5Asn11_q7I_Ptr2NXctx3T_amDrsQDtZxatjnLm_6w1UFq4ZUHXa8GLrSVqKcUFr9uFXRpsGg5iTlPdUG-ihGaF8Q/s1600/Foto1531.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="313" data-original-width="585" height="171" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyR9Wg3L-xciNWcI__2F8M667G3g0gEr1BGccZkPCUhTX42zOQUU5Asn11_q7I_Ptr2NXctx3T_amDrsQDtZxatjnLm_6w1UFq4ZUHXa8GLrSVqKcUFr9uFXRpsGg5iTlPdUG-ihGaF8Q/s320/Foto1531.jpg" width="320" /></a>Sono sempre stato, fin da giovane, un appassionato di storia; nella convinzione che, ripetendo gli stessi errori, nel nostro passato ci sia in fondo il nostro presente e il nostro futuro. Alla ricerca però di risposte più che di semplici nozioni.<br />
<br />
Quando da giovane studiai le leggi razziali del 1938 mi posi la domanda: “perché ci sono voluti 15 anni di potere prima che il fascismo decidesse di perseguitare gli ebrei?”. E provai a dare una risposta.<br />
<br />
Sappiamo che Mussolini, come certi movimenti di allora, credeva all’esistenza di una lobby ebraica che controllava il mondo. Ebrei= ricchi=banchieri. Eppure nei primi 15 anni al potere non risulta nessuna traccia di antisemitismo nella dottrina fascista.<br />
<br />
<i>Certo, nel 1921, al Terzo Congresso Nazionale Fascista, Mussolini aveva detto: “<b>Io voglio far sapere che per il fascismo la questione razziale ha una grande importanza. I fascisti devono fare tutti gli sforzi possibili per mantenere intatta la purezza della razza, perché è la razza che fa la storia</b>”. Ma è pur vero che nel 1923 Mussolini aveva tranquillizzato il rabbino di Roma assicurandogli che mai il fascismo avrebbe intrapreso una politica antisemita.</i><br />
<i>La maggioranza degli ebrei aveva persino approvato la guerra di Etiopia, e molti di loro erano partiti volontari.
Guido Jung , ministro delle Finanze di Mussolini (uno dei fondatori dell’IRI e iscritto al PNF dal 1922) era ebreo. </i><br />
<br />
Perché allora Mussolini decide nel 1938 di perseguitare gli ebrei?<br />
<br />
Esaminiamo il contesto.
Siamo nel 1937.<br />
Mussolini ha il potere assoluto, conquistato con la violenza, e ha imposto una dittatura totalitaria. Gli oppositori in esilio, nessuna lotta di potere all’interno del partito fascista, un consenso popolare che però sta leggermente scemando per la guerra in Spagna che gli italiani non hanno digerito.<br />
Un momento di stasi del popolo italiano dopo l’euforia degli ultimi anni.<br />
Ma una dittatura ha un bisogno estremo di nemici per coagulare il popolo. Il fascismo li aveva trovati via via negli slavi (sloveni), negli etiopi, nei libici, nei socialisti, nei comunisti.
Ora nel 1937 bisognava trovarne di nuovi, per una nuova battaglia.<br />
<br />
<i>Nel novembre del 1937 Mussolini dice a Ciano: “<b>Quando finirà la Spagna, inventerò un’altra cosa. Il carattere degli italiani si deve creare nel combattimento</b>”.
Mussolini disse quella frase dopo il viaggio in Germania di due mesi prima, da cui era tornato impressionato dall’ordine e dalla disciplina dei tedeschi. “<b>un po’ di Prussia non farebbe male agli italiani</b>” ebbe a dire. </i><br />
<br />
Scegliere gli ebrei come l'indispensabile “nemico” (copiando l’amico Adolf) fu abbastanza semplice. Ora bastava solo enfatizzare un pericolo che in passato non era mai stato avvertito <i>(non essendo mai stato un pericolo. Gli ebrei erano ben integrati e mai percepiti come un pericolo dagli italiani)</i>.<br />
Per fare questo bisognava cominciare con un censimento allo scopo di “schedare” il numero degli ebrei che si trovavano in Italia. <i>(Si comincia sempre da un censimento).</i> Cosa che avvenne nell’agosto del 1938.<br />
<br />
Al Ministero dell’Interno venne creato un ufficio denominato Demorazza. Aveva l’incarico di coordinare prefetture e comuni per censire la popolazione ebraica. Quanti ebrei risultarono dal primo censimento? Esattamente 58.412 persone con un genitore ebreo o ex-ebreo.<br />
46.656 si dichiararono ebrei (37.341 italiani e 9.415 stranieri). L’1,1 per mille sull’intera popolazione, allora composta di 43.900.000 individui.<br />
<br />
<i>Benito Mussolini, in un suo famoso discorso del 2 ottobre 1935, tenuto contro le sanzioni che le Nazioni Unite volevano comminare all’Italia per l’aggressione fatta ai danni dell’Abissinia, verso la chiusa così ebbe a dire circa gli italiani: “un popolo di eroi, di santi, di poeti, di artisti, di navigatori, di colonizzatori e di trasmigratori”. Visto come certi demagoghi parlano di “invadenza” o “invasione” utilizzando certi numeri, forse era meglio avere un popolo di matematici. </i><br />
<br />
Una volta avuti i primi dati partì la campagna dell’informazione fascista <i>(un’informazione che fa da megafono alle falsità di un regime è essenziale)</i>. Una virulenta campagna di propaganda sui giornali portò gli italiani a pensare che esistesse veramente un“invadenza” degli ebrei nella vita sociale del Paese. Tutto a scapito degli italiani.<br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdhfsDk2ZGVm-y0_1f260Ss9-suQe8lCK-aFkIlUxh3Sd-QET1YxsDM7A3DyqlPngXVfa_Ib6r8oJS5y8J0r2ZHlC1BCbFG5uJn9NAe_gQYrYgfCAva64RKqaOb4vMXuwrSlUjvWKWN3I/s1600/Foto1529.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="200" data-original-width="825" height="77" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdhfsDk2ZGVm-y0_1f260Ss9-suQe8lCK-aFkIlUxh3Sd-QET1YxsDM7A3DyqlPngXVfa_Ib6r8oJS5y8J0r2ZHlC1BCbFG5uJn9NAe_gQYrYgfCAva64RKqaOb4vMXuwrSlUjvWKWN3I/s320/Foto1529.jpg" width="320" /></a><i>(Nel frattempo sul numero 1 della rivista «La difesa della razza» era stato pubblicato il Manifesto degli scienziati razzisti o Manifesto della razza, dove al punto 9 si leggeva: "gli ebrei non appartengono alla razza italiana"). </i><br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhK30jPzS1meqGdSfk7puZeApnWTI5ZM_pUQVn3WpAkzw1Wp2wCoH5UUBF8IyR9SdWcFZGbwUYkTM_uEqp-QrEzttGTiyFqZz-CiOoCHRck31juGA3M18jqztAsF5t5eh_YYPPUw_wku4o/s1600/Foto1537.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="423" data-original-width="269" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhK30jPzS1meqGdSfk7puZeApnWTI5ZM_pUQVn3WpAkzw1Wp2wCoH5UUBF8IyR9SdWcFZGbwUYkTM_uEqp-QrEzttGTiyFqZz-CiOoCHRck31juGA3M18jqztAsF5t5eh_YYPPUw_wku4o/s200/Foto1537.jpg" width="126" /></a><b>Alcuni piccoli esempi “dell’invasione” degli ebrei in Italia </b><br />
<br />
#MdT 22/08/1938 – A lato la percentuale di ebrei nelle città. <i>(Un pericolo proprio)</i><br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgO4GdO_ZAc4jnnycS6YPI6FShGFAYPmK4gMnvoUqYUkvJdgSQsDzG6UaV8v8aOj8iHdm_cHZp5YDc1n4wdPZW5kvDTbPA0lVDZDwimDF6SIczEQRarzFv97iLmMtv5jSI0qK8GLxliWNU/s1600/Foto1530.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="207" data-original-width="846" height="47" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgO4GdO_ZAc4jnnycS6YPI6FShGFAYPmK4gMnvoUqYUkvJdgSQsDzG6UaV8v8aOj8iHdm_cHZp5YDc1n4wdPZW5kvDTbPA0lVDZDwimDF6SIczEQRarzFv97iLmMtv5jSI0qK8GLxliWNU/s200/Foto1530.jpg" width="200" /></a>#MdT 22/08/1938 – Nel censimento del 1936 Milano contava 1.115.848 abitanti. Quando dalla Germania e dalla Polonia arrivarono a Milano “ben” 1572 ebrei <i>(e sfuggivano a morte certa)</i>, si parlò di un numero impressionante. In una città con oltre 1 milione di abitanti.<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhy1lZghG58EI3Hc6uaTgsYaQr9gJorY9XOeZnZvVoxc-R8POEQcJdjNpjahyphenhyphensY6fAvINTkSqpS-ReidIID79Kce26OaIoW5Y6siJOkjq1vYIEr0vW8T0MdhmM98lFmeNF45uLtouu75QY/s1600/Foto1540.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="402" data-original-width="308" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhy1lZghG58EI3Hc6uaTgsYaQr9gJorY9XOeZnZvVoxc-R8POEQcJdjNpjahyphenhyphensY6fAvINTkSqpS-ReidIID79Kce26OaIoW5Y6siJOkjq1vYIEr0vW8T0MdhmM98lFmeNF45uLtouu75QY/s200/Foto1540.jpg" width="153" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiysRT3r18G33ouBTtb3bMSfECLHWe1B_-esgBqNuUhvniXyNlyqaaV341y_nkVaJVoPA7htCwFP3uf9qtuP-25COzGhPd0wAg4kaCY3K98B9VAt6-qxqUnPD1I7oOPJ1I19fVQ3rjgvMQ/s1600/Foto1539.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="495" data-original-width="294" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiysRT3r18G33ouBTtb3bMSfECLHWe1B_-esgBqNuUhvniXyNlyqaaV341y_nkVaJVoPA7htCwFP3uf9qtuP-25COzGhPd0wAg4kaCY3K98B9VAt6-qxqUnPD1I7oOPJ1I19fVQ3rjgvMQ/s320/Foto1539.jpg" width="190" /></a> Gli ebrei a Torino superano 4.000. Ben 4.000. Un’autentica invasione in una città che conta 629.115 abitanti (censimento 1936). <i>(Da ridere)</i><br />
<br />
Gli “indesiderabili” saranno cacciati da Milano. La cittadinanza si compiace della decisione del Duce data l’intima e immutabile natura romana e cattolica.
<i>(soprattutto cattolica)</i>.<br />
<br />
<br />
#MdT 13/10/1938 – A Milano c’è una campagna di stampa contro l’invasione degli ebrei nel commercio milanese. Quanti erano i commercianti ebrei? L’unione commercianti scrisse che su 61.002 nominativi gli ebrei erano “ben” l’1%. Su 10.741 esercizi pubblici quelli gestiti da ebrei erano “ben” 20.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheoQ1ygPxCITLuXTUXTNuyczEVInxRObGI-7jcFPwmk2-t-aKlt7vJFV-x-ahr7LB5E51CNTN5NNM-BkyzfGxU19FqmDeoq4mWbTBxHWdqWC8B6Uylj_oO990FlD1EVN5F5x1AWJlbnhw/s1600/Foto1536.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="282" data-original-width="592" height="95" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheoQ1ygPxCITLuXTUXTNuyczEVInxRObGI-7jcFPwmk2-t-aKlt7vJFV-x-ahr7LB5E51CNTN5NNM-BkyzfGxU19FqmDeoq4mWbTBxHWdqWC8B6Uylj_oO990FlD1EVN5F5x1AWJlbnhw/s200/Foto1536.jpg" width="200" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXGWM1Y5Btv99hkLNk34FpedjmurL7IRh72jGpxZ6aTKV35QkKvUHYZPvql2ttkAkJRh7MNLe5hSXFWkU1zGLx_zRZM_RKtONpCayoLEXNAKCS17E9AcelER0Tky-cmZm2F5yFCJbBDUQ/s1600/Foto1528.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="196" data-original-width="413" height="94" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXGWM1Y5Btv99hkLNk34FpedjmurL7IRh72jGpxZ6aTKV35QkKvUHYZPvql2ttkAkJRh7MNLe5hSXFWkU1zGLx_zRZM_RKtONpCayoLEXNAKCS17E9AcelER0Tky-cmZm2F5yFCJbBDUQ/s200/Foto1528.jpg" width="200" /></a><br />
<br />
<br />
Un pericolo secondo loro. E le licenze furono revocate. E niente future licenze agli ebrei.<br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgh7dpgZ_A3aTZ3uL4yI4dpsQNUK8hMcQJdt3zC6imN_mBN10O6456dOkzmPt0mHvfhM4Oc30xczvkOEQLIiSmEdVd0MAqPuGqVLSmwE1L9cM_gyi-AiVb7gsH0411I95rqa-u2mfTnxHE/s1600/Foto1542.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="379" data-original-width="314" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgh7dpgZ_A3aTZ3uL4yI4dpsQNUK8hMcQJdt3zC6imN_mBN10O6456dOkzmPt0mHvfhM4Oc30xczvkOEQLIiSmEdVd0MAqPuGqVLSmwE1L9cM_gyi-AiVb7gsH0411I95rqa-u2mfTnxHE/s200/Foto1542.jpg" width="165" /></a><br />
<br />
Quello di agosto del 1938 era “solo” un censimento, ma subito dopo seguì l’inserimento dell’antisemitismo nell’ordinamento giuridico attraverso le leggi razziali, che privarono gli ebrei dei diritti civili e dell’uguaglianza con gli altri cittadini in tutti i campi della vita sociale, economica e professionale.<br />
Allora la maggior parte degli italiani provò indifferenza, convinta che tutto sommato si trattava di una piccola cosa in confronto alla tragedia degli ebrei dell’Europa centrale. E’ sempre una piccola cosa al confronto. Come oggi. Niente di quello che accade è paragonabile al fascismo. Un censimento oggi non è paragonabile a quello del 1938. Il razzismo di oggi non è paragonabile..... ecc. ecc<br />
<br />
Ecco. Quando leggo che oggi niente è paragonabile alle aberrazioni del fascismo e del nazismo mi torna alla mente ciò che scrisse Vittorio Foa a proposito del silenzio assordante dell’antifascismo intellettuale del dopoguerra. Siamo tutti “colpevoli di non aver capito che i mali grandi e irrimediabili dipendono dall’indulgenza verso i mali ancora piccoli e rimediabili”<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgE5lG0djKx-5q-ugTFiPikJBYw_LDRJ9-rU9qbmG8GAf48SlsYXkY26ui0WbHFXmXCPxefLxJpe_YTtIjgz1vsQUgsvD3BOwpbaGMaDk4f6zPFOPzHvr7cmDRe1-FBhLGg3sPK28c7Mbw/s1600/Foto1535.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="369" data-original-width="306" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgE5lG0djKx-5q-ugTFiPikJBYw_LDRJ9-rU9qbmG8GAf48SlsYXkY26ui0WbHFXmXCPxefLxJpe_YTtIjgz1vsQUgsvD3BOwpbaGMaDk4f6zPFOPzHvr7cmDRe1-FBhLGg3sPK28c7Mbw/s200/Foto1535.jpg" width="165" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Johannes Bückler </b></div>
<br />
P.S. Quante volte vi è capitato di discutere con qualcuno ed essere definito “buonista”? Ormai sembra essere diventato l’insulto preferito degli italiani. Tranquilli. I "buonisti" esistevano anche allora.<br />
<br />
<br />
<br />
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Johannes Bucklerhttp://www.blogger.com/profile/04180390049603000456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-90038025121024355332017-11-29T12:20:00.001+01:002017-11-29T12:38:20.160+01:00Diga del Gleno. Non stravolgere la verità storica. <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s1600/220px-Johannes_Bueckler.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s200/220px-Johannes_Bueckler.jpg" width="82" /></a>
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I ruderi sono ancora là, da quel maledetto 1 dicembre 1923, a oltre 1500 metri in alta Val di Scalve. Aveva piovuto a dirotto nei giorni precedenti. Non quella mattina, anche se il tempo era comunque uggioso. <br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiB7m5j9Jcd7vAg2HOCCvSbWQaahlrkZVvQ5TVHD0vXLBa93DjFEZTIfx9LVs7jooTNkGOSJEG_-4qTCdUP39sdQuBNtFu0nNcuKQTaIGclU49dztFIcznEyha3yGY6i9oFRUVyfX_uYog/s1600/diga.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="429" data-original-width="770" height="111" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiB7m5j9Jcd7vAg2HOCCvSbWQaahlrkZVvQ5TVHD0vXLBa93DjFEZTIfx9LVs7jooTNkGOSJEG_-4qTCdUP39sdQuBNtFu0nNcuKQTaIGclU49dztFIcznEyha3yGY6i9oFRUVyfX_uYog/s200/diga.jpg" width="200" /></a>Alle 7.15 la diga del Gleno si squarciò per una settantina di metri e milioni di metri cubi di acqua si riversarono a valle distruggendo tutto al loro passaggio e provocando almeno 500 morti (356 quelli accertati). Un invaso di 400 mila metri quadrati con 6 milioni di metri cubi d’acqua costruito, seppur con le conoscenze del tempo, in modo approssimativo.<br />
<br />
Prima un progetto iniziale di una diga a gravità, poi sostituito in corso d'opera (senza nessuna autorizzazione) da una struttura ad archi multipli meno costosa. Peccato che undici arcate fossero state appoggiate direttamente sul tampone a gravità, quello costruito inizialmente, creando una discontinuità strutturale.<br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi45E5j5oh0Y6PqFxVHGn1KI6lWQ2CkScljyk2Tv3Ze5Ep_52grl158PjcdMWKcJnTscDvnvzzBChJEFDwqTVkFqjJq76cA6-K8G2O3pU4ofiRGmpNDUCrduUS19pu0SE-KA-yIGcXujX8/s1600/disastro-diga-gleno-559703.660x368.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; display: inline !important; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="368" data-original-width="660" height="177" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi45E5j5oh0Y6PqFxVHGn1KI6lWQ2CkScljyk2Tv3Ze5Ep_52grl158PjcdMWKcJnTscDvnvzzBChJEFDwqTVkFqjJq76cA6-K8G2O3pU4ofiRGmpNDUCrduUS19pu0SE-KA-yIGcXujX8/s320/disastro-diga-gleno-559703.660x368.jpg" width="320" /></a>Perché quella diga si squarciò è ormai una verità storica, malgrado qualcuno tenti ancor oggi di dimostrare che la diga avesse i requisiti necessari a garantirne la sicurezza. Centinaia di pagine di verbali di interrogatori di ex dipendenti delle ditte che avevano lavorato alla costruzione della diga concordarono nel descrivere la scarsa qualità dei materiali e la cattiva lavorazione degli stessi. <br />
Inoltre sbagli di progettazione portarono alla costruzione di un’opera ad alto rischio di crollo. A quel tempo tutti sapevano della pericolosità di quella diga e il ricordo indelebile è nel racconto di un sopravvissuto: ” Pioveva da alcuni giorni a dirotto e noi, che sapevamo com'era stata costruita, guardavamo preoccupati verso la diga e dicevamo OL SARA' SA 'L GLEN.....OL SARA' SA 'L GLEN..... (Arriverà il Gleno…..Arriverà il Gleno).<br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvuleXCMi6wNzKBZEeRe-jId0bT8ydcmIWFxrN0erkp6j7FgxifZr4NQS_AE3HXMQQxh3kEuduPYIZZbkGf0Nhz6o1vgIOUOz4qyowS4lT-ulqcd-z-cIW0uHKPvIAvR-jNfUtBmo2uGk/s1600/morzenti.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="576" data-original-width="396" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvuleXCMi6wNzKBZEeRe-jId0bT8ydcmIWFxrN0erkp6j7FgxifZr4NQS_AE3HXMQQxh3kEuduPYIZZbkGf0Nhz6o1vgIOUOz4qyowS4lT-ulqcd-z-cIW0uHKPvIAvR-jNfUtBmo2uGk/s200/morzenti.png" width="137" /></a>Il testimone chiave del processo che ne seguì fu Francesco Morzenti, detto il “Petôsalti” (dal dizionario SCALVI' "Persona velocissima nella fuga.") il guardiano della diga, unico testimone della tragedia. Perchè lo chiamassero Petôsalti lo raccontava lui stesso: diceva che mentre stava transitando sulla strada della Valbona, una vecchia strada comunale ora abbastanza in disuso che collega Teveno a S. Andrea, con una bricolla di sigarette di contrabbando in spalla, per colpa di una spia venne inseguito dalla guardia di finanza. Riuscì a fuggire facendo grandi salti, da lì il nome Petôsalti.<br />
<br />
Distintosi nella Prima Guerra mondiale, nominato in seguito Cavaliere di Vittorio Veneto, aveva segnalato prima del disastro le continue perdite nello sbarramento (e se ascoltato forse si sarebbe potuto evitare la tragedia).<br />
La mattina dell'1 dicembre si salvò per miracolo riuscendo a aggirare il crollo. Chi lo ha conosciuto lo ricorda al cimitero durante i funerali dei suoi compaesani concludere lui stesso gli elogi funebri sempre con la solita frase: "Non eri degno di stare su questa terra, eri maturo per il cielo." <br />
<br />
Anche se sono trascorsi così tanti anni è importante, per noi bergamaschi, non dimenticare quella tragedia. Doveroso soprattutto conservare e non stravolgere la verità storica sulle responsabilità che hanno portato al crollo.<br />
Lo dobbiamo al Petôsalti, ai morti e alle genti scalvine cresciute nel dolore e nel ricordo di quel tragico giorno.
<br />
<br />
<b>Johannes Bückler</b><br />
<br />
<i>29 Novembre 2017 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi qui <a href="https://drive.google.com/a/noisiamobuckler.org/file/d/166JIuMN6ZmFxSE96ik9dWDUH5BJBb-et/view?usp=sharing" target="_blank">>>>>></a>
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Johannes Bucklerhttp://www.blogger.com/profile/04180390049603000456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-65562248285454613742017-10-27T15:33:00.005+02:002017-10-31T22:10:42.251+01:00Diga del Gleno: una tragedia senza pace. <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s1600/220px-Johannes_Bueckler.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s200/220px-Johannes_Bueckler.jpg" width="82" /></a>
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Che il nostro sia un Paese incline al complottismo e alla dietrologia ormai è cosa acclarata. Dalle scie chimiche, vera e propria operazione di aerosol chimico/batteriologico, ai vaccini che provocano malattie gravissime (lo so, questa non fa ridere), congiure e complotti sono ormai all’ordine del giorno.<br />
Schiere di sospettosi e di “uomini saggi che non se la bevono” di prezzoliniana memoria, pensano che l’intera storia del genere umano sia spiegabile sotto forma di cospirazioni, di grandi vecchi manovratori e trame oscure di cui solo loro sono a conoscenza.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFLcdBYKJ6umUKhMiebrQ_-_Of7AM5xUtWJTJvbaIofdMoGSZw61SVYGE8bwE17v_eu7jZW5zFn7QcQBDlxIex2FwdR4kD2mainr9Gfhhcu0UndQwYNvAuoRm8FnnG3-qRRqx-noM-38c/s1600/Foto811.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="352" data-original-width="234" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFLcdBYKJ6umUKhMiebrQ_-_Of7AM5xUtWJTJvbaIofdMoGSZw61SVYGE8bwE17v_eu7jZW5zFn7QcQBDlxIex2FwdR4kD2mainr9Gfhhcu0UndQwYNvAuoRm8FnnG3-qRRqx-noM-38c/s200/Foto811.jpg" width="131" /></a>In questo filone si colloca il libro “La tragedia della diga del Gleno. Dicembre 1923. Indagine su un disastro dimenticato” dell’avvocato Benedetto Maria Bonomo. Che qualcuno abbia voluto scrivere qualcosa sulla tragedia quasi un secolo dopo si può pure comprendere. E’ sempre bene ricordare ai giovani tutto ciò che ha toccato la nostra terra. Che lo si faccia proponendo tesi complottistiche sulla pelle di chi oggi non può difendersi, no, quello non si può sentire (né tantomeno leggere).<br />
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La tesi esposta nel libro non lascia adito a dubbi secondo l’autore. La diga non è crollata perché la struttura non rispondeva ai requisiti necessari a garantirne la sicurezza. Archi appoggiati malamente sulla precedente struttura? Murata costellata di crepe? Controlli e manutenzioni mai eseguite? La scarsa qualità dei materiali e la cattiva lavorazione degli stessi? Ma quando mai. Solo il frutto di testimonianze della gente scalvina arrabbiata, rabbiosa e invidiosa, che aveva “sviluppato una vera e propria fobia” a forza di sentire dalle maestranze che la diga non era sicura.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQ6mxsTb6ZNCWvDda1mGNFhdT7vPA6nwIzHzkX2787PLhCgYQ2CXrI1SCnkwZcQZEfwsW49BuuC_eHubV6Bl_SV4vuY2buQjJLjwG6qcj9o1-CEQZZwQKF1jNIhIkoEWrViImRez2NBbQ/s1600/Foto841.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="511" data-original-width="747" height="136" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQ6mxsTb6ZNCWvDda1mGNFhdT7vPA6nwIzHzkX2787PLhCgYQ2CXrI1SCnkwZcQZEfwsW49BuuC_eHubV6Bl_SV4vuY2buQjJLjwG6qcj9o1-CEQZZwQKF1jNIhIkoEWrViImRez2NBbQ/s200/Foto841.jpg" width="200" /></a>Prendiamo la macchina del tempo e torniamo a quel giorno di agosto del 1921: “Ma il progetto parla una diga a gravità, non ad archi multipli.<br />
Questa che roba è?” disse l’ing. Lombardo del genio civile mentre constatava che la tipologia della diga non è quella a disegno. “Che volete che sia, modificheremo il progetto e nel frattempo andiamo avanti con la costruzione”. In fondo “così fan tutti”. Già. Peccato che undici arcate sono appoggiate direttamente sul tampone a gravità, quello costruito inizialmente, creando una discontinuità strutturale.<br />
<br />
<i>Il motivo del passaggio fu esclusivamente di natura economica. Una diga a gravità costa molto di più di una diga ad archi multipli perché necessita di molto materiale in più.</i><br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRDOVbHFV5gD1SITDqoK9if3TD5-vsyulp_Cll9bGrkItEfH36uDyWmjFCJtfWHxrKw28LVfEKwPdHJ6mmldf7ebOkhqae4R4wLC4nMs97zuhrtKuNXzeCOpwPRJmGWz3e1b8pfNoXSgU/s1600/Foto842.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="484" data-original-width="701" height="137" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRDOVbHFV5gD1SITDqoK9if3TD5-vsyulp_Cll9bGrkItEfH36uDyWmjFCJtfWHxrKw28LVfEKwPdHJ6mmldf7ebOkhqae4R4wLC4nMs97zuhrtKuNXzeCOpwPRJmGWz3e1b8pfNoXSgU/s200/Foto842.jpg" width="200" /></a>E allora perché è caduta la diga per il Bonomo? Semplice. Per colpa di una bella bomba fatta esplodere per protestare contro i metodi padronali del costruttore Viganò. Messa da chi? Non si sa. Dagli anarchici, da un residente esasperato, o forse dall’unico testimone che si trovava sulla diga, il guardiano Francesco Morzenti, definito dal Bonomo “uomo profondamente ignorante”.<br />
<br />
Non così ignorante, dico io, visto che gli era stata affidata la guardia di una diga di quelle dimensioni.<br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgP10yYHKvGA21plrrpTN-7S98KWkmuyKKf3106oSM20nXc2SW_hTfdVe19g6phBdXPDZZK6ejYLzvkUDIk3PD6qhjDh9qjLZ183HXbQRL8qiZgM3zYIP5CVk3QFdl7xLW-U9hP4Rn4GA/s1600/Foto874.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="547" data-original-width="609" height="179" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgP10yYHKvGA21plrrpTN-7S98KWkmuyKKf3106oSM20nXc2SW_hTfdVe19g6phBdXPDZZK6ejYLzvkUDIk3PD6qhjDh9qjLZ183HXbQRL8qiZgM3zYIP5CVk3QFdl7xLW-U9hP4Rn4GA/s200/Foto874.jpg" width="200" /></a><i>“petasàlti” era il nomignolo dato al guardiano Francesco Morzenti, eroe della I guerra mondiale insignito della medaglia d’argento al valor civile. Il Bonomo, per screditare l’unico testimone della tragedia, lo traduce (senza esserne certo) come “uno che scambia spesso opinione”. Secondo il Bonomo è molto più credibile tale Battista Betti, che il Morzenti. Peccato che il Betti sia un delinquente, ascoltato nelle carceri di Cremona. La sua deposizione in merito a delle confidenze ricevute in cella su un attentato alla diga non fu ritenuta plausibile al processo. C’è da dire che la difesa del costruttore Viganò tentò di addossare la responsabilità anche ad un terremoto. Pista assurda.</i><br />
<i><br /></i>
E se era un attentato fatto da anarchici, perché il Fascismo non lo usò come arma di propaganda? I fascisti avrebbero avuto tutto l’interesse ad enfatizzare un simile attentato, altro che nasconderlo per evitare di fare pubblicità ai suoi nemici. Basta leggere i giornali dell’epoca. Ogni occasione era buona per arrestare, pubblicizzare e organizzare rappresaglie e spedizioni punitive contro anarchici.<br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDhckpDh2VY1h5Cwx7sRVS1cU4FrmG-ih2xPmXyiwNtWo5yjo7IrVURlnXvqO1bBcb3ttwl3MFnbFCUiSSgV-hoh5uuW6taDI2iwZ9TXrjQx4hdlSKzqzkzV-u_mePPKNCsAOWMTTsVfk/s1600/Foto839.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="509" data-original-width="603" height="168" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDhckpDh2VY1h5Cwx7sRVS1cU4FrmG-ih2xPmXyiwNtWo5yjo7IrVURlnXvqO1bBcb3ttwl3MFnbFCUiSSgV-hoh5uuW6taDI2iwZ9TXrjQx4hdlSKzqzkzV-u_mePPKNCsAOWMTTsVfk/s200/Foto839.jpg" width="200" /></a>Insomma, colpe del costruttore? Nessuna. Un costruttore, giusto ricordare, che era solito dichiarare che per lui era perfettamente inutile l’aiuto degli ingegneri. Anzi. “<i>Se un ingegnere spende 10 milioni per fare una diga è considerato un grande uomo; eseguendo io il lavoro con metà spesa ho reso un servigio al Paese</i>”. Scienza? Tecnica? Per il Viganò solo stupidaggini, quisquiglie. <br />
<br />
Il libro inizia con: “<i>Che cosa sia veramente successo il 1° dicembre 1923 alle prime luci dell’alba a Pian del Gleno in Vilminore di Scalve probabilmente mai nessuno lo saprà con certezza</i>”. Ecco. Non sapendo e non volendo accettare una verità storica, forse era il caso di fermarsi lì, senza andare oltre. Nel rispetto dei morti, e delle genti scalvine cresciute nel dolore e nel ricordo di quel tragico giorno.<br />
<br />
<b>Johannes Bückler</b><br />
<br />
<i>02 dicembre 1923 - La Stampa - Leggi la prima pagina <a href="https://drive.google.com/a/noisiamobuckler.org/file/d/0B2fKHNzhTccCVGhqRmRMbFlWcUk/view?usp=sharing" target="_blank">>>>>></a></i><br />
<i>03 dicembre 1923 - La Stampa - </i><i>Leggi la prima pagina </i><i><a href="https://drive.google.com/a/noisiamobuckler.org/file/d/0B2fKHNzhTccCQm5SdTRqaWpIZDQ/view?usp=sharing" target="_blank">>>>>></a></i><br />
<i>04 dicembre 1923 - La Stampa - </i><i>Leggi la prima pagina</i><i> <a href="https://drive.google.com/a/noisiamobuckler.org/file/d/0B2fKHNzhTccCY243MWxKVkdZSEE/view?usp=sharing" target="_blank">>>>>></a></i><br />
<i>05 dicembre 1923 - La Stampa - </i><i>Leggi la prima pagina</i><i> <a href="https://drive.google.com/a/noisiamobuckler.org/file/d/0B2fKHNzhTccCR0NRTmlZMTFpTUE/view?usp=sharing" target="_blank">>>>>></a></i><br />
<i>06 dicembre 1923 - La Stampa - </i><i>Leggi la prima pagina</i><i> <a href="https://drive.google.com/a/noisiamobuckler.org/file/d/0B2fKHNzhTccCNDNkOWs1bm9vZUk/view?usp=sharing" target="_blank">>>>>></a></i><br />
<br />
<div style="text-align: left;">
In volo sulla diga del Gleno. Un video realizzato da Guido Marelli <a href="https://www.youtube.com/watch?time_continue=1&v=ab6rOysE_ig" target="_blank">>>>>></a></div>
<i><br /></i></div>
Johannes Bucklerhttp://www.blogger.com/profile/04180390049603000456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-77538484631467850852017-04-23T11:28:00.002+02:002017-09-23T14:30:43.950+02:00Immigrazione illegale. Rimpatri e rimpalli<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s1600/220px-Johannes_Bueckler.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s200/220px-Johannes_Bueckler.jpg" width="82" /></a>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Evitando di entrare nel merito della diatriba in tema di profughi tra il sindaco Gori e la Lega, molte persone si chiedono: “Stabilito che un immigrato non ha i requisiti per restare, perché il rimpatrio non avviene? <br />
<br />
Perché è così difficile rimandare a casa chi non ha il diritto di rimanere nel nostro Paese?” Vediamo di capire il perché. Prima di tutto gli irregolari possono essere espulsi solo dopo l’identificazione e il lasciapassare delle autorità consolari del Paese di origine. Quindi, poiché è praticamente impossibile farlo in tempi brevi, l’unico strumento di trattenimento per queste persone sono i cosiddetti CIE (Centri di identificazione ed espulsione). Essendo pochi i posti, per tutti gli altri si applica un decreto legge, l’89/2011, approvato dal governo Berlusconi e dalla Lega Nord. <br />
<br />
Fino ad allora il decreto di espulsione prevedeva l’accompagnamento forzato alla frontiera da parte delle autorità italiane. Quel decreto ha sostituito, all’espulsione forzata, l’allontanamento volontario da concordare con la persona espulsa a cui viene semplicemente dato un periodo di tempo entro cui lasciare l’Italia. L’espulsione forzata a oggi è prevista solamente in alcuni casi, decisa da un giudice in base alla pericolosità della persona in questione. <br />
<br />
Concretamente, a migliaia di persone che le autorità italiane non ritengono pericolose, viene semplicemente consegnato un foglio che gli ordina di lasciare l’Italia, lasciando poi agli stessi la facoltà di ottemperare o meno a quell’ordine. Alla base di tutti questi problemi (creando una notevole disparità tra i Paesi che sono più facilmente raggiungibili rispetto ad altri,) c’è comunque il Trattato di Dublino che obbliga il primo Paese ospitante a trattenere i migranti e prenderne in carico l'istanza. Trattato di Dublino II, contenente quella norma, firmato dal Governo Berlusconi e dalla Lega Nord. Per cercare comunque di snellire le procedure di riconoscimento ed espulsione è stato approvato in questi giorni il decreto Minniti sul contrasto all’immigrazione illegale. <br />
<br />
Al suo interno ci sono norme che rendono le procedure più snelle in tema di immigrazione. Si va dai nuovi CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio) che vanno a sostituire i CIE (e che passano da 4 a 20), al taglio dei tempi d'esame per le domande d'asilo. Dalla semplificazione di una serie di procedure che riguardano le notifiche dei provvedimenti da parte delle forze di polizia ai migranti, allo stanziamento di 19 milioni di euro per l'esecuzione delle espulsioni. E’ stato inoltre inserito un provvedimento che lascia molti dubbi dal punto di vista giuridico. <br />
<br />
Per le richieste di asilo si prevede infatti l’annullamento del secondo grado di giudizio in caso di negazione del diritto (resterebbe il solo ricorso in Cassazione e nemmeno nel merito). Insomma, il provvedimento inaugura iter più snelli per i rimpatri con l’obiettivo di costruire un sistema di cooperazione con i paesi di provenienza attraverso accordi bilaterali, come già fatto con la Libia, il Niger, il Sudan o la Tunisia. <br />
<br />
Come si vede non è così semplice rimandare nei loro Paesi chi non ha il diritto di rimanere nel nostro territorio. Soprattutto per leggi, norme e Trattati approvati proprio da coloro che oggi pretendono soluzioni semplici a problemi complessi. Che anche quando non sono sbagliate, restano comunque difficili da mettere in pratica.
<br />
<br />
<b>Johannes Bückler</b><br />
<br />
<i>19 Aprile 2017 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi qui <a href="https://drive.google.com/a/noisiamobuckler.org/file/d/0B2fKHNzhTccCZUFBR05ONjVXdGc/view?usp=sharing" target="_blank">>>>>></a> e qui <a href="https://drive.google.com/a/noisiamobuckler.org/file/d/0B2fKHNzhTccCY0dKakZfREF2TDA/view?usp=sharing" target="_blank">>>>>></a></i></div>
Johannes Bucklerhttp://www.blogger.com/profile/04180390049603000456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-51434866147368872692017-01-27T18:08:00.005+01:002017-01-27T18:08:52.371+01:00La Memoria. Gandino e i giusti.<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s1600/220px-Johannes_Bueckler.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s200/220px-Johannes_Bueckler.jpg" width="82" /></a>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Oggi è il “Giorno della Memoria”.<br />
Istituito nel 2005 dalla risoluzione 60/7 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite come commemorazione delle vittime dell'Olocausto. Il 27 gennaio, perché in quel giorno del 1945 le truppe dell'Armata Rossa entrarono ad Auschwitz, liberandolo, mostrando al mondo l’orrore di quel campo. Un orrore che ci riguarda da vicino.<br />
La Shoah, accaduta nel cuore dell’Europa, non riguarda soltanto il popolo ebraico, ma l’intera umanità, richiamando alle responsabilità tutte le nazioni. Per questo dobbiamo impedire che lo scorrere del tempo possa affievolirne la memoria.<br />
E ricordare che il tutto non iniziò con le camere a gas, ma proprio dividendo le persone tra “noi” e “loro”.<br />
Cominciò con discorsi di odio e intolleranza per sfociare con centinaia di decreti e regolamenti che di fatto limitavano la vita degli ebrei sotto tutti gli aspetti, pubblici e privati. Non solo leggi statali. Funzionari regionali, provinciali e municipali, di propria iniziativa, emanarono nei loro territori molti altri decreti che escludevano in modi diversi gli ebrei dalla vita del resto della comunità.<br />
Vennero penalizzate fortemente le “attività ebraiche” nella professione medica e in quella legale. La città di Berlino proibì agli avvocati ebrei e ai notai di lavorare su materie legali; il sindaco di Monaco vietò ai medici ebrei di curare pazienti non-ebrei.<br />
Venne revocata la licenza ai commercialisti ebrei; impedito ai “non ariani” di frequentare le scuole e le università pubbliche; licenziati gli impiegati civili ebrei dell’esercito e proibito agli attori ebrei di esibirsi, a teatro come sullo schermo. In molte città, gli Ebrei non potevano accedere a determinate zone definite “ariane”. Cartelli con la scritta " juden sind hier nicht erwünscht", gli ebrei qui non sono desiderati, si potevano vedere sulle porte delle biblioteche pubbliche, piscine, teatri e cinema, così come alcuni ristoranti e negozi. Persino le panchine portavano la scritta “Nur für Arier”, "Solo per ariani".<br />
Anni bui, che ci devono insegnare che dall’odio, dall’intolleranza può nascere solo l’orrore. E l’Olocausto è lì a dimostrarlo.<br />
Per questo dobbiamo impegnarci tutti a costruire e a difendere una democrazia che al proprio interno consideri le alterità, le diversità di religione e di razza come patrimonio prezioso. In quegli anni ci fu anche chi cercò di aiutare gli ebrei a sfuggire alla deportazione. Oggi, i non-ebrei che hanno agito a rischio della propria vita per salvare la vita anche di un solo ebreo dal genocidio nazista, vengono chiamati “Giusti tra le Nazioni”. Un’onorificenza conferita dal Memoriale ufficiale di Israele, Yad Vashem, fin dal 1962.<br />
Ed è una cosa che riempie il cuore sapere che un piccolo comune della mostra provincia, Gandino, è la località italiana con la massima densità demografica di Giusti fra le Nazioni. Sono sei quelli riconosciuti degli oltre cinquanta effettivi, su 5000 abitanti registrati al tempo dell'occupazione tedesca.<br />
“Colui che salva una sola vita, salva il mondo intero”, recita uno dei testi sacri dell’ebraismo.<br />
Per questo il testimone della memoria deve passare di generazione in generazione. Con scritto sopra a caratteri cubitali: “Mai più”.
<br />
<br />
<b>Johannes Bückler</b><br />
<br />
<i>27 Gennaio 2017 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi qui <a href="https://drive.google.com/a/noisiamobuckler.org/file/d/0B2fKHNzhTccCR3hJRV9RQ1M4UjQ/view?usp=sharing" target="_blank">>>>>></a></i></div>
Johannes Bucklerhttp://www.blogger.com/profile/04180390049603000456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-49963988437832068212016-12-19T19:21:00.001+01:002016-12-20T08:20:08.292+01:00E lo chiamavano governare (15)<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s1600/220px-Johannes_Bueckler.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s200/220px-Johannes_Bueckler.jpg" width="82" /></a>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-size: large;">Fanfani VI.</span></b><br />
<br />
<b>17 aprile 1987 </b><br />
Oggi Amintore Fanfani ha giurato nelle mani del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. E’ il quarantaquatresimo Governo della Repubblica italiana, il terzo e ultimo della IX Legislatura. <br />
Ma come si è arrivati a Fanfani dopo le dimissioni del Governo Craxi II?
<br />
Facciamo un passo indietro.<br />
<br />
<b>04 marzo 1987
</b><br />
Ricordate il “Patto della Staffetta”? (Leggi qua <a href="http://www.noisiamobuckler.org/2014/11/e-lo-chiamavano-governare-14.html" target="_blank">>>>>></a>). A seguito del mancato chiarimento politico fra la Democrazia Cristiana ed il Partito Socialista, il Presidente del Consiglio Bettino Craxi aveva rassegnato le proprie dimissioni. <br />
Tradotto. <br />
Dato che il Presidente del Consiglio Craxi aveva “rinnegato” l’accordo (Patto della staffetta) che avrebbe condotto un esponente della Democrazia Cristiana a subentrare alla guida del governo nell’ultimo anno della legislatura, la DC aveva deciso di mandare all’aria il Pentapartito.
<br />
<br />
Rifacciamo il percorso visto nel cap. 14.<br />
<br />
<b>09 marzo 1987
</b><br />
Giulio Andreotti riceve dal Presidente della Repubblica l’incarico di formare il nuovo governo. Accetta, sottolineando comunque “il valore non rituale della propria accettazione”. <br />
<br />
<b>25 marzo 1987</b><br />
Giulio Andreotti restituisce il mandato per le “permanenti posizioni differenti” sui referendum emerse nella maggioranza “pentapartito”. <br />
<i>I referendum erano stati presentati dal Partito Radicale, dal Partito Liberale Italiano e dal Partito Socialista Italiano. Riguardavano la responsabilità civile dei magistrati, l'abrogazione della Commissione inquirente e tre sul nucleare. La DC e il PCI erano inizialmente ostili ai quesiti. Inizialmente.</i><br />
<br />
<b>26 marzo 1987
</b><br />
Cossiga affida al Presidente della Camera dei deputati, Leonilde Jotti, un mandato esplorativo “per acquisire ulteriori elementi di conoscenza e di valutazione della crisi”. A conclusione dei propri sondaggi, la Jotti comunica al Presidente della Repubblica l’esistenza di «tenui possibilità di formare un governo che porti a termine la legislatura». E rinuncia.
<br />
<br />
<b>1 aprile 1987
</b><br />
Dopo il fallimento Cossiga fa un altro tentativo. Respinge le dimissioni del governo Craxi, e lo invita a “parlamentarizzare” la crisi. Secondo Cossiga, “la sola via percorribile, congrua e conforme ai principi del nostro regime rappresentativo e parlamentare” è quella del rinvio del Governo dimissionario alle Camere.
<br />
<br />
<b>8 aprile 1987</b>
<br />
Craxi si è presentato al Senato. Prima del dibattito parlamentare trova una lettera. E una sorpresa. Tutti i ministri democristiani del suo governo rassegnano le dimissioni.
Che fare? Craxi sa benissimo che l’annuncio di nuove dimissioni comporterebbe l’impossibilità di un voto sul rapporto di fiducia (che vuole Cossiga). Ma sa anche che parlamentarizzare la crisi lo porrebbe di fronte ad un problema costituzionale in presenza delle dimissioni di buona parte dei ministri del Governo.<br />
<i>Fece una via di mezzo. Affrontò il dibattito parlamentare e subito dopo rassegnò le dimissioni senza aspettare il voto di fiducia. Amen.
</i><br />
<br />
<b>10 aprile 1987
</b><br />
Dopo le dimissioni di Craxi , Cossiga affida l’incarico di formare il nuovo Governo al presidente del Senato, Amintore Fanfani. Come esponente della DC e non come Presidente del Senato.<br />
<i>Fanfani rifiutò subito. Non c’erano le condizioni. Era pur sempre il Presidente del Senato e doveva essere super partes, quindi poco adatto ad entrare in un confronto politico-parlamentare nella costituzione di un nuovo Governo. <br /><br /><b>11 aprile 1987
</b><br />“Ma sì, proviamo anche Scalfaro” pensò Cossiga. Chi meglio di un Ministro dell’Interno fuori dalle correnti DC può formare un Governo?
</i><br />
<br />
<b>14 aprile 1987
</b><br />
Scalfaro, prendendo atto dell’impossibilità di un accordo tra le componenti del “pentapartito”, rinuncia all’incarico
<br />
<br />
<b>15 aprile 1987
</b><br />
Cossiga convoca di nuovo Amintore Fanfani. Questa volta come Presidente del Senato. E come tale lo invita a formare un nuovo governo istituzionale.
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDUiz1PDMKkIp4wzIoNUzYny47i0Hc9W33WODnIl-H5QSjL4Z4IRZO_frKa74isGTrPjF7-HvMQXDS2DVGRQa_W8VHjdd1IQR9i2Vj0_8QRz27GFruGO23UHuTWdNC_Tf1ws3bTE8wX28/s1600/3.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDUiz1PDMKkIp4wzIoNUzYny47i0Hc9W33WODnIl-H5QSjL4Z4IRZO_frKa74isGTrPjF7-HvMQXDS2DVGRQa_W8VHjdd1IQR9i2Vj0_8QRz27GFruGO23UHuTWdNC_Tf1ws3bTE8wX28/s320/3.jpg" width="179" /></a><br />
<b><br />17 aprile 1987
</b><br />
Dopo innumerevoli sforzi per cucire strappi interni, Fanfani e il suo Governo, si è presentato al Quirinale per giurare davanti al Presidente della Repubblica.
<br />
<br />
<i>Fanfani, come richiesto da Cossiga, non formò un ennesimo governo monocolore.</i><br />
<br />
<i>Presentò un governo “monocolore scolorito” con tre componenti essenziali. Quella istituzionale (lui come Presidente del Senato e non rappresentante DC), quella tecnica formata da nove esperti (che sostituivano i componenti laici del governo Craxi) e la componente “monocolore” rappresentata dai ministri riconfermati del partito di maggioranza relativa del governo uscente. </i><br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFIi6CWgmmPSNdCcACvnByqzYt4vM7ksZv8ZaSxqtzahJhwiFBYUjLaMAWm3D67prK-cdWdtOCCdxCn4tpwMy3-v79evP5ReHueJMnOEdSCfw5xDpQbie4iI9Ww-zBp-v2qgf2U52Hs-I/s1600/6.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="92" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFIi6CWgmmPSNdCcACvnByqzYt4vM7ksZv8ZaSxqtzahJhwiFBYUjLaMAWm3D67prK-cdWdtOCCdxCn4tpwMy3-v79evP5ReHueJMnOEdSCfw5xDpQbie4iI9Ww-zBp-v2qgf2U52Hs-I/s320/6.jpg" width="320" /></a>Nel frattempo Craxi se n’è andato dall’Italia. E’ volato in Tunisia, nella sua Hammamet. Non vuole essere disturbato<i>.<br /></i><br />
<i>E poteva mancare un giudizio di Giulio Andreotti? Nella rubrica Block Notes pubblicata sull’Europeo ha scritto che "il naufragio del pentapartito gli ricorda il matrimonio andato in frantumi di due suoi amici dopo un aspro litigio perché le ampolline dell’olio e dell’aceto erano rimaste senza tappo". Naturalmente l’ultimo litigio non era la vera causa del divorzio, ma la famosa ultima goccia in un vaso riempito ogni giorno da incomprensioni, malumori e un’accentuata incompatibilità caratteriale.</i><br />
<br />
A questo punto qualcuno di voi avrà esclamato “Finalmente un governo”.
Dimenticando una cosa fondamentale di quegli anni. Avere governi stabili, fare le riforme necessarie al Paese, risolvere i problemi, era l’ultimo dei loro pensieri. <br />
Infatti il dibattito parlamentare dimostrò chiaramente che il Governo Fanfani si era presentato alle Camere non per avere la fiducia del Parlamento, ma con l’obiettivo. chiaro, esplicito e dichiarato, di vedersela negata la fiducia.<br />
<br />
Non ci credete?
<br />
<br />
<b>18 aprile 1987 </b><br />
Il Governo si reca alla Camera dei Deputati. Durante la presentazione del programma il dibattito è acceso. <br />
<i>E fin qui.
</i><br />
<br />
<b>28 aprile 1987
</b><br />
Ci siamo. Oggi l’esecutivo di Fanfani è in aula per la fiducia.
La Iotti legge le tre mozioni di fiducia presentate. Sono quelle Dp, radicale e democristiana. <br />
Fanfani sceglie che il voto avvenga sulla base di quest' ultima che porta la firma di Martinazzoli. Poche righe “La Camera, udite le comunicazioni del governo, le approva”. <br />
Chiaro e semplice.<br />
<br />
<b>Ore 10.30 </b><br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiQnzcOyb4y8voyaRjcOq4pN1NMwjANLN9F3khi0pWiHwcpAmvNpljFHccl3dluUhUxEebNNDLX7KEVl_EQ8Nc-0DKwgfG3SEsodHJwVStaC-GLv6pnRMEvTFjEEBMFmNSQTJPK2H5ddA/s1600/2.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="51" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiQnzcOyb4y8voyaRjcOq4pN1NMwjANLN9F3khi0pWiHwcpAmvNpljFHccl3dluUhUxEebNNDLX7KEVl_EQ8Nc-0DKwgfG3SEsodHJwVStaC-GLv6pnRMEvTFjEEBMFmNSQTJPK2H5ddA/s320/2.jpg" width="320" /></a>Bettino Craxi, prende la parola. Annuncia che il Psi voterà la fiducia a Fanfani. Il primo impulso sarebbe stato quello di un voto contrario ma, in nome dell' interesse generale del Paese (sich!) , Craxi chiede a Fanfani di fare il suo dovere E che si facciano i referendum alla data stabilita. <br />
<br />
<i>(Pochi giorni prima è stato approvato dal Consiglio dei Ministri un d.d.l. che consente, eccezionalmente, lo svolgimento dei referendum nello stesso anno delle elezioni politiche). </i><br />
<br />
Elezioni politiche? <br />
Ma il nuovo governo non è in aula per chiedere la fiducia?
Craxi dice che non è un trucco, non è una trovata. E se Fanfani, ottenuta la fiducia si dimettesse? E noi andiamo al Quirinale, replica Craxi. Per chiedere a Cossiga un nuovo incarico, per un laico. Diremo a Cossiga che in ogni caso non deve sciogliere le Camere.<br />
<br />
<i>In seguito i gruppi referendari chiesero un incontro a Cossiga per sollecitare un ulteriore passaggio che evitasse lo scioglimento delle Camere. Cossiga rifiuterà l’incontro.</i><br />
<br />
Rino Formica sta spiegando la mossa di Craxi ad alcuni esponenti del suo partito. Vicino a lui a Rutelli, entusiasta della trappola tesa alla Dc. Arriva Mancini e si congratula con Craxi. <br />
Mentre parlano fra di loro qualcuno li informa che la Dc sta decidendo di astenersi per fermare le conseguenze della mossa socialista. La DC farà mancare i voti necessari a far raggiungere la maggioranza ad un governo formato quasi esclusivamente da ministri democristiani. <br />
Il circo Barnum continua. <br />
<br />
<b>Sono le 11.00</b><br />
Viene chiesto ai comunisti di astenersi. Inascoltati.
Il fronte socialista-radicale di Pannella favorevole alla fiducia. Anche se la maggioranza del Psi si era espressa per il voto contrario o l'astensione, Craxi ha deciso diversamente. Come sempre. <br />
<br />
Dp annuncia voto di fiducia a Fanfani. Scotti scuote la testa.
In aula la Sinistra Indipendente annuncia il suo voto contrario.
Altissimo non sa più a che santo votarsi. Promette l'astensione, forse.
<br />
<br />
Il Psdi sulla linea Craxi-Pannella: fiducia a Fanfani.
Giorgio Ruffolo, socialista, non ce la fa a dire sì a Fanfani. Si asterrà.
Una ventina di democristiani (tra cui Piccoli), non se l'è sentita di non dire sì a Fanfani. Ma stanno lontano dai banchi.
Il PRI è per l'astensione. <br />
<br />
Il PCI ed MSI motivano il loro no. Sono già alla campagna elettorale. "Si ricordino gli elettori di quello che sta avvenendo", ripetono.
Tocca a Martinazzoli spiegare l’inspiegabile: l'astensione dc sulla propria mozione di fiducia a Fanfani.
Ridicoli. Ormai la politica è altrove. <br />
<br />
Martinazzoli dice di aver demolito la mossa di Craxi. Visto che la mossa di Craxi è solo una finzione allora non ci asteniamo. (sich!!!)
“E' vostro l'inganno, siete voi l'inganno” grida Craxi dal suo banco.
<br />
E’ De Mita a spiegare il tutto: “ L' inganno è il loro, sono contro Fanfani e votano per lui” Allora noi, che siamo a favore, ci asteniamo (in pratica un voto contro). Il circo continua.
<br />
<br />
Martinazzoli va oltre. “Io ho dovuto fare una cosa che non avrei mai voluto fare, una cosa che rende più difficile il mio rapporto con la politica. Ma era necessario, hanno spinto il gioco oltre misura”. <br />
De Mita spiega ai ministri e sottosegretari dc (preoccupati) che loro possono votare la fiducia, non devono astenersi.
E’ il momento del voto. Tutti a votare e poi i saluti di rito.<br />
Il circo può chiudere i battenti.<br /><br />
Non prima di aver dato i numeri della votazione.
131 voti favorevoli, 240 voti contrari e 193 astensioni.
Alle 15 e 40 Nilde Iotti comunica che il governo Fanfani non ha ottenuto la fiducia.
Fanfani rassegna le dimissioni.
<br />
<br />
<b>Ore 14.30
</b><br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-_ylXQXVozckt9iI-7gbWg_66Wj9MhMTlvHyxLS0NyQ8APnkAabISijdXDVBbuL9P_wou2rj3bS5XDi7Sjz4shCJSOmX2yURIt4LdtVSjMf-uJ3e9pG6piHh4M0k7J0kKjQmwzdfX0aQ/s1600/10.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="57" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-_ylXQXVozckt9iI-7gbWg_66Wj9MhMTlvHyxLS0NyQ8APnkAabISijdXDVBbuL9P_wou2rj3bS5XDi7Sjz4shCJSOmX2yURIt4LdtVSjMf-uJ3e9pG6piHh4M0k7J0kKjQmwzdfX0aQ/s320/10.jpg" width="320" /></a>Sentiti i Presidenti delle Camere ed il Presidente del Consiglio dimissionario, Cossiga procede a sciogliere le Camere e a indire nuove elezioni.<br />
<br />
<i>Dopo 11 giorni di beghe, di colpi di scena, di ripicche, di rinunce e di comportamenti irrazionali il Governo Fanfani si dimise. <br />Dopo soli 11 giorni. Restò in carica fino al 28 Luglio, esattamente per 102 giorni (11 di governo e 91 di crisi). <br />Di regola, mancando la fiducia, il Governo resta in carica solamente per il disbrigo degli affari correnti.
Non fu così. C’erano da nominare il Capo di Stato maggiore della Difesa, il segretario del comitato esecutivo per i servizi di sicurezza, il presidente dell’Agenzia per il Mezzogiorno e molti altri. </i><br />
<i>Giusto. In fatto di nomine chi meglio di loro. </i><br />
<i>Sul piano legislativo poi il governo svolse attraverso i decreti legge una notevole attività fregandosene di tutto e di tutti. <br /><br />E questo è tutto. Due mesi di comiche e forse a qualcuno di voi è pure venuto il mal di testa. E ho solo scritto delle consultazioni ufficiali. <br />Vi garantisco che anche per gli addetti ai lavori fu difficile seguire il vortice di tutte le consultazioni </i><br />
<i>Oltre a quelle quelle ufficiali, (di cui ho scritto solo un sunto), </i><i>ci furono anche quelle ufficiose, limitate, esplorative, segrete, illimitate, per mandato presidenziale, per iniziative personali, per incarico del partito. E poi c’era quello della portinaia, del macellaio di fiducia, del panettiere sotto casa. Insomma, veramente un circo.</i><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgefBMlNPB5H64evyhKoH7LuQjsrLWlLiEgR2ZvTKkyuJyKhyphenhyphenha4JU9FxtEc5jNuljAt1WaWjOV2nMwgtSuIGpyto1NmUcfGxIqMTHVWMPPi0I3yOOMR21LYefioVvfdfFPnTu31iM6hyphenhyphenc/s1600/8.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><i><img border="0" height="65" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgefBMlNPB5H64evyhKoH7LuQjsrLWlLiEgR2ZvTKkyuJyKhyphenhyphenha4JU9FxtEc5jNuljAt1WaWjOV2nMwgtSuIGpyto1NmUcfGxIqMTHVWMPPi0I3yOOMR21LYefioVvfdfFPnTu31iM6hyphenhyphenc/s320/8.jpg" width="320" /></i></a></div>
<i>Dove Fanfani si consultava con Spadolini che consultava Natta che, mentre consultava Pannella, si consultava con Nicolazzi che si era appena consultato con Andreotti e Forlani. <br /><br />A questo punto ognuno tragga le proprie conclusioni. Ricordando che loro, questo modo di fare, “lo chiamavano governare”. Loro.</i><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<b><br /></b>
<b>Johannes Bückler</b><br />
<i>P.S. Ricordate i referendum? Si tennero eccezionalmente l’8 novembre dello stesso anno delle elezioni. La caduta del governo lì spostò solo di pochi mesi. La Dc e il PCI erano inizialmente contrari, cambiarono idea quando capirono che il “Sì” avrebbe vinto. Il cambio di rotta per evitare eventuali ripercussioni politiche nel caso di sconfitta del “No” imperniato sull’asse DC e PCI contrapposto ad uno schieramento laico formato dai Radicali e dal PSI. </i><br />
<i>In quel momento (ma non solo) nessuno prendeva decisioni pensando al Paese, ma solo al proprio tornaconto politico. </i><br />
<i><br /></i>
<i>Nei referendum i Sì si attestarono sull’80%.
</i><br />
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<br /></div>
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<b>Al prossimo assalto alla diligenza…</b></div>
<b><br /></b>
------------------------------------------------------------------<br />
L'enorme debito pubblico che abbiamo (e che blocca il Paese), non è la conseguenza di chissà quali oscuri complotti, ma il risultato matematico dell’operato di governi con la complicità di buona parte del Paese.<br />
Quei governi stavano mangiando il futuro dei nostri figli e a tutti stava bene.<br />
Proprio a tutti no, ma questa è un'altra storia.<br />
<br /></div>
<b><i>E lo chiamavano governare. <a href="http://www.noisiamobuckler.org/2013/01/e-lo-chiamavano-governare.html">(1)</a> <a href="http://www.noisiamobuckler.org/2013/03/e-lo-chiamavano-governare-2.html">(2)</a> <a href="http://www.noisiamobuckler.org/2013/07/e-lo-chiamavano-governare-3.html" target="_blank">3</a> <a href="http://www.noisiamobuckler.org/2013/09/26-giugno-1983-nuove-elezioni-ma.html">(4)</a> <a href="http://www.noisiamobuckler.org/2013/09/26-09-1983-e-necessario-eliminare-il.html">(5)</a> <b>(<a href="http://www.noisiamobuckler.org/2013/09/e-lo-chiamavano-governare-6.html" target="_blank">6</a>)<b>
(<a href="http://www.noisiamobuckler.org/2013/09/e-lo-chiamavano-governare-7.html" target="_blank">7</a>)<b>
(<a href="http://www.noisiamobuckler.org/2014/07/e-lo-chiamavano-governare-8.html" target="_blank">8</a>)<b>
(<a href="http://www.noisiamobuckler.org/2014/08/e-lo-chiamavano-governare-9.html" target="_blank">9</a>)<b>
(<a href="http://www.noisiamobuckler.org/2014/10/e-lo-chiamavano-governare-10.html" target="_blank">10</a>)<b>
(<a href="http://www.noisiamobuckler.org/2014/10/e-lo-chiamavano-governare-11.html" target="_blank">11</a>)<b>
(<a href="http://www.noisiamobuckler.org/2014/10/e-lo-chiamavano-governare-12.html" target="_blank">12</a>)<b>
(<a href="http://www.noisiamobuckler.org/2014/11/e-lo-chiamvano-governare-13.html" target="_blank">13</a>)<b>
(<a href="http://www.noisiamobuckler.org/2014/11/e-lo-chiamavano-governare-14.html" target="_blank">14</a>)<b>
(<span style="font-size: large;">15</span>)</b></b></b></b></b></b></b></b></b></b></i></b>Johannes Bucklerhttp://www.blogger.com/profile/04180390049603000456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-41344410493214231662016-11-11T20:47:00.003+01:002017-08-07T11:40:10.405+02:00La scelta<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s1600/220px-Johannes_Bueckler.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s200/220px-Johannes_Bueckler.jpg" width="82" /></a>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Strana la vita. Ad Amburgo avevo una bottega di barbiere e ora, senza nemmeno sapere esattamente il perché, mi ritrovo in Polonia. <br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiiE_hXQDHDFkuJozL6-MxBCxvQxGZi6U0nA39rDmi8FFKq05obBEUnmrvRgP1GgJX19wqlOUBeKG3oMv8eTBdFRTKHKPLC0xTcpaJp5OOGT9CjVJIJQBctIndSC9Zx8DFzuHFuAhAKWA/s1600/Foto995.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="177" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiiE_hXQDHDFkuJozL6-MxBCxvQxGZi6U0nA39rDmi8FFKq05obBEUnmrvRgP1GgJX19wqlOUBeKG3oMv8eTBdFRTKHKPLC0xTcpaJp5OOGT9CjVJIJQBctIndSC9Zx8DFzuHFuAhAKWA/s320/Foto995.jpg" width="320" /></a>Faccio parte della prima compagnia del battaglione cui è stato assegnato il compito di pacificare una zona appena conquistata. Almeno credo. Con me ci sono operai, commercianti, artigiani, rappresentanti, imprenditori, impiegati, in tutto il battaglione comprende circa cinquecento uomini. Uomini comuni. <br />
Tra noi, almeno prima del 1933, molti socialisti, alcuni persino iscritti al sindacato. La maggior parte troppo vecchi per essere arruolati nell'esercito, molti alle prime armi, senza nessuna esperienza.<br />
<br />
<b>13 luglio 1942. Bilgoraj (Polonia) </b><br />
<b><br /></b>
E’ ancora buio. Siamo stati svegliati di soprassalto e scaraventati giù dalle nostre cuccette in un vecchio edificio scolastico adibito da tempo a caserma.
Fa piuttosto freddo per la stagione e ci arrampichiamo con fatica sui camion in partenza. Ci hanno consegnato molte munizioni, ma nessuno conosce la destinazione, tanto meno i particolari della missione. Usciti dalla città ci dirigiamo ad est su strade sassose e dal fondo sconnesso, impiegando circa due ore per fare i trenta chilometri che separano la città di Bilgoraj dal villaggio di Józefów.<br />
<br />
Quando arriviamo il villaggio è ancora immerso nell’oscurità. Saltiamo giù dai camion e ci disponiamo in semicerchio attorno a “papà Trapp”. Papà Trapp è il nomignolo con cui chiamiamo il nostro maggiore, Wilhelm Trapp, veterano della prima guerra mondiale.
Trapp ha il viso tirato e lucido mentre ci spiega i termini della missione.<br />
E’ pallido, rattristato e una volta terminato di parlare pone a tutti noi una domanda: “se qualcuno fra di voi non si sente all’altezza del compito affidatogli può fare un passo avanti".<br />
Ci viene data la possibilità di scegliere.<br />
<br />
Il primo ad uscire dai ranghi è Otto-Julius Schimke. Dopo di lui altri undici uomini fanno un passo avanti. Consegnano i fucili e rimangono in attesa di ricevere altri incarichi.<br />
<br />
<i>La sera prima Trapp si era incontrato con i comandanti della prima e della Seconda Compagnia il capitano Wohlauf e il tenente Gnade informandoli dell’operazione. Fu informato anche il tenente Heinz Buchmann che ad Amburgo faceva l’imprenditore di legname. Saputi i particolari dell’azione aveva comunicato ai suoi superiori che lui era un imprenditore e certe cose non era disposto a farle. Gli venne affidato un altro incarico</i>.<br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguLQRZF0ENpjdnNqvc51I-Q2dYn8gXNZVqQ7aB8VblfidKOqxjbxdQZggFF8Rp8ILPX2y6RU9iLbSK-oc9c_I0W8GeZYFAmVVPjgJbcvYz3QxdClKEXRb8kvkWedCcn8L5no1dO945oww/s1600/Foto1000.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguLQRZF0ENpjdnNqvc51I-Q2dYn8gXNZVqQ7aB8VblfidKOqxjbxdQZggFF8Rp8ILPX2y6RU9iLbSK-oc9c_I0W8GeZYFAmVVPjgJbcvYz3QxdClKEXRb8kvkWedCcn8L5no1dO945oww/s1600/Foto1000.jpg" /></a>Gli ordini sono precisi. Circondare il villaggio, rastrellare uomini in grado di lavorare da destinare a Treblinka. Radunare poi tutti gli altri, vecchi, donne e bambini nella piazza del mercato, ma non i deboli e i malati impossibili da trasportare, quelli dobbiamo fucilarli sul posto. Tutti gli altri vanno fucilati nel bosco. <br />
<br />
E’ il medico a istruirci su come uccidere con un colpo solo quella gente provocandone la morte immediata. Per fare questo disegna in terra il contorno di una persona e ci indica il punto in cui dobbiamo appoggiare la baionetta prima di sparare.<br />
<br />
Ci dividono in tanti plotoni di esecuzione e cominciamo. Il primo carico di circa quaranta persone arriva su un camion. A ogni persona viene abbinato uno di noi, faccia a faccia con la vittima. Diciamo a quelle persone di sdraiarsi per terra, in fila. Poi avanziamo sopra di loro, piazziamo le baionette sulla spina dorsale al di sopra delle scapole secondo le istruzioni ricevute.
E spariamo.<br />
O meglio, io non riesco a farlo, non ce la faccio.<br />
<br />
Io, Hans Dettelmann, barbiere di quarant’anni, non riesco neppure a sparare il primo colpo e chiedo immediatamente di essere esonerato. Mi viene affidato un altro incarico.<br />
<br />
Solo dodici persone avevano fatto un passo avanti chiedendo di essere esonerate dopo aver saputo dell’operazione, ma durante la giornata molti si tirarono indietro.<br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjBPJNzam8mFEV4aPOBtV_0ZYm0D6zI8jyLWqDR288pBXzXwP0QMvgwvneVSM2oZNi1evw4Coxk1bhwKVWokXKf7dfC4wAGcrBb-yYj5wisovBko11MbujqbYz5H3EjDQIf7sGOUavvMk/s1600/Foto999.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="159" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjBPJNzam8mFEV4aPOBtV_0ZYm0D6zI8jyLWqDR288pBXzXwP0QMvgwvneVSM2oZNi1evw4Coxk1bhwKVWokXKf7dfC4wAGcrBb-yYj5wisovBko11MbujqbYz5H3EjDQIf7sGOUavvMk/s320/Foto999.jpg" width="320" /></a>Ricordo che Walter Niehaus, ex rappresentante delle sigarette Reemtsma, fucilò per prima una donna anziana. Dopo che l’ebbe uccisa, andò da Bentheim, il suo sergente, e gli disse che non poteva fare altre esecuzioni. Non fu costretto a continuare.<br />
<br />
Georg Kageler, un sarto, cominciò ad avere problemi molto presto. Dopo la prima fucilazione gli toccò uccidere una donna e la sua bambina. Parlando con loro aveva scoperto che erano tedesche di Kassel. Si rifiutò di proseguire le fucilazioni.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBhlUL2wjnEb-QL28IOHGE-QSsK9pJYJWaoBtyXuAesgDSBEHWeBUPygNpDEZpA4G0p8B71zOhG58mk9dnDnoQsPc_12DWWgLsNnkL4z_r9UI0iv2pwE1FPT76B8h0DQyvvUC9maygIXg/s1600/Foto997.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="163" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBhlUL2wjnEb-QL28IOHGE-QSsK9pJYJWaoBtyXuAesgDSBEHWeBUPygNpDEZpA4G0p8B71zOhG58mk9dnDnoQsPc_12DWWgLsNnkL4z_r9UI0iv2pwE1FPT76B8h0DQyvvUC9maygIXg/s320/Foto997.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
Il sergente Bentheim, che si trovava nel punto in cui i camion scaricavano quelle persone, vedeva emergere dal bosco uomini coperti di sangue e pezzi di cervello, con il morale a terra e i nervi a pezzi. Consigliava a coloro che gli chiedevano di essere sostituiti di svignarsela e raggiungere la piazza del mercato.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhU0gCbce8K2K6wlRIg6j-DNJRC1KITj5zlHPxk7c9Ir1eziPuCTCaqVWaFi5I59bLAuqQnYEEoOplZkJSoTgZxcUdl0jNuqYK6cHmgxs2qzfTJsJtc6VX6SfVF2viRFFrjhsr2BJwnmCI/s1600/Foto994.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="175" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhU0gCbce8K2K6wlRIg6j-DNJRC1KITj5zlHPxk7c9Ir1eziPuCTCaqVWaFi5I59bLAuqQnYEEoOplZkJSoTgZxcUdl0jNuqYK6cHmgxs2qzfTJsJtc6VX6SfVF2viRFFrjhsr2BJwnmCI/s320/Foto994.jpg" width="320" /></a></div>
Alcuni, per non dimostrare la propria codardia, trovavano altri modi per non espletare l’incarico. Per esempio mancando volontariamente la vittima. Per questo alcuni sottufficiali si fornirono di fucili mitragliatori per dare ai feriti il colpo di grazia.
Le squadre si alternarono per tutta la giornata, una quarantina di persone alla volta. Nella pausa di mezzogiorno venne distribuito alcool in abbondanza ai plotoni di esecuzione. Ne avevano bisogno.<br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrfOJjdWWNTyB85gFA4vmDJ-OxaDypvt1fW_jlckzDbhbmC9VJooTb7Wv_9bpluenQsXUltGjxhrP59bbCeAElJ05JUH6X_F8tMMs1_8Se2Um1JlE6vS1ZcW3fufV0JzFlM6iFhY6VS-8/s1600/Foto1001.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrfOJjdWWNTyB85gFA4vmDJ-OxaDypvt1fW_jlckzDbhbmC9VJooTb7Wv_9bpluenQsXUltGjxhrP59bbCeAElJ05JUH6X_F8tMMs1_8Se2Um1JlE6vS1ZcW3fufV0JzFlM6iFhY6VS-8/s320/Foto1001.jpg" width="233" /></a> All’imbrunire di quel lungo giorno d’estate le esecuzioni divennero ancora più disorganizzate e febbrili, per la fretta di portare a termine il massacro. Il bosco era pieno di cadaveri, tanto che era difficile ogni volta trovare posto per far sdraiare le vittime. L’oscurità scese verso le nove di sera; gli uomini del bosco, dopo aver ucciso le ultime persone, tornarono sulla piazza del mercato e si prepararono a partire per Bilgoraj. Non erano stati fatti piani per il seppellimento dei cadaveri.<br />
I corpi dei 1500 ebrei che avevamo massacrato furono lasciati nel bosco.<br />
<br />
Il mio Battaglione continuò i massacri nei mesi successivi.<br />
Ad agosto 1500 ebrei furono uccisi a Lomazy e 960 a Mjedzyrzec.<br />
A settembre massacrammo 200 ebrei a Serokomla e 200 a Kock<br />
Ad ottobre 100 a Parczew, 1.100 a Konskowola e altri 150 a Mjedzyrzec.<br />
A novembre 290 a Lukow, 16.500 a Majdanek, 14.000 a Poniatowa e 1.300 nel distretto di Lublino.<br />
<br />
Fra il 13 luglio 1942 (il primo massacro) e il 5 novembre 1943, il mio battaglione rastrellò e uccise uno ad uno 38.000 ebrei, quasi tutti donne vecchi e bambini.
Partecipò inoltre al rastrellamento e alla deportazione a Treblinka di altri 45.000 ebrei idonei al lavoro.<br />
<br />
<b><i>Marzo 1942 </i></b><br />
<i>Nel marzo 1942 l'80% delle future vittime dell'Olocausto era ancora in vita. Il 20% era già stato ucciso. Un anno dopo, nel febbraio del 1943, il dato era esattamente capovolto.
Che accadde in quei pochi mesi? Com'è stato possibile organizzare in così poco tempo una vera guerra lampo con la mobilitazione di migliaia di uomini che dovevano ripulire interi paesi dove gli ebrei raggiungevano a volte l'80% della popolazione?
Oggi sappiamo come fu possibile. </i><br />
<i><br /></i>
<i>Nella sede della Zentrale Stelle der Landesjustizverwaltungen, l'ufficio della Repubblica Federale Tedesca per il coordinamento delle indagini sui crimini tedeschi, (costituita nel 1958),
esiste un archivio. All’interno si possono trovare tutte le deposizioni, accuse e le relative sentenze, dei processi per crimini nazisti commessi dai tedeschi contro gli ebrei in Polonia.
Quei 500 uomini comuni, che massacrarono 1500 ebrei nel villaggio di Józefów, facevano parte del Battaglione 101.</i><br />
<i><br /></i>
<i>Durante gli interrogatori quegli uomini elaborarono molte giustificazioni al loro comportamento.</i><br />
<i>La maggior parte si rifugiò nella facile scusa secondo cui: “non partecipare alle fucilazioni non avrebbe in nessun caso cambiato il destino degli ebrei”. </i><br />
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<i><br /></i>
<i>“Non è affatto vero che coloro che non volevano o non potevano uccidere altri esseri umani con le proprie mani non potevano evitarlo. Non c’era alcun controllo serio. Io per esempio rimasi sempre vicino ai camion che arrivavano. Era inevitabile che questo o quel compagno notasse che non partecipavo alle esecuzioni e non sparavo alle vittime. Per esprimere il loro disgusto mi coprirono di insulti come «faccia di merda» e «smidollato». Ma non subii alcuna conseguenza per le mie azioni. Devo aggiungere che non fui l’unico che si sottrasse alle esecuzioni”. </i><br />
<i><br /></i>
<i>Quasi tutti i membri del Battaglione 101 sopravvissero alla fine della guerra e tornarono in Germania. Dopo la guerra, solo quattro membri subirono conseguenze delle loro azioni in Polonia. Nel 1962 il Battaglione 101 fu posto per intero sotto investigazione dalla Procura di Amburgo. Nel 1967, quattordici membri furono messi sotto processo e anche se la maggior parte fu condannata, solo cinque andarono in prigione, scontando una pena dai cinque agli otto anni, ridotti poi nel corso di un lungo processo di appello.</i><br />
<i><br /></i>
P.S. Ho volutamente omesso le parti più raccapriccianti delle deposizioni.<br />
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<b>Erano semplici operai, commercianti, artigiani, impiegati, imprenditori, uomini comuni. Fu data loro la possibilità di scegliere. Preferirono trasformarsi in mostri. </b><br />
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Nel novembre dello stesso anno, 40 milioni di tedeschi votarono a favore della politica estera e del nuovo Reichstag sulla lista unica presentata dal Governo. .<br />
Alla fine della guerra erano iscritti al Partito Nazista 8,5 milioni di tedeschi.<br />
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Johannes Bucklerhttp://www.blogger.com/profile/04180390049603000456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-53202458291784872612016-08-02T19:04:00.001+02:002016-08-02T19:05:14.287+02:00Se l'anti-gender è una donna<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s1600/220px-Johannes_Bueckler.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s200/220px-Johannes_Bueckler.jpg" width="82" /></a>
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La Regione Lombardia ci informa che da settembre sarà attivo uno sportello e un telefono ribattezzato dal Pirellone telefono anti-gender. <br />
Il servizio, a detta loro, "costituirà un valido strumento di contrasto all'ideologia gender". Servirà a "fronteggiare eventuali casi di forme di disagio nel percorso educativo degli alunni, avendo come stella polare i valori non negoziabili della famiglia naturale e della tutela della libertà educativa in campo alla famiglia stessa". Per contrastare, secondo loro, l'applicazione dell'articolo 1, comma 16, della legge cosiddetta Buona Scuola. <br />
Ora, il comma 16 parla d’altro, di “attività finalizzate all’attivazione di percorsi educativi di lotta alla discriminazione per orientamento di genere”, ovvero quelle attività che dovrebbero prevenire i troppi casi di bullismo di matrice omofoba che purtroppo affollano le cronache. In sostanza una norma di civiltà. Una norma, fra l’altro, che risponde all’esigenza di dare attuazione ai princìpi costituzionali di pari dignità e non discriminazione di cui la nostra Costituzione all’art. 3 recita: ”Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Sorprende che questi personaggi si atteggino a difensori della Costituzione invitando a votare No al referendum sulla riforma costituzionale. <br />
Fa specie il fatto che a portare avanti il progetto dello sportello anti-gender sia l’assessore alle Culture, identità e autonomie della Regione, Cristina Cappellini. Una donna appunto. Che dovrebbe conoscere certe dinamiche. <br />
Che dovrebbe conoscere per la maggiore sensibilità che contraddistingue una donna, quell'insieme di vessazioni, offese, minacce, atteggiamenti aggressivi, maldicenze che possono spingersi fino alla violenza su esseri umani particolarmente indifesi. <br />
E come se non bastasse, pochi giorni dopo durante un comizio a Cremona, il suo segretario Matteo Salvini, è salito sul palco con una bambola gonfiabile paragondola al Presidente della Camera Laura Boldrini. A vedere tutte quelle donne che sorridevano sotto il palco mentre la figura femminile era paragonata a qualcosa d’inanimato, a un niente, mi ha messo tanta tristezza. <br />
Come un progetto anti-gender portato avanti da un assessore donna. <br />
Tanta, ma proprio tanta tristezza.
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<b>Johannes Bückler</b><br />
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<i>30 Luglio 2016 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi qui <a href="https://drive.google.com/a/noisiamobuckler.org/file/d/0B2fKHNzhTccCcHNURE1ic1JDRW8/view?usp=sharing" target="_blank">>>>>></a></i></div>
Johannes Bucklerhttp://www.blogger.com/profile/04180390049603000456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-11989187334349158432016-06-24T18:59:00.001+02:002016-06-24T21:58:16.154+02:00Quel 28 ottobre 1971 alla Camera dei Comuni...<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s1600/220px-Johannes_Bueckler.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s200/220px-Johannes_Bueckler.jpg" width="82" /></a>
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<b>28 ottobre 1971 – Camera dei Comuni </b><br />
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L’atmosfera era carica, le gallerie di diplomatici affollate di spettatori, l’ingresso del palazzo di Westminster bloccati dai manifestanti.
C’erano persino sostenitori e curiosi tra i passanti nelle strade limitrofe, gente che non voleva assolutamente mancare un’occasione tanto importante. Il dibattito sulla richiesta della Gran Bretagna di aderire alla Comunità Europea aveva ormai raggiunto il suo culmine.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPOTyYqx_ZSilun5bVAbNGjOH1SWe85NI7xQBvvBcNe28lAqlzpHqCwiUdIBiFwbvm0So0SW-PBTy-PCxopErq4towviz58klWy6jCUV6rk4eLAYdchGqp7-Wfbi7U15mb0ASYjy_lg3o/s1600/Foto6529.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPOTyYqx_ZSilun5bVAbNGjOH1SWe85NI7xQBvvBcNe28lAqlzpHqCwiUdIBiFwbvm0So0SW-PBTy-PCxopErq4towviz58klWy6jCUV6rk4eLAYdchGqp7-Wfbi7U15mb0ASYjy_lg3o/s200/Foto6529.jpg" width="115" /></a>La Camera stava per votare.<br />
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“Vedete laggiù la galleria degli ambasciatori?”, mormorò un addetto anziano. “Non l’ho mai vista così piena da quando ho cominciato a lavorare qui”. Per coloro che ebbero la fortuna di assistere a quell’evento, in un epoca non ancora dominata dalla televisione, il dibattito sembrò trasformarsi in un palcoscenico per molti parlamentari, dal focoso Michael Foot al pacato Jim Callaghan, al disinvolto Jeremy Thorpe.<br />
Anche Jeffrey Archer decise di parlare, ma solo per lamentarsi delle code all’esterno della Camera. Ma quando il Primo Ministro conservatore Edward Heath prese la parola, l’atmosfera sembrò diventare ancora più elettrica.<br />
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Hearth era noto per essere un oratore impacciato con le sue vocali strozzate che riflettevano l’insicurezza derivata dall’umile infanzia nel Kent. Fin da quando aveva servito nell’artiglieria reale, durante la seconda guerra mondiale, il primo ministro si era mostrato un appassionato sostenitore del futuro europeo della Gran Bretagna. Ora era arrivato il suo momento.<br />
“Penso che nessun primo ministro prima d’ora abbia chiesto a quest’aula in tempo di pace di prendere una decisione di tale importanza, come mi accingo a fare in questo momento”, esordì. Elencò poi i grandi cambiamenti avvenuti nel mondo nel corso degli ultimi anni, dall’inizio della globalizzazione all’ascesa della Cina.<br />
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Dopo il discorso di Heath, la Camera procedette con il voto. Nessuno poteva prevedere il risultato. Quanti conservatori ribelli si sarebbero uniti a Enoch Powell sfidando le ire del partito? Quanti laburisti favorevoli all’Europa avrebbero seguito Roy Jenkins, l’ex cancelliere e guida dell’intellighenzia liberale nella lobby governativa? La tensione era tale che si sarebbe potuta tagliare con un coltello ed alcuni amici di Jenkins erano così preoccupati della sua sicurezza che Roy Hattersley suggerì di organizzare alcune guardie del corpo per scortarlo fino alla macchina dopo la fine della votazione.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeoUorkjkd2Pgah_QWzhNYz0nz6uGRWTYHRVid-LxLARsIOWKTBug91uR5XVZh-bAYlKOUzJsGkWxTIMEZHAe40I3_NY6uND9RhyphenhyphenLppThbecrwTX78uzAcaLR2Ql1XFsRS6TaoQ9pIVTg/s1600/Foto65129.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="145" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeoUorkjkd2Pgah_QWzhNYz0nz6uGRWTYHRVid-LxLARsIOWKTBug91uR5XVZh-bAYlKOUzJsGkWxTIMEZHAe40I3_NY6uND9RhyphenhyphenLppThbecrwTX78uzAcaLR2Ql1XFsRS6TaoQ9pIVTg/s320/Foto65129.jpg" width="320" /></a>Quando finalmente gli scrutatori annunciarono il verdetto – 356 voti favorevoli all’ingresso in Europa, 244 contrari – ci fu una vera e propria esplosione di grida e di insulti.
“Bastardo fascista”, gridarono gli avversari all’indirizzo di Jenkins, mentre altri spintonavano e cercavano di prendere a pugni i compagni “traditori” che si erano ribellati alle direttive del partito.
Perfino l’austero Enoch Powell si lasciò coinvolgere nella baraonda.
“Non si doveva fare, non si doveva fare”, si mise a gridare dal suo banco.<br />
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La notizia del voto viaggiò velocemente. L’ex primo ministro Harold Macmillan era rimasto in attesa sulle scogliere di Dover con un grande falò preparato dal movimento europeo. Appena giunse il risultato il falò fu acceso tra le acclamazioni di 500 persone presenti. Più avanti nella notte, un fuoco di risposta venne acceso sulla riva opposta, nel continente, vicino a Calais.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEidEa4bGgAp32X5QCNxSJ1RPyHD_ZCHlWp71t2hbejaZoqjJfughWKFajlrCN78TintQ01UZJXs7tzrFv-efLNbLoaO3qFQW1Iml60AGrbUf6E7hYklD8y5cSfCU3PYSUGS5hiJluCJA/s1600/Foto6533.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="193" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEidEa4bGgAp32X5QCNxSJ1RPyHD_ZCHlWp71t2hbejaZoqjJfughWKFajlrCN78TintQ01UZJXs7tzrFv-efLNbLoaO3qFQW1Iml60AGrbUf6E7hYklD8y5cSfCU3PYSUGS5hiJluCJA/s200/Foto6533.jpg" width="200" /></a><br />
Quando giunse al numero 10 di Downing Street, il più riservato degli uomini politici andò nel soggiorno, si sedette al clavicordo e diede libero sfogo alle sue emozioni suonando il primo preludio e fuga per clavicembalo di Bach.
Dopo dieci anni di lotta, aveva realizzato il suo sogno.<br />
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Ma solo quando la “voce calma e sommessa del clavicordo” smise di risuonare, Healt fu sopraffatto dalla felicità.<br />
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History – Dominic Sandbrook, autore del libro “State of Emergency: the Way We Were Britain. 1970-1974
</b><br />
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Johannes Bucklerhttp://www.blogger.com/profile/04180390049603000456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-18895305794501168042016-06-22T16:01:00.006+02:002018-08-21T22:28:22.095+02:00Schio, una strage dimenticata. Fino ad oggi. <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s1600/220px-Johannes_Bueckler.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s200/220px-Johannes_Bueckler.jpg" width="82" /></a>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4n8HkAlbyNLTXNdJzE_Y9bK5pAIibCTPgpLORvon-wJVBJ_VG85Di95skH2lUFg38-zSRuS42iqXKtKqCLOpz7qba1rIVfSbFn8CL6SV6jOObZyGDmPpM_Ug1snUFqSDzU2yhVOb515U/s1600/Foto6514.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="197" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4n8HkAlbyNLTXNdJzE_Y9bK5pAIibCTPgpLORvon-wJVBJ_VG85Di95skH2lUFg38-zSRuS42iqXKtKqCLOpz7qba1rIVfSbFn8CL6SV6jOObZyGDmPpM_Ug1snUFqSDzU2yhVOb515U/s200/Foto6514.jpg" width="200" /></a><b>06 Luglio 1945 - Schio, provincia di Vicenza
</b><br />
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Una lieve brezza ha spazzato via l'afa. La guerra è finita da nove settimane. In via del Baratto, l'edificio delle carceri ha una grande portone in legno e inferriate alle finestre.<br />
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Di fronte alla prigione c'è l'Osteria dei Tre Morari, meta ambita di molti abitanti. Tra partite di scopa e quartini di vino anche i custodi del carcere passano lì il loro tempo libero.
Sono le 20 e Giuseppe Pezzin, capo guardiano, si accinge a salutare gli amici e a rincasare nell'alloggio al primo piano.<br />
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Due giovanotti armati lo fermano sull'uscio :"Vieni con noi" ingiungono i due. "Non ho fatto niente", replica il Pezzin pensando a qualcosa di spiacevole. "Vieni con noi e basta". Giuseppe li segue.
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<br />
Fa ancora chiaro, e verso occidente il cielo è di un rosso vivo.
Ai due accompagnatori si aggiunge una terza persona che intima al Pezzin: "Dacci le chiavi del carcere". Il Pezzin obbedisce. Ha paura per sé e per la sua famiglia.
Arrivati alla prigione i tre si infilano nell'androne. Da un angolo sbuca un altro gruppo di uomini armati. Alcuni sono mascherati, entrano e si avviano nell'ufficio matricola per visionare l'elenco dei detenuti. La prigione di Schio ha due cameroni di 10 metri per 6. Uno al pianterreno e uno al primo piano.
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Di regola i detenuti sono pochi. Ubriachi molesti o ladruncoli, ma in questi giorni ci sono 99 persone.
Non tutti sono fascisti. Gli uomini lo sanno. Ma importa poco.
I prigionieri vengono ammassati alle pareti dei due cameroni.
E' circa mezzanotte.
Il Pezzin, rinchiuso in un angolo della prigione con la sua famiglia, sente le raffiche.
Quattro minuti durano. A terra un groviglio di corpi, uomini, donne e giovani. Un vero carnaio. <br />
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Quegli uomini hanno appena massacrato 54 persone, tra cui 14 donne (una ha 17 anni) e 7 minori.<br />
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<i>Quello che trovarono i soccorritori fu qualcosa d’indescrivibile. Dalle scale della prigione un fiume di sangue aveva raggiunto la strada. Incrociando gli assassini in ritirata furono costretti a gettare a terra le barelle per non essere malmenati. Quando entrarono videro qualcosa di terrificante. In un groviglio spaventoso di corpi si udivano i lamenti di alcuni feriti, le urla di disperazione di chi era sopravvissuto a un loro caro. Come Umberto Perazzolo e il maestro elementare Rino Tadiello, abbracciati ai cadaveri dei loro figli.</i><br />
<i><br /></i>
<i>Perchè Schio? In quei giorni si era diffusa la notizia che 13 cittadini di Schio erano morti a Mauthausen. La voce che girava era: "dobbiamo vendicarli". Il popolo chiedeva vendetta.</i><br />
<i><br /></i>
<i>Il mandante si chiamava Gino Piva. Il suo braccio destro Ruggero Maltauro. Naturalmente fascisti anche loro fino 25 luglio del 1943. Antifascisti dal giorno dopo. Maltauro addirittura membro della polizia ausiliaria.</i><br />
<i><br /></i>
<i>Non ci volle molto a convincere qualcuno che bisognava vendicarsi. All'inizio pensarono pure di far saltare il carcere con tutti dentro.</i><br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEic8NVh1Tpv2o2Ky7kh_uXyHnOq7NnQHr5YDwvYLZkbOgYEdi5bU5XceRwVEZa1rzfOYkp1bKzt_waZmkxVgeYGnTA5m09QgFhzYNUwGQJRofb8A333hT_5gwZbz2-ghimn2Pq_T48DtE4/s1600/Foto6515.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEic8NVh1Tpv2o2Ky7kh_uXyHnOq7NnQHr5YDwvYLZkbOgYEdi5bU5XceRwVEZa1rzfOYkp1bKzt_waZmkxVgeYGnTA5m09QgFhzYNUwGQJRofb8A333hT_5gwZbz2-ghimn2Pq_T48DtE4/s200/Foto6515.jpg" width="187" /></a><i><br /></i>
<i>“Quella notte erano in giro per Schio, uno con la fidanzata, uno alle giostre, altri nelle balere, al caffè, a bighellonare in attesa di far tardi, da bravi vitelloni locali”</i><br />
<i>La mattina dopo per Schio a vantarsi di quello che avevano fatto. Nessun pentimento o rimorso. </i><br />
<i><br /></i>
<i>L'autorità militare alleata, che aveva poteri sovrani in Italia, avocò a sè le indagini e accertò che la strage era stata decisa da elementi fanatici e individuarono i 15 responsabili. </i><br />
<i><br /></i><i>Accertarono che delle 54 vittime solo 27 avevano aderito (solo simpatizzanti) alla Repubblica di Salò. Altri erano lì per reati comuni o in attesa di giudizio.
</i><br />
<i><br /></i>
<i>Come andò a finire?</i><br />
<i><br /></i>
<i>Vi furono subito arresti e confessioni, pure condanne, ma per soli pesci piccoli.
I maggiori responsabili se la cavarono fuggendo all’estero.
</i><br />
<i><br /></i>
<b>#MdT 13/09/1945 Questa la prima sentenza, tra cui spicca la condanna a morte per Bortolaso Valentino. </b><br />
<i><br /></i>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZPb5uEoi-wqwLdajRqGJjCYH2EVVacaYOS-relVDRsvooNTTn3kJxDo9zl7yx2KFDLe584v-m1d81cNxQEzLY6mKbZ0A1FBN-YoudqzNpoGi2TARkEWEEQl6cU2gx-ekol3ZGOO_mjxI/s1600/sentenza.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZPb5uEoi-wqwLdajRqGJjCYH2EVVacaYOS-relVDRsvooNTTn3kJxDo9zl7yx2KFDLe584v-m1d81cNxQEzLY6mKbZ0A1FBN-YoudqzNpoGi2TARkEWEEQl6cU2gx-ekol3ZGOO_mjxI/s320/sentenza.jpg" width="310" /></a></div>
<i><br /></i>
<i><br /></i>
<i><b>Leggila integralmente <a href="https://drive.google.com/a/noisiamobuckler.org/file/d/0B2fKHNzhTccCbVBnQVJtWUxyWXc/view?usp=sharing" target="_blank">>>>>></a></b></i><br />
<i><br /></i>
<b>#MdT 21/12/1945 - Le condanne a morte dei responsabili dell'eccidio di Schio (tra cui Valentino Bortolaso) sono commutate in ergastolo.
</b><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZQkR3UgW7c9sDe_wa_OiKn7gJ1a52aF7BURILHXYuKrZqe00AD7qMF5kTm_CeVrG7G1RVCaTvc6tTME47EH2dR4YKzR1jFxZxw18yOzr84L8ee91UrMxJq8pg8h7X6haRI36OmPSS9FE/s1600/21-12-1945.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZQkR3UgW7c9sDe_wa_OiKn7gJ1a52aF7BURILHXYuKrZqe00AD7qMF5kTm_CeVrG7G1RVCaTvc6tTME47EH2dR4YKzR1jFxZxw18yOzr84L8ee91UrMxJq8pg8h7X6haRI36OmPSS9FE/s400/21-12-1945.jpg" width="350" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="text-align: justify;"><i>Poi la solita conclusione all’italiana, gli indulti, le amnistie, infine tutti a casa, dimenticati. <br />Tutto dimenticato. Fino ad oggi...</i></span></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFfQ2NF5kDHQtFHHFkfEHO8c-bRnUv8ipcg0jdgKiSe1ghprHWuNIMLJLdMeFd-7Vd9e21OwOiiCASgx_hx7lhZPBN5_u3qbZDEVnGhYDICU7ZgD9xwFdyRXRo0r_aoVBHLs_GlYr5zVQ/s1600/21-06-2016.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFfQ2NF5kDHQtFHHFkfEHO8c-bRnUv8ipcg0jdgKiSe1ghprHWuNIMLJLdMeFd-7Vd9e21OwOiiCASgx_hx7lhZPBN5_u3qbZDEVnGhYDICU7ZgD9xwFdyRXRo0r_aoVBHLs_GlYr5zVQ/s400/21-06-2016.jpg" width="345" /></a></div>
<br />
<b>#MdT 21/06/2016 - Valentino Bortolaso, uno dei responsabili dell'eccidio di Schio viene insignito dal prefetto di Vicenza della “medaglia d’oro della Resistenza”. </b><br />
<i><br /></i>
<i>Giovanni Bortolaso, eroe della Liberazione. <br />L’uomo (arrestato per l'eccidio) che il 22 Agosto 1945 aveva rilasciato questa deposizione:</i><br />
<br />
<i>“Io diedi l’ordine a quelli che rimasero giù di sparare quando avessero sentito sparare di sopra.
Abbiamo tolto gli 8 o 9 uomini prigionieri delle due piccole celle del primo piano e li abbiamo portati al secondo piano dove c’erano le donne detenute, mettendoli davanti ad esse.
Due donne, detenute comuni erano state tolte dal gruppo delle detenute e portate fuori, ma non so dove.
Incominciammo a sparare verso le 12 e ¼.
I primi colpi vennero sparati al piano superiore.
Io avevo due caricatori con circa 70 colpi in tutto.Quando pensammo che tutti fossero morti, siamo usciti tutti assieme dalle prigioni, poi ognuno se ne andò per conto suo”.
</i><br />
<br />
<b><i>Leggi l’intera deposizione <a href="https://drive.google.com/a/noisiamobuckler.org/file/d/0B2fKHNzhTccCOWhiWkpRc2tCeGM/view?usp=sharing" target="_blank">>>>>>></a></i></b><br />
<br />
<i>La notte tra il 6 e il 7 luglio 1945, nove settimane dopo la fine della guerra, rimasero sul pavimento del carcere 54 corpi . Uccisi solo per vendetta. Una vendetta atroce, inutile. </i><br />
<i><br /></i>
<i>Che non meritava certo una medaglia d’oro. Ieri, come oggi.</i><br />
<br />
<b>Johannes Bückler</b><br />
<br />
<br /></div>
Johannes Bucklerhttp://www.blogger.com/profile/04180390049603000456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-15911319295827853392016-06-02T18:15:00.000+02:002019-02-06T10:54:57.252+01:00Paolo Savona. Chi è costui? <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s1600/220px-Johannes_Bueckler.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s200/220px-Johannes_Bueckler.jpg" width="82" /></a>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Paolo Savona? “Un grande studioso e un bravo parlatore, ma un pessimo organizzatore”, parole di Franco Mattei (direttore generale uscente di Confindustria nel 1976 quando arrivò Savona). Non so sia vera la definizione di pessimo organizzatore, sicuramente uno litigioso, quello sì. Il suo carattere difficile si è scontrato un po’ con tutti.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzIFSwamhrKz3GikHVTn_PunIbujinyXbXAosAkDF8PlxyUsREYebRuxjodyRVz69b3c6qaI5iNVyv-f7M-ZGuWxEFwXlq_6t1gtNo2YD0t7EuV6jjOWb0VHF1bc7JQgaseffFr4Ntk_4/s1600/Foto1502.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; display: inline !important; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="484" data-original-width="357" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzIFSwamhrKz3GikHVTn_PunIbujinyXbXAosAkDF8PlxyUsREYebRuxjodyRVz69b3c6qaI5iNVyv-f7M-ZGuWxEFwXlq_6t1gtNo2YD0t7EuV6jjOWb0VHF1bc7JQgaseffFr4Ntk_4/s320/Foto1502.jpg" width="236" /></a>Da Romano Prodi quando era all’Iri, a Franco Bernabè quando era all’Enel. Litigò pure con Antonio Cassese sulla privatizzazione dell’Enel e litigò pure con Francesco Saja. Nell’ottobre del 1983 disse “basta litigare”. Se non mi date ragione mi dimetto. Naturalmente non si dimise. Il suo punto di riferimento era Giorgio La Malfa, amico personale, ma non disdegnava frequentare democristiani. <br />
<br />
Negli anni ’80 guai a chiamarlo “politico”, lui era solo un tecnico al servizio della politica. Era stato Carli nel 1976 a portarlo con sé.
Un nome che oggi farebbe inorridire i grillini perché il suo attaccamento alle poltrone è proverbiale. <br />
<br />
Era alla presidenza del Credito industriale sardo nel 1982 quando fu nominato Segretario generale della Programmazione con La Malfa ministro del Bilancio. Gli fecero notare che la legge non consentiva la compatibilità del nuovo incarico con quello precedente. Lui alzò le spalle e si tenne i due incarichi.<br />
<br />
Nella BNL (nel 1992) fece anche peggio. Una volta nominato direttore generale e poi amministratore delegato gli fecero notare due cose. Primo doveva essere assunto dalla BNL e poi successivamente dimettersi da tutti gli altri incarichi per incompatibilità (secondo la legge). Lui ci pensò un attimo e trovò la soluzione. Farò il direttore generale della BNL non c'è bisogno di assumermi, mi pagate lo stesso e così non lascio tutti gli altri incarichi. Forte. Non durò molto nemmeno lì. Alla prima litigata con Cantoni (comando io comandi tu) si guardò intorno e trovò un incarico che non era incompatibile con tutti gli altri incarichi. E andò alla presidenza del Fondo interbancario di garanzia.<br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhjZcTlDr017TVoOjMnIYcBFnx9Fn51eNAIl_ZPnhMI17TPd6bn8JyW3ihtnjaO8g0lwUOan32j5trZ1DdM9oji6lTNFNxy9ZGKGUlwB-CPV8Jjml0czGg7Z0KZXihcjlZMocmh5Ulz3k/s1600/Foto1503.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="369" data-original-width="406" height="290" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhjZcTlDr017TVoOjMnIYcBFnx9Fn51eNAIl_ZPnhMI17TPd6bn8JyW3ihtnjaO8g0lwUOan32j5trZ1DdM9oji6lTNFNxy9ZGKGUlwB-CPV8Jjml0czGg7Z0KZXihcjlZMocmh5Ulz3k/s320/Foto1503.jpg" width="320" /></a>E' ospite fisso al Bilderberg. A suo tempo era solito andarci con l'amico Gianni Agnelli usando il Concorde.<br />
<br />
Giudicarlo è impossibile. L'unica cosa certa che da vero “liberista”, come si definiva, era un pochetto ondivago. <br />
Le sue idee sulle privatizzazioni cambiavano continuamente e a volte incomprensibilmente. Come quando si parlò di privatizzare la Stet. W la privatizzazione, ma solo alle famiglie Pirelli e Agnelli, disse, altrimenti niente. <br />
<br />
Era talmente liberista che quando il presidente dell' Eni Franco Bernabé decise di chiudere gli stabilimenti Enichem di Crotone perché in perdita e improduttivi, lui si oppose apertamente.<br />
<br />
Cassese pensava alla riorganizzazione dell' ente di vigilanza sulle assicurazioni, l' Isvap? E lui era contrario. Un liberista che nessuno capiva.
<br />
<br />
Quando l’Antritrus definì il progetto per la privatizzazione dell' Enel un autentico "monopolio privato" di chi era il progetto? Sempre suo. Del liberista Paolo Savona. <br />
<br />
Un tipetto che guai a criticare il suo lavoro o le sue idee. Quando si dimise dopo l’ennesima litigata con Prodi sulle privatizzazioni giurò che non sarebbe mai più tornato alla politica. Qualche incarico non politico quello sì però (te pareva).<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSiJfBJDPFCKszT18R-rIB0e7vbNuFRg-DltimUx1yIYr_DysYs-kmyJHYYeJlwGszVO7k9VSvssLbRJoHetyeMQCE_woDbXb-eNCcP581XBkbFaK5cq5HFxTVxf20-uEyCXjnP7COFGE/s1600/Foto1504.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="433" data-original-width="314" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSiJfBJDPFCKszT18R-rIB0e7vbNuFRg-DltimUx1yIYr_DysYs-kmyJHYYeJlwGszVO7k9VSvssLbRJoHetyeMQCE_woDbXb-eNCcP581XBkbFaK5cq5HFxTVxf20-uEyCXjnP7COFGE/s320/Foto1504.jpg" width="232" /></a></div>
<br />
Come tutti quelli che invecchiano male e non riescono a sopportare l'oblio, da alcuni anni persegue il filone che riesce a dare anche a dei semplici sconosciuti economisti visibilità e soldi. Parlo dell'antieuropeismo. Si vanta infatti di aver scoperto un famigerato "Piano Funk" (ministro dell'economia nazista) che prevede una Germania egemone dove tutte le monete si devono comportare come il marco tedesco. Un complotto tipo "Piano Kalergi" per intenderci. Che dire. Walter Funk era un semplice esecutore (aveva sostituito Hjalmar Schacht poco malleabile a detta di Hermann Goring) e può darsi abbia scritto cose del genere a quei tempi. Ma credere ai complotti, via. Siamo seri.<br />
E poi, un membro del Bilderberg che crede ai complotti? Fa ridere dai.<br />
<br />
<b>Johannes Bückler</b></div>
Johannes Bucklerhttp://www.blogger.com/profile/04180390049603000456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-65933051896024242602016-05-31T16:27:00.001+02:002018-03-31T10:39:36.750+02:00"Mussolini ha fatto anche delle cose buone". <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s1600/220px-Johannes_Bueckler.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s200/220px-Johannes_Bueckler.jpg" width="82" /></a>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<b><i>Un passo indietro </i></b><br />
<br />
<b>Giugno 1948 </b><br />
Il Ministro delle Finanze Ezio Vanoni ha ricevuto l’incarico di migliorare un sistema tributario antiquato. Un sistema costituito da numerose imposte che grava soprattutto sui ceti medi rispetto, per esempio, alla grande borghesia. Le imposte dirette sono solo ¼ delle entrate fiscali. E’ necessario commisurare l’imposta al reddito realizzato ed applicarla alla realtà.<br />
<br />
<b>Gennaio 1951
</b><br />
Legge 11 gennaio 1951, n. 25, detta anche legge Vanoni. E’ il primo atto legislativo di perequazione tributaria. Suo scopo è quello di instaurare, attraverso la dichiarazione, un nuovo clima nei rapporti con il fisco. La dichiarazione sarà annuale, analitica ed unica, e permetterà al fisco di conoscere la situazione complessiva del contribuente. La legge Vanoni ha inoltre disposto una nuova tabella di aliquote, che va da un minimo del 2% ad un massimo del 50%, riconoscendo al tempo stesso il minimo esente di 240.000 lire e la detrazione di 50.000 lire per ogni membro a carico del contribuente, incluso il coniuge.<br />
<br />
<b>Sabato 27 gennaio 1952 </b><br />
La sede dell’Ufficio Tributi del Comune di Roma si trova in via del Teatro di Marcello. Coincidenza vuole che si trovi a pochi metri dalla “Bocca della Verità”. Oggi è un giorno particolare, atteso da molti giornalisti. In base alla legge Vanoni, ogni comune è tenuto a rendere pubbliche le dichiarazioni dei redditi dei cittadini italiani. Tra poco quelle del 1951 che fanno riferimento ai redditi del 1950. I giornalisti però stanno aspettando soprattutto quelle dei politici. Troppo forte la tentazione di beccare qualche potente di turno in castagna.<br />
Non sanno ancora quello che sta per accadere.<br />
<br />
I corridoi del pianterreno dell’Ufficio Tributi sono affollatissimi. Oltre ai giornalisti ci sono molti cittadini comuni. Chiaro il loro intento. Sono lì perché vogliono conoscere le cifre dichiarate da amici e conoscenti. La curiosità è enorme.<br />
<br />
Si inizia.<br />
Per i giornalisti la caccia ai redditi delle varie personalità, della nobiltà, dello spettacolo, ma quando arrivano alla parte riguardante i politici qualcosa non torna.<br />
<br />
Il primo nome è quello del Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, tra i primi a consegnare la dichiarazione dei redditi. Il Capo dello Stato ha dichiarato per l’anno 1950 una cifra pari a 1.259.000 . Subito dopo Einaudi con lire 1.290.000, Campilli con 8.337.125 e Merzagora con 6.500.000. Il senatore Mario Cingolani 1.328.425 e il senatore Giorgio Tupini, sottosegretario alla presidenza del Consiglio 1.940.000.<br />
<br />
Prime perplessità: il ministro Vanoni ha dichiarato solo 181.300 lire. De Gasperi ancora meno, 108.000 lire. E poi? Niente. Non ci sono tracce di altri politici. Tutti gli altri non hanno dichiarato redditi.<br />
<br />
Dove sono i redditi di Palmiro Togliatti, Pietro Nenni, Mario Scelba, Luigi Longo, Giuseppe Di Vittorio, Renato Angiolillo, Mauro Scoccimarro, Randolfo Pacciardi, Giuseppe Saragat? Tutti nullatenenti? Impossibile. Per stare sui banchi di Montecitorio e di Palazzo Madama lo Stato corrisponde loro 250.000 lire mensili quindi 3.000.000 di lire annui. Ministri e sottosegretari ricevono un’indennità ancora maggiore. Perché allora i maggiori esponenti politici italiani non hanno dichiarato nulla?
Il mistero viene svelato quasi subito.<br />
<br />
Quasi tutti i politici non hanno dichiarato redditi nel 1950 grazie ad una legge fascista del 30 novembre 1929.
Mentre la dittatura cancellava tutte le libertà, il ministro delle Finanze del governo guidato da Benito Mussolini, Antonio Mosconi, stabiliva che le indennità parlamentari fossero esenti dal prelievo fiscale.<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSS1JfSPkUvOWpxsIUAujZMg1TwFq6K32vhyphenhyphenYxAabH-w22wDx1pYWd7sy4m0BeY0uN0UFoMs15z3Rbu0GXVQv_0sg4jsw27SPkiyptFUFN7mkkpZWO7ONquPJ43rCX6FqDEIdF1VP4xv4/s1600/Foto6232.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="129" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSS1JfSPkUvOWpxsIUAujZMg1TwFq6K32vhyphenhyphenYxAabH-w22wDx1pYWd7sy4m0BeY0uN0UFoMs15z3Rbu0GXVQv_0sg4jsw27SPkiyptFUFN7mkkpZWO7ONquPJ43rCX6FqDEIdF1VP4xv4/s320/Foto6232.jpg" width="320" /></a><br />
<i>La dittatura è finita, ma si sono tenuti questo privilegio.
Non pagare le tasse sfruttando una legge fascista.
Una legge non solo mai abrogata (come era successo alle altre) ma addirittura ribadita con la legge n. 1102 del 9/08/1948. Con 338 voti favorevoli, 37 contrari e 2 astenuti.</i><br />
<br />
Diversi i tentativi di cancellare la legge n. 1102 del 9/08/1948.<br />
<br />
<b>13 Marzo 1952 </b><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
Proposta di legge del deputato Rodolfo Vicentini (DC) per la cancellazione dell’art. 3 della legge n. 1102 del 9/08/1948.<br />
<br />
Ma qualcuno non è d’accordo. Russo Perez per esempio : Leggi <a href="https://drive.google.com/a/noisiamobuckler.org/file/d/0B2fKHNzhTccCTXVaRklvZTIyR2s/view?usp=sharing" target="_blank">>>>>></a><br />
<br />
<b>27/01/1954. </b><br />
Altra proposta di Vicentini. Ma non se ne fa niente. Leggi <a href="https://drive.google.com/a/noisiamobuckler.org/file/d/0B2fKHNzhTccCaEJuaXJid1RZSEk/view?usp=sharing" target="_blank">>>>>> </a><br />
<br />
<b>1958</b><br />
E poi ancora. Flavio Orlandi (PSDI). Leggi <a href="https://drive.google.com/a/noisiamobuckler.org/file/d/0B2fKHNzhTccCWFlNSTNDWDF1dXM/view?usp=sharing" target="_blank">>>>>></a><br />
<br />
<i>Troppi i cassetti negli edifici del Parlamento. Le proposte di legge spariscono.</i><br />
<br />
<b>1962 </b><br />
Malagodi del PLI ritrova la proposta di legge Vicentini e la ripropone in Parlamento. Ma ad aprile si vota. Viene riposta nel cassetto.<br />
<br />
<b>1963 </b><br />
Giuseppe Amadei (PSDI) la ritrova e la ripropone più articolata. Ma sparisce in un altro cassetto.<br />
<br />
<b>1965 </b><br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuusRtD-fXKdH9bqLN91Qg1h4B990L7s1TY-K7qCXujmPtx1Xt6o-jAoeaAM3miz28CfSnrOGfyzpgShvWkYxWfGQ3O2KlxzoCsyFpDAaCO2EtPqFPVTjOt81BHB1wbIAs0UXTaY4UXYQ/s1600/Foto6245.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="75" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuusRtD-fXKdH9bqLN91Qg1h4B990L7s1TY-K7qCXujmPtx1Xt6o-jAoeaAM3miz28CfSnrOGfyzpgShvWkYxWfGQ3O2KlxzoCsyFpDAaCO2EtPqFPVTjOt81BHB1wbIAs0UXTaY4UXYQ/s200/Foto6245.jpg" width="200" /></a>Con l’opinione pubblica sempre più arrabbiata finalmente la legge n. 1102 del 9/08/1948 viene cancellata con la legge 31 ottobre 1965, n. 1261<br />
<br />
<br />
<br />
Però non esageriamo…<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvsJaxujcCmMOXmo0Gbf_2YUFBaaXzjEdbRxeak7PhA745YBpeDqpCkR8dzSdNMYvlpwyoR4ECxK6WxQUWooQQCc1FL2i0g6sOoYHM2QCoeK5dDhgwWm4LQvaNosu7vBhNoKT1CdHE7Zc/s1600/Foto6234.jpg" imageanchor="1" style="display: inline; margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" height="118" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvsJaxujcCmMOXmo0Gbf_2YUFBaaXzjEdbRxeak7PhA745YBpeDqpCkR8dzSdNMYvlpwyoR4ECxK6WxQUWooQQCc1FL2i0g6sOoYHM2QCoeK5dDhgwWm4LQvaNosu7vBhNoKT1CdHE7Zc/s320/Foto6234.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<i>Sempre per non esagerare nello stesso giorno si aumentarono l’indennità parlamentare da 500.000 lire mensili nette a 800.000 lire lorde (750.000 nette). <br />Della serie,“calma con i facili entusiami”.</i><br />
<br />
Sì, Mussolini ha fatto anche delle cose buone. Insomma...<br />
<br />
<b>Johannes Bückler</b><br />
<br />
<br /></div>
Johannes Bucklerhttp://www.blogger.com/profile/04180390049603000456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-21396148051338571052016-05-27T16:42:00.001+02:002018-01-20T10:46:49.748+01:00Ragazzi di buona famiglia<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s1600/220px-Johannes_Bueckler.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s200/220px-Johannes_Bueckler.jpg" width="82" /></a>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<b>Milano, 28 maggio 1980 ore 8.30
</b><br />
<br />
La sveglia rossa, enorme di bambino, lo svegliò. <br />
L’aveva caricata e controllata scrupolosamente per essere certo di non mancare all’appuntamento. Si vestì e andò in cucina dove trovò il padre intento a bere una tazza di caffè. Gli fece compagnia. <br />
Fuori pioveva. Non forte, solo una pioggerellina fine, fine. <br />
<br />
Dopo aver fatto colazione Paolo (questo il suo nome) uscì in strada, inforcò la bicicletta di papà appoggiata in fondo all’androne e si diresse verso la stazione di Porta Genova. Lì aveva appuntamento con i suoi amici. “Tra le 9.30 e le 9.45” si erano detti il giorno prima. Ci vollero circa dieci minuti per arrivare alla stazione. <br />
<br />
<i>La stazione di Porta Genova è la più antica stazione di Milano, e si vede. Ormai ci passa solo qualche treno di pendolari, niente di più. </i><br />
<br />
Arrivò sgommando e vide gli amici. C’erano tutti, Marco, Paolo, Fabio e Gianni ad attenderlo. Girò su se stesso, senza parlare, e pedalando piano si mise alla testa del gruppetto. Arrivarono ben presto in via Solari dove trovarono Ippo, che si allontanò di corsa facendo finta di non vederli. Non era scortesia, lui doveva solo controllare una cosa e dare conferma ai suoi amici. E quello aveva fatto, per oltre due ore. Ora che li aveva visti arrivare poteva tornare a casa sua ad Arona. <br />
<br />
Paolo accelerò, fece il giro dell’isolato e appoggiò la bicicletta alla fermata ATM. Marco e l’altro Paolo sopraggiunsero da Via Cerano seguiti a breve distanza da Fabio. Paolo osservò Marco e l’altro Paolo fermarsi vicino all’edicola. Notò l’assenza di Gianni, ma sapeva benissimo dov’era. Aveva parcheggiato la Peugeot grigia metallizzata in Via Salaino ed aspettava, come da accordi, seduto alla guida. <br />
<br />
Ora toccava a lui. Il suo compito era quello di osservare. Al momento giusto avrebbe inforcato nuovamente la bici avvisando con quel gesto i suoi amici. Fu un’eternità quei 45 minuti passati sotto la pioggia.<br />
<br />
Poco prima delle 11 la pioggia smise di cadere proprio nello stesso momento in cui vide l'uomo. Saltò sulla bici come un fulmine e pedalò velocemente senza voltarsi. Marco e Fabio capirono e si spostarono verso il numero civico n. 2. <br />
<br />
L'uomo era uscito di casa, aveva un impermeabile blu sbottonato e un ombrello che usava come un bastone da passeggio. Camminando tranquillo giunse all’incrocio con via Salaino, si infilò tra le auto parcheggiate e si diresse verso l’edicola. “Vorrà comprare un giornale” pensò Marco e, seguito da Fabio, si allontanò velocemente dall’edicola. Inaspettatamente l'uomo tornò indietro dirigendosi verso via Valparaiso. Era lì, in un garage, che teneva la sua Ritmo. Gianni, che attendeva all’interno della Peugeot, vide negli specchietti la scena. Lui davanti, e dietro, con passo spedito, Marco e Fabio che si avvicinavano all'uomo.<br />
<br />
Arrivato alla sua altezza Fabio estrasse una 7,65 col silenziatore a sparò. Il primo proiettile entrò “<i>nella regione sternocleidomastoidea superiore sinistra</i>”. Entrò e uscì all’altezza del naso. L'uomo vacillò. Il secondo proiettile si “<i>conficcò nell’emitorace sinistro a 125 cm dalla pianta dei piedi facendo un foro di 0,5 cm</i>”. “P<i>erforò quindi i lobi inferiori e superiori del polmone sinistro, uscendo dalla regione sternoclaveare</i>”. L'uomo rotolò sul fianco sinistro, tra due Fiat parcheggiate. Cadendo la sua Parker scivolò dal taschino della giacca. Il terzo proiettile “<i>lacerò i tessuti molli dell’emitorace destro</i>”. Non ci furono altri proiettili dall’arma di Fabio perché la pistola si inceppò. Fabio continuò a premere, ma senza successo. <br />
<br />
Marco nel frattempo gli era arrivato vicino. Estrasse la calibro 9 con silenziatore e sospirò pensando che aveva anche un 38 Smith & Wesson per ogni evenienza. Sparò, ma il primo colpo mancò il bersaglio. Il secondo “<i>perforò il polmone, attraversò l’arteria polmonare e l’aorta andando a conficcarsi a 140 cm dalla pianta dei piedi</i>”. L'uomo era già morto. <br />
<br />
Furono le grida dal palazzo di fronte a risvegliare Marco e Fabio dal torpore. La Peugeot era vicina, Fabio gridò “andiamo, andiamo” e si diresse verso l’auto salendo a fianco di Gianni. Marco lo seguì salendo dietro. L’auto partì sgommando.<br />
<br />
Paolo stava pedalando di buona lena. Voleva arrivare a casa il prima possibile per ascoltare il conduttore del Tg delle 12.45. Aria contrita e di circostanza avrebbe aperto il telegiornale con la notizia :”L'uomo è stato ucciso”. L'uomo è Water Tobagi.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwquHrb1cQtqt55qmm8zXguU7piXcyzf3JcK6b6meh02EPmW87Ye1tuOGx4E3J1iDLDQPzNvtzoIKfsFC4n7mq5ktmwQW-4gxt-EBlEKZ__19yPhiYwv8dU6xIcO9db3QCy4yXBEEAfZ8/s1600/Foto6006.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwquHrb1cQtqt55qmm8zXguU7piXcyzf3JcK6b6meh02EPmW87Ye1tuOGx4E3J1iDLDQPzNvtzoIKfsFC4n7mq5ktmwQW-4gxt-EBlEKZ__19yPhiYwv8dU6xIcO9db3QCy4yXBEEAfZ8/s400/Foto6006.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtMfOKuQ4Hz0a-MHV1Ndtaec41EGLdpQl-hoklM7fl_4I36ENcz8d-0O0drGU3v3SRFOb6EQ6uJOceFqX1YXoFbm62wlNvFeiwHOSg3a1acaUAxR3lXfd6zUNlsxrTLQ0677g4-3FP-8E/s1600/Foto4897.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtMfOKuQ4Hz0a-MHV1Ndtaec41EGLdpQl-hoklM7fl_4I36ENcz8d-0O0drGU3v3SRFOb6EQ6uJOceFqX1YXoFbm62wlNvFeiwHOSg3a1acaUAxR3lXfd6zUNlsxrTLQ0677g4-3FP-8E/s320/Foto4897.jpg" width="276" /></a><br />
Sono da poco passate le 11 di mercoledì 28 maggio 1980. Paolo, sulla bicicletta del padre, percorre Via Stendhal a Milano.<br />
<br />
<b>29 maggio 1980</b><br />
Marco è nel suo appartamento in Via Solferino a Milano. Ha scritto il documento di rivendicazione dell’assassinio di Walter Tobagi. E’ soddisfatto. Una lunga sintesi di anni di lotta, fin dai tempi di Guerriglia Rossa, i suoi inizi, alla Brigata 28 marzo, il presente.
<br />
<br />
<b>Milano, 15 settembre 1980 ore 19.00
</b><br />
Marco è entrato nella bar-pasticceria Gattullo di Piazzale di Porta Lodovica. Un posto raffinato adatto a gente come lui di buona famiglia. Sono tutti lì, a parte Gianni che non sono riusciti a contattare. E' la prima volta che si ritrovano tutti insieme. Appoggiati al bancone di marmo leggono sull’Espresso” una notizia: il Generale Dalla Chiesa ha dichiarato ad una commissione d’inchiesta che sono vicini ad arrestare gli assassini di Walter Tobagi.
Pagano il conto, escono dal locale e si incamminano sorridendo parlando del futuro. <br />
<br />
<b>Milano, 25 settembre 1980</b><br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmuiDiMr00hhgXkhZh74aaunPEkF4ZhEPllCD_-tOl7OFesL0WdXJtMdTZkFt-HLbevULN1Pt2Wihu6y7DF6j-gTqDR9ac-kcxkvy08PILJU9AGc2TSqNB_pcSxC0pRs7k2VvZzo-xiyU/s1600/Foto6016.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="148" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmuiDiMr00hhgXkhZh74aaunPEkF4ZhEPllCD_-tOl7OFesL0WdXJtMdTZkFt-HLbevULN1Pt2Wihu6y7DF6j-gTqDR9ac-kcxkvy08PILJU9AGc2TSqNB_pcSxC0pRs7k2VvZzo-xiyU/s200/Foto6016.jpg" width="200" /></a>Marco è seduto nel suo appartamento di Via Solferino. Nemmeno se ne accorge. Si ritrova ammanettato. La caserma di Porta Magenta la sua destinazione.<br />
<br />
<br />
Il sostituto procuratore della Repubblica di Milano Armando Spataro è seduto di fronte a Marco per il primo interrogatorio.
<br />
<br />
<b>4 ottobre 1980</b><br />
Marco, nome completo Marco Barbone, ha deciso di vuotare il sacco. Il Parlamento italiano sta per varare una legge che assicura sconti di pena agli assassini che permettono l’arresto dei loro compagni. Basta rinnegare tutti i propri ideali, rinnegare 10 anni di lotta armata e si può farla franca. E prende la palla al balzo. Confessa e denuncia i suoi compagni.<br />
<br />
Tutti i componenti della Brigata 28 marzo verranno arrestati grazie alle confessioni di Marco Barbone.<br />
<b> Il processo e la liberazione.</b><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/L-L7aiWckpA/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/L-L7aiWckpA?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<b><br /></b>
<b>Anno 2008</b><br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjg463Qi4KshIUGqfeeq8gTb31rVx4smOVNMjvemVlRJ7GfrL2OJLxBU2mrlSSUe2K1nKakwKuI0-I6mnVi6z-ZbVgIy5iCuJMOHK-iev2WF0Jxz8RKoFFRoRYiSyGJTN8I4Dr9idmieWc/s1600/Foto6009.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="196" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjg463Qi4KshIUGqfeeq8gTb31rVx4smOVNMjvemVlRJ7GfrL2OJLxBU2mrlSSUe2K1nKakwKuI0-I6mnVi6z-ZbVgIy5iCuJMOHK-iev2WF0Jxz8RKoFFRoRYiSyGJTN8I4Dr9idmieWc/s320/Foto6009.jpg" width="320" /></a><b>Marco Barbone.
</b><br />
Figlio di Donato Barbone, dirigente editoriale della casa editrice Sansoni, aveva frequentato tra il 1971 e il 1976 il Liceo classico Giovanni Berchet di Milano. Nel 1983, condannato a 8 anni e 9 mesi di reclusione, venne immediatamente scarcerato perché gli fu riconosciuto il pentimento. Diventerà collaboratore di giustizia.
Nel 1985 la corte d’appello confermerà la scarcerazione.
Nel 1986 la Cassazione respingerà ogni ricorso da parte dei legali di parte civile. Oggi lavora nel campo editoriale. Convertito al cattolicesimo, è entrato in Comunione e Liberazione. Ha avuto incarichi nella Compagnia delle Opere.<br />
<br />
<div class="MsoNormal">
<b>Paolo Morandini (il ragazzo della bicicletta). <o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 107%;">Figlio di Morando Morandini,
attore e critico cinematografico. </span>Come Marco Barbone divenne subito collaboratore di giustizia e ottenne la libertà provvisoria. Le ultime notizie lo danno a Cuba. </div>
<br />
<b>Gianni (l’autista sulla Peugeot). </b><br />
Vero nome Daniele Laus. Il padre era dirigente in un'azienda di acque minerali, la madre insegnava lingue. Quando fu stato arrestato era iscritto alla facoltà di architettura di Firenze. In precedenza aveva frequentato il liceo classico Beccaria a Milano.
Confessò come Marco Barbone, ma poi ritrattò. Condannato 27 anni e 8 mesi in primo grado. In secondo grado la pena scese a 16 anni. Venne scarcerato dopo soli 5 anni di carcere. Oggi lavora come free-lance in campo editoriale.<br />
<br />
<i>La nuova legge sulla carcerazione preventiva prevedeva che chi aveva usufruito dell' articolo 4 in qualità di dissociato (ottenendo così una condanna inferiore ai vent'anni di reclusione), poteva lasciare il carcere dopo almeno quattro anni di custodia cautelare. Daniele Laus ne aveva fatti già cinque e per questo venne scarcerato.
</i><br />
<i><br /></i>
<b>Paolo (l’altro Paolo). Detto “Cina”, vero nome Francesco Giordano.
</b><br />
Incaricato di coprire gli assassini di Walter Tobagi. Capì l’assurdità di quello che avevano fatto, e per questo preferì pagare senza avvalersi della legge sui pentiti. E fu l’unico. Gli venne comminata la pena più alta, 30 anni in primo grado e 22 in secondo grado. Ora vive a Milano con la famiglia.
<br />
<br />
<b>Fabio detto il francese, vero nome di Mario Marano. </b><br />
Fu lui ad esplodere i primi colpi contro Water Tobagi. Si pentì tra il primo e secondo grado e per questo condannato a soli 12 anni di reclusione. Ora vive lontano dalla politica essendosi avvicinato “a una visione cristiana della vita”. <br />
<i><br />Nel 1980 operavano a Milano 77 organizzazioni clandestine di estrema sinistra. Le Brigate Rosse e Prima Linea su tutte. </i><br />
<b><br /></b>
<br />
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</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdWwty1Ya4hCQYo3spFdnXQb_Juuym-npKj1IpqnH1Hdtv9flcBQ8S9aKvv16sA99_KJ_7Q3Rnplyfa6CI1H33OFCRw_kZAt73wJNLj6NeU2u26i_bcnYcbBG_RsA7AviFP_feg3Q6vSE/s1600/tobagi+giovane.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="142" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdWwty1Ya4hCQYo3spFdnXQb_Juuym-npKj1IpqnH1Hdtv9flcBQ8S9aKvv16sA99_KJ_7Q3Rnplyfa6CI1H33OFCRw_kZAt73wJNLj6NeU2u26i_bcnYcbBG_RsA7AviFP_feg3Q6vSE/s320/tobagi+giovane.jpg" width="320" /></a><span style="font-size: large;">“Evitiamo che si avveri, così come vuole il terrorismo, l’imbarbarimento del Paese. Non interrompiamo mai un civile dibattito”. (Walter Tobagi)</span><br />
<br />
<br />
<b>Johannes Bückler</b><br />
<b><br /></b></div>
Johannes Bucklerhttp://www.blogger.com/profile/04180390049603000456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-78377957855869183852016-03-25T22:39:00.001+01:002016-04-07T09:32:36.099+02:00“Coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo”<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s1600/220px-Johannes_Bueckler.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s200/220px-Johannes_Bueckler.jpg" width="82" /></a>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Mussolini, agli inizi del governo fascista, interpellò il sen. Guido Mazzoni, nonché docente universitario, e gli pose questa domanda: “Crede lei professore, che la storia sia maestra di vita?” Pronta la risposta: “Io ci credo, ne sono fermamente convinto, quantunque non mi pare abbia mai insegnato niente a nessuno”. <br />
E’ passato quasi un secolo e la storia, sempre maestra di vita, ha continuato ad avere una scolaresca piuttosto disattenta. Anzi, in alcuni casi, gli scolari hanno persino imparato le cose a rovescio. Difficile capire il perché. Forse perché la vita ripete sì le stesse situazioni, ma in circostanze diverse e poco confrontabili? Forse perché la storia è una materia che non appassiona nessuno, soprattutto i giovani, convinti di poter fare tutto e sempre, meglio dei loro padri? O più semplicemente analizzare la storia e i suoi cicli, per poter meglio comprendere il presente, richiede impegno, studio e tanta fatica? Non so. <br />
Eppure conoscere le vicende passate e le condizioni di vita di quelle epoche potrebbe sollevarci da quel senso di paura del futuro e di catastrofismo che ormai ci circonda. <br />
Non passa giorno senza che qualcuno cerchi di convincerci che quello che stiamo vivendo è sicuramente il momento più precario e insicuro della storia del genere umano. Non è così. <br />
Oggi l’uomo, per quanto crudele, lo è sicuramente meno di un tempo, la donna meno oppressa e maltrattata, i giovani meno esposti a sacrifici che hanno impregnato la nostra gioventù. <br />
Miliardi di esseri umani sono passati da catastrofi immani, da guerre fratricide e da tragedie immense, ma sono ancora qua, con una speranza di vita mai così alta. <br />
Per quanto riguarda il nostro Paese, chi ricorda la povertà degli anni sessanta, non soffre oggi di ansia ad ogni risveglio. <br />
Chi ha vissuto gli anni settanta e ottanta, non soffre di attacchi di panico a ogni avvenimento, per quanto tragico e doloroso. Nessuno dovrebbe dimenticare che abbiamo vissuto col più crudele e sadico dei terrorismi. Un terrorismo che arrivò a sequestrare uomini inermi, per umiliarli, e finirli poi come bestie.<br />
Abbiamo convissuto con il sequestro di persona, a fini di estorsione, elevato a industria: il crimine più infame quando soggetto ne sono i bambini. <br />
Per non parlare dei massacri che insanguinarono il Paese, tali da costringere il Parlamento a istituire una Commissione Stragi permanente, a oggi, unico Paese al mondo. <br />
Insomma, conoscere la storia è la migliore terapia contro il virus del catastrofismo dilagante, del pessimismo diffuso, sicuramente la migliore chiave di lettura del presente che tanto ci spaventa. <br />
E capire il presente, oggi, è indispensabile. Per capire la società in cui viviamo, l’uomo e i suoi rapporti, non solo in ambito locale, ma europeo, internazionale. L’unico modo per riuscire a sviluppare idee per soluzioni fattibili, concrete e non semplici e inattuabili come alcuni politici vogliono farci credere.<br />
Come scrisse il filosofo George Santayana nel suo lavoro dal titolo La vita della ragione: “Coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo”. <br />
In molti casi, proprio quello che non vogliamo.
<br />
<br />
<b>Johannes Bückler</b><br />
<br /></div>
Johannes Bucklerhttp://www.blogger.com/profile/04180390049603000456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-37637097030732842322016-02-27T11:57:00.000+01:002016-02-27T20:33:24.574+01:00Squali, Viceré e dentiere. <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s1600/220px-Johannes_Bueckler.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s200/220px-Johannes_Bueckler.jpg" width="82" /></a>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Ho letto che gli squali, che hanno fauci enormi, denti acuminati e affilati come rasoi, in realtà si sono evoluti nel tempo con una dentatura adatta alla dieta di ogni specie. Allo stesso modo, per come le tangenti si sono sviluppate nel corso degli anni, posso dire che “Operazione squalo” avrebbe meglio rappresentato l’ennesimo scandalo nella sanità lombarda. Altro che “Operazione smile”. <br />
Qui l’unico sorriso è stato, per anni, quello di delinquenti (le prove sembrano schiaccianti) che lucravano senza ritegno sulla salute di noi cittadini. La vicenda è inquietante e degno di lode (sich!) il fatto che il governatore Maroni abbia sentito il dovere di farci sapere di essere arrabbiato e deluso. Lui. Figuriamoci noi. <br />
Al grido: “queste cose non le tollereremo più” (che non manca mai in questi casi), ora la regione Lombardia vuole creare un’autorità anti-corruzione e, tenetevi forte, l’ennesima commissione d’inchiesta. <br />
Ma io dico. Abbiamo avuto in Lombardia il “Comitato regionale per la trasparenza degli appalti e sicurezza dei cantieri” nato con legge regionale 3 maggio 2011, n. 9, al fine di vigilare sulla trasparenza degli appalti e sulla sicurezza dei cantieri con particolare riferimento ad Expo 2015. Sappiamo com’è andata a finire. Nel maggio 2014, la Commissione d'inchiesta su appalti sanità e sull’operato di direttore Ao e Asl. Nel novembre 2015 l’Agenzia di controllo sul sistema socio-sanitario. A cosa sono servite? <br />
Mai, e dico mai che la politica sia riuscita ad arrivare prima della magistratura. Cari politici lombardi, ho la fortuna di essere una persona discretamente agiata, per intenderci faccio parte di quel 4,01% di contribuenti che in Italia paga ogni anno il 32,6% dell'Irpef. <br />
Pago le tasse e le pago volentieri anche per aiutare chi è meno fortunato di me. <br />
Non pago le tasse perché finiscano nel congelatore di qualche consigliere regionale a cui non sono bastati (ogni mese) 6.327 euro di indennità di carica, 1.620 euro di indennità di funzione e 4.219 di rimborso forfettario, pure esentasse. Rimborso, bene ricordare, che vi siete aumentati dopo lo scandalo dei rimborsi. Se esiste un progetto “Dentiere ai poveri” i soldi delle nostre tasse devono finire in bocca ai poveri, non nelle tasche di amici, o presunti tali. <br />
Se un consigliere regionale non sa come pagare il mutuo fa come fanno milioni di cittadini alle prese con una crisi che sembra non finire mai: si tira su le maniche e cerca di guadagnare i soldi onestamente. O rinuncia. Non è difficile, via. <br />
In Lombardia, sul fronte corruzione, evasione fiscale e criminalità organizzata siamo stanchi di chiacchiere.<br />
"L'Italia è fatta, ora facciamo gli affari nostri" scriveva nel 1892 lo scrittore napoletano Federico De Roberto nel suo romanzo “I Viceré”, storia di una famiglia dalla spiccata avidità, dalla sete di potere e dalla corruzione, non solo morale. <br />
Che l’idea del romanzo sia venuta al De Roberto durante il suo breve soggiorno in Lombardia, forse non fu solo un caso. <br />
<br />
<b>Johannes Bückler</b><br />
<br />
<i>27 Febbraio 2016 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi qui <a href="https://drive.google.com/a/noisiamobuckler.org/file/d/0B2fKHNzhTccCX3N1Z0Z6YmhQbFk/view?usp=sharing" target="_blank">>>>>></a></i></div>
Johannes Bucklerhttp://www.blogger.com/profile/04180390049603000456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-37358304672159605002016-02-08T08:20:00.000+01:002016-12-20T08:24:30.014+01:00<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s1600/220px-Johannes_Bueckler.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s200/220px-Johannes_Bueckler.jpg" width="82" /></a>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-size: large;">Il patto della staffetta.</span></b><br />
<br />
<b> 28 novembre 1986 </b><br />
<b><br /></b>Dopo essersi garantito l’avvicendamento a Palazzo Chigi, Ciriaco De Mita dimostra di non sapere esattamente come comportarsi. In primavera il Presidente della Repubblica manderà alle Camere il nuovo Presidente del Consiglio. Un democristiano naturalmente. Però lui vorrebbe restare a piazza del Gesù. Ad Andreotti e Forlani la cosa non par vera e si dimostrano subito entusiasti della cosa. Ora si tratta solo di aspettare. La primavera non è lontana.<br />
<br />
<b>17 Febbraio 1987 </b><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.blogger.com/video.g?token=AD6v5dw1OyySFQ6-6GMaKZ7J4QGlm2B-5JfRq83HRL69-HHlgBZ3G-iq9Lsya6I7ML5vCfOF4-BfloH5H2V3O3W-og' class='b-hbp-video b-uploaded' frameborder='0'></iframe></div>
Oggi Craxi è stato ospite della trasmissione Mixer di Giovanni Minoli. Nell’intervista in pratica ha sconfessato il famoso “patto della staffetta” di cui De Mita si è molto speso per tenere buono il suo partito.<br />
Il patto prevede (o meglio prevedeva) in primavera il passaggio delle consegne. Craxi se ne deve andare lasciando il posto a un rappresentante della Democrazia Cristiana. Invece...<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWeEuZr40Wjp2G9mYkqz4rtxgLpsHi3z2dBQfIpmlPEEGtQzdlXc9hCwC2R3ybDJjw4QWMYm2FEAupP8SwKeIIrrKkjoy6tw-pqGCc6aF1LzOXRwi_dv4e8a8Uoo8urMIyWZKQj8V_SgQ/s1600/Foto125.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="80" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWeEuZr40Wjp2G9mYkqz4rtxgLpsHi3z2dBQfIpmlPEEGtQzdlXc9hCwC2R3ybDJjw4QWMYm2FEAupP8SwKeIIrrKkjoy6tw-pqGCc6aF1LzOXRwi_dv4e8a8Uoo8urMIyWZKQj8V_SgQ/s1600/Foto125.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<span style="line-height: 115%;">Craxi si è presentato
alla Camera per liquidare la staffetta, sostenendo che è: "un’invenzione e un
abuso"</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXCxv-ULGhoeYwG3ZYuKOhqzu9zEUNMsHDcMG8VGxuBXiEmiF81aGohBtm2FGm1QpFDYAz7KpQ4jackQBgoOyVKbbnLRUZQpq6ZQ2GIeu11xltlhjlSxaB-wZFu1v81vi96YtQFaYWwNU/s1600/Foto126.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="154" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXCxv-ULGhoeYwG3ZYuKOhqzu9zEUNMsHDcMG8VGxuBXiEmiF81aGohBtm2FGm1QpFDYAz7KpQ4jackQBgoOyVKbbnLRUZQpq6ZQ2GIeu11xltlhjlSxaB-wZFu1v81vi96YtQFaYWwNU/s1600/Foto126.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="line-height: 115%;">L’intervista a Minoli fu una provocazione premeditata da
Craxi. Infatti, prima di iniziare la trasmissione, aveva chiesto a Minoli se
fossero presenti dei giornalisti e alla risposta affermativa aveva sorriso. Terminata
la registrazione commentò: ”E così abbiamo liquidato pure la staffetta”.</span></i><br />
<i><span style="line-height: 115%;">In quel
momento non immaginava che, tra poco, a essere “liquidato” sarebbe stato solo lui.</span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="line-height: 115%;"><br /></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="line-height: 115%;">19 febbraio<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvIvChtKxSBEQyYpBmhN_uAJDY-O1J44KI8o-swWQbO05oZpDDEzbmmdc7LEYJ9udikTsBM9AdEevcWbKWulkId2hwjIikCCvnmh8CM1lOF5vSgAXYKg8SVaSj_IVqU0CNKmChbg6jZvI/s1600/Foto127.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="62" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvIvChtKxSBEQyYpBmhN_uAJDY-O1J44KI8o-swWQbO05oZpDDEzbmmdc7LEYJ9udikTsBM9AdEevcWbKWulkId2hwjIikCCvnmh8CM1lOF5vSgAXYKg8SVaSj_IVqU0CNKmChbg6jZvI/s1600/Foto127.jpg" width="320" /></a><span style="line-height: 115%;">La rappresaglia è
iniziata. Sul decreto sulla fiscalizzazione degli oneri sociali la Dc ha votato
col Pci e i missini. In pratica il Senato ha respinto tutti gli emendamenti
proposti dal Governo. Il decreto è stato approvato con una regalia agli agricoltori. In vista delle
elezioni la Dc ha cominciato a seminare. Nella “raccolta voti" è maestra. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;">La spaccatura ormai è
netta e sicuramente ci saranno ripercussioni nei prossimi giorni.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="line-height: 115%;">20 febbraio <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<div class="MsoNormal">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTJicBiAGlIRrjeOCKVTFWNpItLDxpD1537NAF_AXne8Dz2tiF9KIHwnMrIBHP2Wr3owe38MAREWdR3IjN4dKzTGaP_h1eQlKLxfn4k_GwICePmkPCGsqX6xVo_dBSzWf2cJxbFfBHowU/s1600/Foto128.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="73" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTJicBiAGlIRrjeOCKVTFWNpItLDxpD1537NAF_AXne8Dz2tiF9KIHwnMrIBHP2Wr3owe38MAREWdR3IjN4dKzTGaP_h1eQlKLxfn4k_GwICePmkPCGsqX6xVo_dBSzWf2cJxbFfBHowU/s1600/Foto128.jpg" width="320" /></a><span style="line-height: 115%;">Il gioco ormai si fa
duro tra Dc e Psi. De Mita ha dichiarato:“E’ finito il tempo delle parole,
comincia quella dei fatti. I democristiani si sentono traditi perché è stata
rimessa in discussione la staffetta”. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;">Non
contento ha ricevuto al secondo piano di palazzo del Gesù i direttori dei
maggiori istituti demoscopici per avere previsioni sul futuro elettorale. E chi
vuole intendere intenda. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="line-height: 115%;">4 marzo<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;">Craxi si è dimesso.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDKkKjzgOPI7kdWnAxGwdWf2lgavrQ8vRWOrq7iY2_KbAFCP-WQ3Ku8PKL_VI9rTpMsvXBmNG4iQlFT9N09BOF4PxcckUT7E0qAkCzQA2T5-3nNFjFQxiNG5PLgIdei-rC-78T0QYtGEk/s1600/Foto129.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="84" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDKkKjzgOPI7kdWnAxGwdWf2lgavrQ8vRWOrq7iY2_KbAFCP-WQ3Ku8PKL_VI9rTpMsvXBmNG4iQlFT9N09BOF4PxcckUT7E0qAkCzQA2T5-3nNFjFQxiNG5PLgIdei-rC-78T0QYtGEk/s1600/Foto129.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTjyriDRYjHsVvHpZNTlXpiYEzLJ6ESshGxqmfikZLukGtgtUrG5tHQ6uQvzSJW0WfkDOAHCJuz_oBJ35DaTlM_AHlqis99eZTKDso8kd1slH4Gbt-Ir6JA0SmrTe7kIebrBlsAAJaoaM/s1600/Foto130.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="310" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTjyriDRYjHsVvHpZNTlXpiYEzLJ6ESshGxqmfikZLukGtgtUrG5tHQ6uQvzSJW0WfkDOAHCJuz_oBJ35DaTlM_AHlqis99eZTKDso8kd1slH4Gbt-Ir6JA0SmrTe7kIebrBlsAAJaoaM/s1600/Foto130.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="line-height: 115%;">9 marzo</span></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;">Cossiga ha affidato
l’incarico di formare un nuovo governo a Giulio Andreotti. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkADO29QR7Dt5Vx2TMkEzE6KHKZSpDOVzWQj59tIwgB0khLk25p1Zo5uvG6gEIthVmx5tMo_S06-wg3OD1XDcz9Kej-7FsKLSPCq_IlkWucea6sFxpnCPMUudU5WdGGEfl8mTyO1AbJ-k/s1600/Foto132.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="68" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkADO29QR7Dt5Vx2TMkEzE6KHKZSpDOVzWQj59tIwgB0khLk25p1Zo5uvG6gEIthVmx5tMo_S06-wg3OD1XDcz9Kej-7FsKLSPCq_IlkWucea6sFxpnCPMUudU5WdGGEfl8mTyO1AbJ-k/s1600/Foto132.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="line-height: 115%;">25 marzo</span></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;">Andreotti ha fallito. L’incarico viene affidato a Nilde Iotti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVud2-LyBnF24ekEDwkUQkydpGFOWE6knqN4DTSrDyQqfSsI1PwRNdr7Hw5yoTaN7D2maImP0aMCDY2z5oont7mFXJN2JBxJozQmvDhWL_pkN39zavz6QwdZAvniiCKnOCKoKk26Wbd7g/s1600/Foto133.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="52" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVud2-LyBnF24ekEDwkUQkydpGFOWE6knqN4DTSrDyQqfSsI1PwRNdr7Hw5yoTaN7D2maImP0aMCDY2z5oont7mFXJN2JBxJozQmvDhWL_pkN39zavz6QwdZAvniiCKnOCKoKk26Wbd7g/s1600/Foto133.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="line-height: 115%;"><br /></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="line-height: 115%;">31 Marzo<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;">Nilde Iotti torna da Cossiga dicendo che esiste ancora la
possibilità di un pentapartito.<o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhytvfRSJWcezq8oE5fvLnsCcuZsoqhLjkYOXIEICTDFmFkNNCx6XBfuteW4Rd_NlgcNLUYGV2ZMfgQZe8KlefjnDOs5WVPVn7FgpfhC8Y_cfnhGqWWBQptT0rJeLT1-EFpRMlrYKGmkyI/s1600/Foto134.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="135" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhytvfRSJWcezq8oE5fvLnsCcuZsoqhLjkYOXIEICTDFmFkNNCx6XBfuteW4Rd_NlgcNLUYGV2ZMfgQZe8KlefjnDOs5WVPVn7FgpfhC8Y_cfnhGqWWBQptT0rJeLT1-EFpRMlrYKGmkyI/s1600/Foto134.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;"><b>7 Aprile</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;">Cossiga respinge le dimissioni di Craxi e lo rimanda alle
Camere.<o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7wxbs5v6uqlL3rZpyaepBmBD_16ZV5L6fWUVdcENldXRjvnKDpg_Cn7UH5VZsRQr-q9MoJNg-5SMJeMQRtb4v77uavf9ubZFUBFlaLEAsSKnxFQ1Mc6_vYCaIpPZNcMyDw2eJrJKDULU/s1600/Foto135.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="57" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7wxbs5v6uqlL3rZpyaepBmBD_16ZV5L6fWUVdcENldXRjvnKDpg_Cn7UH5VZsRQr-q9MoJNg-5SMJeMQRtb4v77uavf9ubZFUBFlaLEAsSKnxFQ1Mc6_vYCaIpPZNcMyDw2eJrJKDULU/s1600/Foto135.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="line-height: 115%;">9 aprile<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;">La Dc (incavolata nera) ritira i suoi ministri dal Governo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgktdzWcQP0UdUq2byzcpNBBy6HVUSh2Aodhbz4DAVAb06ejQdFW6bmZm9qUnl4Slo4uHPVTUJG6KWiE9P39vf6c5QA_JvZmUr6pO0xmio-PwgJOFHdwoE8Dj4CwDZ2NtrHnLI7mG1sF5k/s1600/Foto136.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="65" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgktdzWcQP0UdUq2byzcpNBBy6HVUSh2Aodhbz4DAVAb06ejQdFW6bmZm9qUnl4Slo4uHPVTUJG6KWiE9P39vf6c5QA_JvZmUr6pO0xmio-PwgJOFHdwoE8Dj4CwDZ2NtrHnLI7mG1sF5k/s1600/Foto136.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="line-height: 115%;">10 Aprile<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;">Craxi rassegna di nuovo le dimissioni. Cossiga assegna
l’incarico a Scalfaro.<o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTHbIClNnSvcVLKwPhq0L58Fp9BhoLqDfrwTDwB07fUlbYRyOGs_OLZRKEgAuUtisLSlhCywjZeltIkjjErqchILKHxLboEQ1SEfnLAukfwAgiPvKu4T3SU-EZt4Wz5wv_aDM96AhFx2k/s1600/Foto137.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="41" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTHbIClNnSvcVLKwPhq0L58Fp9BhoLqDfrwTDwB07fUlbYRyOGs_OLZRKEgAuUtisLSlhCywjZeltIkjjErqchILKHxLboEQ1SEfnLAukfwAgiPvKu4T3SU-EZt4Wz5wv_aDM96AhFx2k/s1600/Foto137.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="line-height: 115%;">14 Aprile<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;">Scalfaro torna da Cossiga per comunicare l’esito negativo
del suo tentativo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhd_297_KaA_JzpkUXimNBrdiRgEXop-Jm6mAV7mKhgtKuxa9EDWHMghmha01mU7kQFxfPkCEEwgVcXVt-rRQERPKv-lPV6C2B5Mgs3HxJXRZ5SeMQMpuAYg6eiZ-tMCrgI3gkps6Om93A/s1600/Foto138.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="68" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhd_297_KaA_JzpkUXimNBrdiRgEXop-Jm6mAV7mKhgtKuxa9EDWHMghmha01mU7kQFxfPkCEEwgVcXVt-rRQERPKv-lPV6C2B5Mgs3HxJXRZ5SeMQMpuAYg6eiZ-tMCrgI3gkps6Om93A/s1600/Foto138.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="line-height: 115%;">15 aprile <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;">Cossiga incarica Fanfani.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmezLLohhPYTLXLq1U2z6q1Re1EMgc79M6OqicVjgeBYPu4IB2I9eSPwnO7UMOtl5wU5WQ5aAYAOqGuXFoQ3HIa8gBTB19T4WRAu2rQVia0ctgZUajCq19JsBbAaaWoVwzKt7ha1AS4Ag/s1600/Foto139.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="67" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmezLLohhPYTLXLq1U2z6q1Re1EMgc79M6OqicVjgeBYPu4IB2I9eSPwnO7UMOtl5wU5WQ5aAYAOqGuXFoQ3HIa8gBTB19T4WRAu2rQVia0ctgZUajCq19JsBbAaaWoVwzKt7ha1AS4Ag/s1600/Foto139.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="line-height: 115%;">19 aprile</span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;">Governo fatto.
Si va alle Camere.<b><o:p></o:p></b></span><br />
<b><span style="line-height: 115%;"><br /></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="line-height: 115%;">Craxi non si è presentato alla cerimonia per il rituale passaggio di consegne. Ha
mandato il fido Amato.<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b><span style="line-height: 115%;">28 aprile</span></b><span style="line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="line-height: 115%;">Il Governo Fanfani non ottiene la fiducia Si va a votare
il 14 giugno. Un Governo elettorale a trazione democristiana. <o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRRaE0K8LpGWqN_auy7flxHPdneF5K5ZGieCUOeiTMC7WUIVJWlFZ0qZrlSgsZ4kSaDYCRgygqu2Dt5qUpaQxoNDuN94NoU0gmdJn87Djs404wc_qP2TEjgFLZ44EtEx25cMybck8wVoY/s1600/Foto140.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="71" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRRaE0K8LpGWqN_auy7flxHPdneF5K5ZGieCUOeiTMC7WUIVJWlFZ0qZrlSgsZ4kSaDYCRgygqu2Dt5qUpaQxoNDuN94NoU0gmdJn87Djs404wc_qP2TEjgFLZ44EtEx25cMybck8wVoY/s1600/Foto140.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="line-height: 115%;">Durante la crisi di governo i partiti non si fermarono.
C’erano da spartire le nomine alla Rai. </span></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhs4qQ7edwi6x8YOxs1ghckqBoke7RfvEg_0XPtPzIA5kNbhL9eKs5jXIC1_ZZunT9vaabUJOoB9wNNmZ2DvJAzincVR2d7m6ttT2w4sbg_1m3CJTEuFpnqT9LcKjfzsmjCcw6zDQLUTK4/s1600/Foto131.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="75" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhs4qQ7edwi6x8YOxs1ghckqBoke7RfvEg_0XPtPzIA5kNbhL9eKs5jXIC1_ZZunT9vaabUJOoB9wNNmZ2DvJAzincVR2d7m6ttT2w4sbg_1m3CJTEuFpnqT9LcKjfzsmjCcw6zDQLUTK4/s1600/Foto131.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="line-height: 115%;">Ricordate il contratto dei medici? Fu firmato l’8 aprile proprio nello stesso
momento delle dimissioni di Craxi. 15 mesi di scontri, di scioperi selvaggi. Mentre
il Governo cercava disperatamente di tenere sotto controllo il deficit (si fa
per dire…..tenere sotto controllo 100.000 miliardi di deficit), loro
continuarono tranquilli. Il costo complessivo (si cercò di contenerlo a 1.000
miliardi) fu di 1.042 miliardi per i soli paramedici e 982 per il personale
medico. In totale 2.024 miliardi di Lire. E ottennero questi aumenti: <o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<b><i><span style="line-height: 115%;">Medici a tempo pieno <o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="line-height: 115%;">Assistenti +41,11% - Aiuto + 41,14% - Primario + 41,07%<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<b><i><span style="line-height: 115%;">Medici a tempo
definito <o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="line-height: 115%;">Assistente +25,94% - Aiuto + 25,91% - Primario + 26,94%<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<b><i><span style="line-height: 115%;">Paramedici<o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="line-height: 115%;">Aumento medio di 155.000 Lire mensili oltre a tutti i
benefici derivanti dalla revisione dell’inquadramento e dalla riparametrazione.<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="line-height: 115%;">Inoltre:<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="line-height: 115%;">115.000 capi operai passarono dal 4° al 5° livello con
aumento stipendio del 16,5%.<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="line-height: 115%;">160.000 infermieri salirono dal 5° al 6° livello – le
caposala al 7° e i direttori all’8°<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="line-height: 115%;">A tutti i medici venne aumentata indennità di pronta
reperibilità del 40%. + incentivi di produttività dell’11,5%.<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="line-height: 115%;">Agli assistenti con 5 anni anzianità doppio scatto. <o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="line-height: 115%;">L’orario di lavoro venne ridotto di due ore per tutti. <o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="line-height: 115%;">--------------------<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="line-height: 115%;">Chiaro che dopo il rinnovo del contratto dei medici l’obiettivo
dei 100.000 miliardi di deficit cominciò a scricchiolare. e non poteva essere diversamente. Per gli aumenti contrattuali dei dipendenti pubblici nella Finanziaria '87 erano stati stanziati 2.384 miliardi + 2.855 per i due anni successivi per un totale di 8.094 miliardi di Lire. Cioè il 13% di aumento medio per coprire il tasso d'inflazione programmato (6% nell'86, 4% nell'87 e 3% nell'88). Nel febbraio '87 la Banca d'Italia fece sapere che probabilmente il 13% di aumento medio previsto sarebbe arrivato (con i nuovi contratti) al 15%. In pratica rifacendo i conti agli 8.094 miliardi dovettero aggiungere altri 1.500 miliardi. Ma rifacendo ancora i conti si accorsero che servivano invece 11.824 miliardi. In pratica avevano sbagliato tutte le stime. Ma era facile prevederlo se ad ogni contratto inserisci clausole che prevedono aumenti di anzianità non previsti, agevolazioni per passaggi a livelli superiori in modo automatico o indennità varie a destra e a manca.</span></i><br />
<i><span style="line-height: 115%;"><br /></span></i>
<i><span style="line-height: 115%;">Ricordo che quando ne
parlai con un vecchio democristiano la sua risposta fu: “Tranquillo, l</span></i><i><span style="background: white; color: #292f33; letter-spacing: 0.2pt; line-height: 115%;">o
sconquasso dei conti pubblici di regola va di pari passo con un aumento di voti
nelle urne elettorali”. Già. </span></i><br />
<i><span style="background: white; color: #292f33; letter-spacing: 0.2pt; line-height: 115%;"><br /></span></i>
<i><span style="background: white; color: #292f33; letter-spacing: 0.2pt; line-height: 115%;">Resta solo da chiedersi dove ci porterà questo
continuo indebitarsi. Fino a quando reggerà il sistema? Non ci si può
indebitare all’infinito. Mio padre (imprenditore) odia fare debiti. Continua a
ripetermi che quando hai molto, ma anche molti debiti, non ti puoi
considerare ricco.</span></i><br />
<i><span style="background: white; color: #292f33; letter-spacing: 0.2pt; line-height: 115%;"><br /></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="background: white; color: #292f33; letter-spacing: 0.2pt; line-height: 115%;">Il deficit (e con esso il debito) stava crescendo in un modo incredibile. Lo sapevano tutti, cittadini compresi. Malgrado ciò continuarono a chiedere sempre di più. </span></i><i><span style="background: white; color: #292f33; letter-spacing: 0.2pt; line-height: 115%;">Anche senza Governo.</span></i><br />
<i><span style="background: white; color: #292f33; letter-spacing: 0.2pt; line-height: 115%;"><br /></span></i>
<i><span style="background: white; color: #292f33; letter-spacing: 0.2pt; line-height: 115%;">I pensionamenti anticipati a carico dello Stato,
l’assunzione di dipendenti pubblici malgrado il blocco delle assunzioni, 7
miliardi per il settore del pomodoro (una regalia), e così via...<o:p></o:p></span></i><br />
<i><span style="background: white; color: #292f33; letter-spacing: 0.2pt; line-height: 115%;"><br /></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="background: white; color: #292f33; letter-spacing: 0.2pt; line-height: 115%;">Sia chiaro, io tengo via tutto. Non vorrei che fra 20
o 30 anni qualcuno si metta a tranciare giudizi dimenticando com'è stato governato il Paese in questi anni. Creando ricchezza, ma depredando il futuro dei nostri figli. Che, ne sono certo, non ce lo perdoneranno mai. <o:p></o:p></span></i><br />
<i><span style="background: white; color: #292f33; letter-spacing: 0.2pt; line-height: 115%;"><br /></span></i>
<i><span style="background: white; color: #292f33; letter-spacing: 0.2pt; line-height: 115%;">Ah, dimenticavo. Craxi lasciò fare, convinto che prima o poi sarebbe tornato alla guida del Paese. Si sbagliava. Quella fu l'ultima volta. Non ci tornerà mai più. </span></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Al prossimo assalto alla diligenza…</b></div>
<b><br /></b>
--------------------------------------------------------------------------------<br />
L'enorme debito pubblico che abbiamo (e che blocca il Paese), non è la conseguenza di chissà quali oscuri complotti, ma il risultato matematico dell’operato di governi con la complicità di buona parte del Paese.<br />
Quei governi stavano mangiando il futuro dei nostri figli e a tutti stava bene.<br />
Proprio a tutti no, ma questa è un'altra storia.<br />
<br /></div>
<b><i>E lo chiamavano governare. <a href="http://www.noisiamobuckler.org/2013/01/e-lo-chiamavano-governare.html">(1)</a> <a href="http://www.noisiamobuckler.org/2013/03/e-lo-chiamavano-governare-2.html">(2)</a> <a href="http://www.noisiamobuckler.org/2013/07/e-lo-chiamavano-governare-3.html" target="_blank">3</a> <a href="http://www.noisiamobuckler.org/2013/09/26-giugno-1983-nuove-elezioni-ma.html">(4)</a> <a href="http://www.noisiamobuckler.org/2013/09/26-09-1983-e-necessario-eliminare-il.html">(5)</a> <b>(<a href="http://www.noisiamobuckler.org/2013/09/e-lo-chiamavano-governare-6.html" target="_blank">6</a>)<b>
(<a href="http://www.noisiamobuckler.org/2013/09/e-lo-chiamavano-governare-7.html" target="_blank">7</a>)<b>
(<a href="http://www.noisiamobuckler.org/2014/07/e-lo-chiamavano-governare-8.html" target="_blank">8</a>)<b>
(<a href="http://www.noisiamobuckler.org/2014/08/e-lo-chiamavano-governare-9.html" target="_blank">9</a>)<b>
(<a href="http://www.noisiamobuckler.org/2014/10/e-lo-chiamavano-governare-10.html" target="_blank">10</a>)<b>
(<a href="http://www.noisiamobuckler.org/2014/10/e-lo-chiamavano-governare-11.html" target="_blank">11</a>)<b>
(<a href="http://www.noisiamobuckler.org/2014/10/e-lo-chiamavano-governare-12.html" target="_blank">12</a>)<b>
(<a href="http://www.noisiamobuckler.org/2014/11/e-lo-chiamvano-governare-13.html" target="_blank">13</a>)<b>
(<span style="font-size: large;">14</span>)</b></b></b></b></b></b></b></b></b></i></b>
Johannes Bucklerhttp://www.blogger.com/profile/04180390049603000456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4166427164415488422.post-85077379033578584852016-01-28T12:04:00.000+01:002016-02-27T12:06:37.581+01:00Perchè è difficile licenziare i furbi. <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s1600/220px-Johannes_Bueckler.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7eZdOl0kHoOwJjaT4HADuyZamUfTDD2FCjFNUONMaMs016MAknUd9JM81WEAijCPpYP93IFP9rbiTBD-_UzaYLfBkMPSGkOIHnmJ_Hail5_dFpqXetI2kuhwGVrCnncgJSyGa5VOVeGyW/s200/220px-Johannes_Bueckler.jpg" width="82" /></a>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Se sia meglio la gestione pubblica di beni o servizi o quella privata è un dibattito che va avanti da anni. Di là da pregiudizi ideologici, che di certo non aiutano, difficile dare una risposta certa in base a dati incontrovertibili. <br />Personalmente continuo a ritenere che il privato non sia sempre bello a prescindere rispetto al pubblico. Anzi, il pubblico potrebbe avere meno svantaggi in determinati settori, rispetto al privato, soprattutto in termini di economie di scala. <br />Il nostro Paese ha mostrato, in tema di privatizzazioni, il peggio del peggio. <br />Detto questo, non passa giorno senza che le cronache non raccontino di dipendenti pubblici che, una volta timbrato il cartellino, se ne vanno a zonzo per i fatti propri. Ultime, in ordine di tempo, due dipendenti del comune di Villongo. Sulle due impiegate, assenti durante l’orario di lavoro, ma “presenti” sul registro delle presenze, la magistratura chiarirà presto ogni cosa. L'ipotesi di reato è truffa ai danni dello Stato, falso e accesso abusivo ai sistemi informatici. <br />Un plauso va all’Amministrazione che con il suo esposto ha portato alla ribalta (se confermato) l’ennesimo caso di un malcostume, quello dell’assenteismo del pubblico impiego, che purtroppo non accenna a diminuire. Un vizio che ha origini lontane, che non ha mai avuto barriere geografiche, persino indipendenti dalla dimensione dell’amministrazione e diffuso sia a livello locale che centrale. I dati del ministero della Pubblica amministrazione ci dicono che sono circa settemila procedimenti disciplinari avviati ogni anno, ma solo 200 terminano con il licenziamento dei colpevoli. <br />Una percentuale insignificante, non sempre dovuta alla farraginosità delle procedure, in quanto la “Riforma Brunetta (D.lgs. n. 150/2009) era abbastanza chiara in materia di licenziamenti. Di assurdo c'era solo la norma che imponeva al dirigente di rispondere personalmente del danno erariale in caso di reintegro del dipendente. Norma che ha rallentato e di molto il percorso disciplinare. <br />Ora il governo, con la modifica dell’art. 55-quater del D. lgs. 165/2001, cerca di incidere ulteriormente sulla falsa attestazione della presenza in servizio compiuta dal dipendente pubblico. Chi sarà trovato in flagranza di reato (le prove dovranno essere schiaccianti) sarà sospeso entro quarantotto ore, dal servizio e dalla retribuzione, per poi vedersi avviata la procedura di licenziamento; procedura che dovrà concludersi entro trenta giorni. <br />Una delle novità è che il dirigente ora sarà obbligato a prendere questi provvedimenti, pena il suo stesso licenziamento in caso non proceda con il provvedimento disciplinare. <br />Speriamo che le nuove norme riescano a contenere un fenomeno che provoca non solo un peggioramento della qualità dei servizi resi a noi cittadini, con conseguente aumento dei costi, ma uno svilimento di un’immagine, quella del pubblico impiego che, nonostante il luogo comune, può contare sulla correttezza e professionalità della maggior parte dei propri dipendenti. <br />
<br />
<b>Johannes Bückler</b><br />
<br />
<i>27 Febbraio 2016 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi qui <a href="https://drive.google.com/a/noisiamobuckler.org/file/d/0B2fKHNzhTccCcVZMUHpQNU9OZW8/view?usp=sharing" target="_blank">>>>>></a></i></div>
Johannes Bucklerhttp://www.blogger.com/profile/04180390049603000456noreply@blogger.com0