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giovedì 11 luglio 2013

Le tasse sulla casa (per chi le paga) e i redditi da rilanciare.

Caro Direttore,
“analizza i fatti, e parla con i dati”. E allora parliamo con i dati per quanto riguarda l’IMU.
Un quarto delle abitazioni principali è risultato esente dall’imposta.
Sul restante il 36,4% ha pagato meno di 100 euro, e meno di 200 euro il 62,05.
Il 30% del totale è stato versato dal 6,8% dei proprietari pagando più di 600 euro.
Cosa ne esce analizzando questi dati. Che pensare di rilanciare i consumi eliminando questa imposta è perlomeno curioso.
Buckler è una persona discretamente agiata.
I soldi risparmiati dall’IMU finirebbero in un aumento dei suoi consumi? Assolutamente no, e per un motivo semplice.
Chi è agiato o discretamente agiato i suoi consumi non li ha mai ridotti.
Magari gli sprechi, che è diverso, ma non i consumi.
Se si vuole veramente rilanciare i consumi esiste una sola soluzione: mettere qualche soldo in più nelle tasche di chi non riesce a spendere da tempo.
Chi è precario, chi ha perso un lavoro, insomma, chi è in difficoltà.
Magari togliendoli a chi ha costruito il suo patrimonio immobiliare con redditi “esenti” da imposte, quello sì.
Persone che difficilmente hanno evitato di pagare l’Imu stante che i redditi li puoi nascondere, ma gli immobili è un tantino più difficile.
E vuoi vedere che…

Un caro saluto

Johannes Bückler

11 Luglio 2013 Corriere della Sera - Vedi qui >>>>>

lunedì 13 maggio 2013

Prioritario rendere più equo il carico fiscale.

Caro Johannes,
di questo governo accetto l'ineluttabilità, non ci si poteva permettere di perdere ulteriore tempo.
Sentito il discorso di insediamento, peraltro, mi ha invaso un senso di delusione: solito retorico e populistico abuso di concetti assai vaghi e difficilmente non condivisibili, ma non un segno di quali priorità attribuire ai tanti problemi che assillano il Paese ne,quel che e' peggio, realistico richiamo ai "conti della serva", cioè dove attingere risorse.
Sul tema della lotta all'evasione fiscale, solita abusata affermazione della "necessita' di lotta senza quartiere", proprio come siamo abituati da sempre a sentire proclamare ad ogni cambio di governo.
Si potrà certo obiettare che al "titolo teorico" prima o poi si troverà qualcuno che vorrà offrire dei contenuti e, con questa considerazione, il mio pessimismo si e'sensibilmente ridotto; alcuni personaggi, compreso il Presidente del Consiglio, appaiono seri, onesti, credibili, presentabili e sufficientemente competenti.
Condivido il tuo punto di vista circa la centralità del tema del recupero di risorse dall'evasione fiscale, anche se sono più dubbioso sulla tua idea di redistribuzione ai contribuenti onesti.
Siamo il paese con una delle più "corpose" evasioni mentre il carico fiscale e'altrettanto vicino al top mondiale.
Segno evidente che qualcosa di estremamente anomalo ci circonda.
Sicuramente un'anomalia che ci penalizza anche dal punto di vista della crescita e del livello dei consumi e' che i contribuenti onesti (perché costretti o anacronisticamente ligi al dovere) e le imprese corrette pagano tasse a dismisura, al di la dell'umanamente accettabile, mentre lunghe teorie di "furbi" continuano ad aggirare i loro doveri civici.
Rendere più equo il carico fiscale nell'aspetto distributivo e' assolutamente prioritario, perché consentirebbe di eliminare quelle risorse create in sfera non ufficiale, in buona parte distolte dai consumi per essere occultate, dando più respiro, tramite l'abbassamento del carico ai lavoratori, dipendenti (in massa potenziali consumatori attualmente frenati ma pronti ad "esplodere" non appena in possesso di nuove risorse) e alle imprese, così da rimettere in moto il volano dell'economia nazionale.
In altri termini sono convinto, da sempre, che per ogni euro di recupero dall'evasione si debba realizzare identico abbassamento del carico fiscale su chi già paga il dovuto.
Obiettivo che si raggiunge lavorando sulle aliquote e sulle detrazioni, senza necessita' di adottare forme di compensazione o rimborso che presentano complicazioni tecniche sicuramente difficili da risolvere.
Migliore ridistribuzione, cioè arrivare a far pagare un po' di più quelli di "braccino corto", renderebbe meno problematico e maggiormente al riparo dai soliti abusi (ai quali, purtroppo assistiamo passivamente da tempo) l'istituzione del "reddito minimo garantito" inteso come strumento di "contrasto alla povertà": siamo sicuri che in un Paese dove i finti poveri dilagano da sempre si possa dare vita ad uno strumento di così enorme civiltà?
In merito all'ossessionante tema dell' IMU e della sua abolizione, ho le idee molto chiare, andando a ripescare quel meccanismo di modulazione della patrimoniale che ha costituito il nostro primo confronto di idee.
L'imposta patrimoniale di ampio spettro, allora presagita da più parti, non e' stata (ancora) attuata. L'IMU, peraltro e' una sorta di patrimoniale.
Tutti la definiscono vessatoria, ingiusta, iniqua.
Tutti i Paesi hanno qualcosa di simile, noi dobbiamo soltanto migliorarla.
Posto che la prima casa dovrebbe essere maggiormente salvaguardata, l'obiettivo di maggior equità potrebbe essere raggiunto tramite il sistema degli abbattimenti e del limite di franchigia, calibrando il tutto in modo tale che una famiglia "normale" proprietaria di una abitazione "normale", non dovrebbe pagare nulla.
Diverso il caso di una prima casa fuori dal normale i cui oneri sarebbero sicuramente sopportabili dal proprietario e che, al limite, trattandosi pur sempre di una prima casa, potrebbero sostenere equamente un carico del 50%.
Ma oltre alla consistenza dell'onere occorrerebbe affinare lo strumento della differenziazione tra chi si e' costituito il patrimonio immobiliare con risorse tutte già tassate da chi, al contrario, il proprio patrimonio se lo e' "conquistato" evadendo. A parità di valori immobiliari, pertanto, l'imposta dovrebbe gravare maggiormente su chi non riuscisse a dimostrare che le risorse finanziarie utilizzate per la costituzione del patrimonio medesimo derivino da risparmi già tassati piuttosto che essere di formazione "extra contabile".
Posto 1.000 il valore di riferimento (gia' al netto della prima casa) chi quell'ammontare lo copre con la e quota disponibile (reddito netto totale-consumi per vivere= reddito risparmiato e disponibile all'investimento) del reddito dichiarato nei 5 anni precedenti l'acquisto, ovvero con quote disponibili del reddito che produrrà in futuro (ipotesi di acquisto con mutuo), dovrà essere nelle condizioni di sopportare una IMU, supponiamo di 4, chi fosse privo di questa copertura "reddituale" sarebbe costretto ad un'onere di 7.
Far quadrare i conti sarebbe possibile anche con conguagli a posteriori, calibrati in funzione dell'effettivo gettito realizzato e misurabile solo dopo l'applicazione del meccanismo indicato.
Ovviamente sarebbe facile inserire regole che tengano conto dei beni immobili pervenuti a titolo gratuito (successione/donazione) per il quali l'onere di provarne la consistenza reddituale ante acquisizione non avrebbe senso.
Il passaggio tra i due "pesi" (nell'esempio 4 e 7) potrebbe essere ottenuto tramite la deduzione dell'IMU pagata dal reddito imponibile: la presenza di aliquote marginale diverse (il contribuente onesto risparmia sensibilmente di più con la deduzione dal reddito rispetto a chi dichiara poco o niente), così da costituire un ulteriore deterrente al mantenimento della "disonesta' dichiarativa".
Se rivedi quanto avevo ipotizzato allora, troverai esemplificazioni sicuramente più chiare.

Nell'occasione ti porgo i più calorosi saluti

Samuel Adams

domenica 12 maggio 2013

Ma è sbagliato abolire l'IMU

Caro Direttore,
due parole sull’IMU. Cominciamo col dire a cosa serve un’imposta sulla casa.
Serve per pagare qualcuno che asfalti la via, che la illumini, che la tenga pulita, che curi gli scarichi delle fognature e molte altre cose ancora.
Questo per chi la definisce un’imposta ingiusta che non dà reddito.
Non darà reddito, ma è un costo per lo Stato.
Proprio per questo esiste in tutti i Paesi dell’UE.
Esiste ed è molto più salata poiché, dopo la Spagna, siamo il Paese con la più bassa tassazione.
Certo, inserire una nuova imposta su una pressione fiscale già alta può ingenerare giuste proteste.
Ma allora si abbassi la pressione fiscale, si cerchino altre strade, ma si eviti di toccare una delle imposte che meglio rispondono a principi di equità.
Va sicuramente rimodulata, resa più progressiva (come ci chiede l’UE), deve avere riguardo per i beni strumentali d’impresa, non dimenticando una seria riforma del catasto (i valori di oggi sono distorti).
Oppure eliminarla, e recuperare un vecchio progetto di una “service tax” inserita e poi dimenticata nel dibattito sul federalismo fiscale.
Un’unica imposta destinata ai comuni che raggruppi servizi, rifiuti, casa e quant’altro.
Ritengo un errore abolire tout-court l’Imu sulla prima casa.
In questi giorni ascolto i discorsi più assurdi, che potrebbero essere inseriti in un manuale delle stupidaggini.
Per esempio che la restituzione dell’IMU rilancerebbe il mercato immobiliare (certo, come no) e che si aiuterebbero i meno abbienti. Allora alcuni numeri. Un quarto delle prime case non ha pagato l’IMU, essendo sotto la franchigia.
Un 36% ha pagato meno di 100€. Il 62% è sotto i 200€. L’85% sotto i 400 euro.
Chi non possiede una casa di proprietà o una casa inferiore alla franchigia dovrà contribuire a rimborsare l’IMU ai contribuenti più agiati (compreso il sottoscritto). Dei geni.
Ma a proposito di tassa equa.
Per la prima volta un’imposta (l’Imu) non è a carico solo delle persone oneste, ma anche di molti evasori (perché un reddito lo puoi nascondere, una casa è leggermente più difficile).
Non è che tutto sto can-can sia proprio dovuto a questo? Che ancora una volta qualcuno spinga nella direzione di far pagare le tasse ai soliti noti?

Un caro saluto

Johannes Bückler

12 Maggio 2013 Corriere della Sera - Bergamo - Vedi qui >>>>>