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lunedì 14 ottobre 2013

Messaggi sbagliati e creazione di equivoci.

Caro Johannes,
Alcuni giorni fa, Attilio Befera si e' accodato alla corrente di pensiero che ammette l'evasione per sopravvivenza.
Ne abbiamo gia' trattato, commentando le esternazioni di Fassina, inutile ripeterci. In questa occasione, peraltro, si deve mettere in evidenza come si sia pure scivolati, equivocando (a mio avviso consapevolmente) tra l'evasione e il mancato pagamento di un debito tributario già determinato.
Questo equivoco e' stato cavalcato anche dai media sulla scia di recente giurisprudenza che ha mandato assolti (penalmente) alcuni contribuenti che avevano omesso versamenti d'imposta a causa di insormontabili difficoltà finanziarie. Ovvio che non si tratta di evasori e che il debito non onorato prima o poi sarà saldato.
I giudici hanno solo sancito che, in determinate circostanze di forza maggiore, non pagare esclude il reato tributario, nulla di più. Tra l'altro, non si può che condividere detto orientamento che, ovviamente, non tocca per nulla la posizione (a volte penalmente rilevante, senza attenuanti) di chi occulta reddito tassabile.
Chi ha diffuso la notizia, peraltro, ha volutamente usato l'equivoca sfumatura di segnalare che "non c'è evasione se si e' in difficoltà". Niente di più falso e fuorviante!
Spiace dover nuovamente constatare che i messaggi che arrivano alla massa dei cittadini, non tutti dotati della sensibilità necessaria ai temi che ci stanno a cuore, tendono a creare uno stato di "confusione" che consentirà di continuare nella filosofia gattopardesca di far finta di cambiare per non cambiare nulla.
La vera lotta all'evasione richiede un clima "culturale" di tutt'altro spessore, ahimè.
Buona fortuna a tutti noi.

Samuel Adams

sabato 27 luglio 2013

E' vero: Fassina ha sbagliato.

Caro Johannes,
hai perfettamente ragione, Il viceministro dell'economia ha veramente sbagliato nelle sue ormai famose esternazioni, in casa Confcommercio, circa "l'evasione di sopravvivenza".
Che sia un grosso errore politico, lo lasciamo affermare dai suoi "compagni" di cordata.
Che sia una scivolata mediatica e' sotto gIi occhi di tutti.
Che alla base ci sia un macroscopico errore tecnico, lo hai sottolineato tu.
Su quest'ultimo aspetto vorrei aggiungere alcune riflessioni, consapevole di usare rappresentazioni "a rischio paradosso" ma, a mio parere, utili per scuotere l'intollerabile generale assuefazione ad accettare le affermazioni espressamente banali che sentiamo ripetere in ogni dove.
Sostenere che perché una realtà economica possa sopravvivere, in momento di crisi, si possa pensare (rectius: essere costretti) all'evasione e' un non senso.
Le tasse/imposte colpiscono in linea di massima (eccezioni ce ne sono e non poche, basti l'Irap!) la ricchezza prodotta (ricavi meno costi) molto o poca che sia, ma, evidentemente, non possono certo superarla.
In altri termini costituiscono una componente con il segno meno che, pertanto, va' a sottrarsi a quella (necessariamente più' consistente) con il segno più per antonomasia, il reddito lordo. Se quest'ultimo e' pari a 100 e pago il 60% di tasse/imposte mi rimane comunque 40. Non fallisco, non cesso l'attività, forse non riesco ad arrivare a fine mese.
Se, per raggiungere quest'ultimo obiettivo, devo organizzare la gestione della mia attività autonoma eliminando la voce "tasse/imposte" significa che opero in concorrenza sleale e che sicuramente inquino (in senso negativo) il mercato in cui mi inserisco.
Detto in altri termini: se non sopravvivo rispettando le regole devo uscire dalla mia attività per assenza del minimo di economicità, vuoi perché il mercato non la può offrire vuoi per mia "incapacità" (a volte dovuta a sfortuna).
Di sicuro, se sopravvivo evadendo, chiedo alla collettività di aiutarmi, con gli effetti distorsivi appena ricordati.
In ogni caso, giova ripeterlo, il carico fiscale determina il reddito residuo spendibile, non sorge laddove non ci sia reddito. Altro problema e' constatare che quel 60% del mio esempio risulti un valore troppo alto, con la conseguenza che necessitano più articolate considerazioni.
Nel contesto in cui ha parlato anche il "nostro" Fassina, e' stato affermato che l'evasione raggiunge la ragguardevole cifra di 272 mld di euro, pari al 17,4% del PIL.
Confesso che mi sono sempre chiesto come si riescano a formulare certi numeri. Il mio personalissimo convincimento e' che la realtà sia molto più drammatica, raggiungendo entità nettamente superiori.
Altrimenti che significato dare ai redditi medi (dichiarati, cioè ancora al lordo delle tasse) di commerciati, albergatori, ristoratori, gioiellieri, tassisti, professionisti e chi più ne ha più ne metta?
Sappiamo tutti che si attestano a livelli oscillanti tra l'indigenza e la "tranquillità economica", rarissimamente toccando il "benessere", il che porta a sospettare che il livello reale di evasione sia ben più significativo di quanto ci viene raccontato.
A questo punto si apre uno scenario più ampio. Ho già abusato della pazienza dei Bukcler, lo riprenderò la prossima volta.

Un caro saluto a tutti

Samuel Adams

venerdì 26 luglio 2013

Perchè Fassina ha sbagliato.

il viceministro dell’Economia (mica bruscolini) va a un convegno e dichiara che “esiste un’evasione di sopravvivenza”, di fatto giustificandola.
Ora. Che un politico vada a un convegno della Confcommercio e dica queste cose passi.
Al prossimo convegno dei pensionati dirà l’esatto opposto, tranquilli.
E’ vecchia politica, cose già viste. Ma Fassina è un viceministro, dell’Economia per giunta, quindi è chiaro che ha sbagliato.
Ha detto solo una banalità? Allora ha sbagliato due volte.
Perché da un viceministro come da un ministro o da un Presidente del Consiglio non ci si aspetta banalità.
Non ci si aspetta dichiarazioni del tipo “le tasse sono alte” (altra banalità).
Se la pressione fiscale è alta (e Dio solo sa quanto) ci si aspetta che faccia qualcosa per abbassarla, accidenti.
Perché non lo fa? Perché un governo perde mesi a parlare di una tassa (l’Imu) che ha in sé qualche barlume di equità, e non di una tassa ingiusta (questa sì) come l’Irap?
Fra l’altro Fassina ha preso una cantonata. Il motivo è presto detto.
Supponiamo di avere due commercianti, due liberi professionisti o due imprenditori, fate voi. E’ un momento di crisi per tutti, ma uno paga le tasse regolarmente (anche a costo di molti sacrifici), mentre l’altro, che di sacrifici magari ne vuole fare ben pochi, evade bellamente.
Domanda: tra i due, chi alla fine sarà più in difficoltà? E a questi chi ci pensa?
Qualcuno sta forse pensando ai 65000 sfratti, la maggior parte dovuti alla crisi?
Perché allora non si giustifica anche questo invece di portare avanti lo sfratto? (magari dalle stesse persone che giustificano l’evasione per sopravvivenza).
Qualcuno forse sta pensando ai milioni di pensionati da 500-1000 euro al mese?
Dare loro qualche possibilità? Sempre in nome della “sopravvivenza” naturalmente.
Qualcuno sta forse pensando alle famiglie di lavoratori dipendenti in difficoltà? Si tolga allora il sostituto d’imposta che di richieste di “sopravvivenza” qui si abbonda.
Insomma, Fassina ha sbagliato perché, di politici che dicono banalità, non sappiamo che farcene.
Il Paese ha ormai bisogno di qualche fatto in più. E magari di qualche convegno in meno.

Johannes Bückler