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martedì 25 novembre 2014

Quando un tempo eravamo loro...


La storia ha inizio in una grande città dove gli abitanti del luogo convivono con 20.000 immigrati. "Convivere" è una parola grossa, perché i rapporti  non sono certo dei migliori. I cittadini locali non perdono occasione per accusare gli immigrati di accettare stipendi da fame rubando loro, in questo modo, il lavoro. Gli scontri sono ormai all'ordine del giorno e i rapporti sempre molto tesi. Gli immigrati non sono tutti cittadini modello, anzi. Alcuni di loro hanno precedenti penali. Altri, dopo essere sfuggiti a mandati di cattura nel loro Paese, sono arrivati in città pronti a delinquere di nuovo.

A questo punto avrete certamente collegato il racconto alla situazione italiana e al difficile rapporto con gli immigrati. Niente di cui meravigliarsi. Ma questa storia è leggermente più complicata…e viene da lontano.

Ricominciamo, ma questa volta con più precisione.

New Orleans (Louisiana) 1890 

Gli abitanti sono 242.000 e 20.000 di questi sono immigrati italiani. A parte qualche centinaio di malavitosi (due le organizzazioni criminali “Mafia” e “Mano nera”) gli italiani fanno solitamente i lavori più umili e faticosi: braccianti agricoli, calzolai, minatori, lavoratori delle ferrovie, spazzini, stagnini. Se sono fortunati fruttivendoli o venditori ambulanti. Malgrado ciò la convivenza è difficile e i cittadini americani non perdono occasione per accusare gli italiani di accettare stipendi da fame rubando loro, in questo modo, il lavoro

Il clima in città 

Il senso comune del cittadino americano verso gli italiani è di avversione. Dei nostri connazionali dicono : “Le condizioni primitive in cui essi vivono li portano a trascurare le elementari norme igieniche”.
"In caso di epidemie rifiutano l’accesso nelle loro case agli ufficiali sanitari".
Ebbene, si può biasimare l’americano che in tali casi prova una tal qual ripugnanza?

Uno dei motivi per cui l’italiano è considerato di razza inferiore è la sua familiarità con i neri. "Convive persino con donne di colore e questo è chiaramente un insulto alla razza bianca americana”.
Gli italiani sono considerati dalla collettività (insieme ai cinesi) non appartenenti alla razza bianca. La gente non sopporta che un barbitonsore (il barbiere) italiano faccia barba e capelli indifferentemente a bianchi e neri invece di avere la stessa ripugnanza, innata nei bianchi americani, verso gli uomini di colore.

15 Ottobre 1890 

Oggi è stato assassinato il capo della Polizia di Nuova Orleans, David. C. Hennessy. Certamente una figura ambigua vicina, cosi si dice, a una delle famiglie mafiose del luogo. Il delitto può avere a che fare con l’arresto di due affiliati della famiglia Matranga da parte della Polizia. Le indagini si sono concentrate subito sugli immigrati italiani. Si racconta per una frase sussurrata dall’uomo prima di morire: “Sono stati i Dago!”. Ed essendo "Dago" uno dei tanti termini dispregiativi con cui vengono definiti gli immigrati italiani…

Il clima non è certo migliorato dopo il discorso del sindaco della città Joseph Shakespeare:” Il clima mite, la facilità con la quale ci si può assicurare il necessario per vivere e la natura poliglotta dei suoi abitanti hanno fatto sì che, sfortunatamente, questa parte del Paese sia stata scelta dai disoccupati e dagli emigranti appartenenti alla peggiore specie di europei, gli italiani. Gli individui più abietti, più pigri, più depravati, più violenti e più indegni che esistono al mondo, peggiori dei negri e più indesiderabili dei polacchi. Dobbiamo dare a questa gente una lezione che dovranno ricordare per sempre”.

Nei giorni successivi un centinaio di immigrati italiani viene arrestato. Sono sospettati di essere autori o complici del delitto.

Novembre 1890 

Nove immigrati italiani sono accusati di essere gli esecutori materiali dell’uccisione del capo della Polizia. Vengono processati.

Marzo 1891 

Oggi si è concluso il processo con un verdetto di assoluzione per tutti gli imputati.

La reazione 

Gli immigrati possono delinquere tanto sanno che poi la passano sempre liscia. Il solito processo farsa”, si dice in città.

La notizia non è piaciuta allo sceriffo Gabriel che da bravo razzista ha emesso un bando pubblico “Tutti i bravi cittadini sono invitati a partecipare all´assemblea convocata sabato 14 marzo alle 10 alla Clay Statue, per prendere provvedimenti rispetto al fallimento della giustizia nel caso Hennessy. Arrivare pronti all’azione

Tremila cittadini si si sono presentati armati di asce, fucili e bastoni. Abbattuti i portoni laterali d’ingresso della prigione, hanno giustiziato senza pietà i prigionieri italiani non ancora liberati (i 9 più altri 2 italiani presenti nelle prigioni) con decine di colpi di fucile e pistola.
Tra questi Antonio Abbagnato, impiccato ad un albero ed  Emanuele Polizzi, appeso ad un lampione e finito a colpi di pistola.

Una delle figure maggiormente conosciute in città, l’avvocato Parkeson, pare abbia ringraziato i suoi concittadini dicendo “Vi ho chiamato per compiere tutti insieme un dovere, e questo dovere è stato compiuto. Ora tornate a casa e Dio vi benedica".

Il governo statunitense è intervenuto vietando qualsiasi rappresaglia...ma è troppo tardi.

Si conclude così quello che passerà alla storia come il “Linciaggio di New Orleans”. 

Conclusione

Gli italiani sottoposti a quel processo furono tutti assolti. Non poteva essere diversamente poiché gli arresti erano stati effettuati a casaccio. (Pietro Monastero era solo un calzolaio italiano che aveva il negozio di fronte al luogo dove il capo della Polizia era stato ucciso). Vero è che alcuni degli italiani linciati non erano certo cittadini modello. Antonino Marchese aveva precedenti penali in Italia. Giuseppe Jato aveva fama di essere un mafioso, mentre Rocco Geraci, di Palermo, era emigrato perché colpito da mandato di cattura. Ma negli undici c’era anche Vincenzo Traina che sia in Italia che a New Orleans aveva mantenuto una condotta irreprensibile. Antonio Abbagnato, di Palermo che insieme a Girolamo Caruso di Palermo, Pietro Monastero di Caccamo, Antonio Scalfidi di Patti, Emanuele Polizzi e Loreto Comitis non avevano mai avuto precedenti penali. Insomma, della brava gente. E comunque, per l'omicidio del capo della Polizia, erano stati tutti assolti. 

Dopo l’eccidio il nostro Governo si mosse subito anche se inizialmente impreparato ad affrontare un’eventuale crisi diplomatica. La stampa americana motivò il linciaggio col fatto che comunque gli immigrati italiani avevano portato la mafia a Nuova Orleans. Dimenticando di sottolineare che il Capo della Polizia era corrotto e al servizio di una delle due fazioni malavitose italiane della città. 

La controversia diplomatica con gli Stati Uniti durò circa un anno. Il Governo italiano portò all’attenzione del Congresso americano il problema della tutela degli immigrati italiani. Problema che il Congresso discusse, firmando in seguito alcuni progetti di legge in tal senso. 


Il Presidente degli Stati Uniti Harrison, nel suo discorso annuale, fece esplicita condanna del linciaggio di Nuova Orleans e propose per le famiglie delle vittime del linciaggio un’indennità di 125.000 franchi. Soldi che le Famiglie aspettarono invano

Johannes Bückler

P.S. Vi state forse chiedendo se qualcuno pagò per il linciaggio? In effetti alcuni linciatori furono arrestati, ma il 5 maggio 1891 il Gran Giurì di Nuova Orleans stilò un rapporto che di fatto li scagionava. La giustificazione? Non era possibile processare un’intera città per aver preso, senza alcuna premeditazione, una misura anche se estrema. 



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