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martedì 14 febbraio 2012

Evasione fiscale e risorse.


Caro Johannes Buckler,
non c’è persona di buon senso che non si auguri il pieno successo del governo presieduto dal Sen. prof. Mario Monti nell’immane compito di rimettere ordine nei conti, abbattere il debito pubblico e aumentare significativamente la crescita con il parallelo abbassamento del considerevole numero dei disoccupati.
Ma – tu lo sai - non ci sono alternative: per riuscire in tale impresa ciclopica occorrono risorse. Bisogna cioè che tutti paghino le tasse e che quindi evasione ed elusione vengano ridotte ai minimi termini.
Ho letto il tuo libro e mi rendo conto che non è un compito facile ove si pensi, per cominciare, alla resistenza opposta dalle varie corporazioni (farmacisti, tassisti, notai, avvocati, benzinai, commercialisti, gestori di litorali demaniali, ecc. ecc.) che si ostinano a voler mantenere inalterate le loro posizioni di effettivo privilegio, bloccando di fatto l’inserimento di forze giovanili nel circuito produttivo.
Ma non è tutto.
C’è anche la burocrazia che soffoca lo sviluppo, così come c’è la malavita organizzata – a livello periferico e ai livelli alti dei pacchetti azionari - che non è da meno.
Ma non è ancora tutto.
Una delle più diffuse e cospicue aree di evasione – tu, Johannes, sai anche questo – è quella che scorre in tutti i rivoli delle attività quotidiane.
Che si faccia una ristrutturazione edilizia, una causa civile o penale, un intervento medico/chirurgico, una protesi a pagamento, si richieda una prestazione ad un idraulico, a un elettricista, a un tappezziere e così via dicendo, la domanda che, all’atto del pagamento, ci si sente invariabilmente rivolgere è sempre la stessa: “Le serve la ricevuta?”
Tu resti interdetto e non rispondi, ma quello incalza: “Perché se vuole la ricevuta il prezzo è tot, se invece non le serve il prezzo diminuisce del 21%”.
E’ chiaro che occorre un altissimo senso del dovere per pretendere la ricevuta. Ma non dobbiamo nasconderci dietro un dito.
Dobbiamo ragionevolmente ammettere che di fronte a cifre che ognuno giudica di qualche interesse, la tentazione di rifiutare la ricevuta è fortissima e diffusissima.
E quindi, considerata in scala, l’evasione assume proporzioni inimmaginabili. (Apro una parentesi per domandarmi perché mai le ricevute delle varie prestazioni non possano venire dedotte in sede di compilazione della dichiarazione dei redditi. Tu, Buckler, me lo sai dire?).
Mi sovviene in questo istante che vi è un settore che non è neppure sfiorato o quasi dall’idea di rilasciare lo scontrino fiscale: è quello dei mercatini itineranti, la cui cifra d’affari annua è stata calcolata, pensa, in circa 15 miliardi e l’evasione in proporzione.
Ma si potrebbe continuare.
Di fronte a un panorama tanto affollato di soggetti potenzialmente inclini all’evasione e al godimento di privilegi e dunque agguerrito, sembrerebbe naturale – a malincuore, credimi – nutrire qualche incertezza sulla positiva riuscita dell’impresa del governo.
Invece ad esso noi tutti dobbiamo fare non soltanto gli auguri di pieno successo, ma incitarlo a proseguire nei suoi sforzi e ad estendere i provvedimenti ad altre categorie provviste di sostanze e di privilegi.

Lorenzo Milanesi

Lettera pubblicata sul Corriere della Sera domenica 12 febbraio 2012.

sabato 7 gennaio 2012

Un uso diverso del Debito Pubblico.

Le borse europee sono diventate luogo dove consumare le speculazioni più spietate e spregiudicate della finanza, al punto che parte dei risparmiatori sono costretti a ricorrere a forme alternative di risparmio (depositi vincolati, libretti di risparmio, meno onerosi) o investire in beni rifugio (oro, valuta estera come franco svizzero o altro).
Gli sport più diffusi restano l’evasione e l’elusione fiscale, cancri inestirpabili della nostra società.
Certo è che si è tanto parlato anche della ripresa del settore imprese, dove si registra una forte crisi e mancanza di liquidità per procedere e realizzare nuove forme di investimenti.
Vaste aree, industrialmente produttive e a bassissimo tasso di disoccupazione, oggi soffrono per la mancanza di fidi o linee di credito offerte dal sistema bancario fino a qualche mese fa.
Molte imprese lamentano il mancato pagamento per la fornitura di beni e servizi ad Enti centrali e periferici della PA.
A questo proposito, tenuto conto che lo Stato ignora la necessità di rivitalizzare il sistema impresa con una buona iniezione di denaro, mi sono chiesto quale potrebbe essere una delle tante soluzioni ipotizzate, a breve, per risolvere e soddisfare questa esigenza primaria delle piccole e medie imprese.
Come lo Stato potrebbe pagare i suoi debiti ai suoi fornitori?
Se facciamo un piccolo sforzo di memoria, alla fine degli anni 70 e inizio anni 80, ci fu il congelamento della nota contingenza relativa all'adeguamento economico degli stipendi dei dipendenti della Pubblica Amministrazione.
Ogni volta che scattavano alcuni punti di contingenza a seguito dell’aumento dell’inflazione - che a quel tempo era a due cifre – lo Stato emetteva BTP a 3 e 5 – con tassi particolarmente vantaggiosi (anch’essi a due cifre) per i destinatari di quei titoli - per far fronte alla spesa corrente ed evitare rivendicazioni sociali forse ancora più onerose.
Tutto ciò premesso è facile ipotizzare come, in questo particolare momento, sarebbe più che opportuno finanziare il sistema imprese con una emissione specifica di titoli di stato, a tassi e scadenze vantaggiosi.
Quando dico finanziare, intendo dire l’assolvimento degli impegni assunti dalla PA per forniture e servizi ricevuti da qualsiasi impresa.
Certo è che la soluzione del pagamento dei debiti dello Stato è molto complessa nel suo insieme. Sarebbe sufficiente ripescare le norme emanate a suo tempo per il pagamento della contingenza e adattarle alle esigenze di oggi.
La loro negoziazione potrebbe avvenire in un canale parallelo o secondario del mercato dei titoli. Tutto ciò sottoposto a precisa regolamentazione.
Questione di volontà.
Di ciò beneficerebbero sia il sistema bancario, che nel riaprire le linee di credito alle aziende, avrebbe in garanzia titoli di stato con un rendimento più che interessante.
Beneficerebbero le aziende che a fronte della garanzia offerta con i titoli si vedrebbero offrire una liquidità a costi molto bassi e poter affrontare con tranquillità tutti i progetti di rilancio e ripartenza della produzione.
Il secondo mercato manifatturiero europeo non può subire o essere trascurato dagli interventi risolutivi.
Le risorse e le soluzioni ci sono.
Ci vuole il coraggio di mettere sul tavolo proposte intelligenti e realistiche e aiutare quegli imprenditori disperati e disposti anche chiudere definitivamente la loro attività e la loro esistenza.
I voli pindarici è meglio lasciarli agli acrobati.

Cordiali saluti.

Rino Impronta