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martedì 2 aprile 2013

Imprenditore fallito, non ricominciamo con il solito sport del tiro ad Equitalia.


Caro Direttore,
la vicenda dell’imprenditore di Fara Gera d’Adda, assolto dall’accusa di bancarotta fraudolenta, ha riportato alla ribalta uno dei molti sport nazionali.
Dopo il calcio e l’evasione fiscale, il tiro a Equitalia.
Ce ne sono altri, certo. Per esempio il tiro allo Stato (che siamo noi..in pratica ci spariamo sui piedi) e il tiro al politico (di regola dell’altro schieramento).
Ma fra tutti, il tiro a Equitalia sembra non risentire di problemi stagionali, tipici di altri sport. E allora meglio ribadire (e questa è l’ennesima volta…teste dure?) che Equitalia è solo un’Agenzia di riscossione.
 Punto e basta.
Che Equitalia, con i problemi di questo genere, non c’entra un fico secco.
Qui poi si parla di cartelle esattoriali di 20 anni fa, quando Equitalia nemmeno esisteva e le esattorie erano private, proprio quelle che qualcuno vorrebbe utilizzare per sostituirla Equitalia, ma guarda un po’.
Ripetere, anche qui per l’ennesima volta, che non esiste nessun principio giuridico in cui si parli di “selezione” o in base a una decisione assunta da qualcuno.
Non è compito di Equitalia questo sì, questo no.
Certo, il fatto che agli atti del processo sia scritto”..per pagare le cartelle esattoriali di Equitalia…” (da qui il titolo “Per pagare Equitalia fallisce. I giudici lo assolvono”) non ha certo aiutato, ma (si evince da molti commenti dei lettori) che Equitalia si diverta a far fallire poveri imprenditori è mera propaganda, di quella becera poi, poiché, per il clima di tensione che si alimenta, poi ad andarci di mezzo sono i dipendenti di quest’agenzia (in questi giorni ci sono stati altri atti intimidatori nei confronti del personale.)
Nel merito della vicenda (e per i soli dati pubblicati) che dire.
Di sicuro che i debiti della vecchia società non erano certo di soli 12 milioni di lire (circa 6000 euro).
Che molte risorse sono sicuramente state sottratte dai soci (interessante sapere per farne che).
È chiaro che l’imprenditore (che non contesta i suoi debiti con lo Stato e questo gli fa onore) aveva ingenti debiti soprattutto con le banche.
Che la sua attività è andata in crisi per la concorrenza cinese (e qui Equitalia che c’entra?).
Nella parte finale dell'articolo poi l'imprenditore racconta che oggi abita con la famiglia nel suo ex capannone in attesa che vada all’asta.
Asta che, giusto puntualizzare, non è stata chiesta da Equitalia.
Insomma, al di là di questa vicenda, non si perde occasione per attaccare chi cerca di recuperare risorse furbescamente sottratte alla collettività (negli altri Paesi la pratica più diffusa è invece il tiro all’evasore, ma guarda te).
Giusto sarebbe indignarsi invece contro chi, pur di non pagare le tasse, venderebbe l’anima al diavolo.
E scommetto, pure qui, senza scontrino.

Un caro saluto

Johannes Bückler
P.S. Comunque, stante le cose come sono state raccontate, sono certo che l’imprenditore saprà risollevarsi. La forza di volontà non gli manca certo. Gli faccio tanti auguri.

02 Aprile 2013 Corriere della Sera - Bergamo - Vedi qui >>>>>  

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