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giovedì 17 settembre 2015

La terra non gira, o bestie!


Paneroni, chi era costui?
Giovanni Paneroni nasce a Rudiano, in provincia di Brescia, il 23 gennaio del 1871, qualche giorno prima che Roma diventi la capitale d'Italia. Il padre Battista lo indirizza agli studi e dopo le scuole elementari, che per l'epoca rappresentano già un traguardo non indifferente, entra in un collegio vescovile a Bergamo dove studia per due anni.
Si ritira presto per mancanza di vocazione, ma acquisisce le basi culturali che gli servono per dare vita alla sua filosofia rivoluzionaria e contestatrice. Inizia a lavorare in una bottega in Bergamo dove impara la lavorazione del "Tiramolla", uno dei dolci più diffusi e popolari del periodo, ed apprende la professione che lo sosterrà economicamente per tutta la vita, permettendogli di crescere una grande famiglia di ben otto figli.
Nel 1871, dopo il primo censimento, si evidenzia che la metà della popolazione Lombarda è analfabeta. Paneroni invece sa leggere e scrivere e possiede una loquacità che lo aiuta nella sua missione-vocazione: svelare al mondo con prove per lui scientifiche che la teoria di Galileo Galilei sulla terra rotonda non può essere vera. L'opera di divulgazione comincia negli anni che precedono la Prima Guerra Mondiale, inizialmente è limitata ed estemporanea ma col passare del tempo comincia a farsi largo nelle scuole superiori e nelle università di tutto il nord Italia. Paneroni si ferma agli angoli delle strade e nelle piazze delle città e con semplici attrezzi prepara rapidi esperimenti per convincere e stregare la folla che gli si fa via via intorno.

19/01/1925 
Giovanni Paneroni, super astronomo da Rudiano gode a Milano una notorietà vastissima. Da anni si intestardisce nel proclamare che Galileo ha torto e che la terra non gira. E con questa teoria, non avendo mezzi per difenderla in qualche volume, espone sui muri, imbrattandoli, epiteti poco lusinghieri contro gli astronomi. Paneroni, a Milano e nei dintorni. è ormai  una vera celebrità.

05/02/1925 
Gli studenti del Politecnico hanno invitato Giovanni Paneroni, per protesta contro i professori, a tenere una conferenza nel cortile dell'Istituto. Ci è mancato poco che venisse arrestato.

I giornalisti hanno persino intitolato a suo nome un veglione.

24/02/1925 
Oggi Paneroni da Rudiano, su invito, parla al Teatro Lirico e per ascoltarlo bisogna pagare il biglietto.

Giovanni Paneroni, personaggio bizzarro ed estroverso, è famoso per i suoi studi astronomici. Conosciuto come "l'astronomo Paneroni", non è in realtà un vero astronomo, tantomeno un Tolemaico come lui si definisce o come lo hanno sempre descritto, ma bensì un patafisico puro e cosciente. La sua opera letteraria e pittorica infatti è puro spettacolo, esibizione e provocazione a livello mentale.

«Mattinata benefica, famigliare, scientifica », fu annunziato da manifesti, che aggiungevano: » Il celebre scienziato ecc. ecc. super-astronomo ecc.ecc, parlerà sugli errori delle vecchie e nuove dottrine astronomiche e sull'importanza e veridicità della sua teoria: «La terra non gira». Gli avvisi, per misura di prudenza, aggiungevano: « è prescritta la massima serietà».

Il teatro alle 15,30 è rigurgitante.
Allorchè il Paneroni compare sulla ribalta le acclamazioni salgono altissime. Lo scienziato entra in tema senza molti preamboli con: “Gente qui si fa notte innanzi sera!”.
Applausi a scena aperta.
Sapete dirmi perchè, quando andate a letto, il sole tramonta e quando vi levate il sole anch'esso si leva? Perchè gli fa comodo? Noooo, perchè da un punto all'altro, da Ostro ad Occaso, è tutta una distesa piana in cielo, come è piana la terra. Gli astronomi... datemi retta, sono bestie.
Sono bestie, perchè perseverano nell'errore di credere che la terra è rotonda, che la terra giri. E, se è tonda, come fate a starci in piedi?
E, avanti di questo tono, Paneroni svolge la sua teoria combattendo Galileo ed Arago, Newton e Boscovich, che secondo l'oratore non hanno capito niente. E prosegue.
Il sole non ha che due metri di diametro. “Due metri e mezzo”, grida qualcuno dal pubblico”. Due metri dico e non ammetto smentite. Misuratelo! Dall'uno all'altro polo corrono settemila Km in linea retta, dicono i geografi e, se dicono linea retta, vuol dire che la terra non è curva. So fosse curva, le acque del Gleno, straripando, si sarebbero riversate nell'infinito e non avrebbero invaso la terra. E' logico? E' logicissimo! Bravo Paneroni! Il teatro scoppia in applausi.
L'oratore fa cenni per imporre il silenzio e continua con aria grave a discutere sugli influssi degli astri, sulla luce, sulle acque, sugli uomini. E sulle donne? Anche sulle donne, animali imperscrutabili, per le quali perdette l'arco dell'amore...
Bene Paneroni! Evviva le belle donne!
Ormai la folla ne ha udito abbastanza. Paneroni il super-astronomo è portato in trionfo e condotto fuori del teatro sulle spalle, tra gli applausi e gli evviva, destando viva curiosità nella folla che sì addensa al passaggio dell'inverosimile corteo. Si raggiunge la Galleria dove, l'eco degli applausi risuona più forte e dove gli spiriti si accalorano maggiormente. Infine, Giovanni Paneroni è deposto sulla soglia di palazzo Marino!

Paneroni concluse la sua battaglia lunedì 2 Gennaio 1950, all'età di 79 anni nel suo paese natale, lasciando ai posteri un chiaro messaggio: “bisogna lottare per le proprie idee in barba alle istituzioni Fasciste e ai professoroni universitari". Voleva, anche lui, a suo modo sovvertire la scienza, e diceva che la terra sta ferma e il sole le gira attorno. 

Finalmente la terra potrà girare in pace, essendo morto il più ostinato assertore d'uno slogan che una ventina di anni fa divenne famoso: “La terra non gira, astronomi cretini”. Un gelatiere e fruttivendolo ambulante che un giorno piantò carretto e cestelle per girare l'Italia armato di un suo «credo» e di pezzi di carbone. Imbrattò i muri delle case di molte città e il florilegio della sua letteratura murale lo ha reso celebre. Era alto e grosso e contro gli astronomi di tutto il mondo, da Galileo in poi, condusse una lotta spietata, con le sue sensazionali teorie: per ben cinquantanni si è cimentato con studi e con saggi, disegni e cartelli nelle scienze astrali per “scardinare e sovvertire” i sistemi di Copernico e di Galileo. A Milano faceva frequenti apparizioni: teneva cattedra sulle piazze con infiammati discorsi, e strabilianti conferenze. Voleva convincere l'umanità che la terra è ferma e il sole è il suo satellite lontano dalla superficie della terra solo pochi chilometri e rotante intorno a questa. Il suo apostolato divenne cosi ardente che a Milano trovò perfino degli adepti; ma gli mancò sempre il conforto del contraddittorio. Nessuno pensava a raccogliere le sue sfide e ciò gli dava diritto di proclamarsi vittorioso. Aveva persino osato sfidare un congresso di astronomi a Genova e si era fabbricato un osservatorio con annesso museo e biblioteca delle sue stampe e dei suoi innumerevoli opuscoli. Ma tutto, come per una nemesi implacabile, fu spazzato via da un'Impetuosa piena del fiume Oglio. Poi andò a finire per un breve periodo al manicomio di Sant'Onofrio a Roma.

Da tempo si era ritirato al paese di Rudiano, presso Brescia, abitando una casa fatta costruire con i proventi della sua attività editoriale stampava, e vendeva fino all'ultima copia, tutte le sue tavole contenenti teorie ispirate a quelle tolemaiche. Invecchiato e deluso si era votato alla poesia sociale e alla politica: scrisse versi per tutti: per De Gasperi, per Togliatti, come già per Badoglio, Una delle sue recenti odi civili diceva sui motivi cari al Giusti: «Tanti politici, che stanno a fare se non pasticci, pasticci, rubare, rubare?». Un vecchio male lo ha portato via. Negli annunci funebri il suo nome non è seguito, come avrebbe voluto, dalla qualifica di « astronomo».

Le stravaganti teorie e lo spirito ribelle e indomito non furono apprezzati né dagli scienziati né tantomeno dalle autorità dell'epoca che più volte lo umiliarono, lo censurano e lo rinchiusero persino in galera.

Personaggi del calibro di Indro Montanelli rimasero invece affascinati dall'astronomo e dal motto col quale diventa celebre: "La Terra non gira, o bestie".


Ne parlò in questo modo: “Il mio Paneroni, il Restauratore e il Vindice di Tolomeo e della Genesi. Andai a parlare con il grande sindaco Bruno Boni, che non afferrò l’importanza del personaggio, e poi con il mio amico Martinazzoli che la capisce perfettamente, ma si dichiara scoraggiato dall’indifferenza dei bresciani per la memoria di questo grande concittadino. Io voglio un monumento a Paneroni e un loculo affianco al suo. Me lo concedete?”

Una rivisitazione della figura di Giovanni Paneroni fu proposta da Mino Martinazzoli, segretario della Dc, che paragonò le teorie politiche del leader della Lega, Umberto Bossi, alle teorie tolemaiche dell'astronomo bresciano.

Johannes Bückler



venerdì 28 agosto 2015

Convegno degli industriali a Bergamo


A Bergamo, per iniziativa della Camera di Commercio, si è tenuto al Teatro Donizetti un convegno delle forze produttive del Paese. Ben settecentocinquanta gli imprenditori intervenuti in rappresentanza di miliardi di capitali investiti e milioni di operai.
A prendere la parola per primo è stato il Cav. Ambiveri, della Camera di Commercio di Bergamo, che ha salutato i presenti.
Subito dopo, l’Onorevole Candiani, che nel frattempo è stato eletto presidente, ha iniziato il suo discorso puntando il dito sulla “necessità che il Governo per una volta si scuota e prenda sollecitamente tutti quei provvedimenti necessari all’industria che sono poi necessari alla ricchezza nazionale”.
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Un linguaggio acceso e severo contro un Governo incapace, secondo l’Onorevole, di fare leggi buone e giuste a favore delle imprese. Di più. Non mantiene le promesse, impedisce con i suoi vincoli il movimento a coloro che avrebbero voglia di agire, fa perdere quei mercati che gli industriali italiani sono riusciti a conquistare, accolla sempre nuovi oneri alle industrie, mentre le riduce all'insolvenza non pagando i debiti dovuti. Di questo passo, aggiunge, porterà al collasso il Paese.

Accesi anche i toni del comm. Brambilla, Presidente della Camera di Commercio di Como che, a nome degli industriali lombardi, chiede al governo di poter lavorare senza inciampi.

Il comm. Vanzetti di Milano è lieto che al governo ci siano almeno tre persone sulle quali fare affidamento. Sono Conti, Stringher e Caviglia. L’assembla si associa al plauso. Termina il suo intervento chiedendo agli industriali di fare un accordo con le classi operaie le quali, in questo momento critico del paese, devono unirsi alle imprese per poter scuotere il Governo. Industriali ed operai sono capaci di intendersi tra di loro, come si fa tra gente che lotta e che rischia.

Il convegno prosegue inesorabile e incalzante, anche se in modo abbastanza disordinato.

“Il governo consiglia agli agricoltori di intensificare la produzione, ma come vuolsi che il consiglio sia seguito, se mancano i trasporti, fanno difetto i concimi chimici, e calmieri e divieti ancora vietano di vendere la propria merce al più alto prezzo possibile?”

"Gli impiegati ed i pensionati si lamentano dell'insufficienza degli stipendi e delle pensioni? E come risponde il governo? Inventando istituti dei consumi, grazie a cui magistrati, professori, segretari di prefettura, postelegrafici perderanno il proprio tempo ad annusar formaggi e a negoziar merluzzi, facendo perdere, per la propria incompetenza invincibile, denaro al tesoro, creando una nuova guardia del corpo ai ministri inventori del bel congegno e distogliendo forze ai servizi pubblici, che sarebbe esclusivo dovere di quegli impiegati di far procedere con zelo e con efficacia.”

“Impiegati e persone provviste di reddito fisso si spaventano di un possibile rincaro dei fitti? La sapienza governativa non trova altro miglior rimedio che sovraccaricare i proprietari di case di nuovi balzelli sperequati e impedir loro un parziale adattamento delle pigioni al diminuito valore della moneta; sicché l'industria edilizia, la quale oggi potrebbe dare lavoro a falangi di lavoratori, dopo quattro anni di arresto, non osa investire capitali e si provoca la rarefazione delle case.”

C’è chi invita il governo a dare piena libertà alle industrie lasciando perdere la creazione di monopoli che alla fine non saprebbe come amministrare.
Tutto perché a Roma ci sono burocrati che spadroneggiano, convinti che nel loro cervello ci sia solo sapienza. Invece devono capire che sono niente di fronte al più umile di loro, che rischia quotidianamente lavoro e risparmio nello loro intraprese. Questi burocrati orgogliosi sono stati a lungo sopportati. Ritorni ognuno a fare il proprio mestiere.
Calmati gli animi si passa all'ordine del giorno. Alcuni punti.
* Si richiama il governo alla necessità di riorganizzare senza ritardo il servizio dei trasporti.
* Si sollecita il Governo a inspirare la politica finanziaria dello Stato ad intenti più conformi alle necessità del momento, tenendo conto che colpire i mezzi di produzione inaridisce ed estingue la ricchezza del Paese.
* Lo Stato non sottragga rami di attività che, affidate ai singoli, possono convertirsi in cospicue finti di ricchezza perennemente feconde.
* Si chiede inoltre al Governo di evitare assolutamente la creazione di nuovi organismi burocratici dei quali, non in alcun guisa, si è sentita la necessità.

L’ordine del giorno viene messo ai voti. Approvato all'unanimità.

Addì, 30 gennaio 1919  - Bergamo

Johannes Bückler

31 gennaio 1919 - La Stampa -  >>>>>

mercoledì 19 agosto 2015

Mafie, segnali da non ignorare.

Roberto Saviano su Repubblica ha accusato la nostra terra di omertà.
Scrive: “Bergamo fa finta di niente, ma c'è una notizia importante che la riguarda da vicino”. La notizia in questione è l’arresto del bergamasco Pasquale Claudio Locatelli, re del narcotraffico, “uomo di riferimento dei sudamericani nel Vecchio Continente, proprietario di un'intera flotta di navi per il traffico internazionale di droga”.
Il sindaco Gori è subito intervenuto in difesa della nostra gente ricordando a Saviano che: “L’aver dato i natali a un bandito non è una ragione sufficiente per tacciare di omertà un intero territorio”.
Giusto, generalizzare non è mai buona cosa, ma meglio tenere gli occhi bene aperti e soprattutto non ignorare il problema. Che purtroppo esiste.
Nella “Relazione della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari” del 1994 si poteva già leggere: “La provincia di Bergamo è ritenuta, dagli esponenti della criminalità, una zona di transito piuttosto sicura, che offre ampie possibilità di mimetizzazione. In particolare, le valli sono facilmente accessibili (sono frequentate intensamente soltanto nel periodo delle vacanze) ed è, quindi, agevole affittare delle abitazioni dove trattare affari o impiantare raffinerie” Nel 1994.
Da allora è passata molta acqua sotto i ponti e le cronache giudiziarie hanno dimostrato che la criminalità organizzata ha ormai basi consolidate anche qui. Per esempio l’operazione 'Nduja, che ha riguardato una locale di ndrangheta (con elementi anche bergamaschi) che controllava una vasta area compresa fra Brescia e Bergamo.
A rendere preoccupante quella vicenda non sono state solo le attività illegali, ma come hanno riferito i giudici: “Nessuna delle persone offese si è costituita parte civile o ha presenziato il dibattimento. Sono anzi apparse fortemente intimorite e qualcuno ha anche cercato di ridimensionare i fatti o ha addirittura reso dichiarazione mendace”.
Lo stesso “Rapporto sulle aree settentrionali per la Presidenza della Commissione parlamentare d’inchiesta del fenomeno mafioso”, a cura dell'Osservatorio sulla Criminalità Organizzata dell'Università degli Studi di Milano, scrive che a Bergamo si rileva :“un'apprezzabile presenza della camorra, che opera, in particolare, in attività commerciali”.
Troppi fatti indicano che la nostra terra non è certo immune da questo cancro e la scoperta dell’uomo chiave della cosca dei Bellocco che aveva casa a Bergamo nella centralissima XX Settembre è lì a dimostrarlo.
Eppure, caro Saviano, Bergamo non si può definire una terra omertosa e in tema di criminalità organizzata non si può certo assimilare ad altre zone del Paese. Ma, caro sindaco, se la politica continuerà ad ignorare il malaffare che sta pian piano infiltrandosi nel tessuto sociale della nostra terra, mi chiedo ancora per quanto.

Johannes Bückler

19 Agosto 2015 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi >>>>>

domenica 13 luglio 2014

L'allergia al POS, un regalo agli evasori


Caro Direttore,
lo ammetto, sono allergico al contante. E’ più forte di me.
Ormai pago con moneta sonante solo il giornale che acquisto ogni mattina sotto casa e nulla più in attesa di poter fare anche questa spesa con una carta o meglio ancora con un’applicazione del mio smartphone.
Non ritengo di essere un marziano, anzi. Ormai il mondo intero si avvia verso un uso sempre più diffuso del pagamento elettronico.
Secondo la Banca Centrale Europea, se in Italia l’86% delle operazioni di pagamento avviene ancora con denaro tradizionale, la media europea è ormai del 59%. Il pensiero corre all’obbligo del POS (il lettore di carta di credito o Bancomat) per professionisti e imprese appena entrato in vigore.
Come sempre non sono mancati i politici di turno che, per accaparrare consenso, hanno definito l’obbligo “un regalo alle banche”.
Troppo difficile per loro arrivare a pensare che l’obbligo possa essere soprattutto “un servizio al cliente”.
Troppo complicato arrivare alla conclusione che, se questo Paese ha il record del sommerso e dell’evasione fiscale, qualcosa bisogna pur fare. Quando mai. Gli evasori (che sono tanti e votano) devono continuare a dormire sonni tranquilli. E’ stato così con l’Imu, l’unica tassa pagata anche dagli evasori perché comunque possessori di prima casa (magari la seconda e la terza la occultano).
Abolita con applauso. Che teneri questi politici.
Ogni volta che qualcuno prova a far pagare le tasse a chi vive utilizzando servizi pagati da altri s’inalberano, non vogliono.
Tornando la Pos, un invito ai professionisti: non volete dare questo servizio?
Nessun problema, visto che non esistono nemmeno sanzioni. Noi consumatori (allergici al contante) cercheremo altrove.
Poi però non lamentatevi.

Un caro saluto

Johannes Bückler

13 Luglio 2014 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi qui >>>>>

domenica 15 giugno 2014

Il pasticcio della Tasi. Diabolico perseverare.


Caro Direttore,
difficile trovare, nella storia fiscale del nostro Paese, un momento d’incertezza e confusione come nel caso della nuova Tasi.
Basti pensare a quei comuni che hanno fatto il loro dovere deliberando le aliquote nei termini prefissati (come nel caso di Bergamo) costretti in seguito a un rinvio del pagamento a ottobre.
Purtroppo la confusione non accenna a diminuire.
Mentre molti commercialisti della nostra città invitano comunque al pagamento (entro il 16 giugno), fuori dagli uffici competenti fanno bella mostra cartelli che indicano il 16 ottobre come nuovo termine.
Quindi che fare? Al momento il consiglio è di pagare subito (almeno per chi riesce nell’intento), anche se nell’ultimo giorno utile. Per gli altri attendere la nuova data (sperando che venga confermata dalla nuova amministrazione), e magari una decisione definitiva del governo che tranquillizzi tutti in tema di errori, sanzioni e interessi in caso di ritardo nei pagamenti.
A quanti invece hanno contribuito all’ennesimo pasticcio, consiglio vivamente una rilettura della Legge 27 luglio 2000 n. 212, quella sulle disposizioni in materia di Statuto dei diritti dei contribuenti.
Dove si parla di “Chiarezza e trasparenza delle disposizioni tributarie” (art.2), di “Efficacia temporale delle norme tributarie” (art.3), dell’ “Informazione del contribuente” (art.5) e “Conoscenza degli atti e semplificazione” (art.6).
Una ripassatina via, che non fa mai male.
Perché errare è umano, ma perseverare sarebbe diabolico, soprattutto con i contribuenti. E troppo costoso in termini di fiducia.

Un caro saluto

Johannes Bückler

15 Giugno 2014 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi qui >>>>>

sabato 31 maggio 2014

Fisco, una rotta da invertire. Le assurde code agli sportelli.


Dopo la “sbornia” da campagna elettorale (per Bergamo non ancora conclusa) ci voleva una nuova scadenza fiscale per farci tornare alla cruda realtà.
Ci ha pensato la Tasi, la tassa sui servizi indivisibili, ultima novità in tema d’imposte.
E’ una delle tre voci della Iuc (Imposta Unica Comunale in primis battezzata TRISE) che si compone anche della Tari (Tassa Rifiuti) e la vecchia Imu (applicata questa volta agli immobili diversi dall’abitazione principale).
Sulla Tari si potrebbe aggiungere che non è tanto diversa dalle vecchie Tarsu, Tia1 e Tia2, ma entrare nei dettagli rischia di procurare un mal di testa al lettore, meglio evitare.
Veniamo quindi al sodo. La prima rata di questa nuova tassa dovrà essere pagata entro il 16 giugno, ma non per tutti (cominciamo bene). Per i comuni che non hanno deliberato le aliquote, c’è tempo infatti fino all’autunno. Lo Stato ha fissato le aliquote minime e massime applicabili, ai Comuni spetta il compito di fissare sconti e agevolazioni.
All’aliquota massima del 2,5 per mille sulla prima casa il Comune potrà applicare un ulteriore aumento dello 0,8 a condizione che la differenza sia utilizzata per le detrazioni. Inoltre la Tasi, a differenza dell’Imu, la pagano pure gli inquilini. La legge prevede una quota tra il 10% e il 30% del totale a carico degli affittuari, anche questa indicata da delibere comunali.
Insomma, in nome del Federalismo Fiscale si è creato un altro mostro legislativo.
Fermo restando la destinazione sacrosanta del gettito rimango dell’idea che in futuro meglio evitare di mettere in mano ai comuni l’entità, la definizione, la gestione e la riscossione di una tassa. Considerando l’inefficienza di molti di questi è chiara la confusione e i problemi che ne possono derivare.
Tra aliquote incerte, scadenze da definire e moduli di pagamento vari ecco che diventano quindi naturali le code agli sportelli degli uffici comunali dei tributi come sta accadendo a Bergamo in questi giorni.
Per chi non ha dimestichezza con sigle, codici tributo, percentuali, aliquote e rendite (indispensabili per il calcolo) il tutto può davvero diventare un dramma.
Al netto di strumentalizzazioni fuori luogo, difficile addebitare ai nostri amministratori locali le difficoltà che i contribuenti stanno incontrando. La normativa è molto complessa e le scadenze troppo imminenti.
Nemmeno il decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale riguardante i bollettini di pagamento va nella direzione auspicata.
Nonostante la legge di Stabilità ne prevedesse l’obbligo, l’invio dei bollettini precompilati è ora lasciata alla discrezionalità dei comuni. Discrezionalità che a questo punto è meglio evitare.
I comuni che non hanno deliberato le aliquote utilizzino il tempo restante per decidere con calma, preparare e inviare ai propri contribuenti i bollettini precompilati. C’è tutto il tempo necessario. Non facciamo che ci ritroviamo a ottobre con le solite code davanti agli sportelli di comuni, Caf o quant’altro.
E’ giunto il momento (ma quante volte lo abbiamo detto) di cambiare.
Le tasse vanno pagate, ma nel modo giusto, con i tempi giusti e possibilmente diminuendole. Perché se la tornata elettorale per le Europee ha certificato che “più della rabbia poté la speranza”, ora la gente chiede d’invertire la rotta.
Iniziando magari dal Fisco.

Johannes Bückler

31 Maggio 2014 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi qui >>>>>

lunedì 29 luglio 2013

Dall'arte a Luna Rossa. C'è un'altra Bergamo.

Caro Direttore,
per Bergamo, salire all’onore delle cronache per fatti che definire spiacevoli è dire poco, non è una novità.
Ci siamo abituati. Quante volte la nostra provincia è stata accostata a qualcosa che niente ha a che vedere con la tradizione, l’indole e la creatività della gente bergamasca.
Tante, forse troppe. Noi sappiamo invece, (ed è giusto andarne fieri) che Bergamo e i bergamaschi non sono quella roba lì e ci sono definizione che rispecchiano al meglio questa nostra terra.
La classica “Bergamo città d’Arte” per esempio, che si è guadagnata sul campo.
Attraverso le opere di Michelangelo Merisi, le nature morte di Evaristo Baschenis o i ritratti di Giovan Battista Moroni.
Ma non solo arte. “Bergamo città di campioni” come Giacinto Faccetti, Felice Gimondi e Giacomo Agostini.
E potremmo persino spingerci oltre. A una Bergamo terra di santi (come il nostro amato Papa Roncalli), poeti (pensando alla poetessa Paolina Secco Suardo Grismondi o al grande Pietro Ruggeri da Stabello) e perché no, persino di navigatori.
Insomma, proprio di navigatori no, via, ci manca la materia prima.
Ma di qualcosa molto vicino al mare sì, ricordando gli splendidi scafi di Luna Rossa (e non solo) usciti dalla Persico S.p.A. di Nembro.
Un’azienda, quella di Pierino Persico, che dovrebbe essere accostata di diritto a eccellenze bergamasche ben più note.
Insomma. Bergamo è tante belle cose, anche se meno rumorose.
Al rumore, al limite, ci pensa sempre qualche nostro rappresentante. Ma di questo non dobbiamo preoccuparci troppo.
In fondo, i latini ci avevano già avvisato: “Vasa inania multum strepunt”. “I vasi vuoti fanno molto chiasso".
Quindi, tranquilli.

Un caro saluto

Johannes Bückler

Pubblicato il 28 Luglio 2013 sul Corriere della Sera - Bergamo.


venerdì 1 febbraio 2013

Una Regione lontana dall'Ohio.

Caro Direttore,
questa legge elettorale (che ormai definire “Porcellum” è farle un complimento), fa sì che, per quanto riguarda il Senato, alcune regioni abbiano un peso fondamentale sull’esito delle prossime elezioni.
Fra tutte, e probabile ago della bilancia, la Lombardia.
Non sorprende quindi che Bergamo sia diventata, in questi giorni, il crocevia di molti incontri da parte esponenti politici di primo piano.
Molti osservatori sono stati portati ad equiparare la Lombardia (con i suoi 49 senatori) all’Ohio, visto il peso che lo Stato americano ha avuto nell’elezione di Obama.
Il paragone è certamente affascinante ma Bückler si chiede: quando si parla di Ohio, s’intende quell’Ohio?
Lo Stato dove un dentista è stato condannato a trenta mesi di prigione più tre anni di libertà vigilata e 300.000 dollari di multa per aver omesso alcuni redditi nella sua dichiarazione al Fisco?
Quell’Ohio?
Dove un noto leader politico è stato arrestato per aver accettato soldi, omaggi e regali da imprenditori?
Regali che riguardavano massaggi, lavori di ristrutturazione della casa, pasti al ristorante, servizi di limousine, orologi Rolex in cambio di favori?
Quell’Ohio?
Lo Stato che ha mandato in prigione lo stesso politico con la motivazione: ”…la condanniamo a ventotto anni di carcere (28, avete capito bene, 28 anni), non per i danni materiali recati alla collettività e alla nazione americana, ma per il grado di fiducia che per colpa sua i cittadini hanno perso nei confronti dello Stato”.
Vero, la Lombardia è come l'Ohio.
Uguali, identici, sputati, come due gocce d’acqua.
Bhe…insomma…quasi.

Un caro saluto

Johannes Bückler

1 Febbraio 2013 Corriere della Sera - Bergamo - Vedi qui >>>>>

mercoledì 9 gennaio 2013

La tradizione non si difende coi divieti.


Caro Direttore,
è stato approvato dal Comune di Bergamo il provvedimento che proibisce che nei borghi storici della città, Città Alta compresa, non si potranno aprire attività commerciali come kebab, friggitorie, pita gyros, lavanderie a gettone, sexy shop, money transfer, sale giochi, sale bingo, agenzie di scommesse e distributori automatici.
Non voglio entrare nel merito dal punto di vista normativo.
Nel merito ci entrerà presto l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato giacché su queste cose si è già espressa molte volte ribadendo che questi tipi d’interventi hanno “effetti distorsivi sulla concorrenza, nettamente in contrasto con i principi concorrenziali e con la disciplina nazionale di liberalizzazione”.
Nel provvedimento si afferma che non si potranno aprire nuove attività con vendita prevalente di prodotti alimentari di origine extra-europea.
Che dire. Meno male che nel Veneto (nella seconda metà del cinquecento) a nessuno venne in mente questa bizzarra idea quando si decise di utilizzare la polenta gialla al posto del miglio.
E quindi impedire un prodotto alimentare extra europeo come il mais, chiamato anche “granoturco” (tranquilli, prima che a qualcuno venga in mente di proibire anche la polenta, “turco” sta per esotico) arrivato dall’America dopo il 1492.
Ma qual é la preoccupazione di chi sostiene questi provvedimenti?
Dicono : “la proposta mira a “salvaguardare l’ambiente originario, quale testimonianza della cultura locale”.
Cultura locale. Già.
Poiché Bergamo è candidata a Capitale Europea della Cultura quale migliore occasione.
Pubblicizzare le straordinarie opere di Jacopo Negretti?
Divulgare l’attività letteraria e filologica di Gasparino Barzizza?
I lavori straordinari di Cosimo Fanzago o Evaristo Baschenis?
Di Pinamonte da Brembate, Giovan Battista Caniana, Pier Antonio Locatelli, Giacomo Quarenghi, Pietro Paleocapa, Lorenzo Mascheroni o Angelo Maj?
Le straordinarie poesie di Paolina Secco Suardo cui Voltaire dedicò incredibili parole di apprezzamento?
No. Secondo alcuni le tradizioni, la cultura, la creatività e la genialità della gente bergamasca sono meglio rappresentate dal divieto di vendere mandarini cinesi.
A nessuno sorge il dubbio che la propria cultura e le proprie tradizioni si difendono credendoci e amandole?
Perché, cari signori, la paura del diverso e i divieti sono già di per sé un'ammissione di sconfitta.

Un caro saluto

Johannes Bückler

06 Gennaio 2013 Corriere della Sera - Bergamo -


martedì 18 dicembre 2012

Aggredita una vigilessa. Ma le multe vanno pagate.



Caro Direttore,
è notizia di questi giorni che in un paese nei pressi di Bergamo, un uomo ha aggredito una vigilessa mandandola all’ospedale, colpevole, secondo lui, di essere la causa di una serie di contravvenzioni che avevano portato al ritiro della patente.
Inutile dire quanto di vile ci sia in un’aggressione, soprattutto nei confronti di una donna. Superfluo sottolineare l’indignazione che certi comportamenti provocano in noi cittadini.
Eppure, quando di tratta di multe, frequenti sono le arrabbiature per una “contravvenzione presa dopo soli cinque minuti di parcheggio in zona vietata” o per semplici “dimenticanze” (come la mancata esposizione del disco orario) e accusiamo i vigili di non usare il buonsenso.
Puntualizziamo: non esiste nessuna legge in cui si parli di “selezione” o di “buonsenso”.
Le multe, le tasse o le imposte vanno pagate secondo leggi e principi costituzionali, non in base a una decisione assunta da qualcuno.
Sono state scritte norme che regolano questo principio e le norme vanno applicate e soprattutto fatte rispettare, sempre e a prescindere.
Punto.
Se questo Paese ha un così alto grado di corruzione ed evasione fiscale, forse è proprio perché qualcuno per anni ha fatto una “selezione” invece di far rispettare le leggi a tutti indistintamente.
Di questo teniamone conto.
Un caro saluto
Johannes Bückler

13 Dicembre 2012 Corriere della Sera - Bergamo - Vedi qui >>>>>

giovedì 11 ottobre 2012

Tributi sottratti, la vigilanza degli enti dov’era?


Caro Direttore,
è di questi giorni la notizia che una Società privata (ribadiamo privata) di Riscossione si è appropriata di tributi che una volta recuperati non venivano poi girati ai comuni.
In pratica non aveva ben chiaro il meccanismo: pensava che “Agenzia di Riscossione” significasse riscuotere, punto e basta.
Che tristezza. Lasciamo alla magistratura il compito di fare chiarezza, anche se, analizzati i fatti, recuperare il maltolto sarà molto difficile.
Va beh. Purtroppo in questa truffa ci sono finiti 400 comuni (l’elenco non è ancora definitivo) tra cui Bergamo, Dalmine, Stezzano e Gandino.
Pur se la vicenda era conosciuta da tempo, credo che a questo punto i cittadini abbiano il diritto di sapere come diavolo sia potuto accadere.
Non si può risolvere la questione annunciando una richiesta danni.
Sarebbe utile spiegarci magari quali modalità erano inserite nel bando e nel capitolato.
Le contestazioni sono partite subito? Le diffide? Le penalità?
Quando sono state attivate le procedure di risoluzione del contratto? Con quali provvedimenti?
Perché va bene tutto. Va bene ritenersi “eroi” (eroi di che poi?) quando si abbandona Equitalia, ma se poi questo è il risultato almeno ci vengano date delle spiegazioni.
Sperando nel frattempo che questo caso non diventi il primo di una lunga serie, magari conseguenza di una dissennata privatizzazione di un servizio fondamentale per l’economia finanziaria del paese.
Un caro saluto
Johannes Bückler

11 Ottobre 2012 - Corriere della Sera - Bergamo. Leggi >>>>> Leggi il seguito >>>>>

venerdì 20 luglio 2012

Ma ora i "pirla" si sono stancati.


Il Comune di Bergamo controlla i pagamenti dei pasti a scuola. Risultato : Porta il figlio con il Suv, ma non paga la mensa.
Arriva con il Suv, lascia il figlio a scuola. Si ferma nel mezzo della strada o in doppia fila.
Gli altri genitori, forse, lo invidiano: chissà se sapessero che chi è alla guida del bolide nel mondo parallelo delle dichiarazioni fiscali e dei pagamenti dei servizi pubblici si trasforma in un nullatenente o quasi.
Ecco, forse i genitori dei compagni di scuola non lo sanno ma gli uffici comunali adesso sì. Sono loro, infatti, a essersi accorti che fra gli autori dei buchi lasciati nel bilancio pubblico per mancato pagamento della mensa scolastica ci sono anche coloro che per strada mostrano di avere mezzi in abbondanza.
Nel senso economico, ma non solo: fra i casi scovati da Palafrizzoni durante l'esame delle insolvenze sulla quota mensa c'è ad esempio quello della coppia proprietaria (registri automobilistici confermano) di una Porsche Cayenne, di una Jeep Cherokee e di una motocicletta Ducati Monster.
Mica male il parco auto, considerato che la dichiarazione dei redditi di famiglia è ferma a diecimila euro.
Una cifra collegata esclusivamente al lavoro da dipendente della moglie (commessa e sportiva, la moto è intestata a lei), mentre il marito commerciante risulta sprovvisto di denari... (A.G.)

Sul Corriere della Sera dorso di Bergamo 15 Luglio 2012
Ma ora i "pirla" si sono stancati.
Caro Direttore,
i dati riportati in queste pagine sui risultati ottenuti dal Comune di Bergamo a partire dal 2009 (anno di entrata in vigore dell’accordo con L’Agenzia delle Entrate) mostrano un quadro poco rassicurante: anche nella nostra città (come nel resto del Paese) si pratica lo sport nazionale dopo il calcio: l’evasione fiscale.
Purtroppo uno sport che a differenza di altre discipline diverte solo chi lo pratica, non certo i poveri spettatori (pure paganti).
Oltretutto questi dati arrivano all’indomani dell’audizione del Presidente della Corte dei Conti alla commissione per l’anagrafe tributaria. Luigi Giampaolino ha posto in evidenza che, se al Sud e nelle isole risulta maggiore in termini percentuali, in valori assoluti è al Nord che si concentra la maggior parte dell’evasione.
Sinceramente a questa conclusione ci eravamo arrivati da tempo e da soli, giacché la quota più rilevante del reddito e del volume d’affari è concentrata al Nord.
Comunque, fatto un plauso al Comune di Bergamo la domanda è d’obbligo: com’è possibile che qualcuno abbia ancora il coraggio di svelare il proprio aspetto da ladruncolo?
In un momento così difficile poi, dove sono richiesti così tanti sacrifici ai cittadini.
Com’è possibile che qualcuno “bari” per avere un buono pasto nelle mense scolastiche rubando risorse e danneggiando chi ha veramente bisogno?
Qualcuno disposto a chiedere agevolazioni fiscali, bonus, sconti o esenzioni pur avendo una capacità reddituale e patrimoniale notevole?
Il governo Monti con alcuni provvedimenti ha cercato di perfezionare la capacità selettiva dell’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), ma sarà sempre difficile escludere i falsi poveri dall’accesso ai benefici del welfare senza l’aiuto dei sindaci che riescono meglio a intercettare, per esempio, il patrimonio mobiliare.
E’ tempo che i cittadini invitino i loro rappresentanti a porre in essere tutti gli strumenti a disposizione per scovare questi “furbetti”.
Mettere la lotta all’evasione ai primi posti, non facendola svanire con l’avvicinarsi della campagna elettorale.
Solo così si potranno liberare risorse per chi ha veramente bisogno (e finalmente il termine “equità” smetterà di essere solo una parola vuota).
Oltre al fatto che, se loro sono i “furbetti”, i “pirla” si sono leggermente stancati.
E la cosa non è secondaria.
Un caro saluto
Johannes Bückler
P.S. Ho letto di alcune difficoltà che sta incontrando la candidatura della nostra città a Capitale Europea della Cultura 2019. Non può essere una battaglia persa in partenza. Proviamoci. A volte si combatte anche solo perché è giusto farlo.

mercoledì 27 giugno 2012

Io sto con la maggioranza silenziosa.


Lettera pubblicata sul dorso di Bergamo del Corriere della Sera. Scritta per la mia città la ritengo valida anche per il nostro Paese.

Caro Direttore,
è vero. Bergamo ultimamente sembra sfuggire da quell’atavica riservatezza che da sempre l’ha contraddistinta.
Al centro di molti accadimenti che hanno ingenerato un’immagine forse sfalsata della nostra terra.
Un’immagine che fa ritenere che Bergamo non sia più la terra dei nostri padri.
Ma Bergamo è veramente cambiata?
Se dovessi rapportarmi con i ricordi della mia infanzia forse sì.
In quell’anonima solidarietà di pranzi e cene passati con persone sconosciute (poveri trovati per le strade) che mia madre portava a casa per dare loro un pasto caldo (pur avendo noi pochissimo).
E forse nella voce di mio padre che, giovane imprenditore, raccomandava “prima si pagano i fornitori e poi, se avanza qualcosa, compriamo qualcosa da mangiare”.
E forse in ricordi di amministratori pubblici che preferivano i fatti alle parole urlate come il compianto sindaco Tino Simoncini che molto ha dato a questa città compreso il monumento agli alpini sotto il quale sto scrivendo questa lettera.
E’ così? Forse.
Ma ho come l’impressione che tutto sia riconducibile a quello che diceva il filosofo “fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”.
Infatti, se guardassimo bene con attenzione, ci accorgeremmo che esistono ancora molti tesori nascosti nei cuori, nelle menti e nel passo frettoloso della nostra gente.
Tesori rappresentati da una maggioranza silenziosa che ha ancora in valori come la famiglia, il matrimonio, il lavoro, la forza e la capacità di superare gli ostacoli.
Una maggioranza silenziosa che lavora nel volontariato, nelle associazioni, primi e sempre pronti ad accorrere in zone in difficoltà.
Una maggioranza silenziosa che non incita all’evasione fiscale perché i padri hanno insegnato loro che se desideri qualcosa, se utilizzi qualcosa, se vuoi un futuro migliore per i tuoi figli devi dare qualcosa in cambio.
Una maggioranza silenziosa fatta di pensionati, lavoratori, imprenditori onesti che non si lamentano continuamente delle difficoltà, perché loro nelle difficoltà ci sono sempre stati.
No Direttore, Bergamo in fondo è cambiata poco.
Ci sono i soliti alberi che cadono nel frastuono e una foresta che cresce.
Una maggioranza silenziosa che sarà pure silenziosa, ma ricordiamocelo, maggioranza resta.
E come recitava Calvino nelle sue Città invisibili :”Bisogna cercare tra noi viventi chi e cosa inferno non è, e farlo durare e dargli spazio”.

Un caro saluto

Johannes Bückler

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venerdì 23 marzo 2012

Intervista a Johannes Bückler

"In altri Paesi ci sono stati gli «indignados». In Italia a cercare di scuotere sul problema fiscale, legato anche alla questione del risanamento, c’è stato soprattutto Johannes Bückler, pseudonimo che si richiama a un «Robin Hood» tedesco di oltre due secoli fa scelto da un cittadino per scrivere al Corriere della Sera".
Così comincia l'intervista del Corriere della Sera (dorso di Bergamo)...

Corriere della Sera 18 febbraio 2012 - Leggi >>>>>