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venerdì 26 aprile 2013

Urge un cambiamento radicale.


Dopo le elezioni di febbraio sono accadute cose strabilianti sulla scena politica.
Chi ha lasciato sul terreno le impronte maggiori del disastro è stato il pd.
Le lotte interne a questo partito, dopo il fallimento delle candidature alla Presidenza della Repubblica di Marini e Prodi, ne hanno decretato lo spappolamento.
Non c'è, comunque, da farsi illusioni: sarà così anche quando si dovrà dare vita alla formazione di un governo che abbia un minimo di stabilità.
Troppe sono le anime, inconciliabili di fronte alle scelte cruciali, che convivono all’interno.
Stando così le cose non si prospetta che un solo rimedio, la nascita – cioè – di un nuovo soggetto politico che raccolga dalle macerie del disgregato partito i numerosi dissenzienti, le non poche frange di simpatizzanti del Movimento 5 stelle, i cosidetti “renziani” sparsi un po’ ovunque fra le formazioni attuali, e – soprattutto – richiami i numerosissimi delusi che si rifugiano normalmente fra gli astensionisti.
In questo modo si darebbe vita ad un moderno partito socialdemocratico di stampo liberale, con forte connotazione europeista e privo di ideologismi.
Sarebbe finalmente un indubbio tentativo di chiarezza nel disorientato campo del socialismo democratico.

Lorenzo Milanesi

martedì 23 aprile 2013

Quel vaso di cristallo in frantumi.


Il dramma della mamma che si è tolta la vita dopo aver ucciso la sua bambina mi ha profondamente toccato. Leggi la notizia

Caro Direttore,
il dramma di Alessia e di Elisa ha scosso profondamente tutti.
Ti lascia un senso di vuoto, a volte di rabbia. Sicuramente di dolore, pensando allo strazio interiore provato dalla mamma.
Diciamo la verità.
Di suicidi si è sempre preferito parlare poco. Per pudore o più semplicemente per non disturbare troppo la nostra coscienza.
E forse è stato un bene. Senza volerlo si è evitato di espandere quello che gli psichiatri chiamano l’effetto Werther (fenomeno negativo che si manifesta quando la notizia di un suicidio viene amplificata dai mezzi di comunicazione).
In questi ultimi mesi si è data grande enfasi a questo fenomeno legato a motivi economici.
Detto che è estremamente difficile individuare in veri motivi che inducono il singolo individuo a togliersi la vita (a causa proprio della natura multidimensionale del fenomeno), fortunatamente non esiste un’emergenza di questo tipo.
Non lo dico io, lo dicono le statistiche (motivi economici 5% sul totale in diminuizione).
Ma non voglio aprire uno sterile dibattito.
Quello che è certo, è che esiste il problema delle tante, troppe persone che arrivano a pensare che togliersi la vita sia l’unico rimedio alla tanta, troppa sofferenza.
E a queste persone io voglio parlare.
A chi sa che non sono sigle come IRAP, IVA, IMU a spaventare, ma DAP (Disturbi da attacchi di panico), DOC (Disturbo ossessivo compulsivo), GAD (Disturbo Ansia generalizzata). Dire loro che da questi disturbi si può guarire. Che dalla depressione si può guarire, accidenti.
Attraverso un percorso lento, certamente faticoso, ma si può e si deve fare, soprattutto per noi stessi.
Non si tornerà la persona di prima (che spesso è proprio la causa del malessere).
Si sarà persone diverse, ma indubbiamente migliori.
Non necessariamente in quel vaso di cristallo andato in frantumi, ma di terracotta, più funzionale, più utile a se stessi e agli altri.
Per altri usi insomma. E finalmente capire le vere priorità della vita.
Che va vissuta, sempre, perché non solo l’unico luogo in cui vivere è “qui”, ma l’unico momento è “ora”.
Non ne avremo altri.

Un caro saluto

Johannes Bückler

23 Aprile 2013 Corriere della Sera - Bergamo - Vedi qui >>>>>  

domenica 7 aprile 2013

Una proposta al Papa.

Enrico Marro, giornalista economico del Corriere della Sera, avanza una proposta al Papa.

Oggi a mezzogiorno gli occhi dei romani e del mondo saranno puntati con rinnovato interesse sulla finestra al terzo piano del Palazzo Apostolico in piazza San Pietro per l’Angelus del Papa.
Merito di Jorge Mario Bergoglio che, attorno alla figura di Francesco, ha calamitato l’attenzione di credenti e non credenti, in attesa ogni volta di un nuovo segno.
Perché è il linguaggio dei segni, dei gesti, del corpo che ha caratterizzato le prime tre settimane di questo pontificato sorprendente.
Era da più di un decennio che non vedevamo un Papa nella pienezza della salute, prima per via della lunga, lenta e inesorabile malattia che minò il vigore di Karol Wojtyla, poi per via di una certa staticità di Joseph Ratzinger.
Siamo tornati così al Papa che solleva al cielo i bambini, abbraccia e bacia gli infermi.
E non avevamo mai visto un Papa appena eletto prendere il pulmino insieme con i cardinali all’uscita dal conclave, pagare il conto dell’albergo dove ha soggiornato prima dell’elezione, mettersi fuori dalla chiesa dove ha celebrato messa e salutare uno a uno i fedeli che escono, baciare i piedi a una ragazza mussulmana, portare la croce di ferro anziché d’oro, rinunciare alla macchina papale e all’appartamento occupato da tutti i suoi predecessori a partire dal 1903.

Il vescovo di Roma ha deciso di restare nella più modesta residenza di Santa Marta.
Il mondo ha applaudito questa scelta, coerente con l’auspicio dello stesso Bergoglio: «Ah come vorrei una chiesa povera e per i poveri!», forse la frase più dirompente pronunciata finora dal Papa, sgorgata dal cuore, con un sospiro e levando gli occhi al cielo, interrompendo per un momento la lettura del discorso ai giornalisti riuniti nell’aula Nervi tre giorni dopo la chiusura del conclave.
Ma ora che ne sarà dell’appartamento papale?

Ci permettiamo di avanzare una proposta: perché non aprire le stanze al pubblico, esclusa la domenica ovviamente, poiché nessuno di noi vuole rinunciare all’Angelus dalla finestra dove si sono affacciati, per discorsi rimasti nella storia, da Papa Giovanni XXIII a Papa Giovanni Paolo II.
Nei giorni feriali, però, si potrebbe fare delle stanze papali un tour a beneficio dei cittadini di Roma e del mondo.
Con un biglietto a pagamento, mettiamo di 5 euro, da destinare interamente ai poveri, innanzitutto delle periferie romane.
Ci piace pensare che il Vescovo di Roma non troverà irrispettosa questa proposta. Certo qualcuno storcerà il naso.
A cominciare da quei siti conservatori che già hanno messo nel mirino la rivoluzione francescana di Bergoglio.
Qualcun altro osserverà che Francesco comunque sta utilizzando l’appartamento per le udienze private. Noi pensiamo che aprire le stanze al pubblico potrebbe essere un altro segno del Papa dei poveri.
Tutti i rapporti segnalano un aumento degli indici di povertà, emarginazione e disagio sociale nella capitale.
Ma più di qualsiasi ufficio studi sono le parrocchie, che agendo sul territorio nel senso auspicato da Bergoglio, sanno come stanno le cose, conoscono di persona chi ha bisogno e possono intervenire.
Dalle stanze del Papa alle case dei poveri.

Enrico Marro

07 Aprile 2013 Fonte: Corriere della Sera - Roma 

sabato 6 aprile 2013

Politici provenienti da Marte.

Sul sito di Bergamo News è stato posta in rilievo una frase pronunciata dal nuovo Governatore della Regione Lombardia. Bückler ha inviato una precisazione in merito.

Spett. Redazione.
in merito all’articolo dal titolo “Una moneta lombarda e basta Equitalia: il programma di Maroni”, vorrei fare alcune considerazioni su una frase pronunciata dal nuovo Governatore.
La frase è : ”La riscossione dei tributi deve essere più vicina al territorio e tener conto del contesto sociale. Equitalia non sta operando con questi criteri, dunque intendiamo sostituirla con un ente di riscossione regionale entro fine anno”.
Detta frase è tipica di alcuni politici di cui è conosciuta ormai la provenienza: Marte.
Non si può spiegare altrimenti.
Infatti quelli che lui definisce “i criteri” non consoni, sono stati “gentilmente” definiti per legge da governi di cui ha fatto parte.
Addirittura assurda poi la pretesa “di tener conto del contesto sociale”.
Dovrebbe sapere (dati i suoi studi) che non esiste nessun principio giuridico in cui si parli di “selezione”.
Le tasse e le imposte vanno pagate in base a un principio costituzionale, non in base a una decisione assunta da qualcuno.
Esistono norme che regolano questo principio e le norme vanno rispettate, sia se ad applicarle è un privato o un soggetto pubblico (come Equitalia).
Giusto ricordare che prima di Equitalia la riscossione in Italia era praticamente nulla.
E abbiamo già dimenticato la truffa di Tributi Italia di cui sono rimasti vittima anche alcuni comuni bergamaschi?
Libero Maroni di sbarazzarsi di Equitalia, ma una domanda sorge spontanea: per aiutare gli imprenditori in difficoltà non era meglio, a suo tempo, abbassarle le tasse, invece di pensare come riscuoterle?
Ah dimenticavo. La provenienza da Marte.

Un caro saluto

Johannes Bückler

04 Aprile 2013 Bergamo News 

martedì 2 aprile 2013

Imprenditore fallito, non ricominciamo con il solito sport del tiro ad Equitalia.


Caro Direttore,
la vicenda dell’imprenditore di Fara Gera d’Adda, assolto dall’accusa di bancarotta fraudolenta, ha riportato alla ribalta uno dei molti sport nazionali.
Dopo il calcio e l’evasione fiscale, il tiro a Equitalia.
Ce ne sono altri, certo. Per esempio il tiro allo Stato (che siamo noi..in pratica ci spariamo sui piedi) e il tiro al politico (di regola dell’altro schieramento).
Ma fra tutti, il tiro a Equitalia sembra non risentire di problemi stagionali, tipici di altri sport. E allora meglio ribadire (e questa è l’ennesima volta…teste dure?) che Equitalia è solo un’Agenzia di riscossione.
 Punto e basta.
Che Equitalia, con i problemi di questo genere, non c’entra un fico secco.
Qui poi si parla di cartelle esattoriali di 20 anni fa, quando Equitalia nemmeno esisteva e le esattorie erano private, proprio quelle che qualcuno vorrebbe utilizzare per sostituirla Equitalia, ma guarda un po’.
Ripetere, anche qui per l’ennesima volta, che non esiste nessun principio giuridico in cui si parli di “selezione” o in base a una decisione assunta da qualcuno.
Non è compito di Equitalia questo sì, questo no.
Certo, il fatto che agli atti del processo sia scritto”..per pagare le cartelle esattoriali di Equitalia…” (da qui il titolo “Per pagare Equitalia fallisce. I giudici lo assolvono”) non ha certo aiutato, ma (si evince da molti commenti dei lettori) che Equitalia si diverta a far fallire poveri imprenditori è mera propaganda, di quella becera poi, poiché, per il clima di tensione che si alimenta, poi ad andarci di mezzo sono i dipendenti di quest’agenzia (in questi giorni ci sono stati altri atti intimidatori nei confronti del personale.)
Nel merito della vicenda (e per i soli dati pubblicati) che dire.
Di sicuro che i debiti della vecchia società non erano certo di soli 12 milioni di lire (circa 6000 euro).
Che molte risorse sono sicuramente state sottratte dai soci (interessante sapere per farne che).
È chiaro che l’imprenditore (che non contesta i suoi debiti con lo Stato e questo gli fa onore) aveva ingenti debiti soprattutto con le banche.
Che la sua attività è andata in crisi per la concorrenza cinese (e qui Equitalia che c’entra?).
Nella parte finale dell'articolo poi l'imprenditore racconta che oggi abita con la famiglia nel suo ex capannone in attesa che vada all’asta.
Asta che, giusto puntualizzare, non è stata chiesta da Equitalia.
Insomma, al di là di questa vicenda, non si perde occasione per attaccare chi cerca di recuperare risorse furbescamente sottratte alla collettività (negli altri Paesi la pratica più diffusa è invece il tiro all’evasore, ma guarda te).
Giusto sarebbe indignarsi invece contro chi, pur di non pagare le tasse, venderebbe l’anima al diavolo.
E scommetto, pure qui, senza scontrino.

Un caro saluto

Johannes Bückler
P.S. Comunque, stante le cose come sono state raccontate, sono certo che l’imprenditore saprà risollevarsi. La forza di volontà non gli manca certo. Gli faccio tanti auguri.

02 Aprile 2013 Corriere della Sera - Bergamo - Vedi qui >>>>>