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martedì 7 aprile 2015

Evasione fiscale e dichiarzioni, inverosimile le classi di reddito.


Caro Direttore,
come ogni anno la pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi scatenerà la solita indignazione, ma come sempre solo per qualche giorno. Ormai abbiamo fatto il callo a tutto. Ai soliti redditi da lavoro dipendente e pensione che superano l’82% del reddito complessivo e ai redditi del resto dei contribuenti.
Certo, teniamo pure conto, come raccomanda il Tesoro, che nel caso degli imprenditori si parla solo di ditte individuali (in realtà il reddito medio dei datori di lavoro persone fisiche è pari a 31.303 euro).
E pure che nei dipendenti ci sono dirigenti, pubblici e privati, di alto livello. Teniamo pure conto di tutto, ma le classi di reddito gridano vendetta.
Su 41 milioni di contribuenti, più di 10 milioni non versano un euro di Irpef perché hanno redditi troppo bassi o azzerano l’imposta con le detrazioni, il 50 per cento dichiara 16mila euro lordi e appena il 5 per cento dichiara più di 50.000 euro e paga da solo ben il 37% di tutta l’Irpef versata in un anno.
Non parliamo poi dei soli 30.263 contribuenti che dichiarano più di 300.000 euro.
 Nonostante i buoni propositi non si sono fatti progressi nemmeno sotto il Governo Renzi: sempre 12-13 mld l'anno si recuperano, di cui meno della metà da attività di accertamento. Il tutto condito dalla solita malcelata ammirazione per i furbi da parte di molti italiani.
Se risulta difficile porre rimedio all’evasione in modo netto, sarebbe perlomeno auspicabile un cambio di mentalità.
Per migliorare un Paese, smettere di ammirare i disonesti, sarebbe già un grosso passo avanti.

Johannes Bückler

7 Aprile 2015 - Corriere della Sera - Leggi >>>>>

domenica 20 ottobre 2013

La legge di stabilità e l'evasione fiscale.


Caro Direttore,
molte le attese riguardo alla legge di stabilità che ormai, visti i continui aggiustamenti, dovrebbe essere rinominata “legge d’instabilità”.
Sul fronte fiscale si legge testualmente “Con le misure disposte nel provvedimento si avvia un percorso di riduzione del carico fiscale sulle famiglie”.
Un percorso appena appena iniziato poiché il Tesoro ci informa: “i lavoratori che percepiscono un reddito lordo annuo tra 15.001 e 20.000 euro registreranno un sollievo fiscale pari a un risparmio di 152 euro anno”. Risparmio, bene dirlo, che corrisponde a 12 euro mensili e poco più.
Quindi tutto bene? Non proprio. Non fai a tempo a festeggiare per i 12 euro pronto a buttarti a capofitto in spese pazze per rilanciare i consumi, che ti avvisano che dal prossimo anno ci sarà però un taglio lineare delle detrazioni (lo sapevo!).
E se qualcuno ha pure qualche risparmio in BOT via altri euro per una nuova supertassa sui conti di deposito (e già i 12 euro ce li siamo giocati).
In attesa di conoscere quanto ci costerà la Trise, che sostituirà Imu e Tares più Tasi e Tari (giuro non è uno scioglilingua), possiamo solo augurarci che il passaggio parlamentare possa migliorare provvedimenti che appaiono veramente poca cosa.
Pochi ricordano infatti che nella finanziaria del 2007 Prodi fece un abbattimento del cuneo fiscale più o meno con questi numeri e il risultato fu sostanzialmente nullo per l’economia e i conti del Paese.
Certo, i margini di manovra non sono molti quando si rinuncia (di fatto) a colpire seriamente 150 miliardi di evasione fiscale annua.
E questo è il risultato: andare a recuperare i soldi del maltolto nelle tasche dei derubati. Come sempre.

Un caro saluto

Johannes Bückler

20 Ottobre 2013 Corriere della Sera - Bergamo - Leggi qui >>>>>

martedì 17 settembre 2013

Redditometro, statistiche e giustizia sociale.

Caro Direttore,
le dichiarazioni tranquillizzanti dell’Agenzia delle Entrate sul nuovo redditometro sembrano non abbiano sortito l’effetto desiderato.
Eppure sono state chiare fin dall’inizio: “E’ intenzione dell’Agenzia concentrare la propria attenzione nei confronti di chi presenta scostamenti significativi tra reddito dichiarato e capacità di spesa manifestata sulla base di situazioni e fatti certi…” .
Al riguardo non voglio quindi aggiungere altro.
Quello che posso fare è spiegare (per l’ennesima volta) perché si è arrivati a questo punto. In breve.
Nel 2011 il reddito medio dichiarato dagli italiani è stato di 19.600 euro. Reddito lordo, da cui si deve togliere il carico fiscale per ottenere il vero “reddito spendibile”.
Ma se il reddito spendibile è quello dichiarato, com’è possibile che la spesa media di ogni famiglia italiana sia stata nello stesso periodo di 29.856 euro, con punte di 33.492 euro per famiglie con un figlio?
E sia chiaro, sono dati che si ripetono ogni anno da molto tempo.
Detto che la statistica “È na' cosa che serve pe fà un conto in generale” come recitava Trilussa, a me pare che comunque qualcosa non torni.
C’è sicuramente qualcuno che continua a utilizzare servizi gentilmente offerti da altri costretti a pagare anche per loro. Giusto quindi usare tutti gli strumenti per ripristinare un po’ di giustizia sociale in questo Paese e aspettare almeno qualche risultato dal redditometro prima di criticarlo.
Perché 60 milioni di allenatori di calcio, passi, ma 60 milioni di esperti in lotta all’evasione mi pare troppo.

Un caro saluto

Johannes Bückler

Pubblicato il 17 settembre 2013 sul Corriere della Sera.

sabato 27 luglio 2013

E' vero: Fassina ha sbagliato.

Caro Johannes,
hai perfettamente ragione, Il viceministro dell'economia ha veramente sbagliato nelle sue ormai famose esternazioni, in casa Confcommercio, circa "l'evasione di sopravvivenza".
Che sia un grosso errore politico, lo lasciamo affermare dai suoi "compagni" di cordata.
Che sia una scivolata mediatica e' sotto gIi occhi di tutti.
Che alla base ci sia un macroscopico errore tecnico, lo hai sottolineato tu.
Su quest'ultimo aspetto vorrei aggiungere alcune riflessioni, consapevole di usare rappresentazioni "a rischio paradosso" ma, a mio parere, utili per scuotere l'intollerabile generale assuefazione ad accettare le affermazioni espressamente banali che sentiamo ripetere in ogni dove.
Sostenere che perché una realtà economica possa sopravvivere, in momento di crisi, si possa pensare (rectius: essere costretti) all'evasione e' un non senso.
Le tasse/imposte colpiscono in linea di massima (eccezioni ce ne sono e non poche, basti l'Irap!) la ricchezza prodotta (ricavi meno costi) molto o poca che sia, ma, evidentemente, non possono certo superarla.
In altri termini costituiscono una componente con il segno meno che, pertanto, va' a sottrarsi a quella (necessariamente più' consistente) con il segno più per antonomasia, il reddito lordo. Se quest'ultimo e' pari a 100 e pago il 60% di tasse/imposte mi rimane comunque 40. Non fallisco, non cesso l'attività, forse non riesco ad arrivare a fine mese.
Se, per raggiungere quest'ultimo obiettivo, devo organizzare la gestione della mia attività autonoma eliminando la voce "tasse/imposte" significa che opero in concorrenza sleale e che sicuramente inquino (in senso negativo) il mercato in cui mi inserisco.
Detto in altri termini: se non sopravvivo rispettando le regole devo uscire dalla mia attività per assenza del minimo di economicità, vuoi perché il mercato non la può offrire vuoi per mia "incapacità" (a volte dovuta a sfortuna).
Di sicuro, se sopravvivo evadendo, chiedo alla collettività di aiutarmi, con gli effetti distorsivi appena ricordati.
In ogni caso, giova ripeterlo, il carico fiscale determina il reddito residuo spendibile, non sorge laddove non ci sia reddito. Altro problema e' constatare che quel 60% del mio esempio risulti un valore troppo alto, con la conseguenza che necessitano più articolate considerazioni.
Nel contesto in cui ha parlato anche il "nostro" Fassina, e' stato affermato che l'evasione raggiunge la ragguardevole cifra di 272 mld di euro, pari al 17,4% del PIL.
Confesso che mi sono sempre chiesto come si riescano a formulare certi numeri. Il mio personalissimo convincimento e' che la realtà sia molto più drammatica, raggiungendo entità nettamente superiori.
Altrimenti che significato dare ai redditi medi (dichiarati, cioè ancora al lordo delle tasse) di commerciati, albergatori, ristoratori, gioiellieri, tassisti, professionisti e chi più ne ha più ne metta?
Sappiamo tutti che si attestano a livelli oscillanti tra l'indigenza e la "tranquillità economica", rarissimamente toccando il "benessere", il che porta a sospettare che il livello reale di evasione sia ben più significativo di quanto ci viene raccontato.
A questo punto si apre uno scenario più ampio. Ho già abusato della pazienza dei Bukcler, lo riprenderò la prossima volta.

Un caro saluto a tutti

Samuel Adams