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sabato 2 marzo 2013

E lo chiamavano governare. (2)


13 Gennaio 1983
Oggi, nella sede della stampa estera, conferenza stampa importante.
Il presidente dell’INPS Ruggero Ravenna sta illustrando la situazione del suo istituto.
Ravenna proviene dalla UIL e ha seguito l’iter di approvazione dello Statuto dei Lavoratori.
Anche se nessuno lo dice, Ravenna è stato chiamato per correggere lo sfascio del sistema pensionistico.
E la conferenza stampa lo conferma: “I problemi finanziari dell’Ente non dipendono da incapacità degli amministratori o da una cattiva gestione. Fino a quando l’Inps sarà obbligato a erogare prestazioni senza prevederne la copertura, non saremo in grado di risanare le finanze”.
E ancora “La pratica assistenziale, la cassa integrazione straordinaria, le indennità di disoccupazione e quelle di malattia le cause delle grosse difficoltà finanziarie dell’INPS”.
Per la cronaca dal 1979 al 1981 le denunce di malattia si sono raddoppiate, passando dai 17 giorni pro-capite ai 32 giorni pro-capite. Altro dato allarmante. In Inghilterra su 55 milioni di abitanti ci sono 7 milioni di pensioni. In Italia (con 56 milioni di persone) le pensioni sono 15 milioni.
Ma è la conclusione di Ravenna che spiega molte cose. ”Il sistema pubblico delle pensioni rimane sempre il migliore rispetto a qualsiasi privato: noi facciamo prestazioni, spesso, anche senza la contribuzione. Vorrei vedere come si comporterebbero le compagnie private di assicurazione se fossero costrette a pagare le rendite senza riscuotere i premi”.
Già, avete letto bene.
Dio solo sa quanto potrà reggere un sistema che paga pensioni senza riscuotere i contributi.

Goria ha chiamato Carlo Azeglio Ciampi, ma il governatore della Banca d’Italia non vuole sentire ragioni.
Di tappare ancora una volta il buco (i 2000 miliardi fuori fido) non ne vuole sapere.
E lo si può capire. Troppe volte ha chiuso un occhio, troppe volte ha permesso uno sconfinamento provvisorio, ma è giunto il momento di rimarcare la propria autonomia.
D’ora in avanti sarà lui a decidere la politica monetaria, a decidere quanta moneta stampare, mettere in circolazione e a quali interessi prestarla.
Le aste dei titoli di Stato vanno malissimo, ma non si può continuare a comprare Bot e Cct invenduti.

E adesso che fare, pensa Goria.
Si deve rientrare entro 20 giorni, accidenti.
Tributi ne entrano, certo. Fra l’altro è appena stata varata una nuova stangata con nuove tasse.
Le vittime prescelte di questa volta sono stati gli acquirenti, i venditori e i produttori di televisori e apparecchi elettronici di ogni genere.
Beni voluttuari dicono, con una tassa del 16% sulle vendite.
La cosa fa ridere (o piangere) perché sono stati appena varati 220 miliardi per il rilancio dell’elettronica.
Va beh, lo chiamano o non lo chiamano governare?
E poiché la casa è sempre la casa ecco pronte due nuove tasse: la Sicof e l’Ilor decennale.
Poi un bell'aumento del superbollo diesel.
Dimenticavo. Aumento del bollo sugli accendini d’oro e di platino che passa da 1500 Lire a 42.000 Lire.
E poteva mancare un nuovo condono?

Già, i condoni.
6000 miliardi incassati nell’anno dimostrano quanto sia diffusa l’evasione fiscale.
E la solita scusa: la pressione fiscale al 35% è troppo alta, dicono.
Chissà cosa diranno quando arriverà (e arriverà ) al 45%.
Il problema che questi non pagherebbero le tasse nemmeno se la pressione fiscale fosse al 5%.
Questione di DNA.
Su quest’argomento pochi giorni fa la Corte dei Conti è stata chiara nella Relazione sul rendiconto generale dello Stato per l’esercizio finanziario: “Il peso in tutti i sensi crescente dell’imposizione diretta, ed in particolare dell’imposta sul reddito, rende sempre più intollerabile la presenza, anche in tale ambito, di aree di massiccia evasione, al cui recupero, secondo valutazioni notoriamente diffuse in ampi strati dell’opinione pubblica, dovrebbero essere finalizzate ormai in via prioritaria le scelte di politica tributaria. E ciò nell’ottica non soltanto di assicurare all’erario una quota aggiuntiva di tributi, probabilmente assai considerevole. Ma anche e soprattutto di garantire l’ulteriore accettabilità del sistema”.
Tradotto: ci sono un sacco di evasori e chi paga le tasse anche per loro, non ne ha più.
E siamo nel 1983.
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L'enorme debito pubblico che abbiamo (che blocca il Paese) non è la conseguenza di chissà quali oscuri complotti, ma il risultato matematico dell’operato di governi con la complicità di buona parte del Paese.
Quei governi stavano mangiando il futuro dei nostri figli e a tutti stava bene.
Proprio a tutti no, ma questa è un'altra storia.

Johannes Bückler

E lo chiamavano governare. (1) (2) (3)

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