Disclaimer

Al fine di mantenere il blog nell'ambito di un confronto civile e costruttivo, tutti i commenti agli articoli espressi dai lettori verranno preventivamente valutati ed eventualmente moderati. La Redazione.
Visualizzazione post con etichetta johannes buckler. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta johannes buckler. Mostra tutti i post

lunedì 19 dicembre 2016

E lo chiamavano governare (15)


Fanfani VI.

17 aprile 1987 
Oggi Amintore Fanfani ha giurato nelle mani del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. E’ il quarantaquatresimo Governo della Repubblica italiana, il terzo e ultimo della IX Legislatura.
Ma come si è arrivati a Fanfani dopo le dimissioni del Governo Craxi II?
Facciamo un passo indietro.

04 marzo 1987
Ricordate il “Patto della Staffetta”? (Leggi qua >>>>>). A seguito del mancato chiarimento politico fra la Democrazia Cristiana ed il Partito Socialista, il Presidente del Consiglio Bettino Craxi aveva rassegnato le proprie dimissioni.
Tradotto.
Dato che il Presidente del Consiglio Craxi aveva “rinnegato” l’accordo (Patto della staffetta) che avrebbe condotto un esponente della Democrazia Cristiana a subentrare alla guida del governo nell’ultimo anno della legislatura, la DC aveva deciso di mandare all’aria il Pentapartito.

Rifacciamo il percorso visto nel cap. 14.

09 marzo 1987
Giulio Andreotti riceve dal Presidente della Repubblica l’incarico di formare il nuovo governo. Accetta, sottolineando comunque “il valore non rituale della propria accettazione”.

25 marzo 1987
Giulio Andreotti restituisce il mandato per le “permanenti posizioni differenti” sui referendum emerse nella maggioranza “pentapartito”.
I referendum erano stati presentati dal Partito Radicale, dal Partito Liberale Italiano e dal Partito Socialista Italiano. Riguardavano la responsabilità civile dei magistrati, l'abrogazione della Commissione inquirente e tre sul nucleare. La DC e il PCI erano inizialmente ostili ai quesiti. Inizialmente.

26 marzo 1987
Cossiga affida al Presidente della Camera dei deputati, Leonilde Jotti, un mandato esplorativo “per acquisire ulteriori elementi di conoscenza e di valutazione della crisi”. A conclusione dei propri sondaggi, la Jotti comunica al Presidente della Repubblica l’esistenza di «tenui possibilità di formare un governo che porti a termine la legislatura». E rinuncia.

1 aprile 1987
Dopo il fallimento Cossiga fa un altro tentativo. Respinge le dimissioni del governo Craxi, e lo invita a “parlamentarizzare” la crisi. Secondo Cossiga, “la sola via percorribile, congrua e conforme ai principi del nostro regime rappresentativo e parlamentare” è quella del rinvio del Governo dimissionario alle Camere.

8 aprile 1987
Craxi si è presentato al Senato. Prima del dibattito parlamentare trova una lettera. E una sorpresa. Tutti i ministri democristiani del suo governo rassegnano le dimissioni. Che fare? Craxi sa benissimo che l’annuncio di nuove dimissioni comporterebbe l’impossibilità di un voto sul rapporto di fiducia (che vuole Cossiga). Ma sa anche che parlamentarizzare la crisi lo porrebbe di fronte ad un problema costituzionale in presenza delle dimissioni di buona parte dei ministri del Governo.
Fece una via di mezzo. Affrontò il dibattito parlamentare e subito dopo rassegnò le dimissioni senza aspettare il voto di fiducia. Amen.

10 aprile 1987
Dopo le dimissioni di Craxi , Cossiga affida l’incarico di formare il nuovo Governo al presidente del Senato, Amintore Fanfani. Come esponente della DC e non come Presidente del Senato.
Fanfani rifiutò subito. Non c’erano le condizioni. Era pur sempre il Presidente del Senato e doveva essere super partes, quindi poco adatto ad entrare in un confronto politico-parlamentare nella costituzione di un nuovo Governo.

11 aprile 1987
“Ma sì, proviamo anche Scalfaro” pensò Cossiga. Chi meglio di un Ministro dell’Interno fuori dalle correnti DC può formare un Governo?


14 aprile 1987
Scalfaro, prendendo atto dell’impossibilità di un accordo tra le componenti del “pentapartito”, rinuncia all’incarico

15 aprile 1987
Cossiga convoca di nuovo Amintore Fanfani. Questa volta come Presidente del Senato. E come tale lo invita a formare un nuovo governo istituzionale.


17 aprile 1987

Dopo innumerevoli sforzi per cucire strappi interni, Fanfani e il suo Governo, si è presentato al Quirinale per giurare davanti al Presidente della Repubblica.

Fanfani, come richiesto da Cossiga, non formò un ennesimo governo monocolore.

Presentò un governo “monocolore scolorito” con tre componenti essenziali. Quella istituzionale (lui come Presidente del Senato e non rappresentante DC), quella tecnica formata da nove esperti (che sostituivano i componenti laici del governo Craxi) e la componente “monocolore” rappresentata dai ministri riconfermati del partito di maggioranza relativa del governo uscente.

Nel frattempo Craxi se n’è andato dall’Italia. E’ volato in Tunisia, nella sua Hammamet. Non vuole essere disturbato.

E poteva mancare un giudizio di Giulio Andreotti? Nella rubrica Block Notes pubblicata sull’Europeo ha scritto che "il naufragio del pentapartito gli ricorda il matrimonio andato in frantumi di due suoi amici dopo un aspro litigio perché le ampolline dell’olio e dell’aceto erano rimaste senza tappo". Naturalmente l’ultimo litigio non era la vera causa del divorzio, ma la famosa ultima goccia in un vaso riempito ogni giorno da incomprensioni, malumori e un’accentuata incompatibilità caratteriale.

A questo punto qualcuno di voi avrà esclamato “Finalmente un governo”. Dimenticando una cosa fondamentale di quegli anni. Avere governi stabili, fare le riforme necessarie al Paese, risolvere i problemi, era l’ultimo dei loro pensieri.
 Infatti il dibattito parlamentare dimostrò chiaramente che il Governo Fanfani si era presentato alle Camere non per avere la fiducia del Parlamento, ma con l’obiettivo. chiaro, esplicito e dichiarato, di vedersela negata la fiducia.

Non ci credete?

18 aprile 1987
Il Governo si reca alla Camera dei Deputati. Durante la presentazione del programma il dibattito è acceso.
E fin qui.

28 aprile 1987
Ci siamo. Oggi l’esecutivo di Fanfani è in aula per la fiducia. La Iotti legge le tre mozioni di fiducia presentate. Sono quelle Dp, radicale e democristiana.
Fanfani sceglie che il voto avvenga sulla base di quest' ultima che porta la firma di Martinazzoli. Poche righe “La Camera, udite le comunicazioni del governo, le approva”.
Chiaro e semplice.

Ore 10.30
Bettino Craxi, prende la parola. Annuncia che il Psi voterà la fiducia a Fanfani. Il primo impulso sarebbe stato quello di un voto contrario ma, in nome dell' interesse generale del Paese (sich!) , Craxi chiede a Fanfani di fare il suo dovere E che si facciano i referendum alla data stabilita.

(Pochi giorni prima è stato approvato dal Consiglio dei Ministri un d.d.l. che consente, eccezionalmente, lo svolgimento dei referendum nello stesso anno delle elezioni politiche).

Elezioni politiche?
Ma il nuovo governo non è in aula per chiedere la fiducia? Craxi dice che non è un trucco, non è una trovata. E se Fanfani, ottenuta la fiducia si dimettesse? E noi andiamo al Quirinale, replica Craxi. Per chiedere a Cossiga un nuovo incarico, per un laico. Diremo a Cossiga che in ogni caso non deve sciogliere le Camere.

In seguito i gruppi referendari chiesero un incontro a Cossiga per sollecitare un ulteriore passaggio che evitasse lo scioglimento delle Camere. Cossiga rifiuterà l’incontro.

Rino Formica sta spiegando la mossa di Craxi ad alcuni esponenti del suo partito. Vicino a lui a Rutelli, entusiasta della trappola tesa alla Dc. Arriva Mancini e si congratula con Craxi.
Mentre parlano fra di loro qualcuno li informa che la Dc sta decidendo di astenersi per fermare le conseguenze della mossa socialista. La DC farà mancare i voti necessari a far raggiungere la maggioranza ad un governo formato quasi esclusivamente da ministri democristiani.
Il circo Barnum continua.

Sono le 11.00
Viene chiesto ai comunisti di astenersi. Inascoltati. Il fronte socialista-radicale di Pannella favorevole alla fiducia. Anche se la maggioranza del Psi si era espressa per il voto contrario o l'astensione, Craxi ha deciso diversamente. Come sempre.

Dp annuncia voto di fiducia a Fanfani. Scotti scuote la testa. In aula la Sinistra Indipendente annuncia il suo voto contrario. Altissimo non sa più a che santo votarsi. Promette l'astensione, forse.

Il Psdi sulla linea Craxi-Pannella: fiducia a Fanfani. Giorgio Ruffolo, socialista, non ce la fa a dire sì a Fanfani. Si asterrà. Una ventina di democristiani (tra cui Piccoli), non se l'è sentita di non dire sì a Fanfani. Ma stanno lontano dai banchi. Il PRI è per l'astensione.

Il PCI ed MSI motivano il loro no. Sono già alla campagna elettorale. "Si ricordino gli elettori di quello che sta avvenendo", ripetono. Tocca a Martinazzoli spiegare l’inspiegabile: l'astensione dc sulla propria mozione di fiducia a Fanfani. Ridicoli. Ormai la politica è altrove.

Martinazzoli dice di aver demolito la mossa di Craxi. Visto che la mossa di Craxi è solo una finzione allora non ci asteniamo. (sich!!!) “E' vostro l'inganno, siete voi l'inganno” grida Craxi dal suo banco.
E’ De Mita a spiegare il tutto: “ L' inganno è il loro, sono contro Fanfani e votano per lui” Allora noi, che siamo a favore, ci asteniamo (in pratica un voto contro). Il circo continua.

Martinazzoli va oltre. “Io ho dovuto fare una cosa che non avrei mai voluto fare, una cosa che rende più difficile il mio rapporto con la politica. Ma era necessario, hanno spinto il gioco oltre misura”.
De Mita spiega ai ministri e sottosegretari dc (preoccupati) che loro possono votare la fiducia, non devono astenersi. E’ il momento del voto. Tutti a votare e poi i saluti di rito.
Il circo può chiudere i battenti.

Non prima di aver dato i numeri della votazione. 131 voti favorevoli, 240 voti contrari e 193 astensioni. Alle 15 e 40 Nilde Iotti comunica che il governo Fanfani non ha ottenuto la fiducia. Fanfani rassegna le dimissioni.

Ore 14.30
Sentiti i Presidenti delle Camere ed il Presidente del Consiglio dimissionario, Cossiga procede a sciogliere le Camere e a indire nuove elezioni.

Dopo 11 giorni di beghe, di colpi di scena, di ripicche, di rinunce e di comportamenti irrazionali il Governo Fanfani si dimise.
Dopo soli 11 giorni. Restò in carica fino al 28 Luglio, esattamente per 102 giorni (11 di governo e 91 di crisi).
Di regola, mancando la fiducia, il Governo resta in carica solamente per il disbrigo degli affari correnti. Non fu così. C’erano da nominare il Capo di Stato maggiore della Difesa, il segretario del comitato esecutivo per i servizi di sicurezza, il presidente dell’Agenzia per il Mezzogiorno e molti altri.

Giusto. In fatto di nomine chi meglio di loro.
Sul piano legislativo poi il governo svolse attraverso i decreti legge una notevole attività fregandosene di tutto e di tutti.

E questo è tutto. Due mesi di comiche e forse a qualcuno di voi è pure venuto il mal di testa. E ho solo scritto delle consultazioni ufficiali.
Vi garantisco che anche per gli addetti ai lavori fu difficile seguire il vortice di tutte le consultazioni

Oltre a quelle quelle ufficiali, (di cui ho scritto solo un sunto), ci furono anche quelle ufficiose, limitate, esplorative, segrete, illimitate, per mandato presidenziale, per iniziative personali, per incarico del partito. E poi c’era quello della portinaia, del macellaio di fiducia, del panettiere sotto casa. Insomma, veramente un circo.
Dove Fanfani si consultava con Spadolini che consultava Natta che, mentre consultava Pannella, si consultava con Nicolazzi che si era appena consultato con Andreotti e Forlani.

A questo punto ognuno tragga le proprie conclusioni. Ricordando che loro, questo modo di fare, “lo chiamavano governare”. Loro.



Johannes Bückler
P.S. Ricordate i referendum? Si tennero eccezionalmente l’8 novembre dello stesso anno delle elezioni. La caduta del governo lì spostò solo di pochi mesi. La Dc e il PCI erano inizialmente contrari, cambiarono idea quando capirono che il “Sì” avrebbe vinto. Il cambio di rotta per evitare eventuali ripercussioni politiche nel caso di sconfitta del “No” imperniato sull’asse DC e PCI contrapposto ad uno schieramento laico formato dai Radicali e dal PSI.
In quel momento (ma non solo) nessuno prendeva decisioni pensando al Paese, ma solo al proprio tornaconto politico.

Nei referendum i Sì si attestarono sull’80%.

Al prossimo assalto alla diligenza…

------------------------------------------------------------------
L'enorme debito pubblico che abbiamo (e che blocca il Paese), non è la conseguenza di chissà quali oscuri complotti, ma il risultato matematico dell’operato di governi con la complicità di buona parte del Paese.
Quei governi stavano mangiando il futuro dei nostri figli e a tutti stava bene.
Proprio a tutti no, ma questa è un'altra storia.

E lo chiamavano governare. (1) (2) 3 (4) (5) (6) (7) (8) (9) (10) (11) (12) (13) (14) (15)

mercoledì 22 giugno 2016

Schio, una strage dimenticata. Fino ad oggi.


06 Luglio 1945 - Schio, provincia di Vicenza

Una lieve brezza ha spazzato via l'afa. La guerra è finita da nove settimane. In via del Baratto, l'edificio delle carceri ha una grande portone in legno e inferriate alle finestre.

Di fronte alla prigione c'è l'Osteria dei Tre Morari, meta ambita di molti abitanti. Tra partite di scopa e quartini di vino anche i custodi del carcere passano lì il loro tempo libero. Sono le 20 e Giuseppe Pezzin, capo guardiano, si accinge a salutare gli amici e a rincasare nell'alloggio al primo piano.

Due giovanotti armati lo fermano sull'uscio :"Vieni con noi" ingiungono i due. "Non ho fatto niente", replica il Pezzin pensando a qualcosa di spiacevole. "Vieni con noi e basta". Giuseppe li segue.

Fa ancora chiaro, e verso occidente il cielo è di un rosso vivo. Ai due accompagnatori si aggiunge una terza persona che intima al Pezzin: "Dacci le chiavi del carcere". Il Pezzin obbedisce. Ha paura per sé e per la sua famiglia. Arrivati alla prigione i tre si infilano nell'androne. Da un angolo sbuca un altro gruppo di uomini armati. Alcuni sono mascherati, entrano e si avviano nell'ufficio matricola per visionare l'elenco dei detenuti. La prigione di Schio ha due cameroni di 10 metri per 6. Uno al pianterreno e uno al primo piano.

Di regola i detenuti sono pochi. Ubriachi molesti o ladruncoli, ma in questi giorni ci sono 99 persone. Non tutti sono fascisti. Gli uomini lo sanno. Ma importa poco. I prigionieri vengono ammassati alle pareti dei due cameroni. E' circa mezzanotte. Il Pezzin, rinchiuso in un angolo della prigione con la sua famiglia, sente le raffiche. Quattro minuti durano. A terra un groviglio di corpi, uomini, donne e giovani. Un vero carnaio.

Quegli uomini hanno appena massacrato 54 persone, tra cui 14 donne (una ha 17 anni) e 7 minori.

Quello che trovarono i soccorritori fu qualcosa d’indescrivibile. Dalle scale della prigione un fiume di sangue aveva raggiunto la strada. Incrociando gli assassini in ritirata furono costretti a gettare a terra le barelle per non essere malmenati. Quando entrarono videro qualcosa di terrificante. In un groviglio spaventoso di corpi si udivano i lamenti di alcuni feriti, le urla di disperazione di chi era sopravvissuto a un loro caro. Come Umberto Perazzolo e il maestro elementare Rino Tadiello, abbracciati ai cadaveri dei loro figli.

Perchè Schio? In quei giorni si era diffusa la notizia che 13 cittadini di Schio erano morti a Mauthausen. La voce che girava era: "dobbiamo vendicarli". Il popolo chiedeva vendetta.

Il mandante si chiamava Gino Piva. Il suo braccio destro Ruggero Maltauro. Naturalmente fascisti anche loro fino 25 luglio del 1943. Antifascisti dal giorno dopo. Maltauro addirittura membro della polizia ausiliaria.

Non ci volle molto a convincere qualcuno che bisognava vendicarsi. All'inizio pensarono pure di far saltare il carcere con tutti dentro.

“Quella notte erano in giro per Schio, uno con la fidanzata, uno alle giostre, altri nelle balere, al caffè, a bighellonare in attesa di far tardi, da bravi vitelloni locali”
La mattina dopo per Schio a vantarsi di quello che avevano fatto. Nessun pentimento o rimorso. 

L'autorità militare alleata, che aveva poteri sovrani in Italia, avocò a sè le indagini e accertò che la strage era stata decisa da elementi fanatici e individuarono i 15 responsabili. 

Accertarono che delle 54 vittime solo 27 avevano aderito (solo simpatizzanti) alla Repubblica di Salò. Altri erano lì per reati comuni o in attesa di giudizio.

Come andò a finire?

Vi furono subito arresti e confessioni, pure condanne, ma per soli pesci piccoli. I maggiori responsabili se la cavarono fuggendo all’estero.

#MdT 13/09/1945 Questa la prima sentenza, tra cui spicca la condanna a morte per Bortolaso Valentino. 




Leggila integralmente >>>>>

#MdT 21/12/1945 - Le condanne a morte dei responsabili dell'eccidio di Schio (tra cui Valentino Bortolaso) sono commutate in ergastolo.


Poi la solita conclusione all’italiana, gli indulti, le amnistie, infine tutti a casa, dimenticati.
Tutto dimenticato. Fino ad oggi...


#MdT 21/06/2016 - Valentino Bortolaso, uno dei responsabili dell'eccidio di Schio viene insignito dal prefetto di Vicenza della “medaglia d’oro della Resistenza”. 

Giovanni Bortolaso, eroe della Liberazione.
L’uomo (arrestato per l'eccidio) che il 22 Agosto 1945 aveva rilasciato questa deposizione:


“Io diedi l’ordine a quelli che rimasero giù di sparare quando avessero sentito sparare di sopra. Abbiamo tolto gli 8 o 9 uomini prigionieri delle due piccole celle del primo piano e li abbiamo portati al secondo piano dove c’erano le donne detenute, mettendoli davanti ad esse. Due donne, detenute comuni erano state tolte dal gruppo delle detenute e portate fuori, ma non so dove. Incominciammo a sparare verso le 12 e ¼. I primi colpi vennero sparati al piano superiore. Io avevo due caricatori con circa 70 colpi in tutto.Quando pensammo che tutti fossero morti, siamo usciti tutti assieme dalle prigioni, poi ognuno se ne andò per conto suo”.

Leggi l’intera deposizione >>>>>>

La notte tra il 6 e il 7 luglio 1945, nove settimane dopo la fine della guerra, rimasero sul pavimento del carcere 54 corpi . Uccisi solo per vendetta. Una vendetta atroce, inutile.

Che non meritava certo una medaglia d’oro. Ieri, come oggi.

Johannes Bückler


sabato 9 gennaio 2016

Rapporto ISTAT “La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia”


05 Giugno 2015
Oggi l’Istat ha pubblicato il rapporto “La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia”. L’ultimo credo sia del 2006. A parte qualche nota positiva come il calo delle violenze in genere (ma non degli stupri) e l’aumento della fiducia delle donne nella giustizia, il resto è un autentico bollettino di guerra. La prima frase: “la violenza contro le donne è fenomeno ampio e diffuso” la dice lunga,

Nel corso della loro vita, 6 milioni e 788 mila donne dicono di aver subito una violenza fisica o sessuale, cioè il 31,5 per cento del totale, quasi una donna su tre. Il 5,4 per cento dice di aver subito uno stupro o un tentativo di stupro, cioè quasi un milione e mezzo di donne. Ripeto, quasi un milione e mezzo di donne.

Le donne straniere hanno subìto violenza fisica o sessuale in misura simile alle italiane nel corso della vita (31,3% e 31,5%). La violenza fisica è più frequente fra le straniere (25,7% contro 19,6%), mentre quella sessuale più tra le italiane (21,5% contro 16,2%). Le straniere sono molto più soggette a stupri e tentati stupri (7,7% contro 5,1%). Le donne moldave (37,3%), rumene (33,9%) e ucraine (33,2%) subiscono più violenze.

Il 10,6% delle donne ha subìto violenze sessuali prima dei 16 anni. Considerando il totale delle violenze subìte da donne con figli, aumenta la percentuale dei figli che hanno assistito ad episodi di violenza sulla propria madre (dal 60,3% del dato del 2006 al 65,2% rilevato nel 2014)

Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, ex partner, parenti e amici. Il 62,7% degli stupri sono stati commessi da partner, il 3,6% da parenti e il 9,4% da amici, e solo il 4,6% degli stupri viene commesso da uno sconosciuto.

Le donne separate o divorziate hanno subìto violenze fisiche o sessuali in misura maggiore rispetto alle altre (51,4% contro 31,5%). Critica anche la situazione delle donne con problemi di salute o disabilità: ha subìto violenze fisiche o sessuali il 36% di chi è in cattive condizioni di salute e il 36,6% di chi ha limitazioni gravi. Il rischio di subire stupri o tentati stupri è doppio (10% contro il 4,7% delle donne senza problemi).

3 milioni 466 mila donne hanno subìto stalking nel corso della vita, il 16,1% delle donne. Di queste, 1 milione 524 mila l'ha subìto dall'ex partner, 2 milioni 229 mila da persone diverse dall'ex partner.

06 giugno 2015

Ho la possibilità di visionare tutti i quotidiani italiani e stranieri. Oggi leggerò tutti gli articoli che riguardano i dati che l’Istat ha pubblicato sulla violenza contro le donne.

06 giugno 2015 ore 18.00

Niente. Sembra che a nessuno interessi il bollettino di guerra sulle violenze delle donne. Nessun giornale ha riportato il rapporto dell’Istat in prima pagina. La Repubblica (leggi qui >>>>>) colloca la notizia in 35esima pagina. (bontà loro)
Il Foglio fa anche peggio (leggi qui >>>>>) . Prendendo spunto da un dato in calo (negli ultimi 5 anni le violenze fisiche o sessuali sono passate dal 13,3% all'11,3%, rispetto ai 5 anni precedenti il 2006) dice che in fondo il femminicidio non è un’emergenza.

Per il resto? Niente indignazione, niente sparate sui giornali, niente interviste in Tv. E' come se il fenomeno non esistesse. Perchè?

Quindi che dire. Dai dati si evince che il problema della violenza contro le donne riguarda  tutto il mondo maschile a prescindere. Che riguarda anche  noi tutti. L’indignazione quella no. Quella dipende molto, se non esclusivamente (visto come vengono trattati i fatti) dall’etnia del violentatore. E questa per le donne è l’ennesima violenza.

Johannes Bückler

venerdì 28 agosto 2015

Convegno degli industriali a Bergamo


A Bergamo, per iniziativa della Camera di Commercio, si è tenuto al Teatro Donizetti un convegno delle forze produttive del Paese. Ben settecentocinquanta gli imprenditori intervenuti in rappresentanza di miliardi di capitali investiti e milioni di operai.
A prendere la parola per primo è stato il Cav. Ambiveri, della Camera di Commercio di Bergamo, che ha salutato i presenti.
Subito dopo, l’Onorevole Candiani, che nel frattempo è stato eletto presidente, ha iniziato il suo discorso puntando il dito sulla “necessità che il Governo per una volta si scuota e prenda sollecitamente tutti quei provvedimenti necessari all’industria che sono poi necessari alla ricchezza nazionale”.
Aggiungi didascalia
Un linguaggio acceso e severo contro un Governo incapace, secondo l’Onorevole, di fare leggi buone e giuste a favore delle imprese. Di più. Non mantiene le promesse, impedisce con i suoi vincoli il movimento a coloro che avrebbero voglia di agire, fa perdere quei mercati che gli industriali italiani sono riusciti a conquistare, accolla sempre nuovi oneri alle industrie, mentre le riduce all'insolvenza non pagando i debiti dovuti. Di questo passo, aggiunge, porterà al collasso il Paese.

Accesi anche i toni del comm. Brambilla, Presidente della Camera di Commercio di Como che, a nome degli industriali lombardi, chiede al governo di poter lavorare senza inciampi.

Il comm. Vanzetti di Milano è lieto che al governo ci siano almeno tre persone sulle quali fare affidamento. Sono Conti, Stringher e Caviglia. L’assembla si associa al plauso. Termina il suo intervento chiedendo agli industriali di fare un accordo con le classi operaie le quali, in questo momento critico del paese, devono unirsi alle imprese per poter scuotere il Governo. Industriali ed operai sono capaci di intendersi tra di loro, come si fa tra gente che lotta e che rischia.

Il convegno prosegue inesorabile e incalzante, anche se in modo abbastanza disordinato.

“Il governo consiglia agli agricoltori di intensificare la produzione, ma come vuolsi che il consiglio sia seguito, se mancano i trasporti, fanno difetto i concimi chimici, e calmieri e divieti ancora vietano di vendere la propria merce al più alto prezzo possibile?”

"Gli impiegati ed i pensionati si lamentano dell'insufficienza degli stipendi e delle pensioni? E come risponde il governo? Inventando istituti dei consumi, grazie a cui magistrati, professori, segretari di prefettura, postelegrafici perderanno il proprio tempo ad annusar formaggi e a negoziar merluzzi, facendo perdere, per la propria incompetenza invincibile, denaro al tesoro, creando una nuova guardia del corpo ai ministri inventori del bel congegno e distogliendo forze ai servizi pubblici, che sarebbe esclusivo dovere di quegli impiegati di far procedere con zelo e con efficacia.”

“Impiegati e persone provviste di reddito fisso si spaventano di un possibile rincaro dei fitti? La sapienza governativa non trova altro miglior rimedio che sovraccaricare i proprietari di case di nuovi balzelli sperequati e impedir loro un parziale adattamento delle pigioni al diminuito valore della moneta; sicché l'industria edilizia, la quale oggi potrebbe dare lavoro a falangi di lavoratori, dopo quattro anni di arresto, non osa investire capitali e si provoca la rarefazione delle case.”

C’è chi invita il governo a dare piena libertà alle industrie lasciando perdere la creazione di monopoli che alla fine non saprebbe come amministrare.
Tutto perché a Roma ci sono burocrati che spadroneggiano, convinti che nel loro cervello ci sia solo sapienza. Invece devono capire che sono niente di fronte al più umile di loro, che rischia quotidianamente lavoro e risparmio nello loro intraprese. Questi burocrati orgogliosi sono stati a lungo sopportati. Ritorni ognuno a fare il proprio mestiere.
Calmati gli animi si passa all'ordine del giorno. Alcuni punti.
* Si richiama il governo alla necessità di riorganizzare senza ritardo il servizio dei trasporti.
* Si sollecita il Governo a inspirare la politica finanziaria dello Stato ad intenti più conformi alle necessità del momento, tenendo conto che colpire i mezzi di produzione inaridisce ed estingue la ricchezza del Paese.
* Lo Stato non sottragga rami di attività che, affidate ai singoli, possono convertirsi in cospicue finti di ricchezza perennemente feconde.
* Si chiede inoltre al Governo di evitare assolutamente la creazione di nuovi organismi burocratici dei quali, non in alcun guisa, si è sentita la necessità.

L’ordine del giorno viene messo ai voti. Approvato all'unanimità.

Addì, 30 gennaio 1919  - Bergamo

Johannes Bückler

31 gennaio 1919 - La Stampa -  >>>>>

mercoledì 20 maggio 2015

Imu, Tasi e il sadismo fiscale.


Mentre siamo alle prese con 730, Irpef e dichiarazioni dei redditi, ecco avvicinarsi una nuova scadenza fiscale: il 16 giugno, prima rata di Imu e Tasi.
Anche quest’anno niente local tax, una tassa unica locale che dovrebbe accorpare tutti i tributi sugli immobili e semplificare la vita a noi contribuenti, se ne riparlerà nel prossimo anno.
Per quanto riguarda la prossima scadenza c’è però una buona notizia. Anci e Governo hanno trovato un accordo: l'approvazione dei bilanci preventivi degli enti locali é spostata in avanti, dal 31 maggio al 30 luglio e con essa la definizione, da parte dei sindaci, delle aliquote su Imu e Tasi. Tradotto, significa che il 16 giugno dovremo pagare la prima rata (pari al 50% del tributo) calcolata sulla base delle aliquote e delle detrazioni deliberate per l’anno d’imposta 2014. La rata del 16 dicembre (a saldo) andrà pagata con eventuale conguaglio utilizzando le aliquote e le detrazioni deliberate dai comuni per l’anno d’imposta 2015.
Conosciamo l’importo, quindi tutto bene? Magari. Sappiamo “quanto”, sappiamo “quando”, ma rimane il “come”. E la stessa domanda: arriverà finalmente a casa il bollettino precompilato?
Il discorso dei bollettini precompilati fu inserito con il comma 689 nella legge 147/2013, la legge di Stabilità approvata dal governo Letta.
Dal 2015 era previsto “l’invio di modelli di pagamento preventivamente compilati da parte degli enti impositori”. Mai visti.
E’ seguita la legge 89 del 2014 che imponeva ai comuni nel 2015 “la massima semplificazione degli adempimenti dei contribuenti” rendendo così “disponibili i modelli di pagamento preventivamente compilati su loro richiesta, ovvero procedendo autonomamente all’invio degli stessi modelli”.
Qualcuno a questo punto starà esclamando: “questa volta ci siamo”.
Calma. Se state già pensando di cavarvela aspettando sul divano il bollettino precompilato dopo aver stappato la bottiglia delle grandi occasioni scordatevelo, perché non arriveranno.
 Anche quest’anno dovremo ripetere le file ai Caf, le attese dai commercialisti o dai consulenti che i comuni, bontà loro, dovranno metterci a disposizione. Infatti, come ci avverte l’Ifel, la fondazione dell’Anci, “solo una lettura superficiale della legge di Stabilità 2014 può portare a questo convincimento, in realtà, tale obbligo non emerge dalla normativa vigente”.
Secondo loro “massima semplificazione degli adempimenti” e “rendere disponibili i modelli di pagamento” sono frasi che vanno interpretate.
O meglio, vanno tradotte (sempre che qualcuno conosca il burocratese). Ora ai sindaci dico: per anni ci avete riempito la testa con il “federalismo fiscale”, panacea di tutti i mali. Le tasse più vicine al territorio (e abbiamo visto com’è andata a finire), tasse più eque (cioè sempre più alte) per arrivare a una conclusione: non esistendo l’esatta conoscenza dei titolari e detentori di immobili non siete in grado nemmeno di compilarci un semplice e misero bollettino.
Prendiamo atto. Ma state tranquilli, le tasse vanno pagate e continueremo a farlo, nonostante tutto. Perché la fase dell'arrabbiatura l'abbiamo superata da tempo ormai, sostituita da una mesta e dolente rassegnazione.
Arrivati a questo punto, una cosa che dovrebbe farvi riflettere: si trattano così i contribuenti di un Paese che si definisce civile?

Johannes Bückler

20 Maggio 2015 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi >>>>>

martedì 4 novembre 2014

E lo chiamavano governare (14)


Il patto della staffetta.

28 novembre 1986 

Dopo essersi garantito l’avvicendamento a Palazzo Chigi, Ciriaco De Mita dimostra di non sapere esattamente come comportarsi. In primavera il Presidente della Repubblica manderà alle Camere il nuovo Presidente del Consiglio. Un democristiano naturalmente. Però lui vorrebbe restare a piazza del Gesù. Ad Andreotti e Forlani la cosa non par vera e si dimostrano subito entusiasti della cosa. Ora si tratta solo di aspettare. La primavera non è lontana.

17 Febbraio 1987 
Oggi Craxi è stato ospite della trasmissione Mixer di Giovanni Minoli. Nell’intervista in pratica ha sconfessato il famoso “patto della staffetta” di cui De Mita si è molto speso per tenere buono il suo partito.
Il patto prevede (o meglio prevedeva) in primavera il passaggio delle consegne. Craxi se ne deve andare lasciando il posto a un rappresentante della Democrazia Cristiana. Invece...


Craxi si è presentato alla Camera per liquidare la staffetta, sostenendo che è: "un’invenzione e un abuso"
L’intervista a Minoli fu una provocazione premeditata da Craxi. Infatti, prima di iniziare la trasmissione, aveva chiesto a Minoli se fossero presenti dei giornalisti e alla risposta affermativa aveva sorriso. Terminata la registrazione commentò: ”E così abbiamo liquidato pure la staffetta”.
In quel momento non immaginava che, tra poco, a essere “liquidato”  sarebbe stato solo lui.

19 febbraio
La rappresaglia è iniziata. Sul decreto sulla fiscalizzazione degli oneri sociali la Dc ha votato col Pci e i missini. In pratica il Senato ha respinto tutti gli emendamenti proposti dal Governo. Il decreto è stato approvato con  una regalia agli agricoltori. In vista delle elezioni la Dc ha cominciato a seminare. Nella “raccolta voti" è maestra.
La spaccatura ormai è netta e sicuramente ci saranno ripercussioni nei prossimi giorni.

20 febbraio
Il gioco ormai si fa duro tra Dc e Psi. De Mita ha dichiarato:“E’ finito il tempo delle parole, comincia quella dei fatti. I democristiani si sentono traditi perché è stata rimessa in discussione la staffetta”. 
Non contento ha ricevuto al secondo piano di palazzo del Gesù i direttori dei maggiori istituti demoscopici per avere previsioni sul futuro elettorale. E chi vuole intendere intenda. 

4 marzo
Craxi si è dimesso.


9 marzo
Cossiga ha affidato l’incarico di formare un nuovo governo a Giulio Andreotti. 

25 marzo
Andreotti ha fallito. L’incarico viene affidato a Nilde Iotti.

31 Marzo
Nilde Iotti torna da Cossiga dicendo che esiste ancora la possibilità di un pentapartito.

7 Aprile
Cossiga respinge le dimissioni di Craxi e lo rimanda alle Camere.

9 aprile
La Dc (incavolata nera) ritira i suoi ministri dal Governo.

10 Aprile
Craxi rassegna di nuovo le dimissioni. Cossiga assegna l’incarico a Scalfaro.

14 Aprile
Scalfaro torna da Cossiga per comunicare l’esito negativo del suo tentativo.

15 aprile
Cossiga incarica Fanfani.

19 aprile
Governo fatto. Si va alle Camere.

Craxi non si è presentato alla cerimonia  per il rituale passaggio di consegne. Ha mandato  il fido Amato.

28 aprile
Il Governo Fanfani non ottiene la fiducia Si va a votare il 14 giugno. Un Governo elettorale a trazione democristiana. 

Durante la crisi di governo i partiti non si fermarono. C’erano da spartire le nomine alla Rai. 

Ricordate il contratto dei medici? Fu  firmato l’8 aprile proprio nello stesso momento delle dimissioni di Craxi. 15 mesi di scontri, di scioperi selvaggi. Mentre il Governo cercava disperatamente di tenere sotto controllo il deficit (si fa per dire…..tenere sotto controllo 100.000 miliardi di deficit), loro continuarono tranquilli. Il costo complessivo (si cercò di contenerlo a 1.000 miliardi) fu di 1.042 miliardi per i soli paramedici e 982 per il personale medico. In totale 2.024 miliardi di Lire. E ottennero questi aumenti: 
Medici a tempo pieno
Assistenti +41,11% - Aiuto + 41,14%  - Primario + 41,07%
Medici a tempo definito
Assistente +25,94% - Aiuto + 25,91% - Primario + 26,94%
Paramedici
Aumento medio di 155.000 Lire mensili oltre a tutti i benefici derivanti dalla revisione dell’inquadramento e dalla riparametrazione.
Inoltre:
115.000 capi operai passarono dal 4° al 5° livello con aumento stipendio del 16,5%.
160.000 infermieri salirono dal 5° al 6° livello – le caposala al 7° e i direttori all’8°
A tutti i medici venne aumentata indennità di pronta reperibilità del 40%. + incentivi di produttività dell’11,5%.
Agli assistenti con 5 anni anzianità doppio scatto.
L’orario di lavoro venne ridotto di due ore per tutti.
--------------------
Chiaro che dopo il rinnovo del contratto dei medici l’obiettivo dei 100.000 miliardi di deficit cominciò a scricchiolare. e non poteva essere diversamente. Per gli aumenti contrattuali dei dipendenti pubblici nella Finanziaria '87 erano stati stanziati 2.384 miliardi + 2.855 per i due anni successivi per un totale di 8.094 miliardi di Lire. Cioè il 13% di aumento medio per coprire il tasso d'inflazione programmato (6% nell'86, 4% nell'87 e 3% nell'88). Nel febbraio '87 la Banca d'Italia fece sapere che probabilmente il 13% di aumento medio previsto sarebbe arrivato (con i nuovi contratti) al 15%. In pratica rifacendo i conti agli 8.094 miliardi dovettero aggiungere altri 1.500 miliardi. Ma rifacendo ancora i conti si accorsero che servivano invece 11.824 miliardi. In pratica avevano sbagliato tutte le stime. Ma era facile prevederlo se ad ogni contratto inserisci clausole che prevedono aumenti di anzianità non previsti, agevolazioni per passaggi a livelli superiori in modo automatico o indennità varie a destra e a manca.

Ricordo che quando ne parlai con un vecchio democristiano la sua risposta fu: “Tranquillo, lo sconquasso dei conti pubblici di regola va di pari passo con un aumento di voti nelle urne elettorali”. Già. 

Resta solo da chiedersi dove ci porterà questo continuo indebitarsi. Fino a quando reggerà il sistema? Non ci si può indebitare all’infinito. Mio padre (imprenditore) odia fare debiti. Continua a ripetermi che quando hai molto, ma anche molti debiti, non ti puoi considerare ricco.

Il deficit (e con esso il debito) stava crescendo in un modo incredibile. Lo sapevano tutti, cittadini compresi. Malgrado ciò continuarono a chiedere sempre di più. Anche senza Governo.

I pensionamenti anticipati a carico dello Stato, l’assunzione di dipendenti pubblici malgrado il blocco delle assunzioni, 7 miliardi per il settore del pomodoro (una regalia), e così via...

Sia chiaro, io tengo via tutto. Non vorrei che fra 20 o 30 anni qualcuno si metta a tranciare giudizi dimenticando com'è stato governato il Paese in questi anni. Creando ricchezza, ma depredando il futuro dei nostri figli. Che, ne sono certo,  non ce lo perdoneranno mai.

Ah, dimenticavo. Craxi lasciò fare, convinto che prima o poi sarebbe tornato alla guida del Paese. Si sbagliava. Quella fu l'ultima volta. Non ci tornerà mai più. 

Al prossimo assalto alla diligenza…

--------------------------------------------------------------------------------
L'enorme debito pubblico che abbiamo (e che blocca il Paese), non è la conseguenza di chissà quali oscuri complotti, ma il risultato matematico dell’operato di governi con la complicità di buona parte del Paese.
Quei governi stavano mangiando il futuro dei nostri figli e a tutti stava bene.
Proprio a tutti no, ma questa è un'altra storia.

E lo chiamavano governare. (1) (2) 3 (4) (5) (6) (7) (8) (9) (10) (11) (12) (13) (14) (15)

lunedì 3 novembre 2014

E lo chiamavano governare (13)


Craxi II

Ottobre 1986 - Finanziaria ’87 

7.500 miliardi di soli investimenti e 750.000 posti di lavoro. Tra gli investimenti una trentina di progetti triennali per piccole e grandi imprese. Per esempio 124 miliardi al Ponte sullo Stretto (sich!), 400 miliardi alla tangenziale di Napoli, 120 miliardi al prolungamento della metropolitana di Roma, 80 al recupero del barocco siciliano e 2.700 miliardi a progetti “non definiti ” della regione Calabria (che tradotto significava stipendi a forestali che li incassavano persino da latitanti).

Questo l’ambizioso obiettivo del governo per i prossimi 3 anni. Il ministro del lavoro Gianni De Michelis l’ha appena definito “lo sforzo più grande dall’Unità d’Italia”. Non è dello stesso parere la Corte dei Conti che in audizione alla Commissione Bilancio definisce invece la manovra”troppo asciutta”. Inoltre mancano tutte le misure operative che rendono il giudizio praticamente impossibile. La riunione si è chiusa con un problema e un giallo. Il problema: le Regioni vogliono altri soldi per finanziare programmi di sviluppo. Servono quindi altri 1.000 miliardi. Il giallo: dalla Finanziaria sono spariti 4.000 miliardi destinati al Sud. Erano 7.800, ma sulla tabella ora c’è scritto 3.800 miliardi. Un giovane medico napoletano, Presidente della commissione Bilancio, definisce la cosa “vergognosa”. Il suo nome? Paolo Cirino Pomicino.

Di Paolo Cirino Pomicino si è scritto molto. Da Presidente della Commissione Bilancio era solito tenere congelata la finanziaria per un mesetto. Quando ne usciva, non era più la stessa. O meglio, i saldi erano gli stessi, anche se c'era sempre qualcosa in più. Nella finanziaria ’87 il deficit programmato era 100.000 miliardi? Lui "rimodulava", ma sempre per 100.000 miliardi di deficit. (C'è da dire che come modulava lui non modulava nessuno). A saldo invariato riusciva però a inserire sempre qualche migliaio di miliardi per Napoli e la Campania. C'era la voce “Metropolitane”? E lui  aggiungeva 50 miliardi per quella di Napoli. “Borse di studio”? E lui ne inseriva 3.500 al Sud e così via. Il Sole 24 Ore definiva questa modulazione “l’effetto Pomicino”. 

24 ottobre 
Dopo il sì della Commissione, la Finanziaria approda oggi in aula. Pomicino ha dichiarato”Il quadro della compatibilità finanziaria è stato mantenuto". Il fabbisogno dello Stato resta fermo a 100.000 miliardi (bontà loro). Anche Goria è soddisfatto. La parola d’ordine della finanziaria è: “freno alle rivendicazioni salariali e rilancio degli investimenti pubblici (soprattutto a favore del Mezzogiorno). Quale clima troverà il passaggio in aula? Difficile dirlo. Vedremo. Anche alla luce dei 600 emendamenti previsti da parte del Pci.

Mentre Goria parlava di “freno alle rivendicazioni salariali:”l’Ufficio di Presidenza di Montecitorio pensò bene di aumentare gli stipendi a tutti i Parlamentari. 

La sola indennità salì a 6.195.000 più 500.000 al mese per rimborso taxi (di più se abitava a più di 50 km da un aeroporto), ai quali venivano aggiunti 830.000 Lire di diaria, più 300 francobolli (al mese), più 10.000 scatti telefonici l’anno. Inoltre la Presidente della Camera ottenne un’indennità aggiuntiva di 4.500.000 al mese lordi. Di più. I deputati poterono avere degli assistenti. La spesa stanziata per il 1987 fu di 20 miliardi di Lire. 


4 Novembre 
Due parole sulle “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato” così si chiama, in effetti, la Finanziaria.

Alcuni stanziamenti: 70 miliardi per il 1987 e 80 miliardi per il 1988  e il 1989 al…terremoto del Belice. (avvenuto nel 1968).
4.464 miliardi per ripianare i debiti delle aziende di trasporto. 710 miliardi per costruire alloggi ai dipendenti delle Ferrovie. 710 miliardi per riequilibrare bilanci delle Ferrovie (e la possibilità di indebitarsi per altri 10.000 miliardi). D’altronde Ligato ha appena promesso che il sistema ferroviario (con questi soldi) avrà carrozze televisori e telefoni in ogni cabina e treni turistici con dancing e sale convegno. (Vedremo). 1.054 miliardi per il fondo pensioni ai ferrovieri. 870 miliardi per la riparametrazione degli stipendi dei dipendenti delle Usl. I 2.700 miliardi alla Calabria. 160 miliardi per ripianare debiti di ospedali. 153 all’editoria. 40 milioni alla ceramica artistica (??’). 5 miliardi per la chiusura dei giardini zoologici. 1.400 miliardi per la ristrutturazione dell’amministrazione finanziaria. 2.193 miliardi per “il riordino dei ruoli” del personale Anas e 1.225 per quelli dell'Aima. 2.384 miliardi + 4.560 miliardi nei due anni successivi per gli aumenti contrattuali dei dipendenti pubblici. E così via.

Un capitolo a parte meritano i soldi destinati al Mezzogiorno. Tra questi la “Gestione fuori bilancio per gli eventi sismici nel Mezzogiorno”. Sono 17 leggi con centinaia di centri di spesa libere di spendere a piacimento. Tra queste la famigerata 219 del 1981.
Al Titolo VIII si occupa della ricostruzione di 20mila senzatetto a Napoli. All’inizio sono stati stanziati 1.500 miliardi di Lire.
Nel corso del tempo le autorizzazioni a spendere sono arrivate sino a 11.000 miliardi. Quanto fa 11.000 miliardi diviso 20.000 case? Ecco, appunto. Fanno 550 milioni a testa. Niente male per una casa. Quante di queste case sono state costruite a oggi? Praticamente nessuna. I soldi sono stati spesi per altro. Questo non ha impedito di inserire nella finanziaria '87 altri 1.792 miliardi per il 1987 e 530 miliardi per il 1988 destinati a costruire sempre i 20.000 alloggi. (Più altri 1.700 miliardi per la costruzione di altri alloggi colpiti dal sisma)

14 novembre 
Nella finanziaria non è incluso il contratto dei medici ospedalieri. Ecco perché. Il governo ha appena trovato 700 miliardi per chiudere il negoziato per il contratto dei medici ospedalieri.
Corrisponde a una rivalutazione degli stipendi del 35% per i medici a tempo pieno e del 20% per quello a tempo definito. Purtroppo, per il governo, le 11 sigle dei sindacati autonomi hanno risposto picche. Quell’aumento è troppo poco. Ormai è scontro non solo col Governo, ma anche con i sindacati confederali. La situazione è confusa anche se Donat-cattin e Gaspari hanno incontrato Pizzinato. Marini e Benvenuto che rappresentano Cgil, Cisl e Uil. Se non si trova una soluzione, i medici minacciano scioperi a oltranza.
 
15 novembre 
L’accordo per la spartizione delle banche, tra i partiti di governo. è vicino.
La sollecitazione del Presidente della Repubblica e soprattutto il via libera dell'assegnazione della Cariplo alla Dc, ha sbloccato il tutto.
La spartizione è stata giudicata da tutti “compiuta con estrema correttezza e scrupolo costituzionale”. (ma quando????)






Sono convinto che questa Finanziaria debba essere incorniciata e lasciata ai posteri. Un giorno, quando i nodi verranno al pettine, (e verranno) qualcuno leggerà il testo (e soprattutto le tabelle allegate) e capirà. Anche se troppo tardi.


Riguardo i soldi stanziati per il terremoto intervenne la Corte dei Conti (anche se con la solita bacchettata inutile). Fece sapere al Paese che tutti quei soldi erano serviti a pagare interventi senza nessuna logica, senza controlli e senza risultati. Informò tutti (invano) che gestioni chiuse da 4 anni continuavano a spendere invece di restituire i soldi. Che 800 organismi delegati a spendere per il sisma non avevano ancora fornito un rendiconto. Che soldi destinati a ricostruire erano stati usati per pagare straordinari (effettuati? Non si sa). Ci raccontò che a Napoli su 27 infrastrutture che dovevano costruire abitazioni solo due avevano cominciato a fare qualcosa. Che per la ricostruzione delle industrie colpite da sisma erano già stati spesi 1.700 miliardi. A fronte di 1.030 miliardi stanziati. Che invece di ricostruire, i finanziamenti si erano persi in mille rivoli, in mille centri di spesa senza rendiconti. Insomma. Che migliaia di miliardi erano stati gettati al vento. Una cosa però la Corte dei Conti non ci disse: che molti altri miliardi si sarebbero aggiunti in futuro.

Qualcuno vorrà sapere come andò a finire la trattativa sugli aumenti ai medici ospedalieri. Ricordate? Era stato offerto loro un aumento del 35% per i medici a tempo pieno e del 20% per quelli a tempo definito. Ma i sindacati autonomi (11 sigle) avevano risposto che era troppo poco. Dopo due mesi di scontri ottennero… il 41% di aumento i primi e il 26% i secondi. Non solo. Tutti sapevano che era malcostume per molti medici "quello di preoccuparsi poco della sanità pubblica e molto dei loro studi privati". Nella trattativa fu inserito allora una sanatoria per questo malcostume fatto di soprusi e malversazioni, Anzi, persino una selva di promozioni a tutto campo.
Goria si rifiutò di firmare perché disse:“significherebbe premiare i furbi a danno degli onesti”. Il contratto però fu firmato (da altri) il 30 aprile dell’anno dopo. Fu stralciata la parte della sanatoria, ma tutti sapevano che il motivo era uno solo: quello di poterne allargare le maglie. Più furbi sanati più voti. Elementare!



Al prossimo assalto alla diligenza…

--------------------------------------------------------------------------------
L'enorme debito pubblico che abbiamo (e che blocca il Paese), non è la conseguenza di chissà quali oscuri complotti, ma il risultato matematico dell’operato di governi con la complicità di buona parte del Paese.
Quei governi stavano mangiando il futuro dei nostri figli e a tutti stava bene.
Proprio a tutti no, ma questa è un'altra storia.

E lo chiamavano governare. (1) (2) 3 (4) (5) (6) (7) (8) (9) (10) (11) (12) (13) (14)

lunedì 11 agosto 2014

E lo chiamavano governare (9)


29 Aprile 1985

"Sopra i flutti o sotto i flutti, la Sicilia sia unita al Continente"
(G. Zanardelli, 1876)


Sviluppo economico e criminalità. Questi i due temi che il capo del Governo Bettino Craxi ha affrontato nella sua visita a Palermo. Descrivendo la situazione economica-sociale dell’isola, Craxi ha detto: “Non è confortante, ma lo Stato vuole intervenire per dotare la Sicilia di infrastrutture che le consentano un inserimento dinamico nella realtà mediterranea e un collegamento più stretto con l’Europa”.
A questo proposito il Presidente del Consiglio ha promesso la realizzazione di una grande opera per l'isola. Il Ponte sullo Stretto si farà.

27 Dicembre 1985

Oggi si è riunito il Consiglio dei Ministri. E’ l’ultima seduta dell’anno, ma molto importante perché le decisioni sono destinate a riflettersi su tutto l’86.
Per esempio il ripristino dell’Epifania per la gioia di grandi e piccini cui mancava da tempo la Befana.
C’è il quarto decreto per evitare il black out delle Tv private, la nuova imposta comunale, l’aumento delle tasse universitarie  e soprattutto quello che per Craxi deve essere il sigillo in grande stile del 1985: il Ponte sullo Stretto di Messina.
Dopo anni di polemiche finalmente l’atto decisivo.
È firmato il decreto interministeriale di concessione per il collegamento stradale e ferroviario tra la Sicilia e il continente.
Dopo Craxi hanno firmato il decreto il Ministro del Tesoro Goria, dei Trasporti Signorile, del Bilancio Romita, dei Lavori Pubblici Nicolazzi, delle Partecipazioni Statali Darida e della Marina Mercantile Carta. Scelta del progetto (se il programma stabilito dal Presidente dell’Iri, Prodi non subirà contraccolpi), entro luglio 1986. Inizio lavori entro il 1989. Conclusione e inaugurazione entro il 1996. Tutto scritto. Nero su bianco.

Va beh, come andò a finire potete intuirlo da soli.
Eppure la tabella di marcia era precisa. Entro il 1986 bisognava scegliere quale tipologia di collegamento. La scelta era tra un ponte sospeso, un tunnel sommerso e un tunnel appoggiato sul fondo del mare.
Nel 1987 bisognava passare alla progettazione definitiva e all’apertura dei cantieri. Entro la fine del 1996, la Sicilia doveva essere collegata alla terraferma.
Dal 1986 al 1993 furono destinati al progetto decine di miliardi (nessuno sa ancora oggi quanti). In quel periodo di tempo non si riuscì nemmeno a scegliere la tipologia di collegamento.
Siamo ancora lì. Ponte o tunnel? 

 Ah dimenticavo. Negli stessi anni fu realizzato il canale della Manica che collega la Francia e la Gran Bretagna. Va beh, ma noi ci pensiamo bene prima di fare un'opera. Dove eravamo rimasti? Ah sì. Ponte o tunnel?

Al prossimo assalto alla diligenza…

--------------------------------------------------------------------------------
L'enorme debito pubblico che abbiamo (e che blocca il Paese), non è la conseguenza di chissà quali oscuri complotti, ma il risultato matematico dell’operato di governi con la complicità di buona parte del Paese.
Quei governi stavano mangiando il futuro dei nostri figli e a tutti stava bene.
Proprio a tutti no, ma questa è un'altra storia.

E lo chiamavano governare. (1) (2) 3 (4) (5) (6) (7) (8) (9(10)

martedì 22 luglio 2014

E lo chiamavano governare (8)


Aprile 1985
Per vincere le elezioni serve una cosa sola: non badare a spese.

Ma è mai possibile che ogni volta che si avvicinano delle elezioni (di qualsiasi genere) inizia l’assalto alla diligenza? Questi sono disposti a tutto pur di ottenere l’approvazione rapida di una legge per il proprio tornaconto elettorale.
Il socialista calabrese Salvatore Frasca ha minacciato uno sciopero della fame se non verrà presa in considerazione la sua proposta di legge. Non ha nemmeno dovuto faticare molto visto che ha saltato solo un pasto (in realtà è pure stato beccato a rimpinzarsi di panini prima di iniziare lo sciopero). Oggi al Senato sono arrivati dalla Camera provvedimenti che fanno rizzare i capelli. (Non si può andare avanti così, con questi sprechi di denaro pubblico).
Aumenti degli organici ANAS, aumenti ai pensionati, tutti veicoli di voti. Certo, a volte si esagera.
Il Senato (fortuna che esiste una seconda lettura altrimenti...) ha appena rimandato alla Camera una legge che prevedeva di rendere stabili 100.000 dipendenti precari delle USL.
Quando si esagera si esagera.
Come hanno rimandato indietro la legge che pretendeva di fare entrare in ruolo, senza concorso, non solo decine di migliaia d’infermieri e medici, ma pure i primari (e vai..).
Ma nella stessa legge c'erano norme anche più sorprendenti. Per i policlinici napoletani era previsto di far passare in organico 8.000 medici e 6.000 infermieri.
Calcolando che per gli stessi ospedali sono previsti non più di 2.200 pazienti, significava avere (compresi quelli esistenti) 14 tra medici e infermieri per ogni paziente.
E ricordate gli aumenti degli organici dell’ANAS? Beh, è tutto scritto e deciso. Salvo naturalmente le coperture.
Nessun problema. Il governo un modo l’ha trovato (sedetevi, se non l’avete ancora fatto). La somma per coprire l’aumento di organico “sarà prelevata dal fondo stanziato per compensare le oscillazioni dei cambi per i prestiti che l’ANAS fa all’estero”. Domanda: “Ma sicuri che il dollaro scenderà”. Risposta di un rappresentante del governo : “ Dovrebbe…almeno speriamo”. Già, almeno speriamo. (ma si possono fare provvedimenti in questo modo?)
E che dire della copertura di tutti gli aumenti previsti per i pensionati. Questa è difficile (appoggiatevi bene e fate un bel respiro).
Dunque, vediamo. Io aumento le pensioni (e fin qui), quindi automaticamente aumenterà l’entrata Irpef (e anche qui) perciò con questo maggior gettito copriamo l’aumento delle pensioni (Ma porc…).
Domanda: “Ma questo non è mai successo nella storia repubblicana. Considerare una maggiore entrata come copertura di spesa è da matti. E poi tre mesi fa nella finanziaria c’era proprio il divieto di fare questo tipo di operazioni”. Nessuna risposta. Silenzio. Tutto votato. E avanti.
Se ancora qualcuno non è svenuto si starà chiedendo: ma quanto c’è costato il pranzo dell’Onorevole Frasca col suo sciopero della fame? Beh, nemmeno tanto per i tempi. Solo 3.300 miliardi alla Calabria per pagare lo stipendio a 30.000 addetti al rimboschimento. Tranquilli, non c’era solo quello. C'era anche la richiesta di “un idoneo collegamento aereo tra la piana di Sibari e l’aeroporto di Lamezia Terme”. Effettivamente, come si fa a percorrere 200 Km di strada al giorno d’oggi.
Ora pensate una parolaccia. Quella che volete.

Johannes Buckler 

Questi sprechi di denaro pubblico erano vizi antichi. E' possibile assegnare un Oscar a questo modo di governare? Direi di sì, e riconoscere il premio, senza ombra di essere smentiti, alla senatrice democristiana Falcucci.
Quando era sottosegretario alla Pubblica Amministrazione riuscì a far approvare una sanatoria per i precari della scuola media che prevedeva una spesa di 31 miliardi e 200 milioni.
Alla fine ne servirono 1.580 di miliardi (ci aveva quasi preso, via).
Da allora la Camera ha istituito un premio: il Falcuccino d’oro, riservato a chi sballa di più la previsione di spesa.
Che successe alla Falcucci dopo quella figuraccia? Quello che accadeva sempre quando qualcuno gettava soldi pubblici (e portava voti) : fu promossa ministro.

Al prossimo assalto alla diligenza…

--------------------------------------------------------------------------------
L'enorme debito pubblico che abbiamo (che blocca il Paese) non è la conseguenza di chissà quali oscuri complotti, ma il risultato matematico dell’operato di governi con la complicità di buona parte del Paese.
Quei governi stavano mangiando il futuro dei nostri figli e a tutti stava bene.
Proprio a tutti no, ma questa è un'altra storia.

E lo chiamavano governare. (1) (2) 3 (4) (5) (6) (7) (8) (9)