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mercoledì 24 ottobre 2018

La "pace fiscale. Chiamatelo condono.


Nel 1921 Giuseppe Prezzolini, nel suo Codice della vita italiana al capitolo I, scriveva: “L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono”.
Sono passati quasi 100 anni e la situazione non è cambiata.
C’è chi paga le tasse (i fessi) e chi (i furbi) usufruisce di tutti i servizi gratis gentilmente offerti dai primi. Ma c’è di più. Ogni volta i nuovi governi non trovano di meglio che fare un bel condono per dimostrare ai fessi, che nel frattempo stanno magari pensando che pagare le tasse è un dovere civico, che sono più fessi di quello che credono. E non basta.
Ti vengono pure a raccontare la favoletta che pagare una flat tax del 20% non è un condono, ma una "pace fiscale" o al massimo una “definizione agevolata”. Che teneri. Si arrabattano per trovare qualche miliardo quando sanno benissimo che alle casse dello Stato vengono sottratti ogni 12 mesi 97 miliardi di tasse e quasi 11 miliardi di contributi previdenziali.
“La situazione fiscale italiana è caratterizzata da clamorose ingiustizie. L’evasione fiscale è un fenomeno deteriore che deve essere progressivamente ridotto ed eliminato”. Era il 30 marzo 1984 quando Bettino Craxi pronunciava queste parole.
Qualcosa è cambiato da allora, ma in peggio. Con Berlusconi, che nel 2004 arrivò a dire che era “legittimo non pagare le tasse alte”. Dimenticandosi poi di abbassarle quelle tasse alte. Con quelle parole si pensava di avere toccato il fondo, invece doveva arrivare un “governo del cambiamento” per fare esattamente le stesse cose dei governi precedenti.
Hai pagato tutte le multe e tutti i bollettini che il tuo comune ti ha inviato? Sei stato un fesso. Tu non hai pagato nulla? Puoi dormire sonni tranquilli, ci pensiamo noi. Siamo seri. Che quello che sta scritto nella manovra sia un condono lo capiscono anche i sassi. Una cosa impostata come un condono e che funziona come un condono è un condono, punto.
 Bene ha fatto il presidente di Confindustria Bergamo, Stefano Scaglia, a ribadire che il condono fiscale appena varato dal Governo “è un messaggio sbagliato per tutte quelle aziende e per tutti quei lavoratori dipendenti che le tasse le pagano e le hanno sempre pagate. Non fa bene alla crescita del Paese. Questa scelta ci ha lasciato molto sorpresi, si sbandiera tanto il cambiamento e poi si rispolverano armamentari del passato”.
Giusto inoltre ricordare che l’art. 53 della Costituzione commisura il carico fiscale alla capacità contributiva del cittadino con criteri di progressività. Questi ripetuti condoni, concordati fiscali, pace fiscale, scudi e compagnia cantando, pur non eliminando in toto la progressività impositiva, hanno reso quest’ultima pressoché insignificante. E la cosa non dovrebbe essere inaccettabile sul piano della democrazia sostanziale.
Certo. Lo sappiamo da sempre. Gli italiani, allergici alle tasse, sono tra i più grandi estimatori dei condoni. Con buona pace di chi le tasse le paga tutte. Però fateci un favore. Chiamatelo “condono” non “pace fiscale”. Fessi sì, ma evitate di trattarci anche da idioti. Almeno quello.

Johannes Bückler
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23 Ottobre 2018 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi qui >>>>>

venerdì 28 agosto 2015

Convegno degli industriali a Bergamo


A Bergamo, per iniziativa della Camera di Commercio, si è tenuto al Teatro Donizetti un convegno delle forze produttive del Paese. Ben settecentocinquanta gli imprenditori intervenuti in rappresentanza di miliardi di capitali investiti e milioni di operai.
A prendere la parola per primo è stato il Cav. Ambiveri, della Camera di Commercio di Bergamo, che ha salutato i presenti.
Subito dopo, l’Onorevole Candiani, che nel frattempo è stato eletto presidente, ha iniziato il suo discorso puntando il dito sulla “necessità che il Governo per una volta si scuota e prenda sollecitamente tutti quei provvedimenti necessari all’industria che sono poi necessari alla ricchezza nazionale”.
Aggiungi didascalia
Un linguaggio acceso e severo contro un Governo incapace, secondo l’Onorevole, di fare leggi buone e giuste a favore delle imprese. Di più. Non mantiene le promesse, impedisce con i suoi vincoli il movimento a coloro che avrebbero voglia di agire, fa perdere quei mercati che gli industriali italiani sono riusciti a conquistare, accolla sempre nuovi oneri alle industrie, mentre le riduce all'insolvenza non pagando i debiti dovuti. Di questo passo, aggiunge, porterà al collasso il Paese.

Accesi anche i toni del comm. Brambilla, Presidente della Camera di Commercio di Como che, a nome degli industriali lombardi, chiede al governo di poter lavorare senza inciampi.

Il comm. Vanzetti di Milano è lieto che al governo ci siano almeno tre persone sulle quali fare affidamento. Sono Conti, Stringher e Caviglia. L’assembla si associa al plauso. Termina il suo intervento chiedendo agli industriali di fare un accordo con le classi operaie le quali, in questo momento critico del paese, devono unirsi alle imprese per poter scuotere il Governo. Industriali ed operai sono capaci di intendersi tra di loro, come si fa tra gente che lotta e che rischia.

Il convegno prosegue inesorabile e incalzante, anche se in modo abbastanza disordinato.

“Il governo consiglia agli agricoltori di intensificare la produzione, ma come vuolsi che il consiglio sia seguito, se mancano i trasporti, fanno difetto i concimi chimici, e calmieri e divieti ancora vietano di vendere la propria merce al più alto prezzo possibile?”

"Gli impiegati ed i pensionati si lamentano dell'insufficienza degli stipendi e delle pensioni? E come risponde il governo? Inventando istituti dei consumi, grazie a cui magistrati, professori, segretari di prefettura, postelegrafici perderanno il proprio tempo ad annusar formaggi e a negoziar merluzzi, facendo perdere, per la propria incompetenza invincibile, denaro al tesoro, creando una nuova guardia del corpo ai ministri inventori del bel congegno e distogliendo forze ai servizi pubblici, che sarebbe esclusivo dovere di quegli impiegati di far procedere con zelo e con efficacia.”

“Impiegati e persone provviste di reddito fisso si spaventano di un possibile rincaro dei fitti? La sapienza governativa non trova altro miglior rimedio che sovraccaricare i proprietari di case di nuovi balzelli sperequati e impedir loro un parziale adattamento delle pigioni al diminuito valore della moneta; sicché l'industria edilizia, la quale oggi potrebbe dare lavoro a falangi di lavoratori, dopo quattro anni di arresto, non osa investire capitali e si provoca la rarefazione delle case.”

C’è chi invita il governo a dare piena libertà alle industrie lasciando perdere la creazione di monopoli che alla fine non saprebbe come amministrare.
Tutto perché a Roma ci sono burocrati che spadroneggiano, convinti che nel loro cervello ci sia solo sapienza. Invece devono capire che sono niente di fronte al più umile di loro, che rischia quotidianamente lavoro e risparmio nello loro intraprese. Questi burocrati orgogliosi sono stati a lungo sopportati. Ritorni ognuno a fare il proprio mestiere.
Calmati gli animi si passa all'ordine del giorno. Alcuni punti.
* Si richiama il governo alla necessità di riorganizzare senza ritardo il servizio dei trasporti.
* Si sollecita il Governo a inspirare la politica finanziaria dello Stato ad intenti più conformi alle necessità del momento, tenendo conto che colpire i mezzi di produzione inaridisce ed estingue la ricchezza del Paese.
* Lo Stato non sottragga rami di attività che, affidate ai singoli, possono convertirsi in cospicue finti di ricchezza perennemente feconde.
* Si chiede inoltre al Governo di evitare assolutamente la creazione di nuovi organismi burocratici dei quali, non in alcun guisa, si è sentita la necessità.

L’ordine del giorno viene messo ai voti. Approvato all'unanimità.

Addì, 30 gennaio 1919  - Bergamo

Johannes Bückler

31 gennaio 1919 - La Stampa -  >>>>>

lunedì 14 luglio 2014

L'evasione fiscale e i fatti che mancano.


Caro Direttore,
la Guardia di Finanza di Bergamo ci ha comunicato che nei primi cinque mesi del 2014 l’imponibile sottratto a tassazione ha superato i 100 milioni di euro.
Inoltre l’evasione IVA è stata di 16 milioni di euro e su 1490 controlli sono state riscontrate 548 irregolarità (il 36,78%) con 31 proposte di chiusura di attività commerciali. Abbiamo avuto (è notizia di questi giorni) pure la “falsa cieca” che, non contenta di truffare lo Stato, ha pensato bene di mettersi al volante ubriaca.
Insomma, niente di nuovo.
Di nuovo, rispetto agli anni precedenti, è il silenzio da parte del nuovo governo in materia di lotta all’evasione, quello sì.
Diciamo che lo abbiamo accolto favorevolmente. Troppe volte siamo rimasti delusi. Al grido, “l’evasore non passerà”, per anni troppe parole, troppe promesse mai mantenute. Abbiamo pensato: che sia la volta buona? Che finalmente si passi dalle parole ai fatti?
Ora la legge 11 marzo 2014, n.23 ha conferito una delega al Governo per la realizzazione di un sistema fiscale più equo e trasparente.
Vedremo cosa uscirà per quanto riguarda soprattutto il contrasto all’evasione ed elusione fiscale; come sarà riscritta la nuova disciplina sull’abuso di diritto e la revisione del sistema sanzionatorio, del contenzioso e della riscossione degli enti locali.
Con la solita speranza: quella di vedere finalmente l’istituzione di quel “Fondo per la riduzione strutturale della pressione fiscale” (che oggi incombe su cittadini e imprese) , molte volte promesso e mai realizzato.
Insomma, siamo in trepidante attesa delle prime “slides”.

Un caro saluto

Johannes Bückler

29 Giugno 2014 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi qui >>>>>

domenica 13 aprile 2014

No all'euro. Sì alla poltrona.


Lo confesso, non sono un economista e un po’ me ne vergogno.
Lo so, è un’affermazione imbarazzante di questi tempi. Ma come, in breve tempo sono riusciti a diventarlo 60 milioni d’italiani e lei ancora niente?
Sarà l’età, non lo nascondo, e anche una certa diffidenza e antipatia verso la categoria. Degli economisti intendo, che di regola sono quelle persone che ti dicono “qualche anno dopo” cosa era meglio fare “qualche anno prima”.
Dico questo perché approda oggi nella nostra città il “basta euro tour”. Pensare, anche solo per un momento, che la causa dei nostri mali sia l’euro (che bisogna comunque cambiare, ma cambiare non significa distruggere), è una delle tante bufale che fanno presa negli ultimi tempi.
Che l’enorme debito pubblico, la troppa burocrazia, l’amministrazione pubblica inefficiente, l’evasione fiscale, la corruzione, magari i guasti del treno Vivalto Milano-Bergamo, inaugurato giovedì mattina e già fermo alla sera siano colpa dell’euro, è una balla colossale tesa solo a ignorare i veri problemi del Paese e con l’unico intento, quello sì, di prendere qualche voto.
Infatti, come commentare affermazioni del tipo : “bisogna uscire dall’euro, che ci vuole. Chiudi le banche, cambi Euro in Lire, riapri le banche”. (Apperò!) Anche se aggiungono: “meglio farlo il venerdì sera, quando le banche sono chiuse, per evitate speculazioni“. In pratica per evitare il “Bank run”, che non è un nuovo tipo di corsa per perdere chili, ma semplicemente la corsa agli sportelli delle banche. Quindi, secondo loro, di nascosto.
E qui la vedo un tantino dura. Se la decisione deve essere presa dal Governo e ratificata dal Parlamento (cosa peraltro impossibile), immaginare che la notizia non possa trapelare (e subito presa in carico dai 600.000 operatori finanziari con le inevitabili conseguenze), è un tantinello azzardato.
Con la conseguente corsa agli sportelli di cui sopra. Perché, se la scelta di uscire dall'euro ha lo scopo di recuperare competitività attraverso la svalutazione (piccola o grande, l’unica cosa certa), perché qualcuno dovrebbe tenere i soldi in euro (e perderci con il passaggio alla lira) invece di investirli di corsa in obbligazioni denominate in dollari o sterline? Oppure, perché no, ritirali in fretta e furia per sistemarli sotto un mattone? E come la mettiamo con i debiti che abbiamo con l’estero?  E tutto questo per tornare ai “mitici” (sich!) anni della lira quando l’inflazione era in doppia cifra, le pensioni si davano ai quarantenni e l’invalidità regalata a chi ci vedeva benissimo.
 E i Trattati che abbiamo firmato? “Ne abbiamo stracciati tanti in questi 150 anni di storia, che ci vuole”.
Beh, in effetti mica hanno tutti i torti. Siamo da sempre un Paese inaffidabile, una volta più, una volta meno che volete che sia (scordandoci poi di trovare qualcuno disposto a prestarci soldi in futuro).
Comunque una cosa è certa: dall’euro non si uscirà. Si lavorerà per cambiare le cose che non funzionano, quello sì. Per costruire quell’Europa dei popoli di cui l’Italia, giusto ricordare, è membro fondatore.
Magari dopo che qualche politico o economista no-euro si sarà seduto su una poltrona di Strasburgo.
Una poltrona, giusto ricordare, che garantisce un ottimo stipendio.
Rigorosamente in euro, naturalmente.

Johannes Bückler

13 Aprile 2014 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi qui >>>>>

mercoledì 15 gennaio 2014

Buckler e la lettera della BCE.


L’amico Guido Pandini, con riferimento alla lettera della BCE del 5 agosto 2011 che ho riportato su Twitter, mi ha scritto “Ma solo a me appare irritante che una coppia di banchieri decidano delle politiche di uno stato democratico e sovrano?”


Ecco la risposta.

Facciamo un passo indietro.
Venerdì 5 agosto 2011 (giorno stesso della lettera), e a borse chiuse, Berlusconi e Tremonti convocano una conferenza stampa per spiegare una manovra straordinaria per l'Italia. A seguito di questa conferenza stampa, i giornali iniziano a parlare di una lettera segreta della Bce inviata al governo italiano.
La lettera conterrebbe alcune misure da adottare per frenare la drammatica crisi delle borse europee e il forte ampliamento dello spread.

Diciamo che mi sarei aspettato una sollevazione popolare per conoscere il contenuto di quella lettera.
Invece, niente. Forse troppo impegnati, in quel periodo, sulle intercettazioni del bunga bunga.

Come faccio sempre in questi casi, sono andato alla fonte. Essendo a conoscenza della possibilità di visionare i documenti (BCE/2004/3 in fondo alla pagina), ho richiesto una copia della lettera alla stessa BCE.
(Per la cronaca ci aveva provato anche Andrea D'Ambra (presidente dell'associazione Generazione attiva, anche lui senza successo)
Leggi qua :  >>>>>

Detto che nella lettera della BCE ci sono molte cose condivisibili, mi sarei aspettato comunque dal nostro governo una risposta decisa. Siamo o non siamo un Paese sovrano? Invece anche lì niente (e sentire oggi questi personaggi dire che bisognerebbe battere i pugni in Europa…).
Quello che non si conosce è la conclusione dell’ultima email che Buckler ha inviato a Trichet. Questa:
Leggi qua: >>>>>
Comunque grazie per le indicazioni di merito, ma in questo Paese il contenuto delle manovre, al momento, è ancora compito del nostro Parlamento”.

P.S. La lettera di Buckler sul Corriere è del 26 settembre 2011. Tre giorni dopo fu pubblicata dal Corriere della Sera quella della BCE.
Leggi Corriere >>>>> Leggi qua la lettera della BCE : >>>>> 


Johannes Bückler

La DECISIONE DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA del 4 marzo 2004 relativa all'accesso del pubblico ai documenti della Banca centrale europea (BCE/2004/3)
Leggi qua : >>>>>


martedì 13 novembre 2012

Equità? Una parola vuota.

Caro Direttore,
chiariamo una cosa: questo governo non è sceso dal cielo, non è spuntato da sotto un cavolo ed è sempre bene non dimenticare perché sta lì.
Oltretutto si è trovato a dover rispettare impegni e accordi firmati da governi precedenti.
Detto questo che dire.
Le tre parole d’ordine del decreto “Salva Italia” erano Rigore, Crescita ed Equità.
A oggi possiamo affermare che il rigore è stato fatto (questo è certo), la crescita è di là da venire e l’equità?
Beh diciamo che si è vista poco, anzi pochissimo.
Sul fronte fiscale, oltre a fornire nuovi strumenti alla lotta all’evasione si sperava in qualcosa d’inedito, qualcosa di forte.
C’è stata molta timidezza su alcuni temi, come a non voler creare troppo disturbo (vuoi mai).
C’erano i grandi capitali (soprattutto finanziari) da tassare?
“Mah, vediamo, potrebbero scappare, non è così facile, parliamone”.
Un provvedimento sui lavoratori dipendenti che con i pensionati pagano l’80% delle tasse detenendo solo il 30% della ricchezza?
Tac! Fatto, pronti via (te pareva).
C’èra da fare un accordo con la Svizzera per tassare i capitali degli evasori e recuperare almeno una parte di quei 120-150 miliardi esportati illegalmente da contribuenti italiani?
“Beh, aspettate. Non è così facile. Potrebbe sembrare un condono. E poi dobbiamo sentire gli altri partner europei”.
Un provvedimento sui pensionati (che con i lavoratori dipendenti pagano l’80% …..ecc.ecc….vedi sopra)? Tac. Più veloci della luce (Ma come, ma chi.. ma che diamine).
C’era da ridurre gli sprechi e i privilegi della politica?
"E questo cosa c’entra con il fisco?"
Ah giusto, scusate, come non detto (parolaccia).
Ho ormai la certezza che "l'equità” rimarrà (come sempre) una parola vuota usata solo all’occorrenza.
Non si è fatta nemmeno una cosa semplice: mettere per iscritto come e quando saranno utilizzate le risorse recuperate dall’evasione.
Bastava fare una semplice regola chiara : la Ragioneria Generale dello Stato stimi alla fine di ogni esercizio finanziario annuale l’ammontare dell’evasione fiscale recuperata.
Non solo. La stessa regola preveda che il recupero debba essere necessariamente legato in qualche modo alla riduzione della pressione fiscale.
Invece niente.
E cosa sta accadendo in questi giorni?
Un tempo a ogni finanziaria c’era, da parte della politica, il classico assalto alla diligenza.
Oggi le cose sono cambiate.
Infatti non si chiama più “finanziaria”, ma “legge di stabilità” (ah beh) e la diligenza (in tempo di crisi e rigore) somiglia sempre più a un carretto un po’ malconcio.
Ma ho come l’impressione che sempre d’assalto si tratti.
Il governo aveva proposto una riduzione di un punto delle prime due aliquote Irpef (seppur a saldo zero visti gli aumenti Iva e i provvedimenti sulle detrazioni).
Una riduzione delle tasse (per tutti) che negli ultimi anni è stata vista un po’ come il Santo Graal dei contribuenti.
Il sogno è durato poco.
Il Parlamento in un impeto di generosità (ma quale???) sta decidendo diversamente.
Non vogliono, non vogliono.
Quel “tesoretto” deve essere impiegato in altro modo (speriamo bene).
E’ pur vero che quella riduzione non avrebbe cambiato la vita ai contribuenti, ma sarebbe stato sicuramente un segnale forte, il primo dopo tanti anni.
Che dire poi della decisione di aumentare la copertura degli esodati. Tagliando qualche spreco? Qualche loro privilegio? Qualche loro agevolazione? E quando mai.
Prenderanno i soldi ai pensionati (sopra i 2883 euro).
Fa specie questo improvviso risveglio della politica da un torpore che l’ha contraddistinta in questi mesi.
Che l’avvicinarsi delle elezioni conti qualcosa? (sich!).
Che la politica voglia tornare a riappropriarsi (finalmente) del ruolo che le compete?
Ben venga. Ma, se queste sono le premesse, con calma, senza fretta.
Un caro saluto
Johannes Bückler

giovedì 12 aprile 2012

Banche


Buon pomeriggio,
ho letto le precisazioni della BCE sul prestito fatto avere alle banche italiane.
Ogni stato europeo riguardo la crisi ha storie e origini diverse, anche se di fatto le conseguenze economiche sono simili.
L'Italia parte dal cambio lira-euro e in seguito dal 2.008 in poi, le minor entrate nelle imprese a fronte spese in costante crescita hanno determinato una devastante erosione della liquidita', in molti casi aggravata dalla assoluta mancanza di giustizia civile a tutelare l'imprenditoria privata da truffe e fallimenti e finti concordati.
In Italia la depenalizzazione di taluni reati finanziari, la possibilita' per soggetti malavitosi di riciclarsi in piu' partite iva per reiterare il dolo, la mancanza di uno stato di diritto che da una parte garantisse soddisfazione e dall'altra certezza di pena, tutto questo esposto e la speranza che a breve la situazione economica ripartisse, hanno determinato nelle imprese un ritardo nel prendere contromisure valide a contrastare questa crisi.
In questo scenario sono venuti a mancare per l'Italia 2 soggetti fondamentali, cioè da una parte lo Stato che costringesse la banche a rifinanziare il sistema economico ristrutturando i debiti delle aziende derivanti da mutui a lungo termine contratti negli anni dello sviluppo e dall'altro le banche che, libere di sperperare denaro reale nel mercato virtuale della borsa, improvvisamente sono sparite e da finanziatrici delle aziende sono diventate aguzzine delle aziende.
Qualsiasi altra analisi è aria fritta.
Dal dopoguerra in poi il ruolo delle banche era di essere al fianco delle ditte e dell'imprenditoria sostenendo crisi, investimenti, progetti.
Oggi gli istituti di credito sono per tutte le attivita' spariti, evidente che essendo privati preferiscono fare utili certi nel mondo azionario, perché dicono "troppo rischio investire aiuti nel privato", anche perché con astuzia dimenticano che a mettere in ginocchio le ditte sono state loro bloccando il mercato finanziario.
In questa ottica, visto che I.V.A. significa imposta valore aggiunto,con un mercato fermo a 360 gradi ne vedremo delle belle, caro signor Bukler, nel trovare risorse nel sociale per pagare scuole, sanità, strade, previdenza etc.
Se a questo aggiungiamo l'alto costo della politica e la mancanza di razionalità dell'attuale governo, capace solo di aumentare le tasse senza tagliare costi, con la gente in difficoltà per posti di lavoro e con la logica contrazione dei consumi, credo che rischiamo tutti di fare la fine del CONCORDIA !!
Arenati e con un nugolo di professori che si inventano teorie per risollevarsi!! Raddoppiare i fidi alle aziende e ristrutturare i debiti, blocco per 5 anni dei mutui a famiglie e imprese con il solo pagamento quote capitale, questa è l'unica strada di uscita per risollevare questa Italia in ginocchio.

Distinti saluti

Buckler padano

giovedì 2 febbraio 2012

Cosa ha capito "Il cittadino che non capisce"?

A fine agosto fu pubblicata sul Corriere della Sera la lettera "Io Bückler, ovvero il cittadino che non capisce".
Qualcuno la definì a suo tempo un programma di governo.
Dopo quasi sei mesi cosa è stato risolto o in via di soluzione? Cosa ha finalmente capito "il cittadino che non capisce"?

Ma chi è veramente Johannes Bückler? Bückler non sono solo io.
Bückler è il cittadino onesto che non capisce perché, se l'onestà paga, a vivere meglio è spesso chi onesto non lo è.
Bückler è il cittadino che non capisce come mai lo Stato, se è in difficoltà, non cominci a chiedere di più a chi ha di più e non sempre a chi dichiara di più.
Bückler è il cittadino che si chiede perché una parte del Paese non paghi le tasse («perché la politica disperderebbe altri soldi dicono»), ma continua a utilizzare strade, scuole, ospedali senza dare niente in cambio.
Bückler è il ristoratore onesto che, oltre a fare il miglior caffè della zona, non dorme la notte per pagare le tasse e adempiere a tutti gli obblighi fiscali, mentre il ristoratore vicino dorme tranquillo, gira in Suv e un motivo ci sarà pure.
Bückler è il cittadino che sente parlare continuamente di informatica, nuove tecnologie e non capisce perché non si riescano a incrociare quattro dati tra database per aiutare la lotta all' evasione.
Bückler è il cittadino stupito, che ascolta in Tv un sottosegretario proporre un condono tombale al quale, secondo lei, «aderirebbero oltre 20 milioni di italiani» mentre di tombale dovrebbe esserci solo la sua carriera politica.
Bückler è il cittadino con il mal di denti che si sente fare un preventivo di 4.000 euro, «però senza fattura risparmia il 20%» e non capisce perché lo Stato non metta in piedi questo benedetto conflitto di interessi.
Bückler è l' invalido che non comprende perché qualcuno gli stia portando via risorse con una falsa invalidità.
Bückler è il cittadino malato, che si sente rispondere dalla stessa struttura «per l' esame ci vogliono sei mesi, però se lo fa privatamente domani mattina è libero» (Pensate una parolaccia, quella che volete).
Bückler è il pensionato stanco, che non capisce perché dopo una vita abbia in mano nella sala d' aspetto di un ospedale, per prenotare una visita medica, un biglietto con scritto «112 persone davanti a lei».
Bückler è il pensionato che si chiede come mai venga pian piano isolato, quando potrebbe essere una grande risorsa per questo Paese.
Bückler è il cittadino giovane, che vorrebbe avere una voce in capitolo quando si parla il suo futuro.
Bückler è il cittadino che si chiede come mai nel suo Paese le vittime siano meno rispettate dei loro aguzzini.
Bückler è il contadino che non capisce quando in banca sente parlare dei «danni dei derivati», visto che gli unici derivati che conosce sono quelli del suo latte e non hanno mai fatto male a nessuno.
Bückler è l' operaio che ha sempre costruito automobili, disposto a produrre di più, ma si chiede perché qualcuno non cominci a costruirle queste benedette automobili.
Bückler è il cittadino che non capisce perché ci si riempia la bocca con la parola solidarietà verso villaggi e popoli lontani per poi non sopportare il vicino di casa e accorgersi dopo mesi della morte del pensionato che abita sullo stesso pianerottolo.
Bückler è il cittadino esausto, che da 40 anni dai politici sente solo parlare di «aggiustamento dei conti» quando gli unici conti aggiustati sono stati i loro.
Bückler è il cittadino preoccupato, che dal ministro delle Finanze si aspetterebbe di sapere cosa sta succedendo e si ritrova con una noiosa lezione di storia mal digerita persino sui banchi di scuola.
Bückler è il cittadino incredulo, quando il suo ministro delle Finanze paragona la crisi ad un videogame con alcuni mostri ancora vivi, e sorride orgoglioso guardando il suo nipotino di 5 anni non lasciarne in piedi nessuno mentre gioca.
Bückler è il cittadino che sa che due sole cose tengono insieme i popoli di una nazione: la moneta e i comuni. Visto che la moneta ce la siamo giocata perché dovremmo cancellare l' unica cosa che dà ancora un' identità alla nostra gente?
Bückler è il cittadino che non capisce perché un ministro chiami «fannulloni» tutti i dipendenti pubblici invece di fare dei distinguo, ricordando l'infermiera che tanto si è prodigata per ridargli serenità, senza lamentarsi degli orari e di un misero stipendio.
Bückler è il cittadino esasperato vedendo uno spettacolo di una maggioranza contro maggioranza, opposizione contro opposizione, maggioranza contro opposizione e si chiede quando si decideranno a fare qualcosa per questo Paese invece di litigare.
Bückler è il cittadino che ha sentito per mesi, da parte dei politici, parlare finalmente dei tagli ai loro privilegi e non capisce quale strana malattia abbia loro fatto perdere la memoria così rapidamente. (Ad essere sinceri questa la capisce perfettamente).
Bückler è il cittadino preso per i fondelli, quando sente i politici dire che il Presidente Napolitano ha perfettamente ragione. «E allora perché diavolo non fanno mai quello che dice, accidenti».
Bückler è il cittadino che non capisce come ne uscirà la classe politica da questo brutto momento, ma di come ne uscirà lui e tutti gli italiani, ha comunque qualche vago sospetto.
Bückler è un cittadino che di fronte a tutti questi dubbi, vigliacco se ci sia qualcuno che gli dia delle risposte.
Bückler è un cittadino normale, arrabbiato, stanco, che vorrebbe gridare forte almeno una volta «ADESSO BASTA».

Un caro saluto

Johannes Bückler

P.S. Per correttezza debbo dire che per quanto riguarda i politici una sola persona ha mostrato interesse a Bückler e alle sue lettere (che pubblica sul suo sito). Si tratta dell'Onorevole Guglielmo Vaccaro del Pd, che ringrazio, membro dell VI Commissione Finanze della Camera. Della serie "i politici non sono tutti uguali"....ma poco ci manca.

Corriere della Sera 30 agosto 2011  Leggi >>>>>

mercoledì 16 novembre 2011

Dubbi su nuovo governo

Buona sera signor J.B.,
da sempre predico che per risolvere la crisi e risollevare l'Italia ci vuole una medicina d'urto che non è facile da digerire e difficilmente attuabile in una democrazia come la nostra,d ove accontentare tutti significa non fare nulla!!! Oggi la situazione è cosi' drammatica che ci vuole operatività, ci vuole un generale ci vuole un tribunale militare ,solo questa sarebbe la strada giusta, tutto il resto, cioe' il dover accontentare tutti porta ripeto al nulla,questo è alla luce del sole!!
Invece uno che dica ..cosi' è che vi piaccia o no, per il bene di tutti non salvaguardiamo nessun orticello, questo sarebbe il massimo per noi e i nostri figli e il futuro del nostro paese!!
La democrazia ha dei grossi limiti, perche' ha creato privilegi a una casta che li salvaguardia a spese di tutti.
Certezza di pena poi, sarebbe il secondo deterrente anti crimine e anti evasione, oggi l'impunita' che si è creata su tutta la filiera della giustizia sia penale che amministrativa che fiscale ha reso ridicolo il nostro paese.
Che poi, come succede oggi, che un delinquente fino a 5.000 euro di furto o truffa può essere rilasciato subito perchè, con la scusa tribunali e carceri intasati, il dolo viene considerato lieve e non giudicabile, capisci che di fatto il diritto non esiste piu'.
Sulla ventilata possibilita' dell'uso dei cassaintegrati a fini sociali poi capisci che i sindacati e le associazioni di categoria sono difensori di privilegi anacronistici che ci affossano, ma tutti tollerano.
Il mio odio per le banche è che hanno sperperato i nostri capitali, quelli che ci avevano derubato legalmente con il cambio lira-euro, mentre ai grossi gruppi di cui erano parte integrante nei consigli amministrazione con lo stesso cambio avevano raddoppiato i capitali!!!
Una punto da 10 milioni il giorno dopo era 10.000 euro, esattamente il doppio, ma i tuoi soldi in conto 10 milioni erano stati cambiati in 5.000 euro !!!
Eppure non contente le banche hanno giocato e sperperato in borsa virtuale, prestato soldi a imprenditori tecnologici di finanza virtuale e ora, perso tutto, presentano il conto salato a noi, con aumento di costi di spread insostenibili per recuperare la loro redditivita'!!
Di prestiti e finanziamenti anti crisi per gli imprenditori che avevano fatto investimenti a lungo termine che oggi sono insostenibili con un mercato fermo, nessuno ne parla o nessuno prende provvedimenti certi!!!e tutti tacciono!!!
Che impotenza!! Siamo tutti destinati a fallire, io compreso.

Bückler nostalgico