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domenica 15 marzo 2015

Amministratori, la ricreazione è finita.


All’inizio fu Tremonti.
 Dal 2008 cominciò a tagliare le risorse trasferite ai comuni (ma anche alle province e alle regioni). Poi venne il Governo Monti con il "Salva Italia" e l’inizio di una seppur timida Spending Review. Poi, passando per Letta, il decreto Irpef, la revisione Imu e la legge di stabilità 2015 del governo Renzi. Nel bel mezzo di una crisi che non si fatica a definire epocale, i tagli agli enti locali sono ormai una costante, con il chiaro intento di controllare una spesa pubblica fuori controllo.
Solo per citarne alcuni, “la riduzione del fondo di solidarietà comunale” con il decreto legge 95/2012 e “i contributi degli enti locali alla finanza pubblica” riferiti al decreto legge 66/2014”.
Tradotto significa che da Roma arrivano e arriveranno sempre meno soldi. Comprensibile quindi la reazione dei sindaci di molti comuni (anche bergamaschi) che hanno visto nel corso degli anni ridurre via via la loro capacità di spesa anche nel rispetto del patto di stabilità.
Purtroppo tutto questo è stato reso necessario da decenni di finanza che definire allegra è dire poco. Basta pensare ai danni della riforma del Titolo V, un’autonomia che in massima parte comuni e regioni (un requiem per le province) hanno dimostrato di usare malissimo.
Certo, i tagli sono spesso avvenuti nel corso degli anni senza riuscire a distinguere le spese necessarie dagli effettivi sprechi e senza differenziare i comuni virtuosi da quelli che hanno bellamente scialacquato a spese della collettività.
Ma che si doveva fare? Aspettare l’introduzione dei “fabbisogni standard” che dovrebbero finalmente misurare il prezzo reale di ogni attività comunale riducendo (si spera e di molto) le risorse necessarie al buon funzionamento delle amministrazioni pubbliche? Campa cavallo. Forse poteva venire in soccorso il documento Cottarelli (che al momento si è deciso di non rendere pubblico).
 Il Commissario alla Revisione della Spesa aveva individuato 15-20 miliardi di spese non necessarie soprattutto in quello che ha definito “socialismo regionale, provinciale e municipale”. I tagli, in quel caso, sarebbero stati mirati. Comunque, e in attesa di conoscere quel documento, non sarebbe il caso di rivedere, voce per voce, tutti i capitoli di spesa?
Possibile che i sindaci non possano risparmiare ulteriormente come fanno molte famiglie e imprese da anni? Non credo che la soluzione sia sempre e solo ridurre i servizi o aumentare le tasse. Invece di perdere tempo in discussioni del tipo “il mio governo ha tagliato di meno, no il tuo di più”, perché non iniziare un lavoro certosino per capire dove è possibile tagliare, sforbiciare, eliminare o ridurre. Arrivati a questo punto un lavoro sicuramente impegnativo per i primi cittadini, ma assolutamente necessario.
Perché il messaggio di fondo ormai è chiaro e di questo dobbiamo tutti prendere atto: per gli sprechi la ricreazione è finita.

Johannes Bückler

15 Marzo 2015 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi >>>>>

martedì 9 settembre 2014

Tasi, bollettini e contribuenti non rispettati.


Caro Direttore,
ci siamo. Entro mercoledì 10 settembre la telenovela sulla Tasi (Tassa sui Servizi Indivisibili) dovrebbe giungere al termine (il condizionale è sempre d’obbligo quando si parla di tasse).
I comuni, infatti, dovranno deliberare entro quella data l’aliquota che permetterà loro di garantire alla collettività servizi come la manutenzione delle strade o l’illuminazione comunale.
Prima della proroga avevamo auspicato che, vista la nuova scadenza, i comuni si sarebbero attrezzati per inviare a casa di ogni contribuente il bollettino debitamente compilato. Pensavamo: se pagare le tasse non è mai “bello” (anche se dovuto), sicuramente ci verranno risparmiate code e commercialisti al seguito. Ci tengono a noi cittadini, (anche e soprattutto prima di ogni campagna elettorale). Ma quando mai.
Veniamo a sapere che per quanto riguarda Bergamo la banca dati non è aggiornata. Chiedere perché non sia stata aggiornata, chi la doveva aggiornare e quando, credo sia inutile, non otterremmo risposta. Si poteva sperare almeno nei comuni più piccoli. Speranza vana anche lì.
Se pensiamo che al momento solo 4.752 comuni su 8.057 hanno pubblicato la delibera sul portale del federalismo fiscale del dipartimento delle Finanze, si comprende che molti amministratori hanno preferito trascorrere l’estate in tutt’altre faccende affaccendati.
Nella nostra Provincia sono ben 68 i comuni che mancano all’appello. E se un comune non delibera entro mercoledì? Tranquilli, nessun problema.
I contribuenti dovranno pagare la Tasi annua per il 2014 entro il 16 dicembre, ma con l’aliquota statale.
Con tanti ringraziamenti (anche per il mancato invio del bollettino precompilato) ai nostri amministratori.

Un caro saluto

Johannes Bückler

9 Settembre 2014 - Corriere della Sera - Bergamo - >>>>>

giovedì 27 marzo 2014

Piscine e sprechi nei comuni. Dal "ben altro" al benservito.


In principio fu il “benaltrismo”. Termine che sintetizza l’espressione “ci vuole ben altro”. Serve a indicare qualcosa di più importante rispetto a quanto sostenuto.
In pratica il benaltrista è pronto a dichiarare che sono “ben altri” i nodi da affrontare ed eventualmente “ben altre” le soluzioni. Metti in evidenza un problema? Sono ben altri i problemi. Tocchi una categoria? E’ ben altra la categoria da toccare.
Parli di evasione fiscale? Ma che dici. E’ la spesa pubblica, il vero cancro.
A parte il fatto che non sarebbe nemmeno la spesa pubblica il problema più importante perché ci sarebbe pure la fame del mondo e il buco nell’ozono (così di ben altro in ben altro in questo Paese non si fa mai niente).
Insomma, se si disputassero le Olimpiadi del “benaltrismo” la medaglia d’oro sarebbe assicurata, troppi campioni. In seguito ha fatto la sua apparizione (della serie “meglio non farci mancare niente”) il “benaltrove”. Sapete, quella cosa per cui l’evasione fiscale cercatela da qualche altra parte, gli sprechi pure, e gli amministratori incapaci sono sempre in altre parti del Paese. Ecco, quella roba lì.
Eppure per quanto riguarda gli sprechi e quant’altro, (corruzione ed evasione fiscale) l’unità d’Italia è fatta da tempo. Ne sono la prova le innumerevoli cattedrali del deserto che fanno bella mostra su tutto il territorio nazionale. Anche Bergamo ha la sua: quel “Centro Servizi delle Finanze” nei pressi di Azzano San Paolo che grida vendetta per lo spreco di finanze pubbliche, che poi sono sempre le nostre. Esistono però altri tipi di sprechi, meno evidenti, ma altrettanto significativi.
Mi riferisco a quanto apparso su queste pagine in merito alle piscine realizzate negli ultimi anni utilizzando lo strumento del project financing. Ben 5 piscine realizzate dal 2004 al 2008 in soli 25 chilometri che più che un servizio ai cittadini assomiglia molto a “facciamo qualcosa di grande che per il consenso non si fa mai abbastanza”.
Per carità, non è lo strumento che è in discussione. Secondo il rapporto di finanza di progetto, in Lombardia sono centinaia le iniziative di questo tipo. Iniziative che vanno dallo sport e spettacolo alle opere stradali; dall’edilizia sociale e scolastica alla produzione di energia da fonti rinnovabili. E numerose sono le ragioni per utilizzarlo. Per esempio quello di aumentare le strutture, grazie all’apporto di risorse private, liberando risorse pubbliche da destinare a servizi carenti. E' chiaro quindi che non è lo strumento in discussione.
In discussione è che, se vuoi costruire una nuova piscina, devi fare almeno quattro conti. Per prima cosa esaminare bene il bacino d’utenza. Poi serve un senso consortile di cooperazione con i comuni limitrofi, una buona programmazione e magari evitare di creare sofferenza, con una nuova struttura, a impianti preesistenti. Se non fai questo, rischi di ritrovarti con mutui da pagare, costi di gestione insopportabili, introiti lontani dalle attese. E’ quello che sta capitatando ai comuni di Stezzano, Osio Sotto. Per non parlare di Ghisalba, Alzano Lombardo e Cologno al Serio.
La crisi ha colpito duro e i soggetti privati faticano ad accollarsi le rate dei mutui. E ad andarci di mezzo rischiano di essere proprio i Comuni, che in qualità di garanti dei prestiti, si dovranno accollare le restanti rate. Non so come ne usciranno, ma una cosa è certa: come sempre, nessuno pagherà per la mancanza di programmazione e per opere di dubbia utilità. E come sempre, a noi cittadini rimarrà solo una speranza, la solita.
Dopo il “benaltrismo” e il “benaltrove” quello di dare a certi amministratori almeno il “benservito”.

Johannes Bückler

27 Marzo 2014 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi qui >>>>>

sabato 31 agosto 2013

Una telenovela troppo lunga.

Caro Direttore,
finalmente è terminata la telenovela sull’Imu, l'imposta municipale unica.
Considerato che la prima rata no, la seconda no (ma si deciderà la copertura a ottobre), la Service Tax sì (ma vedremo come), mi chiedo se fosse necessario discutere quattro mesi per arrivare a questo provvedimento.
Misteri, ma non troppo, di un modo di fare politica che sembra non cambiare mai. Comunque, archiviata l’Imu, bisognerà cominciare a familiarizzare con la nuova “Tassa sui Servizi”.
(Incredibile, ma vero, ho trovato nel nostro vocabolario le parole idonee senza dover scomodare il mondo anglosassone).
Con l’introduzione del nuovo tributo si sposta la tassazione sui servizi, esattamente (ci ha ricordato il nostro Presidente del Consiglio Enrico Letta), come accade in un condominio.
La palla passa quindi ai comuni (che certo non hanno brillato in questi anni in quanto a gestione delle risorse), che avranno “ampia flessibilità” e “adeguati margini di manovra”. Sulla logica, certo condivisibile, del “pago, vedo, voto”.
Peccato si continui a ignorare una massa di persone (e i dati di questi giorni a Bergamo della GDF lo confermano) il cui unico motto è : ”non pago, vedo lo stesso, mi regolo di conseguenza” e al diavolo le rate del condominio.

Un caro saluto

Johannes Bückler

P.S. Quando abbiamo iniziato la raccolta differenziata ci era stato promesso un risparmio sui costi del servizio. Lo stiamo ancora aspettando.

31 Agosto 2013 Corriere della Sera - Bergamo - Vedi qui >>>>>

giovedì 6 giugno 2013

La paura del "liberi tutti" e il passo indietro dei sindaci gabellieri.

Caro Direttore,
“I comuni accolgono con favore la proroga che rinvia di 6 mesi il passaggio alla riscossione diretta dei tributi, approvata con un emendamento al Dl Pagamenti, dal Senato”.
E così, per quanto riguarda Equitalia, va in onda l’ennesima proroga visto che sono due anni che si rimanda.
Ma come. Non erano loro (i comuni) a fianco dei poveri contribuenti martoriati dal fisco ma col braccino corto quando si tratta di pagare?
Cosa sono state quelle reazioni spaventate una volta abbandonati dall’odioso esattore?
Non sarà che si è capito (meglio tardi che mai) che si correva il rischio di perdere milioni di euro di multe non pagate o tasse rifiuti non versate?
Non sarà che si è scoperto che un qualsiasi nuovo ente non potrà essere più umano poiché, per quanto riguarda la riscossione, ci sono leggi severe al riguardo e da lì non si scappa?
Si è capito forse che indire un bando di questo genere ha una certa qual complessità?
Ci si è accorti solo ora che per creare una società in house bisogna capitalizzarla con qualche soldino?
I contribuenti onesti accolgono quindi con favore questo ennesimo slittamento. Il rischio era che per alcuni tributi si concretizzasse il “tana liberi tutti”.
Tutti? Proprio tutti no. I soliti, come sempre.

Un caro saluto

Johannes Bückler

05 Giugno2013 Corriere della Sera - Vedi qui >>>>>

mercoledì 23 maggio 2012

I municipi hanno troppi alibi.


Caro Direttore,
chiariamo un punto: quando arriva una cartella di Equitalia, è perché qualcuno non ha fatto il proprio dovere di cittadino.
Infatti la maggioranza degli italiani non ha problemi di questo tipo.
Non facciamo di eventuali errori (le cosiddette cartelle pazze) un alibi.
Spesso la colpa è proprio di quei comuni che oggi si fanno grandi nel voler lasciare l’agenzia dimenticando che esiste da tempo una legge che glielo impone.
Perché non l’hanno attuata? Forse perché non sono in grado.
Forse perché i soldi che vengono recuperati fanno cassa, o forse perché meglio lasciare tranquilli i propri elettori.
Si vogliono creare nuovi duplicati? E chi li paga? I soliti cittadini onesti? Te pareva.
Diciamolo, siamo proprio delle belle teste. Eppure il problema si poteva risolvere in modo semplice.
Non certo diminuendo l’aggio che favorisce solo i veri evasori e non risolve certo i problemi di chi si trova veramente in difficoltà.
In alcuni stati americani quando il fisco riconosce nel contribuente un’effettiva difficoltà a pagare le tasse, chiede per quella tornata 1 cent per ogni dollaro di tassa evasa.
Molto tolleranti quindi con contribuenti che non ce la fanno e poco, ma poco, ma poco, anzi pochissimo con gli altri evasori.
Questo dovrebbe fare un Paese civile, fare queste tipi di leggi e dare questi strumenti in mano a chi deve poi fare la lotta all’evasione.
Invece cosa succede da noi? Succede che tutti si lamentano delle tasse (e fin qui), però poi questi tutti si dividono in due categorie: chi le tasse le paga e continua a pagarle, e chi non le paga e si lamenta pure se malauguratamente viene beccato.
E oltre a lamentarsi cercano di creare consenso intorno a loro (trovandolo persino in partiti politici).
Sia chiaro, anche negli altri Paesi sorgono movimenti che chiedono una minore tassazione, ma le tasse prima le pagano, e poi protestano, perché le leggi prima si rispettano e poi si cambiano.
Da noi, (per colpa di quella lieve controtendenza) ci siamo portati avanti.
Prima abbiamo creato i movimenti e poi forse in futuro chissà, cominceremo a pagarle tutti ste tasse.
Un invito quindi: smettiamola di prendercela con chi cerca di riparare ai danni compiuti da altri.
E ricordiamoci sempre che come diceva Alberto Sordi : “le tasse che ci chiedono sono altissime perché tanto sanno che ne paghiamo la metà”.
Peccato che a pagarle siano sempre i soliti noti, aggiungo io.
Un caro saluto
Johannes Bückler

22 maggio 2012 Corriere della Sera - Bergamo. Leggi qui >>>>> e qui >>>>>

lunedì 7 maggio 2012

I municipi e quei ritardi sugli evasori.

Caro Direttore,
mala tempora currunt. Corrono tempi duri, ma mettiamo un punto fermo.
Entrare in un ufficio pubblico con un fucile in mano non è giustificabile senza se e senza ma. Punto.
Non si può però non ammettere che ci sono dei distinguo da fare tra chi evade scientemente e chi invece non riesce a pagare le tasse perché in difficoltà.
In questo Paese manca quello che è comune nel mondo: la valutazione dell’intenzionalità di evadere.
E’ quello lo spartiacque tra un artigiano che non riesce a pagare le tasse e chi invece si prende beffe dello Stato utilizzando servizi senza dare niente in cambio.
Negli altri Paesi lo spartiacque ha delle conseguenze ben diverse.
Tollerante con chi è in difficoltà, meno tollerante (per dire un eufemismo) con chi evade deliberatamente.
Invece per anni siamo vissuti dentro un film, dove non solo una parte del paese ha utilizzato risorse pagate da altri, ma ha avuto nella politica una prima fila privilegiata. E che dire dei comuni.
Pure loro ci si sono messi. Al grido di “liberiamoci di Equitalia” si assumono atti di eroismo questi sì all’amatriciana. E mi chiedo. Perché non hanno applicato la legge 166/2011 che stabilisce che i Comuni non debbano più servirsi della società creata da Agenzia delle Entrate e Inps per la riscossione nazionale dei tributi?
Perché hanno chiesto una proroga fino al 2013?
Perché quasi nessuna amministrazione si è mai mossa in tal senso?
Forse per il fatto che lasciare a Equitalia il lavoro sporco fa comodo un po’ a tutti? E quanti comuni hanno stipulato con l’Agenzia delle Entrate il patto anti evasione?
Chi meglio di loro saprebbe fare dei distinguo tra veri evasori ed evasori in difficoltà?
E perché non si comincia a pensare di confiscare i beni ai veri evasori destinando queste risorse per aiutare le imprese in difficoltà?
Caro direttore, non esiste giustificazione per chi pensa di usare la violenza per ottenere giustizia, ma non tiriamoci indietro come sempre, perché quando accadono queste cose un po’ colpevoli lo siamo tutti noi.
Un caro saluto

Johannes Bückler

Johannes.buckler@email.it

Corriere della Sera 5 maggio 2012.