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Al fine di mantenere il blog nell'ambito di un confronto civile e costruttivo, tutti i commenti agli articoli espressi dai lettori verranno preventivamente valutati ed eventualmente moderati. La Redazione.

sabato 31 agosto 2013

Una telenovela troppo lunga.

Caro Direttore,
finalmente è terminata la telenovela sull’Imu, l'imposta municipale unica.
Considerato che la prima rata no, la seconda no (ma si deciderà la copertura a ottobre), la Service Tax sì (ma vedremo come), mi chiedo se fosse necessario discutere quattro mesi per arrivare a questo provvedimento.
Misteri, ma non troppo, di un modo di fare politica che sembra non cambiare mai. Comunque, archiviata l’Imu, bisognerà cominciare a familiarizzare con la nuova “Tassa sui Servizi”.
(Incredibile, ma vero, ho trovato nel nostro vocabolario le parole idonee senza dover scomodare il mondo anglosassone).
Con l’introduzione del nuovo tributo si sposta la tassazione sui servizi, esattamente (ci ha ricordato il nostro Presidente del Consiglio Enrico Letta), come accade in un condominio.
La palla passa quindi ai comuni (che certo non hanno brillato in questi anni in quanto a gestione delle risorse), che avranno “ampia flessibilità” e “adeguati margini di manovra”. Sulla logica, certo condivisibile, del “pago, vedo, voto”.
Peccato si continui a ignorare una massa di persone (e i dati di questi giorni a Bergamo della GDF lo confermano) il cui unico motto è : ”non pago, vedo lo stesso, mi regolo di conseguenza” e al diavolo le rate del condominio.

Un caro saluto

Johannes Bückler

P.S. Quando abbiamo iniziato la raccolta differenziata ci era stato promesso un risparmio sui costi del servizio. Lo stiamo ancora aspettando.

31 Agosto 2013 Corriere della Sera - Bergamo - Vedi qui >>>>>

venerdì 30 agosto 2013

La cresta sulle forniture pubbliche.


Caro Johannes,
C'è qualcosa che non va in tutti i discorsi che si fanno sulla competitività italiana o lombarda: forse la lingua ci tradisce, il vocabolario non funziona più...

Qualcuno che se ne intende può dare un occhio ai prezzi ai quali sono stati vinti gli appalti per studiare il raddoppio del tunnel stradale del San Gottardo, che interessa moltissimo la Lombardia e l'Italia tutta?
Non viene il dubbio che "forse" la cresta sulle forniture pubbliche ha raggiunto da noi livelli ormai intollerabili, e che qui sia ragione nemmeno troppo profonda della nostra perdita di competitività?
Quali sono i prezzi equivalenti per la "pedemontana" lombarda o per altre opere pubbliche nostrane? Qualcuno può aiutare ?
Cordiali saluti.

San Gottardo. Il raddoppio parla tedesco. Clicca qui >>>>>

Alberto Carzaniga

martedì 27 agosto 2013

Imu, basta con il teatrino e paghiamo.

Caro Direttore,
qualcuno è riuscito nella fantastica impresa di far pagare volentieri una tassa.
Infatti, purché finisca questo teatrino, molti italiani sarebbero disposti a pagarla l’Imu, e anche con piacere.
Magari persino qualcuno di quel 25% di cittadini esentati.
Perché non è possibile che da mesi il dibattito politico sia bloccato su questa imposta. Non è possibile che un giorno la paghiamo, un giorno no, un giorno forse, e un giorno chissà, magari, vedremo.
Una tassa, è bene dirlo e con le dovute correzioni, (forse l’unica fra le tante) che ha in sé un minimo di equità.
Infatti la pagano molti evasori, e già basterebbe questo. (Incrociando i dati dei contribuenti Imu stanno infatti venendo alla luce proprietari di decine d’immobili dimentichi di come si compila una dichiarazione dei redditi).
Comunque diteci finalmente cosa dobbiamo farne di questa benedetta imposta.
Per i provvedimenti sul lavoro, sullo sviluppo, sugli sprechi, sulla riduzione di spesa, insomma sui problemi veri di questo Paese, fate pure con calma. Senza fretta.

Un caro saluto

Johannes Bückler

27 Agosto 2013 Corriere della Sera - Bergamo - Vedi qui >>>>>

venerdì 23 agosto 2013

Come distruggere il futuro dei propri figli.


 29 dicembre 1973 - Le baby pensioni.

Oggi le baby pensioni sono entrate in vigore col decreto Dpr 1092, Presidente del Consiglio Mariano Rumor, uno dei leader dorotei. Il 1973 se ne sta andando e molte cose sono accadute durante l’anno. Il 14 gennaio il concerto di Elvis Presley, “Aloha from Hawaii” per esempio. E’ il primo della storia della tv ad essere trasmesso in tutto il mondo via satellite.
Il 27 gennaio gli accordi di Parigi hanno definitivamente messo la parola fine alla guerra del Vietnam e il 4 aprile a New York è stato inaugurato e aperto al pubblico il complesso “World Trade Center”, le famose “ Torri Gemelle”.
Pochi giorni fa, il 17 dicembre, un gruppo di terroristi ha attaccato un aereo della Pan Am all’aeroporto di Fiumicino provocando 30 vittime.
E’ un anno difficile, di forti tensioni sociali e gravi difficoltà economiche. Una crisi petrolifera ci obbliga all’austerity e costringe molti di noi a sacrifici a cui non siamo abituati. Molti sacrifici, ma non per tutti.
Quel Dpr sta per trasformare alcune categorie e le sta rendendo privilegiate; per loro, il nostro Paese, sta per diventare il Paese della cuccagna.

La riforma concede, ai soli dipendenti pubblici, la possibilità di andare in pensione dopo 19 anni e sei mesi per gli uomini, 14 anni sei mesi e un giorno per le donne con prole, e 24 anni sei mesi e un giorno per i dipendenti degli enti locali. Una bella botta diciamolo. E così, mentre “La collina dei ciliegi” di Lucio Battisti imperversa al primo posto nella classifica dei 45 giri, il governo introduce una riforma che inciderà fortemente sulla sostenibilità del sistema.

Tutto torna. Ai “soliti noti” sono richiesti sacrifici: la domenica a piedi, illuminazione ridotta, cinema chiusi alle 22 e fine trasmissioni Tv alle 22.45. Ma se applichi misure di austerity, se sei costretto a fare provvedimenti non digeriti da una parte del Paese, il consenso lo devi pure recuperare da qualche parte, accidenti. E’ il classico modo di fare politica senza rendersi conto della irresponsabilità e soprattutto dell’insostenibilità di questo genere di misure.

Si capiva già allora perché molti continuassero a votare quei partiti: chi mai avrebbe voluto cambiare chi ti garantiva di questi privilegi?

Quanto ci costano oggi.

Oggi le pensioni erogate a persone che hanno lasciato il lavoro prima dei 50 anni di età sono circa 530.000.
Per la maggior parte sono al Nord e ci costano complessivamente oltre 9 miliardi l’anno.
La Confartigianato ha elaborato al riguardo dei dati impressionanti. Mediamente queste persone restano in pensione per 41 anni. 17.000 pensioni riguardano dipendenti pubblici che hanno lasciato il lavoro a 35 anni di età.
Considerando l’età media stimata si prevedono 53, 9 anni di pensione.
Altri 78.000 sono andati in pensione tra i 35 e i 39 anni. Anni di pensione stimati: 47,4.
Si tratta di cittadini che riscuoteranno più o meno il triplo dei contributi versati. Per chi non avesse ancora ben chiaro il problema viene in soccorso uno studio di Confindustria.
Gli oltre 9 miliardi che spendiamo per le pensioni baby attuali sono esattamente il doppio dei circa 180.000 eletti del sistema politico nazionale. Cioè il doppio di quanto ci costa la cosiddetta casta.

Qualcuno in passato ha proposto un contributo di solidarietà dell’1% per le pensioni baby. Come al solito c’è stata una levata di scudi sul fatto che i diritti acquisiti non possono essere toccati.

Naturalmente i colpevoli non sono i baby pensionati, che hanno solo utilizzato una legge dello Stato, ma i politici e tutti coloro che hanno continuato a sostenerli. Direi molti italiani.

Le baby pensioni vennero eliminate dal Decreto legislativo 503 del 30 dicembre 1992. In alcune Regioni molto tempo dopo.

Johannes Bückler

giovedì 22 agosto 2013

Tanto rumore per nulla.

Caro Johannes,
l'oggetto della presente esternazione si riferisce, facile capirlo, al redditometro.
Da strumento idealmente idoneo a stanare una certa fascia di evasione diffusa, ci siamo ritrovati con la montagna che ha partorito il classico topolino.
Se quantificare esattamente le entrate e', molto spesso, "missione impossibile", rilevare le uscite, con orizzonte ben mirato e indicativo di capacita' reale di spesa, risulta assai più facile.
Quanto di questa ineluttabile constatazione si sia tradotta nel "meccanismo" entrato in vigore il 19 u.s. non mi risulta chiaro, aiutami tu a capirlo.
A me pare che al "rastrello fiscale" che poteva essere il redditometro nella sua concezione originaria sia stato sostituito un misero "punteruolo", con capacita' di "raccolta", evidentemente, assai ridotte.
Sono esageratamente pessimista? Credo di no, ahimè; per dimostrare la fondatezza del mio punto di vista mi aiuterò con i dati ufficiali (Ministero dell'Economia e ISTAT) di recente divulgazione.
Nel 2011 il reddito annuo dichiarato in media dagli italiani ammonta a 19.600 euro (giova ricordare che si tratta di reddito lordo, dal quale occorre togliere il "carico fiscale" per ottenere il quantum spendibile).
Con riferimento esemplificativo ad alcune categorie economiche, quel dato si identifica ancor più precisamente: dipendenti, 20.000 euro; pensionati, 15.500; avvocati, 58.700; medici, 69.500; architetti, 29.100; muratori e imbianchini, 23.600; ristoratori, 15.400; alberghi, 18.300; autosaloni, 10.100; bar e gelaterie, 17.800; gioiellieri, 17.300; tassisti, 15.600; parrucchieri, 13.000; negozi di scarpe e abbigliamento, 6.500 euro.
La spesa media di ogni famiglia italiana, in un anno, ammonta a 29.856 euro. Considerando la composizione della famiglia stessa, troviamo che i single spendono, mediamente, 21.168 euro, i coniugi senza figli, 29.424 e i coniugi con un figlio, 33.492. Raffrontando i dati, anche con grandissima approssimazione, a me pare che ci sia qualcosa che non torna.
Da ciò la convinzione della potenziale validità di uno strumento come il "primo" redditometro e la forte delusione per la "versione" entrata in vigore. Quest'ultima, non dimentichiamolo, viene presentata con la sottolineatura che scostamenti inferiori ai 12.000 euro non verranno considerati e che la norma stessa prevede una "soglia di tolleranza" del 20% di scostamento tra reddito dichiarato e spese al di sotto della quale non si metterà in moto la "macchina" dei controlli.
Johannes, riformulo la domanda?
Sono esageratamente pessimista o ci troviamo di fronte all'ennesimo provvedimento "fumoso" e demagogico che solo apparentemente vuole proporsi come deterrente dell'evasione ma in realtà risulta l'ennesima espressione di quella "volontà politica" che ha, da sempre, caratterizzato il nostro Paese?
Un caro saluto a tutti

Samuel Adams

lunedì 12 agosto 2013

Abolire le province? Lo spreco è regionale.

Caro Direttore,
che per ammodernare il Paese serva un riordino a tutti i livelli è cosa nota.
Ripensare l’apparato amministrativo dal centro alla periferia non solo è giusto, è indispensabile.
In quest’ottica rientra quello che sembra essere diventato il mantra della politica: abolire le province. Ma siamo veramente sicuri che sia questa la strada da percorrere?
In quanto a sprechi sicuramente no perché è’ chiaro che, nel corso degli anni, sono state le Regioni, e non le Province, la maggior fonte di spreco di denaro pubblico.
In alcuni casi si sono dimostrate centrali del malaffare, della corruzione e del clientelismo di ogni tipo. 20 piccoli stati, 20 repubbliche all’interno di uno Stato più grande che forse sarebbe meglio ripensare, anche per una migliore gestione del territorio. Di più.
Si fa un gran parlare in questi giorni di riforma della nostra cara Costituzione.
Sicuramente in alcuni punti mostra i segni del tempo, ma poniamoci una domanda: quale è stato l’unico terreno su cui la Costituzione del 1948 ha subito una revisione abbastanza profonda?
Quale, se non quello della riforma del Titolo V col nuovo ruolo assegnato alle Regioni?
Ecco, visti i risultati, forse è il caso di lasciar perdere, di lasciare la Costituzione così com’è.
Anche perché, prima di cambiarla, forse sarebbe il caso di cominciare a rispettarla.

Un caro saluto

Johannes Bückler

10 Agosto 2013 Corriere della Sera - Bergamo -Vedi qui >>>>>

domenica 11 agosto 2013

Quella beffa per chi le tasse le ha già pagate.

Caro Direttore,
nel Decreto del Fare c’è un’altra novità per quanto riguarda la riscossione.
Una modifica apportata all’art. 52 lettera a-bis recita: “non dà corso all’espropriazione per uno specifico paniere di beni definiti “beni essenziali” e individuato con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze d’intesa con l’Agenzia delle Entrate e con l’Istituto nazionale di statistica”.
Dopo i 120 mesi di possibile rateazione, la possibilità di non pagare fino a 8 rate (anche non consecutive) e dopo l’impignorabilità della casa si prosegue sulla strada della benevolenza.
Saranno individuati una serie di “beni essenziali” non pignorabili da parte dell’ente di riscossione.
Tenendo conto che nel frattempo alcuni senatori hanno provato a inserire un provvedimento (per fortuna bocciato) di innalzare di nuovo il limite nell’uso del contante, comincio ad avere qualche vago sospetto.
Ma una certezza: d’ora in avanti chi non riuscirà a pagare i tributi potrà dormire sonni tranquilli.
Solo una domanda: e a quelle persone che, pur di pagare le tasse sono costrette a rinunciare ad alcuni di quei “beni essenziali”, chi ci pensa?
Perché qualcuno ci sta pensando, vero?

Un caro saluto

Johannes Bückler

11 Agosto 2013 Corriere della Sera - Vedi qui >>>>>

mercoledì 7 agosto 2013

Perchè siamo tutti Bückler.


Caro Johannes,
leggendo i dati sul mancato recupero di Equitalia (Leggi relazione >>>>> ) forse si comprende il perché ci identifichiamo in Buckler. Come dice il motto: cittadini che non capiscono; ovvero, forse a consolazione, capiscono in senso socratico, cioè capiscono di non di capire.
Veniamo al tema. Sapere che la "demonizzazione" di Equitalia si colloca all'interno di un contesto in cui il potenzialmente recuperabile viene "realisticamente" ridotto dell' 80% dal fisco e del 44% dall'Inps, appare assai deprimente. Sappiamo da sempre che non conta tanto quanto si accerta, ma quanto si porta "in cassa" effettivamente.
La Guardia di Finanza quando comunica i dati relativi alla propria attività' finalizzata alla lotta all'evasione fa riferimento ai processi verbali di verifica, cioè alle proprie conclusioni che sono, molto spesso, ben meno consistenti di quanto si traduce in avvisi di accertamento da parte dell'Agenzia delle Entrate.
Quest'ultima, poi, si rapporta con il (presunto) evasore e nella fase pre-contenziosa (acquiescenza/accertamento con adesione/mediazione) lascia per strada una parte delle proprie (teoriche) pretese e per quanto viene portato davanti al giudice tributario più o meno recupera il 50% (pochi anni fa la percentuale era molto più bassa, ma non esistevano gli attuali strumenti giuridici "deterrenti", finalizzati ad eliminare le classiche pretese assurde e infondate). Giova anche segnalare che lo sbandierato recupero di più di 12 milioni (Befera, pochi mesi addietro) si riduce a poco più di 7 milioni, depurando il dato della semplice correzione di errori in dichiarazione (niente a che fare con l'occultamento di materia imponibile).
Alla fine di questo articolato percorso di "dimagrimento" del recupero teorico scopriamo che ben che vada, non riusciremo a incassare se non un misero 20%. Ovviamente c'è qualcosa che non funziona, ma non e' certo "limando le unghie" all'esattore che si può sperare in un'inversione di tendenza!
Inoltre, restringendo l'angolo visuale allo specifico interrogativo retorico che mi hai posto, anch'io ho la sensazione che quei "famosi" 121.000, da "portata minima" di 500.000 euro, non siano nemmeno lontani parenti dei possibili (?) "evasori da sopravvivenza".
Conclusione? Consoliamoci, forse ingenuamente, aggrappandoci al "segnale" di questi giorni: un noto superpotente, un intoccabile, un emblema della casta, di quel potere che della lotta che accomuna noi Buckler ne aveva fatto una semplice miserrima foglia di fico, e' stato condannato in via definitiva per evasione fiscale.
Che sia la volta buona, che si possa finalmente voltare pagina? Mai dire mai. Il colibrì e i suoi seguaci continuino a fare quanto "sentono" e a sperare.
La via di Damasco e' ancora lunga... Un abbraccio consolatorio.

Samuel Adams

domenica 4 agosto 2013

Finanziamento pubblico ai partiti: cesserà o ci stanno, per l'ennesima volta, prendendo in giro?

Caro Johannes,
credo che tra le situazioni più odiose sopportate dagli italiani possa tranquillamente essere annoverato il finanziamento pubblico ai partiti. Rifiuto che e' maturato nel tempo, stante la tradizionale diffusa "ignoranza" e insensibilità ai problemi che riguardano la collettività.
Infatti, non e' sempre stato così, ce lo ricordiamo. Il primo tentativo referendario (1974) vide uscire sconfitta (non di tantissimo, peraltro: 43,6% contro 56,4%) la corrente che ne voleva l'abolizione. Tangentopoli, fortunatamente, lascio' il segno e la nuova consultazione referendaria (1993) vide prevalere in forma bulgara (90,3% contro 9,7%) la comune volontà di far cessare "lo scempio" distorsivo di risorse, meglio impiegabili, sopportato per troppo tempo. Ma l'Araba Fenice non smentì la propria fama e ci siamo ritrovati, nello stesso anno, i "contributi" per le spese elettorali.
Il resto e' storia di oggi. O farsa...?
Johannes, aiutami a capire. Pare che sia in elaborazione un modo per eliminare il "supporto" ai partiti con risorse dello Stato, lasciando ai privati tale incombenza. Sarebbe corretto definire questo nuovo modo di conferire risorse vitali ai partiti "passaggio del testimone dal pubblico al privato" se le modalità fossero le seguenti: chi lo desidera può erogare denaro ovvero altri beni ad un partito, fatta salva l pubblicità dell'operazione. Tutto qui.
Mi pare di capire che, al contrario, quella appena descritta e' solo la prima fase del nuovo sistema. La seconda fase prevede che il privato raggiunga l'obiettivo indicato vuoi tramite il destino mirato del 2 per mille, vuoi con detrazioni dalle imposte dovute (a regime, Ire e Ires).
Se ho ben inteso ciò significa che, immaginando un unico contenitore in cui affluiscono le imposte assolte da ogni contribuente, dallo stesso si aprirebbe un rubinetto pari al 2 per mille ovvero, in alternativa, si frapporrebbe all'ingresso un filtro (la detrazione) che diminuisce l'afflusso. Ma cosa ci stanno propinando?
Ci rendiamo conto che il "contenitore" e' il salvadanaio dello Stato e che, ovviamente, il nuovo sistema ricorre comunque alle risorse pubbliche per drenare quelle da dirottare nelle casse dei partiti?
Se il monte tasse/imposte che incassa lo Stato e' pari a 100.000 e da questo togliamo 10 da dare come contributo alle spese elettorali, allo Stato rimangono risorse da impiegare a favore della collettività dei suoi cittadini per 99.990.
Se a parità di gettito teorico consentiamo di diminuire quello effettivo con detrazioni pari a 6 e di prevedere la destinazione mirata (2 per mille) per altri 4, il risultato sarà sempre identico: risorse disponibili per i cittadini 99.990.
Johannes, dimmelo tu: dovrei rallegrarmi della rivoluzione che ci viene annunciata?
Confesso di avere qualche dubbio. Il gioco delle tre carte viene praticato anche nei salotti buoni, temo.
Un caro saluto a tutti

Samuel Adams

IMU e redditi.

Signor Johannes buonasera.
Le scriviamo per portarLa a conoscenza della nostra situazione, non senza rassegnarLe tutta la rabbia e il disgusto per il trattamento da veri e propri sudditi che il sistema fiscale italiano ci riserva.

Siamo due fratelli che abbiamo pochi anni orsono ereditato un'antico complesso immobiliare appartenente alla nostra famiglia da oltre due secoli.
A metà degli anni '80 i nostri parenti, al fine di poter continuare a mantenere il bene, decisero di assoggettarlo al vincolo della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali, considerando conveniente tale scelta, che offriva la possibilità di beneficiare delle agevolazioni fiscali previste per tale ipotesi.
Fino a due anni fa, la scelta non pareva errata, in quanto i tanti obblighi ed oneri che detto vincolo ha determinato erano tutto sommato proporzionali ai benefici fiscali ottenuti, in primis l'esenzione totale sia dall'ICI sia dalle imposte per i redditi correlati a questa proprietà.
Sennonché, l'introduzione dell'IMU e la contestuale eliminazione anche dell'esenzione per i redditi ha reso sconveniente la scelta operata a suo tempo.
Ora, infatti, noi due fratelli - l'uno con normali redditi da lavoro dipendente e l'altro addirittura disoccupato ormai da un anno - ci troviamo travolti dall'Idra fiscale, che in un colpo solo ci ha impoveriti in misura irreparabile: in sintesi, tra IMU e IRPEF, dobbiamo sostenere il pagamento per imposte annue pari a circa 15.000 euro, questo per il puro e semplice fatto di essere proprietari di un bene che - ancor più nel contesto attuale - non è commercialmente appetibile ed è fonte di continue spese di manutenzione.

Qui non intendiamo certo sostenere che non dovessimo partecipare ai sacrifici che tanti italiani come noi stanno sopportando, ma uno Stato serio ed equo avrebbe dovuto effettuare una valutazione accurata, distinguendo tra immobili e immobili, e soprattutto analizzando il complessivo patrimonio degli interessati, ivi compresi i redditi di lavoro, i depositi bancari, le altre proprietà immobiliari e quelle mobiliari. Si è preferito - come al solito - fare un'operazione a tappeto, con grande spregio verso le tante famiglie che, come la nostra, con enormi sacrifici e senza grandi risorse hanno contribuito a conservare e preservare quel patrimonio artistico costituito dalle ville e dai castelli capillarmente distribuito nella nostra povera Italia.
Se non interverranno modifiche migliorative a questa spaventosa tassazione, nel giro di un anno/un anno e mezzo noi non saremo più in grado di proseguire nel pagamento di imposte così alte, con la conseguente immediata vanificazione dei tanti sacrifici sopportati dalla nostra famiglia negli anni passati (ristrutturazioni effettuate attraverso l'utilizzo delle liquidazioni di una vita di lavoro, di un mutuo ad hoc e delle poche disponibilità liquide) e con il conseguente deterioramento del bene vincolato.
Rimettiamo a Lei ogni ulteriore riflessione e commento.
A noi resta una sola parola, che indirizziamo a tutta la classe politica italiana, a vario titolo comunque responsabile o corresponsabile: VERGOGNA!
Cordialmente.

Angelo e Laura Rognoni