lunedì 22 dicembre 2014

L’uscita dall’euro!


Caro Johannes,
mi permetto di sottoporre alla sua attenzione come alcune forze politiche (Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia ed altre forze politiche)ipotizzino e sostengano l’uscita dall’euro.
Invocano la creazione di una moneta parallela da affiancare all’euro. A tale proposito vorrei segnalare, a chi propende e sostiene questa soluzione, che con la nascita dell’UE, alcune funzioni istituzionali della Banca d’Italia sono state rivisitate.
Quella monetaria e quella ispettiva sono state assegnate ad organismi diversi. Alla Banca d’Italia è rimasta una attività ispettiva su categorie non meno importanti di banche e delle BCC. Viene spontaneo ricordare che non risulta Paese al mondo che fa ricorso contemporaneamente a due segni monetari. In ambito europeo vengono applicate le leggi, frutto di accordi tra i Paesi aderenti all’eurozona, e per la sua gestione è stato creato un organismo sovrano: la BCE.
In politica tutti possono dire tutto, però c’è un limite. Parlare alla pancia degli italiani, scontenti, delusi e senza lavoro, è uno sport molto praticato e molto diffuso, con ottimi risultati propagandistici. Piuttosto si può rimproverare alle Autorità competenti, che in occasione del change-over (passaggio dalla lira all’euro, gennaio 2002) il mancato controllo sul rispetto di un principio sacrosanto: l’obbligo nei confronti degli operatori del commercio, di esporre i doppi prezzi per le merci in vendita. Infatti presso le Prefetture furono istituiti dei Comitati preposti a tali controlli.
Non risultano multe o provvedimenti a carico dei commercianti, nonostante la scarsa applicazione del predetto principio. Questa inosservanza è stata una concausa (se non proprio la causa scatenante) del precipitare e il degenerare della politica dei prezzi al consumo.
Nessuno, a suo tempo, si pose il quesito: come mai i prezzi al consumo, a distanza di sei mesi, risultano tutti raddoppiati?

Rino Impronta

giovedì 11 dicembre 2014

Migranti tra realtà e percezione.


Ci mancava pure la scusa di un presepe per scatenare l’ennesimo caso politico. Al grido di “salviamo i nostri valori cristiani”, Salvini è fiondato a Bergamo come novello Templare in difesa di Gerusalemme.
E’ chiaro che è l’ennesima strumentalizzazione politica.
Perché è facile chiedersi a quali “valori cristiani” facciano riferimento giacché poco tempo fa hanno portato gente in piazza per impedire l’operazione “Mare Nostrum”. Operazione che forse avrebbe impedito le recenti 18 morti al largo di Lampedusa. E al riguardo mi chiedo dove sia finito quel partito politico che al governo di questo Paese ha dato soluzione all’immigrazione facendo la più grande regolarizzazione di clandestini (più di 600.000).
E’ chiaro che queste strumentalizzazioni possono trovare terreno fertile in un Paese dove il “The Ignorance Index (uno studio dell’Istituto Ispos Mori per la Royal Statistical Society condotto in 14 Paesi) ha posto al primo posto per quanto riguarda l’indice d’ignoranza su alcuni temi facendo peggio di Usa, Corea del Sud, Polonia, Ungheria, Francia, Canada, Belgio, Australia, Gran Bretagna, Spagna, Giappone, Germania, Svezia.
Il rapporto mette in evidenza una cosa chiara: siamo il paese col più alto tasso di ignoranza per quanto riguarda i flussi migratori. Alla domanda “quanti sono i musulmani in Italia” la risposta è stata il 20% mentre quella corretta è il 4%. Alla domanda: “Quanti sono gli immigrati in Italia”, la risposta è stata il 30%. Quanti sono in realtà? Il 7%.
Eppure basterebbe leggere il recente “Dossier statistico immigrazione 2014” realizzato dall’IDOS per conto dell’Unar (l’Ufficio nazionale anti discriminazioni istituito dalla presidenza del Consiglio) per capire che queste strumentalizzazioni sono ormai triti e ritriti luoghi comuni.
Prendiamo per esempio gli irregolari rispetto al totale degli immigrati. Nel 1991 gli irregolari erano il 47%. Nel 2002 il 34% e poi 19% nel 2006, 17% nel 2008, 9% nel 2011, 7% nel 2012 fino al 6% del 2013.
Nel 2013 i visti per motivi di lavoro sono stati 25.683 per quello subordinato e 1.810 per quello autonomo. Mentre ben 76.164 sono stati rilasciati per «ricongiungimento familiare». Nel 2013 il più alto numero di richieste d'asilo è stato registrato in Germania con 127.000, seguito da Francia (65mila), Svezia (54mila), Regno Unito (30mila) e Italia (28mila).
Sul tema sicurezza, i dati elaborati dal 2004 al 2012 dalla Direzione centrale di polizia, dimostrano che gli immigrati delinquono meno degli italiani (il maggior numero d’immigrati in prigione è dato dal fatto che molti sono reati dipendono dal loro status d’irregolari).
Per quanto riguarda le spese, il contributo degli immigrati all’economia italiana è in attivo. Tra entrate e spesa pubblica c’è, infatti, un saldo positivo di 3,9 miliardi di euro (16,5 miliardi di euro di entrate per lo Stato a fronte di 12,6 miliardi di euro di spese). E ancora.
Gli immigrati contribuiscono in modo rilevante al pagamento delle pensioni degli italiani pur beneficiandone, data l’età più bassa, in maniera modestissima. Infatti, i versamenti dei contributi effettuati dagli stranieri (8,9 miliardi nel 2009), sono per larga parte destinati al pagamento delle pensioni degli italiani.
E’ chiaro quindi che gran parte del nostro senso della società in cui viviamo si basa su errate percezioni che spesso si scontrano con la realtà dei fatti. Questo scollamento ha ovvie implicazioni nel dibattito pubblico (spostano per esempio le priorità) e pone sfide reali ai politici.
Politici che, oltre a essere informati, devono essere quindi maggiormente responsabili.
Evitando quello che sembra ormai diventato un “modus pensandi” : “Perché cercare di capire, informarsi o impegnarsi a trovare una soluzione ai problemi quando basta trovare un capro espiatorio?”

Johannes Bückler

10 Dicembre 2014 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi >>>>>

mercoledì 10 dicembre 2014

Migranti, tra realtà e percezione.


Ci mancava pure la scusa di un presepe per scatenare l’ennesimo caso politico. Al grido di “salviamo i nostri valori cristiani”, Salvini è fiondato a Bergamo come novello Templare in difesa di Gerusalemme.
E’ chiaro che è l’ennesima strumentalizzazione politica.
Perché è facile chiedersi a quali “valori cristiani” facciano riferimento giacché poco tempo fa hanno portato gente in piazza per impedire l’operazione “Mare Nostrum”. Operazione che forse avrebbe impedito le recenti 18 morti al largo di Lampedusa. E al riguardo mi chiedo dove sia finito quel partito politico che al governo di questo Paese ha dato soluzione all’immigrazione facendo la più grande regolarizzazione di clandestini (più di 600.000).
E’ chiaro che queste strumentalizzazioni possono trovare terreno fertile in un Paese dove il “The Ignorance Index (uno studio dell’Istituto Ispos Mori per la Royal Statistical Society condotto in 14 Paesi) ha posto al primo posto per quanto riguarda l’indice d’ignoranza su alcuni temi facendo peggio di Usa, Corea del Sud, Polonia, Ungheria, Francia, Canada, Belgio, Australia, Gran Bretagna, Spagna, Giappone, Germania, Svezia.
Il rapporto mette in evidenza una cosa chiara: siamo il paese col più alto tasso di ignoranza per quanto riguarda i flussi migratori. Alla domanda “quanti sono i musulmani in Italia” la risposta è stata il 20% mentre quella corretta è il 4%. Alla domanda: “Quanti sono gli immigrati in Italia”, la risposta è stata il 30%. Quanti sono in realtà? Il 7%.
Eppure basterebbe leggere il recente “Dossier statistico immigrazione 2014” realizzato dall’IDOS per conto dell’Unar (l’Ufficio nazionale anti discriminazioni istituito dalla presidenza del Consiglio) per capire che queste strumentalizzazioni sono ormai triti e ritriti luoghi comuni.
Prendiamo per esempio gli irregolari rispetto al totale degli immigrati. Nel 1991 gli irregolari erano il 47%. Nel 2002 il 34% e poi 19% nel 2006, 17% nel 2008, 9% nel 2011, 7% nel 2012 fino al 6% del 2013.
Nel 2013 i visti per motivi di lavoro sono stati 25.683 per quello subordinato e 1.810 per quello autonomo. Mentre ben 76.164 sono stati rilasciati per «ricongiungimento familiare». Nel 2013 il più alto numero di richieste d'asilo è stato registrato in Germania con 127.000, seguito da Francia (65mila), Svezia (54mila), Regno Unito (30mila) e Italia (28mila).
Sul tema sicurezza, i dati elaborati dal 2004 al 2012 dalla Direzione centrale di polizia, dimostrano che gli immigrati delinquono meno degli italiani (il maggior numero d’immigrati in prigione è dato dal fatto che molti sono reati dipendono dal loro status d’irregolari).
Per quanto riguarda le spese, il contributo degli immigrati all’economia italiana è in attivo. Tra entrate e spesa pubblica c’è, infatti, un saldo positivo di 3,9 miliardi di euro (16,5 miliardi di euro di entrate per lo Stato a fronte di 12,6 miliardi di euro di spese). E ancora.
Gli immigrati contribuiscono in modo rilevante al pagamento delle pensioni degli italiani pur beneficiandone, data l’età più bassa, in maniera modestissima. Infatti, i versamenti dei contributi effettuati dagli stranieri (8,9 miliardi nel 2009), sono per larga parte destinati al pagamento delle pensioni degli italiani.
E’ chiaro quindi che gran parte del nostro senso della società in cui viviamo si basa su errate percezioni che spesso si scontrano con la realtà dei fatti. Questo scollamento ha ovvie implicazioni nel dibattito pubblico (spostano per esempio le priorità) e pone sfide reali ai politici.
Politici che, oltre a essere informati, devono essere quindi maggiormente responsabili.
Evitando quello che sembra ormai diventato un “modus pensandi” : “Perché cercare di capire, informarsi o impegnarsi a trovare una soluzione ai problemi quando basta trovare un capro espiatorio?”

Johannes Bückler

10 Dicembre 2014 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi >>>>>

lunedì 8 dicembre 2014

Gli inamovibili.


E’ notizia delle ultime ore che il sindaco di Roma, Marino, ha disposto la rotazione dei Dirigenti comunali. A tale proposito vorrei segnalare una mia riflessione sull’argomento: perché solo oggi si pensa a porre un rimedio a tanti disastri?
Quanto sia necessario sottoporre a trasferimenti e nuovi incarichi, tutti quei dirigenti che occupano posizioni apicali e decisivi per un’azienda, l’avevo già esposto in una nota rubrica del Corriere della Sera.
Tutto nasce dopo aver letto l’intervista di alcune settimane fa all’ex Commissario della spending review Cottarelli. Testualmente dichiarava "Non mi davano neanche i documenti. Le resistenze dei burocrati a Roma". Sono stato assalito da una forma di rabbia e comunque - per i miei trascorsi - mi sono sentito chiamato in causa.
In particolare quando il Commissario ha dichiarato (con riferimento ai capi di gabinetto) che “si conoscono tutti tra loro, parlano tutti lo stesso linguaggio” e di quelli che “scrivono leggi lunghissime, difficilmente leggibili”.
A tale proposito mi viene spontaneo segnalare come una qualsiasi azienda (lo Stato lo è a tutti gli effetti, ha un bilancio con cui fare i conti e degli obiettivi da raggiungere), al fine anche di una gestione trasparente ed efficace, debba necessariamente sottoporre a continui spostamenti i dirigenti preposti.
Ciò è necessario per tanti motivi. Ne cito uno per tutti: si evita la nascita di legami con il territorio, causa di tanti scandali. La nascita di queste amicizie, prima o poi impongono richieste di favori o privilegi.
Vedi tutti gli scandali degli ultimi tempi. A tutto ciò si può ovviare, invitando (sarebbe più giusto dire “obbligando” per norme interne all’azienda o all’Amministrazione, sindacati permettendo) i dirigenti, in occasione di promozioni, di assumere i nuovi incarichi e il nuovo grado, presso altre sedi. Invece mantenendo la loro posizione (Capo di gabinetto o altri), cambiando semplicemente la targhetta posta sulla porta, si innesca un meccanismo vizioso e acquisizione di potere, accentrando nelle mani di pochi, il destino e le decisioni vitali di un Paese.
Non voglio lodarmi da solo, ma tutti quelli come me che hanno avuto la fortuna di intraprendere una carriera dirigenziale in un’Azienda importante, possono vantarsi di aver cambiato (per motivi legati alla progressione in carriera) otto città.
Otto traslochi, otto volte disagi per la famiglia, sradicare otto volte gli affetti dei figli verso amici o compagni di studi, otto volte rifarsi conoscenze e amicizie. Vorrei sapere se quei Capi di gabinetto conoscono tutti questi disagi, il nome di qualche impresa che effettua traslochi, ricordando loro che l’Italia è un Paese molto lungo, per cui, anche se da Trento a Palermo vi sono quasi 2.000 Km da percorrere, in occasione degli interpelli per l’accettazione della nuova sede, abbiamo sempre risposto “si, grazie, accetto con piacere e sono lusingato dell’incarico presso la nuova sede”.
Fermo la voglia irrefrenabile di continuare a scrivere su situazioni chiaramente inique e comunque risolvibili. In questo settore, il nostro Capo del Governo, avrebbe di che lavorare. Non mancando di segnalare tutta l’indignazione rappresentata dall’ex Cavaliere, contenuta nella dichiarazione fatta in occasione dello scandalo della capitale: “si devono dimettere tutti” . Tutti chi?

Rino Impronta

Pubblicata da Beppe Severgnini  nella sua rubrica Italians

giovedì 4 dicembre 2014

“Vittime invisibili”. Una piccola storia per non dimenticare.


Milano, 17 maggio 1973

Gabriella Bortolon è una bella ragazza di ventidue anni. Abita dopo San Siro, figlia unica con madre vedova, al primo piano di un enorme caseggiato in Via Fratelli Zoia al civico 105. Da gennaio guadagna 250.000 Lire al mese che servono al sostentamento suo e della madre dato che il padre è morto in un incidente stradale anni prima. Dopo essere stata nominata direttrice, lei e la madre hanno deciso di trasferirsi in un appartamento più grande.

Gabriella è appena arrivata alla Questura a Milano per sbrigare le pratiche relative al rilascio del suo passaporto. Sabato deve recarsi a Londra nel suo primo viaggio all'estero per visionare alcuni campionari. Dirige da qualche mese una boutique a Busto Arsizio.

Nel cortile della questura si sta svolgendo una cerimonia commemorativa ad un anno dalla morte di Luigi Calabresi. Ad inaugurare un busto in suo onore ci sono le autorità cittadine, Mariano Rumor a nome del Governo e una folla imponente che si è assiepata tra l’ingresso e il cortile.

La cerimonia è finita e Mariano Rumor sta per andarsene.

Gabriella è curiosa, si sporge tra la folla per vedere meglio. Uno sguardo prima di proseguire per gli uffici della Questura, Londra l’aspetta. Non vede quel “sasso” che dall’alto sta per cadere tra la gente intorno a lei. Solo quando tocca terra si accorge che quello non è un sasso.



Gianfranco Bertoli è arrivato alla Questura. In tasca ha una bomba a mano di fabbricazione israeliana. E’ riuscito a passare la frontiera portandola con sé da un viaggio in un kibbutz israeliano. E’ appena arrivato nel cortile della questura di Milano in Via Fatebenefratelli, mentre una piccola folla sta defluendo. Forse Mariano Rumor è già uscito, ma non importa. Toglie la mano di tasca e lancia quel “sasso”.

L’esplosione. 

Un mucchio di persone sono riverse sul marciapiede letteralmente allagato di sangue e ricoperto di indumenti, scarpe, berretti e borsette. Sono state investite dallo scoppio e lo spostamento d’aria ha scaraventato alcuni di loro in fondo al marciapiede. C’è fumo, molto fumo e un buio improvviso, tra grida disperate.

Il corpo di Gabriella è quello più composto. Giace distesa sul fianco sinistro, con un braccio teso sotto la testa e l'altro con il pugno chiuso avvicinato al viso. Contrariamente agli altri corpi intorno a lei non c'è molto sangue, né i suoi abiti sono strappati. Un rivoletto di colore rosso sotto la testa scivola verso la borsetta che le è rimasta attaccata al corpo. Uno dei due medici, che si sono trovati di passaggio in via Fatebenefratelli subito dopo l'attentato, si accorge che Gabriella è in gravi condizioni. « Presto venite qui, questa è grave! » grida a due barellieri che stanno caricando su una autoambulanza un'anziana signora. La ragazza emette soltanto un flebile lamento mentre il medico le solleva lievemente la testa.
Viene trasportata in ospedale, ma è troppo tardi. Gabriella è morta.

9 Giugno 2000 – Cimitero di Baggio 

I resti di Gabriella sono stati riesumati. Sono lì dimenticati da tutti (la madre è ricoverata da tempo) da quel maledetto 17 maggio del 1973. Sono scaduti i termini per la concessione della tomba, ma in Comune, facendo una colletta, sono riusciti a dare una giusta sistemazione ai suoi resti. Verrà sistemata nell’ossario con una concessione trentennale.
 Qualcuno propone di dedicarle il giardino di Via F.lli Zoia-Paone-Rosselini. Speriamo

                                                             --------------------------------

Oltre a Gabriella in quello scoppio morirono altre tre persone. Federico Masarin, guardia di P.S nato a Ponte di Piave (TV) l’11 maggio 1943. Entrato in Polizia nel 1963, dopo aver frequentato la Scuola Allievi di Caserta, aveva prestato servizio nei reparti di Napoli e Padova ed in seguito alla Questura di Milano. 
L’ex maresciallo dei Carabinieri Giuseppe Panzino nato a Marcellinara (CZ) il 2 giugno 1909 e Felicia Bartolozzi nata a Vizzini (CT) il 2 settembre 1912. 

Gianfranco Bertoli fu subito arrestato. Si proclamò anarchico individualista, seguace delle teorie di Max Stirner. Sottratto al linciaggio da parte della folla, Bertoli, disse  di avere deciso di compiere la strage per vendicare la morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, morto il 15 Dicembre 1969. 

Anni dopo, durante i processi, invece, si dirà che Bertoli voleva colpire il ministro Rumor, colpevole di non aver firmato leggi speciali dopo la strage di Piazza Fontana, quando era Presidente del Consiglio. 
Si disse che l'"anarchico" fosse un agente del Sifar (nome in codice «Negro»). 
Si disse che fosse stato infiltrato nel PCI e dal 1966 al 1971 agli ordini dal Servizio Informazioni Difesa (SID). Condannato all’ergastolo nel 1975, dopo numerosi anni di detenzione e di isolamento, Bertoli ottenne il regime di semilibertà. Ebbe un modesto lavoro, ma ripiombò immediatamente nella tossicodipendenza da eroina. Morì alla fine del 2000 a Livorno. 

Gabriella, come molte altre, è una delle tante “vittime invisibili”. Invisibili come le migliaia di persone che  sono state segnate per sempre da quelle bombe. Invisibili perché ormai scomparse dalla memoria collettiva. Dimenticate. 


“L’Italia dimenticata e l’Italia da dimenticare” cantava Francesco De Gregori nel 1979.
Non facciamolo, vi prego. Per loro. Per Gabriella.

Johannes Bückler


martedì 25 novembre 2014

Quando un tempo eravamo loro...


La storia ha inizio in una grande città dove gli abitanti del luogo convivono con 20.000 immigrati. "Convivere" è una parola grossa, perché i rapporti  non sono certo dei migliori. I cittadini locali non perdono occasione per accusare gli immigrati di accettare stipendi da fame rubando loro, in questo modo, il lavoro. Gli scontri sono ormai all'ordine del giorno e i rapporti sempre molto tesi. Gli immigrati non sono tutti cittadini modello, anzi. Alcuni di loro hanno precedenti penali. Altri, dopo essere sfuggiti a mandati di cattura nel loro Paese, sono arrivati in città pronti a delinquere di nuovo.

A questo punto avrete certamente collegato il racconto alla situazione italiana e al difficile rapporto con gli immigrati. Niente di cui meravigliarsi. Ma questa storia è leggermente più complicata…e viene da lontano.

Ricominciamo, ma questa volta con più precisione.

New Orleans (Louisiana) 1890 

Gli abitanti sono 242.000 e 20.000 di questi sono immigrati italiani. A parte qualche centinaio di malavitosi (due le organizzazioni criminali “Mafia” e “Mano nera”) gli italiani fanno solitamente i lavori più umili e faticosi: braccianti agricoli, calzolai, minatori, lavoratori delle ferrovie, spazzini, stagnini. Se sono fortunati fruttivendoli o venditori ambulanti. Malgrado ciò la convivenza è difficile e i cittadini americani non perdono occasione per accusare gli italiani di accettare stipendi da fame rubando loro, in questo modo, il lavoro

Il clima in città 

Il senso comune del cittadino americano verso gli italiani è di avversione. Dei nostri connazionali dicono : “Le condizioni primitive in cui essi vivono li portano a trascurare le elementari norme igieniche”.
"In caso di epidemie rifiutano l’accesso nelle loro case agli ufficiali sanitari".
Ebbene, si può biasimare l’americano che in tali casi prova una tal qual ripugnanza?

Uno dei motivi per cui l’italiano è considerato di razza inferiore è la sua familiarità con i neri. "Convive persino con donne di colore e questo è chiaramente un insulto alla razza bianca americana”.
Gli italiani sono considerati dalla collettività (insieme ai cinesi) non appartenenti alla razza bianca. La gente non sopporta che un barbitonsore (il barbiere) italiano faccia barba e capelli indifferentemente a bianchi e neri invece di avere la stessa ripugnanza, innata nei bianchi americani, verso gli uomini di colore.

15 Ottobre 1890 

Oggi è stato assassinato il capo della Polizia di Nuova Orleans, David. C. Hennessy. Certamente una figura ambigua vicina, cosi si dice, a una delle famiglie mafiose del luogo. Il delitto può avere a che fare con l’arresto di due affiliati della famiglia Matranga da parte della Polizia. Le indagini si sono concentrate subito sugli immigrati italiani. Si racconta per una frase sussurrata dall’uomo prima di morire: “Sono stati i Dago!”. Ed essendo "Dago" uno dei tanti termini dispregiativi con cui vengono definiti gli immigrati italiani…

Il clima non è certo migliorato dopo il discorso del sindaco della città Joseph Shakespeare:” Il clima mite, la facilità con la quale ci si può assicurare il necessario per vivere e la natura poliglotta dei suoi abitanti hanno fatto sì che, sfortunatamente, questa parte del Paese sia stata scelta dai disoccupati e dagli emigranti appartenenti alla peggiore specie di europei, gli italiani. Gli individui più abietti, più pigri, più depravati, più violenti e più indegni che esistono al mondo, peggiori dei negri e più indesiderabili dei polacchi. Dobbiamo dare a questa gente una lezione che dovranno ricordare per sempre”.

Nei giorni successivi un centinaio di immigrati italiani viene arrestato. Sono sospettati di essere autori o complici del delitto.

Novembre 1890 

Nove immigrati italiani sono accusati di essere gli esecutori materiali dell’uccisione del capo della Polizia. Vengono processati.

Marzo 1891 

Oggi si è concluso il processo con un verdetto di assoluzione per tutti gli imputati.

La reazione 

Gli immigrati possono delinquere tanto sanno che poi la passano sempre liscia. Il solito processo farsa”, si dice in città.

La notizia non è piaciuta allo sceriffo Gabriel che da bravo razzista ha emesso un bando pubblico “Tutti i bravi cittadini sono invitati a partecipare all´assemblea convocata sabato 14 marzo alle 10 alla Clay Statue, per prendere provvedimenti rispetto al fallimento della giustizia nel caso Hennessy. Arrivare pronti all’azione

Tremila cittadini si si sono presentati armati di asce, fucili e bastoni. Abbattuti i portoni laterali d’ingresso della prigione, hanno giustiziato senza pietà i prigionieri italiani non ancora liberati (i 9 più altri 2 italiani presenti nelle prigioni) con decine di colpi di fucile e pistola.
Tra questi Antonio Abbagnato, impiccato ad un albero ed  Emanuele Polizzi, appeso ad un lampione e finito a colpi di pistola.

Una delle figure maggiormente conosciute in città, l’avvocato Parkeson, pare abbia ringraziato i suoi concittadini dicendo “Vi ho chiamato per compiere tutti insieme un dovere, e questo dovere è stato compiuto. Ora tornate a casa e Dio vi benedica".

Il governo statunitense è intervenuto vietando qualsiasi rappresaglia...ma è troppo tardi.

Si conclude così quello che passerà alla storia come il “Linciaggio di New Orleans”. 

Conclusione

Gli italiani sottoposti a quel processo furono tutti assolti. Non poteva essere diversamente poiché gli arresti erano stati effettuati a casaccio. (Pietro Monastero era solo un calzolaio italiano che aveva il negozio di fronte al luogo dove il capo della Polizia era stato ucciso). Vero è che alcuni degli italiani linciati non erano certo cittadini modello. Antonino Marchese aveva precedenti penali in Italia. Giuseppe Jato aveva fama di essere un mafioso, mentre Rocco Geraci, di Palermo, era emigrato perché colpito da mandato di cattura. Ma negli undici c’era anche Vincenzo Traina che sia in Italia che a New Orleans aveva mantenuto una condotta irreprensibile. Antonio Abbagnato, di Palermo che insieme a Girolamo Caruso di Palermo, Pietro Monastero di Caccamo, Antonio Scalfidi di Patti, Emanuele Polizzi e Loreto Comitis non avevano mai avuto precedenti penali. Insomma, della brava gente. E comunque, per l'omicidio del capo della Polizia, erano stati tutti assolti. 

Dopo l’eccidio il nostro Governo si mosse subito anche se inizialmente impreparato ad affrontare un’eventuale crisi diplomatica. La stampa americana motivò il linciaggio col fatto che comunque gli immigrati italiani avevano portato la mafia a Nuova Orleans. Dimenticando di sottolineare che il Capo della Polizia era corrotto e al servizio di una delle due fazioni malavitose italiane della città. 

La controversia diplomatica con gli Stati Uniti durò circa un anno. Il Governo italiano portò all’attenzione del Congresso americano il problema della tutela degli immigrati italiani. Problema che il Congresso discusse, firmando in seguito alcuni progetti di legge in tal senso. 


Il Presidente degli Stati Uniti Harrison, nel suo discorso annuale, fece esplicita condanna del linciaggio di Nuova Orleans e propose per le famiglie delle vittime del linciaggio un’indennità di 125.000 franchi. Soldi che le Famiglie aspettarono invano

Johannes Bückler

P.S. Vi state forse chiedendo se qualcuno pagò per il linciaggio? In effetti alcuni linciatori furono arrestati, ma il 5 maggio 1891 il Gran Giurì di Nuova Orleans stilò un rapporto che di fatto li scagionava. La giustificazione? Non era possibile processare un’intera città per aver preso, senza alcuna premeditazione, una misura anche se estrema. 



martedì 4 novembre 2014

E lo chiamavano governare (14)


Il patto della staffetta.

28 novembre 1986 

Dopo essersi garantito l’avvicendamento a Palazzo Chigi, Ciriaco De Mita dimostra di non sapere esattamente come comportarsi. In primavera il Presidente della Repubblica manderà alle Camere il nuovo Presidente del Consiglio. Un democristiano naturalmente. Però lui vorrebbe restare a piazza del Gesù. Ad Andreotti e Forlani la cosa non par vera e si dimostrano subito entusiasti della cosa. Ora si tratta solo di aspettare. La primavera non è lontana.

17 Febbraio 1987 
Oggi Craxi è stato ospite della trasmissione Mixer di Giovanni Minoli. Nell’intervista in pratica ha sconfessato il famoso “patto della staffetta” di cui De Mita si è molto speso per tenere buono il suo partito.
Il patto prevede (o meglio prevedeva) in primavera il passaggio delle consegne. Craxi se ne deve andare lasciando il posto a un rappresentante della Democrazia Cristiana. Invece...


Craxi si è presentato alla Camera per liquidare la staffetta, sostenendo che è: "un’invenzione e un abuso"
L’intervista a Minoli fu una provocazione premeditata da Craxi. Infatti, prima di iniziare la trasmissione, aveva chiesto a Minoli se fossero presenti dei giornalisti e alla risposta affermativa aveva sorriso. Terminata la registrazione commentò: ”E così abbiamo liquidato pure la staffetta”.
In quel momento non immaginava che, tra poco, a essere “liquidato”  sarebbe stato solo lui.

19 febbraio
La rappresaglia è iniziata. Sul decreto sulla fiscalizzazione degli oneri sociali la Dc ha votato col Pci e i missini. In pratica il Senato ha respinto tutti gli emendamenti proposti dal Governo. Il decreto è stato approvato con  una regalia agli agricoltori. In vista delle elezioni la Dc ha cominciato a seminare. Nella “raccolta voti" è maestra.
La spaccatura ormai è netta e sicuramente ci saranno ripercussioni nei prossimi giorni.

20 febbraio
Il gioco ormai si fa duro tra Dc e Psi. De Mita ha dichiarato:“E’ finito il tempo delle parole, comincia quella dei fatti. I democristiani si sentono traditi perché è stata rimessa in discussione la staffetta”. 
Non contento ha ricevuto al secondo piano di palazzo del Gesù i direttori dei maggiori istituti demoscopici per avere previsioni sul futuro elettorale. E chi vuole intendere intenda. 

4 marzo
Craxi si è dimesso.


9 marzo
Cossiga ha affidato l’incarico di formare un nuovo governo a Giulio Andreotti. 

25 marzo
Andreotti ha fallito. L’incarico viene affidato a Nilde Iotti.

31 Marzo
Nilde Iotti torna da Cossiga dicendo che esiste ancora la possibilità di un pentapartito.

7 Aprile
Cossiga respinge le dimissioni di Craxi e lo rimanda alle Camere.

9 aprile
La Dc (incavolata nera) ritira i suoi ministri dal Governo.

10 Aprile
Craxi rassegna di nuovo le dimissioni. Cossiga assegna l’incarico a Scalfaro.

14 Aprile
Scalfaro torna da Cossiga per comunicare l’esito negativo del suo tentativo.

15 aprile
Cossiga incarica Fanfani.

19 aprile
Governo fatto. Si va alle Camere.

Craxi non si è presentato alla cerimonia  per il rituale passaggio di consegne. Ha mandato  il fido Amato.

28 aprile
Il Governo Fanfani non ottiene la fiducia Si va a votare il 14 giugno. Un Governo elettorale a trazione democristiana. 

Durante la crisi di governo i partiti non si fermarono. C’erano da spartire le nomine alla Rai. 

Ricordate il contratto dei medici? Fu  firmato l’8 aprile proprio nello stesso momento delle dimissioni di Craxi. 15 mesi di scontri, di scioperi selvaggi. Mentre il Governo cercava disperatamente di tenere sotto controllo il deficit (si fa per dire…..tenere sotto controllo 100.000 miliardi di deficit), loro continuarono tranquilli. Il costo complessivo (si cercò di contenerlo a 1.000 miliardi) fu di 1.042 miliardi per i soli paramedici e 982 per il personale medico. In totale 2.024 miliardi di Lire. E ottennero questi aumenti: 
Medici a tempo pieno
Assistenti +41,11% - Aiuto + 41,14%  - Primario + 41,07%
Medici a tempo definito
Assistente +25,94% - Aiuto + 25,91% - Primario + 26,94%
Paramedici
Aumento medio di 155.000 Lire mensili oltre a tutti i benefici derivanti dalla revisione dell’inquadramento e dalla riparametrazione.
Inoltre:
115.000 capi operai passarono dal 4° al 5° livello con aumento stipendio del 16,5%.
160.000 infermieri salirono dal 5° al 6° livello – le caposala al 7° e i direttori all’8°
A tutti i medici venne aumentata indennità di pronta reperibilità del 40%. + incentivi di produttività dell’11,5%.
Agli assistenti con 5 anni anzianità doppio scatto.
L’orario di lavoro venne ridotto di due ore per tutti.
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Chiaro che dopo il rinnovo del contratto dei medici l’obiettivo dei 100.000 miliardi di deficit cominciò a scricchiolare. e non poteva essere diversamente. Per gli aumenti contrattuali dei dipendenti pubblici nella Finanziaria '87 erano stati stanziati 2.384 miliardi + 2.855 per i due anni successivi per un totale di 8.094 miliardi di Lire. Cioè il 13% di aumento medio per coprire il tasso d'inflazione programmato (6% nell'86, 4% nell'87 e 3% nell'88). Nel febbraio '87 la Banca d'Italia fece sapere che probabilmente il 13% di aumento medio previsto sarebbe arrivato (con i nuovi contratti) al 15%. In pratica rifacendo i conti agli 8.094 miliardi dovettero aggiungere altri 1.500 miliardi. Ma rifacendo ancora i conti si accorsero che servivano invece 11.824 miliardi. In pratica avevano sbagliato tutte le stime. Ma era facile prevederlo se ad ogni contratto inserisci clausole che prevedono aumenti di anzianità non previsti, agevolazioni per passaggi a livelli superiori in modo automatico o indennità varie a destra e a manca.

Ricordo che quando ne parlai con un vecchio democristiano la sua risposta fu: “Tranquillo, lo sconquasso dei conti pubblici di regola va di pari passo con un aumento di voti nelle urne elettorali”. Già. 

Resta solo da chiedersi dove ci porterà questo continuo indebitarsi. Fino a quando reggerà il sistema? Non ci si può indebitare all’infinito. Mio padre (imprenditore) odia fare debiti. Continua a ripetermi che quando hai molto, ma anche molti debiti, non ti puoi considerare ricco.

Il deficit (e con esso il debito) stava crescendo in un modo incredibile. Lo sapevano tutti, cittadini compresi. Malgrado ciò continuarono a chiedere sempre di più. Anche senza Governo.

I pensionamenti anticipati a carico dello Stato, l’assunzione di dipendenti pubblici malgrado il blocco delle assunzioni, 7 miliardi per il settore del pomodoro (una regalia), e così via...

Sia chiaro, io tengo via tutto. Non vorrei che fra 20 o 30 anni qualcuno si metta a tranciare giudizi dimenticando com'è stato governato il Paese in questi anni. Creando ricchezza, ma depredando il futuro dei nostri figli. Che, ne sono certo,  non ce lo perdoneranno mai.

Ah, dimenticavo. Craxi lasciò fare, convinto che prima o poi sarebbe tornato alla guida del Paese. Si sbagliava. Quella fu l'ultima volta. Non ci tornerà mai più. 

Al prossimo assalto alla diligenza…

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L'enorme debito pubblico che abbiamo (e che blocca il Paese), non è la conseguenza di chissà quali oscuri complotti, ma il risultato matematico dell’operato di governi con la complicità di buona parte del Paese.
Quei governi stavano mangiando il futuro dei nostri figli e a tutti stava bene.
Proprio a tutti no, ma questa è un'altra storia.

E lo chiamavano governare. (1) (2) 3 (4) (5) (6) (7) (8) (9) (10) (11) (12) (13) (14) (15)

lunedì 3 novembre 2014

E lo chiamavano governare (13)


Craxi II

Ottobre 1986 - Finanziaria ’87 

7.500 miliardi di soli investimenti e 750.000 posti di lavoro. Tra gli investimenti una trentina di progetti triennali per piccole e grandi imprese. Per esempio 124 miliardi al Ponte sullo Stretto (sich!), 400 miliardi alla tangenziale di Napoli, 120 miliardi al prolungamento della metropolitana di Roma, 80 al recupero del barocco siciliano e 2.700 miliardi a progetti “non definiti ” della regione Calabria (che tradotto significava stipendi a forestali che li incassavano persino da latitanti).

Questo l’ambizioso obiettivo del governo per i prossimi 3 anni. Il ministro del lavoro Gianni De Michelis l’ha appena definito “lo sforzo più grande dall’Unità d’Italia”. Non è dello stesso parere la Corte dei Conti che in audizione alla Commissione Bilancio definisce invece la manovra”troppo asciutta”. Inoltre mancano tutte le misure operative che rendono il giudizio praticamente impossibile. La riunione si è chiusa con un problema e un giallo. Il problema: le Regioni vogliono altri soldi per finanziare programmi di sviluppo. Servono quindi altri 1.000 miliardi. Il giallo: dalla Finanziaria sono spariti 4.000 miliardi destinati al Sud. Erano 7.800, ma sulla tabella ora c’è scritto 3.800 miliardi. Un giovane medico napoletano, Presidente della commissione Bilancio, definisce la cosa “vergognosa”. Il suo nome? Paolo Cirino Pomicino.

Di Paolo Cirino Pomicino si è scritto molto. Da Presidente della Commissione Bilancio era solito tenere congelata la finanziaria per un mesetto. Quando ne usciva, non era più la stessa. O meglio, i saldi erano gli stessi, anche se c'era sempre qualcosa in più. Nella finanziaria ’87 il deficit programmato era 100.000 miliardi? Lui "rimodulava", ma sempre per 100.000 miliardi di deficit. (C'è da dire che come modulava lui non modulava nessuno). A saldo invariato riusciva però a inserire sempre qualche migliaio di miliardi per Napoli e la Campania. C'era la voce “Metropolitane”? E lui  aggiungeva 50 miliardi per quella di Napoli. “Borse di studio”? E lui ne inseriva 3.500 al Sud e così via. Il Sole 24 Ore definiva questa modulazione “l’effetto Pomicino”. 

24 ottobre 
Dopo il sì della Commissione, la Finanziaria approda oggi in aula. Pomicino ha dichiarato”Il quadro della compatibilità finanziaria è stato mantenuto". Il fabbisogno dello Stato resta fermo a 100.000 miliardi (bontà loro). Anche Goria è soddisfatto. La parola d’ordine della finanziaria è: “freno alle rivendicazioni salariali e rilancio degli investimenti pubblici (soprattutto a favore del Mezzogiorno). Quale clima troverà il passaggio in aula? Difficile dirlo. Vedremo. Anche alla luce dei 600 emendamenti previsti da parte del Pci.

Mentre Goria parlava di “freno alle rivendicazioni salariali:”l’Ufficio di Presidenza di Montecitorio pensò bene di aumentare gli stipendi a tutti i Parlamentari. 

La sola indennità salì a 6.195.000 più 500.000 al mese per rimborso taxi (di più se abitava a più di 50 km da un aeroporto), ai quali venivano aggiunti 830.000 Lire di diaria, più 300 francobolli (al mese), più 10.000 scatti telefonici l’anno. Inoltre la Presidente della Camera ottenne un’indennità aggiuntiva di 4.500.000 al mese lordi. Di più. I deputati poterono avere degli assistenti. La spesa stanziata per il 1987 fu di 20 miliardi di Lire. 


4 Novembre 
Due parole sulle “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato” così si chiama, in effetti, la Finanziaria.

Alcuni stanziamenti: 70 miliardi per il 1987 e 80 miliardi per il 1988  e il 1989 al…terremoto del Belice. (avvenuto nel 1968).
4.464 miliardi per ripianare i debiti delle aziende di trasporto. 710 miliardi per costruire alloggi ai dipendenti delle Ferrovie. 710 miliardi per riequilibrare bilanci delle Ferrovie (e la possibilità di indebitarsi per altri 10.000 miliardi). D’altronde Ligato ha appena promesso che il sistema ferroviario (con questi soldi) avrà carrozze televisori e telefoni in ogni cabina e treni turistici con dancing e sale convegno. (Vedremo). 1.054 miliardi per il fondo pensioni ai ferrovieri. 870 miliardi per la riparametrazione degli stipendi dei dipendenti delle Usl. I 2.700 miliardi alla Calabria. 160 miliardi per ripianare debiti di ospedali. 153 all’editoria. 40 milioni alla ceramica artistica (??’). 5 miliardi per la chiusura dei giardini zoologici. 1.400 miliardi per la ristrutturazione dell’amministrazione finanziaria. 2.193 miliardi per “il riordino dei ruoli” del personale Anas e 1.225 per quelli dell'Aima. 2.384 miliardi + 4.560 miliardi nei due anni successivi per gli aumenti contrattuali dei dipendenti pubblici. E così via.

Un capitolo a parte meritano i soldi destinati al Mezzogiorno. Tra questi la “Gestione fuori bilancio per gli eventi sismici nel Mezzogiorno”. Sono 17 leggi con centinaia di centri di spesa libere di spendere a piacimento. Tra queste la famigerata 219 del 1981.
Al Titolo VIII si occupa della ricostruzione di 20mila senzatetto a Napoli. All’inizio sono stati stanziati 1.500 miliardi di Lire.
Nel corso del tempo le autorizzazioni a spendere sono arrivate sino a 11.000 miliardi. Quanto fa 11.000 miliardi diviso 20.000 case? Ecco, appunto. Fanno 550 milioni a testa. Niente male per una casa. Quante di queste case sono state costruite a oggi? Praticamente nessuna. I soldi sono stati spesi per altro. Questo non ha impedito di inserire nella finanziaria '87 altri 1.792 miliardi per il 1987 e 530 miliardi per il 1988 destinati a costruire sempre i 20.000 alloggi. (Più altri 1.700 miliardi per la costruzione di altri alloggi colpiti dal sisma)

14 novembre 
Nella finanziaria non è incluso il contratto dei medici ospedalieri. Ecco perché. Il governo ha appena trovato 700 miliardi per chiudere il negoziato per il contratto dei medici ospedalieri.
Corrisponde a una rivalutazione degli stipendi del 35% per i medici a tempo pieno e del 20% per quello a tempo definito. Purtroppo, per il governo, le 11 sigle dei sindacati autonomi hanno risposto picche. Quell’aumento è troppo poco. Ormai è scontro non solo col Governo, ma anche con i sindacati confederali. La situazione è confusa anche se Donat-cattin e Gaspari hanno incontrato Pizzinato. Marini e Benvenuto che rappresentano Cgil, Cisl e Uil. Se non si trova una soluzione, i medici minacciano scioperi a oltranza.
 
15 novembre 
L’accordo per la spartizione delle banche, tra i partiti di governo. è vicino.
La sollecitazione del Presidente della Repubblica e soprattutto il via libera dell'assegnazione della Cariplo alla Dc, ha sbloccato il tutto.
La spartizione è stata giudicata da tutti “compiuta con estrema correttezza e scrupolo costituzionale”. (ma quando????)






Sono convinto che questa Finanziaria debba essere incorniciata e lasciata ai posteri. Un giorno, quando i nodi verranno al pettine, (e verranno) qualcuno leggerà il testo (e soprattutto le tabelle allegate) e capirà. Anche se troppo tardi.

(Leggi : Tabella A - Tabella B - Tabella C - Tabella D

Riguardo i soldi stanziati per il terremoto intervenne la Corte dei Conti (anche se con la solita bacchettata inutile). Fece sapere al Paese che tutti quei soldi erano serviti a pagare interventi senza nessuna logica, senza controlli e senza risultati. Informò tutti (invano) che gestioni chiuse da 4 anni continuavano a spendere invece di restituire i soldi. Che 800 organismi delegati a spendere per il sisma non avevano ancora fornito un rendiconto. Che soldi destinati a ricostruire erano stati usati per pagare straordinari (effettuati? Non si sa). Ci raccontò che a Napoli su 27 infrastrutture che dovevano costruire abitazioni solo due avevano cominciato a fare qualcosa. Che per la ricostruzione delle industrie colpite da sisma erano già stati spesi 1.700 miliardi. A fronte di 1.030 miliardi stanziati. Che invece di ricostruire, i finanziamenti si erano persi in mille rivoli, in mille centri di spesa senza rendiconti. Insomma. Che migliaia di miliardi erano stati gettati al vento. Una cosa però la Corte dei Conti non ci disse: che molti altri miliardi si sarebbero aggiunti in futuro.

Qualcuno vorrà sapere come andò a finire la trattativa sugli aumenti ai medici ospedalieri. Ricordate? Era stato offerto loro un aumento del 35% per i medici a tempo pieno e del 20% per quelli a tempo definito. Ma i sindacati autonomi (11 sigle) avevano risposto che era troppo poco. Dopo due mesi di scontri ottennero… il 41% di aumento i primi e il 26% i secondi. Non solo. Tutti sapevano che era malcostume per molti medici "quello di preoccuparsi poco della sanità pubblica e molto dei loro studi privati". Nella trattativa fu inserito allora una sanatoria per questo malcostume fatto di soprusi e malversazioni, Anzi, persino una selva di promozioni a tutto campo.
Goria si rifiutò di firmare perché disse:“significherebbe premiare i furbi a danno degli onesti”. Il contratto però fu firmato (da altri) il 30 aprile dell’anno dopo. Fu stralciata la parte della sanatoria, ma tutti sapevano che il motivo era uno solo: quello di poterne allargare le maglie. Più furbi sanati più voti. Elementare!



Al prossimo assalto alla diligenza…

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L'enorme debito pubblico che abbiamo (e che blocca il Paese), non è la conseguenza di chissà quali oscuri complotti, ma il risultato matematico dell’operato di governi con la complicità di buona parte del Paese.
Quei governi stavano mangiando il futuro dei nostri figli e a tutti stava bene.
Proprio a tutti no, ma questa è un'altra storia.

E lo chiamavano governare. (1) (2) 3 (4) (5) (6) (7) (8) (9) (10) (11) (12) (13) (14)

giovedì 30 ottobre 2014

E lo chiamavano governare (12)


La democrazia del deficit.

8 agosto 1986 
Oggi il secondo Governo Craxi ha ottenuto la fiducia alla Camera dopo quella al Senato. E’ il quarantatreesimo governo della Repubblica, il secondo della IX legislatura. Craxi sa benissimo che può continuare a occupare quella poltrona solo perché De Mita ha deciso che andare a elezioni in questo momento non gli conviene. Ancora troppo alto il  consenso nel Paese del Presidente del Consiglio e poi tra poco c’è la finanziaria...
Ma una cosa è certa: lo stesso De Mita gli ha fatto capire in più occasioni che  tra sei mesi deve togliersi dalle scatole. La Democrazia Cristiana deve tornare alla guida del Paese. Costi quel che costi.

27 agosto 
Oggi si è riunito il governo per iniziare a discutere della nuova finanziaria. Sono presenti Craxi, Goria, Visentini, Romita, De Michelis e il liberale Zanone.
Dando uno sguardo al passato (per quanto riguarda la spesa pubblica) hanno poco da stare allegri.

Nella finanziaria ’85 il deficit era stato fissato a 96.300 miliardi. A Febbraio era stata ritoccato a 99.900 miliardi. A settembre (e avevano giurato tutti che questo sarebbe stato l’ultimo ritocco) a 106.700 miliardi. L’anno si era chiuso a – 112.000 miliardi. Un buco pari a un terzo delle spese. La vera democrazia del deficit. Spendere 350.000 miliardi quando ne incassi meno di 250.000. Grandi. 

Craxi ha detto basta. Per il 1987 il deficit deve essere fissato assolutamente a 100.000 miliardi, non una lira di più, non una lira di meno. Non solo. Questa finanziaria, dice, deve essere ricordata come l’inizio di un risanamento totale. Interventi strutturali di riduzione della spesa, meno sprechi, eliminazione di distorsioni e privilegi dello stato sociale.
Tutto per liberare risorse da destinare all’occupazione.
Per ridurre sprechi e privilegi non bisogna nemmeno andare tanto lontano. Esiste o no la Commissione tecnica per la spesa pubblica?
L’ultimo documento sul tavolo del Governo riporta risparmi per: 16.000 miliardi nel ’86, 19.000 nel 1987, 22.000 nel 1988 e 24.000 miliardi nel 1989.
Le principali proposte per la riduzione della spesa consistono in: niente pensioni di reversibilità per chi percepisce due o più pensioni (salvo le minime), aumento dell’età pensionabile fino ad arrivare a 65 anni per gli uomini e 60 per le donne, pensioni di anzianità solo a chi ha lavorato almeno 25 anni (di contributi), controlli su tutte le esenzioni nella sanità. Per esempio: ci sono almeno due milioni di falsi invalidi e a questi dobbiamo dire basta. E poi ci sono i repubblicani e i liberali che spingono alla privatizzazione di Ina e Enel.

10 Settembre
I buoni proposti di riduzione della spesa si sono già arenati. Ma si sapeva. Tra pochi mesi ci sono le amministrative e sicuramente le politiche (De mita docet). Quindi? Cosa può fare la Dc? Assecondare Craxi e i suoi intenti di risanare il Paese e aumentargli a dismisura il già alto consenso? Giammai. Goria ha appena suggerito a Craxi di volare basso. Lui è democristiano, e questo si sa, ma è soprattutto a capo della Commissione tecnica della Spesa Pubblica (ed è il pupillo di De Mita, ma questo evita di dichiararlo). “Si fa presto a dire: niente pensione a chi non ne ha diritto”. Si fa presto anche a dire”privatizziamo”, o peggio “risaniamo la sanità”.

Quando un politico parla è necessario usare il traduttore automatico di politichese. Se Goria dice “si fa presto a dire risaniamo la sanità”, significa: “come puoi pretendere di farlo se le Usl, il ministero e tutto quello che riguarda la sanità è in mano al mio partito, la Democrazia Cristiana?” Così è più chiaro? 

20 settembre 
Tutto è fermo. In questo momento ci sono cose ben più importanti del risanamento del Paese. Per esempio le nomine delle banche pubbliche. Il mandato triennale è scaduto e come al solito è iniziato il ballo delle spartizioni. Di poltrone naturalmente.
Una cinquantina di banche pubbliche quindi presidenti, vice, amministratori delegati da nominare. Di regola non si sta troppo a guardare per il sottile: un posto a me, uno a te, un posto a un amico mio, uno posto a un amico tuo. E via così. Niente di complicato.
Questa volta però i socialisti si sono presentati un tantino più preparati. Un bel manualetto dove le banche sono state suddivise per “peso politico”. “E’ ora di finirla di assegnare le banche a caso., dicono, cerchiamo di essere più precisi”.
I socialisti non hanno fatto in tempo a cantare vittoria. Il Cicr (Comitato interministeriale per il credito e il risparmio), sede istituzionale delle nomine, non ha accettato il manualetto. Chissà perchè. (Goria, ministro del Tesoro democristiano che presiede il comitato non vi dice niente?)

30 settembre 
Oggi Goria ha fatto una dichiarazione. Una delle sue. Ha appena avvertito il Paese che da questo momento gli interessi sui titoli pubblici (ad oggi esentasse) saranno tassati del 12,50% (metà rispetto agli altri depositi). Però ha aggiunto: "gli italiani non si devono preoccupare, non perderanno niente. Quello che perdono con le tasse gli verrà restituito aumentando gli interessi". Bingo.
In un colpo solo Goria è riuscito a far arrabbiare tutti. Cittadini compresi. Ma come, solo poco tempo fa aveva bollato come inutile scorciatoia la stessa proposta fatta dal premio Nobel Modigliani e ora…

2 ore dopo  - Goria, ha cominciato a fare marcia indietro. Saranno tassati solo i titoli futuri. Ah beh….
4 ore dopo - Goria esclude la tassazione dei Bot.

Si scoprì che in realtà la proposta era di Visentini. che aveva mandato in avanscoperta Goria.

Quindi, ricapitolando: per mesi il Ministro del Tesoro dichiara che tassare i Bot è inutile. Poi (sollecitato da Visentini) dichiara che bisogna tassare i Bot. Poi dichiara “solo quelli futuri”. Poi dichiara che non cambierà niente perché saranno aumentati gli interessi. Poi che non se ne farà più niente. Come fai uno così a non nominarlo Presidente del Consiglio? Infatti tra poco...

Mentre si discute della finanziaria del 1987 il 1986 si è chiuso (così dicono e scrivono) come l’anno migliore per la finanza pubblica degli ultimi vent’anni (ma si  è rispettato solo il deficit previsto...). La finanziaria ’86 aveva fissato il deficit in 110.000 miliardi. Si è arrestato a 109.830 miliardi. Naturalmente non è tutto merito del governo. Produzione in aumento, calo del prezzo del petrolio e inflazione in ribasso...Insomma, era il minimo. Anche se…

In realtà , mentre alla fine del 1985 il disavanzo di cassa e di competenza era praticamente alla pari, nel 1986 il disavanzo di competenza era superiore di ben 27.000 miliardi. Spese in circolazione che prima o poi……

Come sarà la finanziaria '87? Riuscirà Craxi a rispettare gli impegni presi? Difficile dirlo. Certo non è facile quando sai che te ne devi andare tra pochi mesi. 
Il 3 ottobre sull'Avanti uscì un corsivo a firma Ghino di Tacco (alias  Bettino Craxi) dove dichiarava che "il patto della staffetta non esiste e non è mai esistito". In pratica non esisteva nessun accordo per far succedere a marzo un democristiano alla guida del Paese. La replica di Mastella (stretto collaboratore di De Mita) fu un laconico "No Comment". 

L'accordo forse non esisteva, ma tutti sapevamo come sarebbe andata a finire. Lo aveva detto De Mita. E lui non scherzava mai.


Al prossimo assalto alla diligenza…

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L'enorme debito pubblico che abbiamo (e che blocca il Paese), non è la conseguenza di chissà quali oscuri complotti, ma il risultato matematico dell’operato di governi con la complicità di buona parte del Paese.
Quei governi stavano mangiando il futuro dei nostri figli e a tutti stava bene.
Proprio a tutti no, ma questa è un'altra storia.

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martedì 28 ottobre 2014

E lo chiamavano governare (11)


25 giugno 1986

Craxi è Presidente del Consiglio dal 4 agosto 1983. Al Paese non sembra vero questa boccata di stabilità abituato com’è a crisi di governo annuali o peggio semestrali. Quello che piace invece ai politici dello scudo crociato che trovano appassionante la possibilità di rimettere sempre tutto in gioco. Un gioco che permette loro una continua contrattazione di posti e favori. Non importa se a causa di ciò non non si riesce a portare a compimento nessuna riforma del Paese. Craxi lo sa bene. De Mita, infatti, non perde occasione di ricordargli che non può ricoprire quella carica per sempre.

Le riforme sono al palo e la sanità allo sbando. Di contro i partiti si sono appena accaparrati 83 miliardi di contributi. Perché, dicono, “non vorrete che un politico paghi l’Irpef come un cittadino qualunque”. Infatti la pagano solo sul 70% dello stipendio. E il resto? Tranquilli, ci pensiamo noi cittadini.

Intanto i treni sono sempre in ritardo e le lettere non arrivano mai. Ma non è nemmeno il problema principale se hai un ministro (Silvio Gava) che passa le giornate a far assumere falsi invalidi nell’amministrazione pubblica. In settimana. Perchè la domenica giocano a calcio nella squadra del paese.

Oggi De Mita ha ricordato a Craxi che il suo partito è ancora (soprattutto dopo le elezioni in Sicilia), il partito di maggioranza. E non ha la Presidenza del Consiglio. Certo, ha in sostanza tutti gli altri posti di rilievo, ministeri e vice presidenza compresa, ma in politica mai accontentarsi Anche se continua a ripetere che non vuole una crisi.

26 giugno
In aula è arrivato un decreto legge che finanzia gli enti locali e il governo per evitare sorprese ha posto la fiducia. Il governo è già andato sotto questa mattina e, tra accuse reciproche, Dc e Psi sono ai ferri corti. Il voto di fiducia a votazione palese è a favore del Governo. 338 sì contro 230 no. Ora si va al voto segreto (una pratica che già ha mietuto vittime) e se tanto mi da tanto…
Il Presidente della Camera annuncia la votazione: presenti 559, maggioranza 280, favorevoli solo 266.

27 giugno 
Alle 19 Craxi ha dato le dimissioni. Il primo esecutivo guidato da un socialista è durato 1058 giorni. Cossiga ne ha preso atto, ma non ha ancora deciso se accettarle o respingerle. Esaminerà il tutto e lunedì aprirà le consultazioni.

1 luglio 
Oggi l’annuncio della crisi in aula. Presenti? Solo due. Il missino Rauti e il demoproletario Russo. Il resto in vacanza. Già.

2 luglio
Cossiga ha dato un mandato "esplorativo" a Fanfani,

9 luglio
Dopo una settimana Fanfani è tornato da Cossiga. Senza risultati.

10 luglio
Cossiga ha deciso di mandare in pista Giulio Andreotti. Tutti i partiti hanno arricciato il naso ritenendo inutile questo tentativo. Gli unici contenti (ma si sapeva) i comunisti. Che il Pci abbia un debole per Andreotti è cosa risaputa. Malgrado ci sia il suo nome in ogni scandalo.
Il massimo del riguardo per Andreotti il Pci lo aveva raggiunto nell’ottobre 1984, quando aveva votato contro (salvandogli la poltrona di ministro) alla richiesta di dimissioni. L’accusa era quella di aver aiutato Sindona, che lui continua ancora oggi a definire “il salvatore della lira”. I 154 deputati comunisti avevano obbedito al loro Presidente di gruppo, Giorgio Napolitano e lo avevano salvato. 
Oggi brindano per il suo mandato esplorativo.

11 luglio 
Andreotti ha cominciato a guardarsi in giro, ma non ha nessuna intenzione di formare un Governo. A lui piace tessere tele. E tra un incontro e l’altro ha già disposto il futuro governo. In sintesi: Craxi rimane ancora per un po' e poi lascia il posto alla Dc. Punto.

1 agosto 
Dopo lunghe trattative (sich) l’incarico viene affidato di nuovo a Craxi. Il Craxi-bis.
Ma una cosa sappiamo tutti. Il suo incarico è a tempo. L’anno prossimo (si dice in primavera) quel posto tornerà nelle mani della Dc. Lo ha detto De Mita, l’uomo di Nusco. E accidenti se c’è da credergli.

Mi sono sempre chiesto dove fosse il Paese in quei giorni. Nel dibattito politico mai una volta che risuonasse la parola “riforme”, o servizi che dovevano migliorare o che si parlasse di sviluppo. Al centro solo e sempre la distribuzione di poltrone. Solo quelle. Ma dal Paese nessuna reazione. Ma un motivo c'era: avevano messo in piedi un vero “Stato assistenziale” al quale tutti si avvicinavano al grido di :“avanti, ce n’è per tutti”.
Ma, come spesso accade in questi casi "per tutti, ma non per sempre".



Al prossimo assalto alla diligenza…

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L'enorme debito pubblico che abbiamo (e che blocca il Paese), non è la conseguenza di chissà quali oscuri complotti, ma il risultato matematico dell’operato di governi con la complicità di buona parte del Paese.
Quei governi stavano mangiando il futuro dei nostri figli e a tutti stava bene.
Proprio a tutti no, ma questa è un'altra storia.

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