Disclaimer

Al fine di mantenere il blog nell'ambito di un confronto civile e costruttivo, tutti i commenti agli articoli espressi dai lettori verranno preventivamente valutati ed eventualmente moderati. La Redazione.
Visualizzazione post con etichetta immigrati. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta immigrati. Mostra tutti i post

mercoledì 29 luglio 2015

Quanto costano evasione e sprechi. Ma si parla solo di migranti.


Qualche tempo fa il Ministero dell’Interno ci ha comunicato che ospitare nei centri chi arriva sulle nostre coste costa 980 milioni l’anno (molti di questi provengono da fondi europei).
A giugno erano 78 mila i migranti ospitati nei centri italiani, tra strutture temporanee (48 mila), sistema di accoglienza per richiedenti asilo (20 mila) e centri governativi (10 mila). Per la loro assistenza lo Stato eroga ai centri convenzionati una somma media giornaliera di circa 35 euro al giorno a migrante (le convenzioni si sono livellate su questo valore medio), in cui rientrano anche i circa 2,50 euro al giorno del pocket money. Ma a chi vanno questi soldi? Vediamo.
Tolti i due euro e cinquanta, il resto serve prima di tutto per coprire la spesa del personale: cioè per pagare gli stipendi, i contributi e i contratti degli operatori che lavorano nei centri (spesso giovani italiani). Una parte è spesa per l’alloggio e per il mantenimento delle strutture, che spesso sono di proprietà dei Comuni (italiani). Poi ci sono i fornitori (italiani) di generi alimentari, farmacie, cartolerie, lavanderie e quant’altro. In pratica, tolti i due euro e cinquanta e il cibo, il resto va nelle tasche di italiani.
Certo sono ancora tanti, troppi quelli che speculano sulla pelle dei profughi. Malgrado questi farabutti, non possiamo esimerci da dare accoglienza a queste persone perché l’accoglienza fa parte di accordi internazionali e l’Italia non è esonerata dal rispettarli. In questi giorni un rapporto del centro studi Economia reale di Baldissarri ha rivelato come la mancata lotta a sprechi, corruzione ed evasione fiscale in 13 anni ci sono costati 236 miliardi di Pil. Avete visto qualcuno scendere in strada al grido di “Adesso basta”?
Avete sentito nei politici la purché minima indignazione con chi continua ad accumulare patrimoni attraverso sprechi e ruberie? Dibattiti per informare la gente di quanti italiani si sarebbero potuti aiutare con i soldi recuperati da corruzione ed evasione ne abbiamo forse avuti? Sono state organizzate manifestazioni di piazza dopo gli scandali nella sanità lombarda? Non erano soldi sottratti agli italiani i finti rimborsi alla regione Lombardia?
Diciamolo, siamo uno strano Paese. Dove i miliardi dell’evasione fiscale non sono un problema. Come la corruzione, con i suoi miliardi di costi aggiuntivi. No, questi non sono problemi. Il problema sono i 35 euro al giorno per dare una sistemazione a chi attraversa il nostro Paese in cerca di una vita dignitosa. Un accanimento contro gli uni e stupefacenti tolleranze verso chi ruba continuamente soldi alla collettività.
Dimenticando, tra l’altro, che essere nati a Bergamo piuttosto che in Eritrea, Libia o qualsivoglia villaggio africano, è stata per tutti noi solo una botta di fortuna. Nulla di più.

Johannes Bückler

29 Lugio 2015 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi >>>>>

sabato 13 giugno 2015

Viminale e Regione: Maroni bifronte. I gemelli diversi.


Ormai è appurato: il governatore della Lombardia Roberto Maroni ha un fratello gemello e fra loro i rapporti devono essere deteriorati da tempo.
E’ l’unica spiegazione possibile. Ho conosciuto il fratello gemello quando era Ministro dell’Interno. Una persona perbene, senso delle istituzioni, vero rappresentante di una politica rispettosa delle istituzioni. Lo ricordo quando, aprendo la prima conferenza nazionale dei prefetti nell’ottobre 2010, auspicava “un ampliamento del ruolo del prefetto anche in relazione alle nuove implicazioni delle tematiche della sicurezza e dell’immigrazione”. Niente a che vedere con il fratello che è arrivato persino a minacciarli, i prefetti.

Lo ricordo nel tentativo di dare soluzione all’emergenza immigrazione del 2011, quando ebbe l’idea di realizzare a Mineo un villaggio della solidarietà, il più grande centro richiedenti asilo d’Europa. O quando stanziò decine di milioni per i campi Rom (60 milioni di euro solo per l’emergenza in cinque regioni Lazio, Campania, Lombardia, Veneto e Piemonte) per ristrutturare quelli fatiscenti e costruirne di nuovi. Dispiace oggi vedere il fratello governatore contestare praticamente tutto ciò che di buono si è tentato di fare allora.

Il fratello, dopo aver creato le cosiddette “quote” nel pacchetto sicurezza immigrazione, ebbe persino toni molto duri con le regioni e i comuni che non volevano accogliere i profughi. “Accoglieteli o agiremo d’imperio” dichiarava al Corriere il 28 marzo 2011.

Con tono fermo, deciso, di chi ha a cuore i problemi del suo Paese disposto a mettere in secondo piano, cosa assai rara in un politico, gli interessi di partito. Chissà cosa starà pensando leggendo le dichiarazioni del fratello governatore su questa nuova emergenza.

Gli ricorderebbe, ne sono certo, che l’immigrazione è materia esclusiva dello Stato (art. 117 della Costituzione comma a) e non delle regioni. Di più. Il 10 luglio 2014, per fronteggiare il flusso straordinario di cittadini extracomunitari, fu firmato un documento in una conferenza unificata fra Governo, regioni ed enti locali. Nel testo si stabilisce il principio dell’accoglienza diffusa e cioè che i richiedenti asilo che arrivano in Italia devono essere distribuiti fra le 20 regioni, a seconda del numero di abitanti e del tenore economico di quella regione. Sottoscritto anche questo dal fratello, è vero, ma un documento valido ancora oggi.

A questo punto un consiglio: caro governatore, faccia pace. Fra fratelli ci possono essere discussioni, diatribe, visioni diverse, ma siete sempre sangue dello stesso sangue. Se non proprio la pace, una tregua, un armistizio. Ne guadagnerà l’ambito familiare e sicuramente il Paese tutto.

E non minacci i sindaci. Le potrebbero rispondere “padroni a casa nostra”, ricorda? O anche questo era uno slogan del fratello? Perché in un vero Federalismo “padroni a casa nostra, ma in casa tua comando io”, è un tantino contraddittorio. Lo ammetta, un pochino, via.

Johannes Bückler

13 Giungo 2015 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi >>>>>

mercoledì 10 dicembre 2014

Migranti, tra realtà e percezione.


Ci mancava pure la scusa di un presepe per scatenare l’ennesimo caso politico. Al grido di “salviamo i nostri valori cristiani”, Salvini è fiondato a Bergamo come novello Templare in difesa di Gerusalemme.
E’ chiaro che è l’ennesima strumentalizzazione politica.
Perché è facile chiedersi a quali “valori cristiani” facciano riferimento giacché poco tempo fa hanno portato gente in piazza per impedire l’operazione “Mare Nostrum”. Operazione che forse avrebbe impedito le recenti 18 morti al largo di Lampedusa. E al riguardo mi chiedo dove sia finito quel partito politico che al governo di questo Paese ha dato soluzione all’immigrazione facendo la più grande regolarizzazione di clandestini (più di 600.000).
E’ chiaro che queste strumentalizzazioni possono trovare terreno fertile in un Paese dove il “The Ignorance Index (uno studio dell’Istituto Ispos Mori per la Royal Statistical Society condotto in 14 Paesi) ha posto al primo posto per quanto riguarda l’indice d’ignoranza su alcuni temi facendo peggio di Usa, Corea del Sud, Polonia, Ungheria, Francia, Canada, Belgio, Australia, Gran Bretagna, Spagna, Giappone, Germania, Svezia.
Il rapporto mette in evidenza una cosa chiara: siamo il paese col più alto tasso di ignoranza per quanto riguarda i flussi migratori. Alla domanda “quanti sono i musulmani in Italia” la risposta è stata il 20% mentre quella corretta è il 4%. Alla domanda: “Quanti sono gli immigrati in Italia”, la risposta è stata il 30%. Quanti sono in realtà? Il 7%.
Eppure basterebbe leggere il recente “Dossier statistico immigrazione 2014” realizzato dall’IDOS per conto dell’Unar (l’Ufficio nazionale anti discriminazioni istituito dalla presidenza del Consiglio) per capire che queste strumentalizzazioni sono ormai triti e ritriti luoghi comuni.
Prendiamo per esempio gli irregolari rispetto al totale degli immigrati. Nel 1991 gli irregolari erano il 47%. Nel 2002 il 34% e poi 19% nel 2006, 17% nel 2008, 9% nel 2011, 7% nel 2012 fino al 6% del 2013.
Nel 2013 i visti per motivi di lavoro sono stati 25.683 per quello subordinato e 1.810 per quello autonomo. Mentre ben 76.164 sono stati rilasciati per «ricongiungimento familiare». Nel 2013 il più alto numero di richieste d'asilo è stato registrato in Germania con 127.000, seguito da Francia (65mila), Svezia (54mila), Regno Unito (30mila) e Italia (28mila).
Sul tema sicurezza, i dati elaborati dal 2004 al 2012 dalla Direzione centrale di polizia, dimostrano che gli immigrati delinquono meno degli italiani (il maggior numero d’immigrati in prigione è dato dal fatto che molti sono reati dipendono dal loro status d’irregolari).
Per quanto riguarda le spese, il contributo degli immigrati all’economia italiana è in attivo. Tra entrate e spesa pubblica c’è, infatti, un saldo positivo di 3,9 miliardi di euro (16,5 miliardi di euro di entrate per lo Stato a fronte di 12,6 miliardi di euro di spese). E ancora.
Gli immigrati contribuiscono in modo rilevante al pagamento delle pensioni degli italiani pur beneficiandone, data l’età più bassa, in maniera modestissima. Infatti, i versamenti dei contributi effettuati dagli stranieri (8,9 miliardi nel 2009), sono per larga parte destinati al pagamento delle pensioni degli italiani.
E’ chiaro quindi che gran parte del nostro senso della società in cui viviamo si basa su errate percezioni che spesso si scontrano con la realtà dei fatti. Questo scollamento ha ovvie implicazioni nel dibattito pubblico (spostano per esempio le priorità) e pone sfide reali ai politici.
Politici che, oltre a essere informati, devono essere quindi maggiormente responsabili.
Evitando quello che sembra ormai diventato un “modus pensandi” : “Perché cercare di capire, informarsi o impegnarsi a trovare una soluzione ai problemi quando basta trovare un capro espiatorio?”

Johannes Bückler

10 Dicembre 2014 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi >>>>>

martedì 25 novembre 2014

Quando un tempo eravamo loro...


La storia ha inizio in una grande città dove gli abitanti del luogo convivono con 20.000 immigrati. "Convivere" è una parola grossa, perché i rapporti  non sono certo dei migliori. I cittadini locali non perdono occasione per accusare gli immigrati di accettare stipendi da fame rubando loro, in questo modo, il lavoro. Gli scontri sono ormai all'ordine del giorno e i rapporti sempre molto tesi. Gli immigrati non sono tutti cittadini modello, anzi. Alcuni di loro hanno precedenti penali. Altri, dopo essere sfuggiti a mandati di cattura nel loro Paese, sono arrivati in città pronti a delinquere di nuovo.

A questo punto avrete certamente collegato il racconto alla situazione italiana e al difficile rapporto con gli immigrati. Niente di cui meravigliarsi. Ma questa storia è leggermente più complicata…e viene da lontano.

Ricominciamo, ma questa volta con più precisione.

New Orleans (Louisiana) 1890 

Gli abitanti sono 242.000 e 20.000 di questi sono immigrati italiani. A parte qualche centinaio di malavitosi (due le organizzazioni criminali “Mafia” e “Mano nera”) gli italiani fanno solitamente i lavori più umili e faticosi: braccianti agricoli, calzolai, minatori, lavoratori delle ferrovie, spazzini, stagnini. Se sono fortunati fruttivendoli o venditori ambulanti. Malgrado ciò la convivenza è difficile e i cittadini americani non perdono occasione per accusare gli italiani di accettare stipendi da fame rubando loro, in questo modo, il lavoro

Il clima in città 

Il senso comune del cittadino americano verso gli italiani è di avversione. Dei nostri connazionali dicono : “Le condizioni primitive in cui essi vivono li portano a trascurare le elementari norme igieniche”.
"In caso di epidemie rifiutano l’accesso nelle loro case agli ufficiali sanitari".
Ebbene, si può biasimare l’americano che in tali casi prova una tal qual ripugnanza?

Uno dei motivi per cui l’italiano è considerato di razza inferiore è la sua familiarità con i neri. "Convive persino con donne di colore e questo è chiaramente un insulto alla razza bianca americana”.
Gli italiani sono considerati dalla collettività (insieme ai cinesi) non appartenenti alla razza bianca. La gente non sopporta che un barbitonsore (il barbiere) italiano faccia barba e capelli indifferentemente a bianchi e neri invece di avere la stessa ripugnanza, innata nei bianchi americani, verso gli uomini di colore.

15 Ottobre 1890 

Oggi è stato assassinato il capo della Polizia di Nuova Orleans, David. C. Hennessy. Certamente una figura ambigua vicina, cosi si dice, a una delle famiglie mafiose del luogo. Il delitto può avere a che fare con l’arresto di due affiliati della famiglia Matranga da parte della Polizia. Le indagini si sono concentrate subito sugli immigrati italiani. Si racconta per una frase sussurrata dall’uomo prima di morire: “Sono stati i Dago!”. Ed essendo "Dago" uno dei tanti termini dispregiativi con cui vengono definiti gli immigrati italiani…

Il clima non è certo migliorato dopo il discorso del sindaco della città Joseph Shakespeare:” Il clima mite, la facilità con la quale ci si può assicurare il necessario per vivere e la natura poliglotta dei suoi abitanti hanno fatto sì che, sfortunatamente, questa parte del Paese sia stata scelta dai disoccupati e dagli emigranti appartenenti alla peggiore specie di europei, gli italiani. Gli individui più abietti, più pigri, più depravati, più violenti e più indegni che esistono al mondo, peggiori dei negri e più indesiderabili dei polacchi. Dobbiamo dare a questa gente una lezione che dovranno ricordare per sempre”.

Nei giorni successivi un centinaio di immigrati italiani viene arrestato. Sono sospettati di essere autori o complici del delitto.

Novembre 1890 

Nove immigrati italiani sono accusati di essere gli esecutori materiali dell’uccisione del capo della Polizia. Vengono processati.

Marzo 1891 

Oggi si è concluso il processo con un verdetto di assoluzione per tutti gli imputati.

La reazione 

Gli immigrati possono delinquere tanto sanno che poi la passano sempre liscia. Il solito processo farsa”, si dice in città.

La notizia non è piaciuta allo sceriffo Gabriel che da bravo razzista ha emesso un bando pubblico “Tutti i bravi cittadini sono invitati a partecipare all´assemblea convocata sabato 14 marzo alle 10 alla Clay Statue, per prendere provvedimenti rispetto al fallimento della giustizia nel caso Hennessy. Arrivare pronti all’azione

Tremila cittadini si si sono presentati armati di asce, fucili e bastoni. Abbattuti i portoni laterali d’ingresso della prigione, hanno giustiziato senza pietà i prigionieri italiani non ancora liberati (i 9 più altri 2 italiani presenti nelle prigioni) con decine di colpi di fucile e pistola.
Tra questi Antonio Abbagnato, impiccato ad un albero ed  Emanuele Polizzi, appeso ad un lampione e finito a colpi di pistola.

Una delle figure maggiormente conosciute in città, l’avvocato Parkeson, pare abbia ringraziato i suoi concittadini dicendo “Vi ho chiamato per compiere tutti insieme un dovere, e questo dovere è stato compiuto. Ora tornate a casa e Dio vi benedica".

Il governo statunitense è intervenuto vietando qualsiasi rappresaglia...ma è troppo tardi.

Si conclude così quello che passerà alla storia come il “Linciaggio di New Orleans”. 

Conclusione

Gli italiani sottoposti a quel processo furono tutti assolti. Non poteva essere diversamente poiché gli arresti erano stati effettuati a casaccio. (Pietro Monastero era solo un calzolaio italiano che aveva il negozio di fronte al luogo dove il capo della Polizia era stato ucciso). Vero è che alcuni degli italiani linciati non erano certo cittadini modello. Antonino Marchese aveva precedenti penali in Italia. Giuseppe Jato aveva fama di essere un mafioso, mentre Rocco Geraci, di Palermo, era emigrato perché colpito da mandato di cattura. Ma negli undici c’era anche Vincenzo Traina che sia in Italia che a New Orleans aveva mantenuto una condotta irreprensibile. Antonio Abbagnato, di Palermo che insieme a Girolamo Caruso di Palermo, Pietro Monastero di Caccamo, Antonio Scalfidi di Patti, Emanuele Polizzi e Loreto Comitis non avevano mai avuto precedenti penali. Insomma, della brava gente. E comunque, per l'omicidio del capo della Polizia, erano stati tutti assolti. 

Dopo l’eccidio il nostro Governo si mosse subito anche se inizialmente impreparato ad affrontare un’eventuale crisi diplomatica. La stampa americana motivò il linciaggio col fatto che comunque gli immigrati italiani avevano portato la mafia a Nuova Orleans. Dimenticando di sottolineare che il Capo della Polizia era corrotto e al servizio di una delle due fazioni malavitose italiane della città. 

La controversia diplomatica con gli Stati Uniti durò circa un anno. Il Governo italiano portò all’attenzione del Congresso americano il problema della tutela degli immigrati italiani. Problema che il Congresso discusse, firmando in seguito alcuni progetti di legge in tal senso. 


Il Presidente degli Stati Uniti Harrison, nel suo discorso annuale, fece esplicita condanna del linciaggio di Nuova Orleans e propose per le famiglie delle vittime del linciaggio un’indennità di 125.000 franchi. Soldi che le Famiglie aspettarono invano

Johannes Bückler

P.S. Vi state forse chiedendo se qualcuno pagò per il linciaggio? In effetti alcuni linciatori furono arrestati, ma il 5 maggio 1891 il Gran Giurì di Nuova Orleans stilò un rapporto che di fatto li scagionava. La giustificazione? Non era possibile processare un’intera città per aver preso, senza alcuna premeditazione, una misura anche se estrema. 



domenica 16 febbraio 2014

La gaffe di Amadeo e la verità dei numeri.


Caro Direttore,
«Il successo dell’Ospedale? Le infermiere, ma solo quelle italiane: qui non ci sono marocchine o rumene». Parole e musica (parecchio stonata) del Direttore Generale dell’Ospedale di Seriate Amedeo Amadeo, che pochi giorni dopo si è trovato costretto a metterci una pezza.
E’ chiaro che la frase è stata pronunciata solo per ingraziarsi il Presidente della Regione in vista probabilmente delle nuove nomine di aprile.
Solo il desiderio di compiacere la dirigenza regionale può aver suggerito l’utilizzo di un linguaggio di questo genere.
Ma l’errore madornale rimane. L’eccellenza dell’Ospedale Bolognini di Seriate poteva essere presentata attraverso ben altre peculiarità che non la nazionalità o il colore della pelle dei suoi dipendenti. Ormai è andata e difficile aspettarsi delle scuse.
Ma sui lavoratori immigrati mi preme riportare alcuni dati.
Il “IV Rapporto sui lavoratori di origine immigrata negli archivi INPS” recita : “Il contributo degli stranieri al valore aggiunto prodotto in Italia è stato nel 2009 di 165 miliardi di euro. Il 12,1% del totale, e in alcuni settori, come quello delle costruzioni vicino al 25%. Il dato però più significativo è quello sui contributi: gli immigrati versano nelle casse Inps circa 7.5 miliardi di euro l’anno, in altre parole il 4% di tutte le entrate dell’Inps.
Una cifra altissima se si considera che sono pochissimi gli immigrati che beneficiano di pensione dallo Stato italiano.
Ora si può discutere di tutto. Si può sorridere alle battute (spesso idiote), ma questi sono i fatti.
Quindi un invito al Dottor Amedeo: parli con qualche imprenditore. Magari entri in una fonderia, in una chimica o in qualsiasi officina meccanica della bergamasca.
Si sorprenderà. E forse eviterà in futuro di fare queste gaffe.

Un caro saluto

Johannes Bückler

16 Febbraio 2014 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi >>>>>