Disclaimer

Al fine di mantenere il blog nell'ambito di un confronto civile e costruttivo, tutti i commenti agli articoli espressi dai lettori verranno preventivamente valutati ed eventualmente moderati. La Redazione.

martedì 24 aprile 2012

Il club dell'antipolitica.


Carissimi,
Buckler non si è mai iscritto al club dell’antipolitica (e in questo periodo sembra che gli iscritti siano in aumento).
Non  solo perché ha capito da tempo che la politica è l’effetto e non la causa dei problemi di questo Paese.
Certo, osservando certi comportamenti e ascoltando certe dichiarazioni, a volte (permettetemi  questo sfogo) non è solo il mulino ad avere qualcosa che gira.  “Abolire il finanziamento pubblico (ops scusate), abolire i rimborsi elettorali metterebbe la politica nelle mani delle lobbies e dei centri di poteri” dicono.
Accidenti, ed io che pensavo che il potere delle lobbies condizionasse la politica da decenni.
Che volete. Sopravvivrò.
Detto questo ricordo che l’antipolitica ha due effetti principali.
Il primo è naturale ed è il vuoto che crea.
Generalmente però i vuoti tendono a riempirsi. Con cosa?
A volte con qualcosa di poco democratico, anche se credo che il nostro Paese abbia ormai dentro di sé sufficienti  anticorpi.
L’altro, non meno secondario,  è che l’antipolitica tende a sfogarsi sui numeri, sulla quantità e mai sulla qualità.
Per esempio. Dimezzare il numero dei parlamentari viene richiesto a gran voce, sembra logico, naturale, si risparmia qualcosa, ma siamo certi che la metà risolva il problema della qualità del loro lavoro? Forse che metà lavorerebbero meglio?
Dimezzare lo stipendio dei parlamentari  in un periodo di crisi è necessario, ma il rischio è quello di pagare poco chi fa il proprio dovere e continuare a pagare (e pagare quindi troppo) chi non fa niente (come se i vantaggi di fare politica si riducessero al solo stipendio).
290.000 euro il tetto massimo di stipendio di un manager pubblico o ministro?  
Si può fare, ma immaginiamo un manager privato che guadagna 5 milioni di stipendio  annuo e, viste le sue indubbie capacità, sia chiamato a fare qualcosa per questo Paese.
A 290.000 euro/anno ci può stare 6 mesi, forse un anno, ma poi? 
Insomma stiamo attenti.
Indigniamoci pure, ma tenendo sempre presente che il vero problema di questo Paese è da sempre la meritocrazia, non i numeri.
Perché chi entra in politica solo per fare il proprio interesse a volte non conosce la geografia, la storia e fors’anche l’italiano, ma sa far di conto, accidenti se lo sa.

Un caro saluto Johannes Bückler
P.S. Un politico in questi giorni: “Per combattere la mafia basta vendere Sicilia e Campania”.  Va beh, ma allora ditelo…

mercoledì 18 aprile 2012

Sigle (troppo) difficili da capire.


Caro Direttore,
osservando il nostro Paese ci si rende conto di come, rispetto al resto del mondo, siamo sempre in leggera controtendenza.
Siamo persino riusciti a rendere surreale il dibattito sugli esodati, complicandoci la vita sul participio passato di un verbo (esodare) che nel vocabolario italiano nemmeno esiste.
Va beh, andiamo avanti.
E’ in discussione finalmente una nuova riforma fiscale dove le protagoniste sono sempre loro: le sigle.
IRPEF, che a un certo punto volevano trasformare in Ire ¬– ricordate? – e che rimarrà inalterata nelle sue aliquote, IMU (che stiamo imparando a conoscere e speriamo presto anche a capire), IRAP (che rimarrà in vigore perché si dice “poi dove troviamo i 35 miliardi che mancano all’appello?”, Green tax e Carbon tax. Finita? No. Tra le novità più attese e discusse l’introduzione di una nuova tassa a carico delle aziende, l’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale ? No. Imposta sul Reddito Imprenditoriale), che andrà a sostituire (ah meno male) l’Ires (Imposta sul Reddito delle Società), che ricordiamo fu introdotta nel 2003 al posto dell’Irpeg (giuro mi gira la testa).
Sinceramente non sentivamo la mancanza di una nuova sigla perché da sempre Bückler ritiene che tre siano le cose fondamentali di una riforma fiscale: lotta all’evasione, semplificazione e una progressiva riduzione del carico fiscale.
Fermo restando che i proventi della lotta all’evasione dovranno essere necessariamente utilizzati per ridurre le tasse (per rispondere a uno dei tre capisaldi del decreto Salva Italia, l’equità) indispensabile sarà mettere mano alla semplificazione e purtroppo una nuova sigla non aiuta certo.
Semplificare, semplificare, semplificare.
Anche a costo di istituire un ministero per la semplificazione (naturalmente senza portafoglio, vuoi mai visti i tempi).
Come dice direttore? Esisteva già? E come mai non ce ne siamo mai accorti? Ah dimenticavo accidenti. Quella maledetta leggera controtendenza.

Un caro saluto

Johhanes Bückler

Leggi la lettera sul Corriere della Sera

venerdì 13 aprile 2012

L'errore di aumentare l'Iva e non tagliare

Caro Direttore,
con l’arrivo dell’Imu la pressione fiscale per il 2012 è prevista intorno al 45%. Basta e avanza per ritenere che non esista più spazio per un ulteriore aumento di tasse.
Purtroppo il Decreto Salva-Italia che conferma la clausola di salvaguardia sull’Iva già prevista dal governo Berlusconi, potrebbe dare il colpo definitivo alla ripresa di questo Paese.
Se non si riuscirà a reperire risorse sufficienti scatterà un aumento dell’aliquota sui consumi.
In pratica da ottobre ci sarà un rialzo dell’IVA dal 21% al 23% e dal 10% al 12% più un ulteriore aumento dello 0,5% dal 2014.
Bückler lo ritiene un grave errore che causerebbe un probabile affossamento dell’economia di questo Paese.
Un’imposta di questo genere soprattutto non è equa perché colpisce indistintamente tutti e in particolare molte delle famiglie che già oggi faticano ad arrivare a fine mese.
L’unica conseguenza sarà una flessione dei consumi che oltre alle famiglie colpirà il commercio e le aziende che operano sul mercato interno. E tutto questo in una fase già recessiva.
Alcuni dati stabiliscono in 300 euro annui per una famiglia con un figlio, 400 con tre figli e via a salire.
Possibile che non ci siano alternative? 800 miliardi di spesa pubblica sono tutti indispensabili?
Un’occhiatina (eufemismo) dentro vogliamo mettercela?
Molto si recupererà dalla lotta all’evasione.
Utilizzare quei soldi (non messi a bilancio) per evitare ulteriori salassi?
E nella stessa lotta all’evasione si è fatto tutto il possibile?
Con i piccoli e medi evasori sicuramente, ma con i grandi?
Se è vero che è in atto una fuga di capitali verso paradisi fiscali, che dice di organizzare una spedizione per recuperarli?
Insomma, il governo cerchi risorse da qualche altra parte senza pensare ad aumenti di IVA.
Oltretutto direttore, indovini qual è l’imposta più evasa in Italia? Ecco, appunto.

Un caro saluto

Johannes Bückler

P.S. Comica la reazione dei partiti sull’uso improprio del finanziamento pubblico. “Queste cose non le tollereremo più!!!”. Loro. Figuriamoci noi.


Leggi la lettera sul Corriere della Sera

giovedì 12 aprile 2012

Banche


Buon pomeriggio,
ho letto le precisazioni della BCE sul prestito fatto avere alle banche italiane.
Ogni stato europeo riguardo la crisi ha storie e origini diverse, anche se di fatto le conseguenze economiche sono simili.
L'Italia parte dal cambio lira-euro e in seguito dal 2.008 in poi, le minor entrate nelle imprese a fronte spese in costante crescita hanno determinato una devastante erosione della liquidita', in molti casi aggravata dalla assoluta mancanza di giustizia civile a tutelare l'imprenditoria privata da truffe e fallimenti e finti concordati.
In Italia la depenalizzazione di taluni reati finanziari, la possibilita' per soggetti malavitosi di riciclarsi in piu' partite iva per reiterare il dolo, la mancanza di uno stato di diritto che da una parte garantisse soddisfazione e dall'altra certezza di pena, tutto questo esposto e la speranza che a breve la situazione economica ripartisse, hanno determinato nelle imprese un ritardo nel prendere contromisure valide a contrastare questa crisi.
In questo scenario sono venuti a mancare per l'Italia 2 soggetti fondamentali, cioè da una parte lo Stato che costringesse la banche a rifinanziare il sistema economico ristrutturando i debiti delle aziende derivanti da mutui a lungo termine contratti negli anni dello sviluppo e dall'altro le banche che, libere di sperperare denaro reale nel mercato virtuale della borsa, improvvisamente sono sparite e da finanziatrici delle aziende sono diventate aguzzine delle aziende.
Qualsiasi altra analisi è aria fritta.
Dal dopoguerra in poi il ruolo delle banche era di essere al fianco delle ditte e dell'imprenditoria sostenendo crisi, investimenti, progetti.
Oggi gli istituti di credito sono per tutte le attivita' spariti, evidente che essendo privati preferiscono fare utili certi nel mondo azionario, perché dicono "troppo rischio investire aiuti nel privato", anche perché con astuzia dimenticano che a mettere in ginocchio le ditte sono state loro bloccando il mercato finanziario.
In questa ottica, visto che I.V.A. significa imposta valore aggiunto,con un mercato fermo a 360 gradi ne vedremo delle belle, caro signor Bukler, nel trovare risorse nel sociale per pagare scuole, sanità, strade, previdenza etc.
Se a questo aggiungiamo l'alto costo della politica e la mancanza di razionalità dell'attuale governo, capace solo di aumentare le tasse senza tagliare costi, con la gente in difficoltà per posti di lavoro e con la logica contrazione dei consumi, credo che rischiamo tutti di fare la fine del CONCORDIA !!
Arenati e con un nugolo di professori che si inventano teorie per risollevarsi!! Raddoppiare i fidi alle aziende e ristrutturare i debiti, blocco per 5 anni dei mutui a famiglie e imprese con il solo pagamento quote capitale, questa è l'unica strada di uscita per risollevare questa Italia in ginocchio.

Distinti saluti

Buckler padano

sabato 7 aprile 2012

Alcune domande alla BCE

Caro Direttore,
Bückler ha ricevuto ultimamente numerose mail con quesiti che riguardavano principalmente due argomenti.
I prestiti che la BCE ha fatto alle banche (tasso 1%) e non immessi ancora nel circolo produttivo e come predisporre al meglio una lotta all’evasione da parte dei comuni per un eventuale recupero di risorse.
Ho inviato quindi due mail il giorno 15 marzo.
Una alla BCE con le domande che mi erano state poste (per i prestiti alle banche) e una all’ufficio di un assessore della zona competente nel merito.
Non ci crederà (a dire il vero Bückler non aveva dubbi) la BCE, come a suo tempo con la famosa lettera inviata al nostro governo ai primi di agosto, mi ha già risposto.
Lei crede direttore che anche l’assessore farà lo stesso a breve?
Personalmente, non avendo avuto risposte ad altre mail e considerando che siamo lontani dalla campagna elettorale, la vedo dura.

Un caro saluto

Johannes Bückler

Per agevolare la lettura qui sotto troverete le risposte della BCE ad alcune domande che mi erano arrivate. Più sotto il documento originale.
---------------------------------------------------------------------
Egregio Signor Buckler,
Con la presente desideriamo confermare la ricezione della Vostra email datata 15 marzo 2012 inviata al Segretariato della Bce.
Le risposte alle sue domande sono indicate qui di seguito:

• Perché la BCE presta soldi alle banche a quel tasso e non può farlo agli stati (allo stesso tasso)?

Il prestito agli stati da parte della Bce e delle banche centrali dei paesi che fanno parte dell'area euro è esplicitamente vietato dall'Articolo 123 del Trattato, che le riportiamo qui sotto in forma integrale:
Articolo 123
(ex articolo 101 del TCE)
1. Sono vietati la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia, da parte della Banca centrale europea o da parte delle banche centrali degli Stati membri (in appresso denominate «banche centrali nazionali»), a istituzioni, organi od organismi dell'Unione, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri, così come l'acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della Banca centrale europea o delle banche centrali nazionali.
2. Le disposizioni del paragrafo 1 non si applicano agli enti creditizi di proprietà pubblica che, nel contesto dell'offerta di liquidità da parte delle banche centrali, devono ricevere dalle banche centrali nazionali e dalla Banca centrale europea lo stesso trattamento degli enti creditizi privati.

• Questo prestito aveva dei vincoli? Se si quali?

Esattamente come per tutti gli altri prestiti che la Bce concede a scadenza regolare agli istituti di credito operanti nell'area dell'euro, anche per le due operazioni a 3 anni è stato richiesto alle controparti (le banche) di depositare adeguate garanzie in forma di attività finanziarie corrispondenti al valore del prestito ottenuto più eventuali margini per coprire la Bce dai rischi associati a certi titoli.
Per quanto riguarda l'impiego della liquidità concessa, non esiste alcun vincolo di utilizzo. Le decisioni attengono alle sole banche così come qualsiasi altra decisione di investimento.

• Al momento le banche non hanno rimesso nel circolo produttivo quei soldi. Esiste una spiegazione? E possono farlo fino alla scadenza?

Il comportamento delle banche è estremamente diversificato anche per quanto riguarda l'impiego della liquidità ottenuta nelle due operazioni a tre anni (e nelle altre). In generale, la Bce valuta positivamente il primo impatto delle operazioni a tre anni per quanto riguarda sia la stabilizzazione dei mercati finanziari sia dell'attività creditizia nel complesso dell'area dell'euro. Ulteriori miglioramenti sono attesi in futuro.

Distinti saluti,
EUROPEAN CENTRAL BANK
Directorate Communications
Press and Information Division
Kaiserstraße 29
D-60311 Frankfurt am Main


Vedi la risposta originale della BCE