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lunedì 24 settembre 2012

Discorso da Bar Sport.


Caro Johannes,
1 - Sono un tizio che ha visto da vicino come funziona lo Stato, e funziona male, non vi sono dubbi al riguardo;
2 - Una domanda alla quale non sono mai riuscito a trovare una risposta convincente: su che base giuridico-costituzionale una assemblea elettiva autodecide il danaro pubblico da distribuire ai propri membri?
Ha senso che un Parlamento autodecida ciò che deve spendere per il proprio funzionamento, autodecida il proprio prelievo, la propria "fetta di torta", l'uso a fini propri delle tasse che lo stato preleva?
Questa "indipendenza" è legittima, prima di essere legale, prima di stabilire poi che si fa di questi soldi? Non parliamo di parlamentini di rango locale;
3 - Si può continuare ad avere una contabilità di Stato che non contabilizza, che deve emergere in modo frammentato e confuso solo per delazione di qualche membro insoddisfatto della "distribuzione"?
Non è questo primo fatto una violazione del primo e più elementare principio di buona e doverosa amministrazione?
I nostri sommi giuristi, quelli che celebrano le messe contabili cantate nel loro incomprensibile "latinorum contabile", dove sono, dove erano?
Qualcuno può cortesemente ed autorevolmente spiegare loro perché prendono lo stipendio?
Siamo ad un generalizzato "abuso del diritto"?
4 - Se è così, e sono convinto che sia così, come si dovrebbe fare invece?
Si può avere una voce del Bilancio dello Stato che fa le somme del costo della politica in Italia, lasciando fuori le mazzette?
Si può avere finalmente un budget vero, che limiti il totale della spesa per il mantenimento della politica?
Non dovrebbe essere così? Gli altri come si regolano?
Alberto Carzaniga

mercoledì 16 maggio 2012

TASSE: Dovere di pagarle o diritto di non pagarle?


Ormai è divenuto il tema del giorno: suicidi, tragedie familiari, vedove in televisione, assalti ad Equitalia, una tensione sociale che sta salendo trovando a volte nei mas media ampie giustificazioni.
Tentiamo allora di sgombrare il campo da mille distinguo per tentare di cogliere il nocciolo del problema: se in Italia le tasse sono troppo alte, anzi altissime, lo dobbiamo al fatto che, dopo il calcio, lo sport nazionale è l’evasione fiscale.
Anzi, scusate, non è il secondo ma il primo di tutti gli sport.
Solo che diverte chi lo pratica ma non gli spettatori. Infatti, il 93% dell’IRPEF è pagata da lavoratori dipendenti e pensionati, e il 7% dai lavoratori non dipendenti.
E’ quindi evidente che chi paga si sobbarca anche gli oneri di chi evade.
Ci viene in mente allora la famosa favola di Esopo, “La cicala e la formica”: sono le formiche che pagano i debiti delle cicale sempre più garrule anche perché protette da tutti quei partiti che se ne vogliono guadagnare il consenso elettorale.
Conseguentemente, il dovere civile di pagare le tasse come “ milioni di formiche contribuenti oneste “ si trasforma in un intollerabile abuso da parte dello Stato “fellone”.
Si rivendica anche attraverso l’attacco ad Equitalia il diritto di non pagarle e il mantenimento a vita di questo privilegio. Se è comprensibile che in questi tempi di vacche magre, anzi scheletriche, salga una forte protesta sociale da chi senza lavoro o cassintegrato si vede anche soggetto a pesanti oneri fiscali (vedi IMU) occorre saper cogliere i bersagli giusti che individuiamo in un imposta patrimoniale sulle grandi ricchezze (vedi ad esempio il programma che ha vinto le elezioni recentemente in Francia), nel ripristino del reato di falso in bilancio e nella stipula di accordi tra i Comuni e le Agenzie delle Entrate (vedi Campolongo) per l’accertamento degli effettivi redditi percepiti nei territori di competenza.
Anche l’ultimo episodio accaduto nella nostra città con l’aver murato l’ingresso di Equitalia a Mestre da parte di alcuni esponenti della cosiddetta sinistra rivela un’incomprensione assoluta delle radici del problema e si trasforma, nei fatti, in un imbarazzante appoggio agli evasori.
Bravi! Avete fatto ridere le cicale.

Marino Chiozzotto e Gigi Vaccari
Lido di Venezia