Disclaimer

Al fine di mantenere il blog nell'ambito di un confronto civile e costruttivo, tutti i commenti agli articoli espressi dai lettori verranno preventivamente valutati ed eventualmente moderati. La Redazione.

domenica 26 gennaio 2014

Le tasse vanno pagate, ma senza far fatica.


Caro Direttore,
che pagare le tasse sia un dovere dei cittadini è cosa ovvia. Ma i cittadini hanno anche dei diritti, accidenti.
Per esempio quello di sapere “quanto” pagare, di sapere “quando” e magari “come”.
Non è possibile fare tutta ‘sta fatica a ogni scadenza fiscale.
Prendiamo ad esempio l’Imu. Pur di non vedere lo squallido teatrino di questi mesi (e la conseguente confusione), saremmo stati pure disposti a pagarla. Ma una volta abolita, che bisogno c’era d’inventarsi un “mini Imu” per recuperare ancora quattro soldi (ci mancava pure un’imposta “mini” con una spesa pubblica di quasi 800 miliardi da tagliare).
Per non parlare delle altre tasse sulla casa. Era stato appena varato un 2,5 per mille come aliquota massima sulla prima casa per quanto riguarda la Tasi (Tassa sui servizi indivisibili) ed ecco il contrordine.
Scusate, ci siamo sbagliati, abbiamo scherzato (a dire il vero nemmeno si sono scusati). Sarà sì un 2,5 per mille, ma i comuni potranno optare per un ulteriore aumento (da 0,1 a 0,8) , ma non è sicuro, forse, vedremo se passa l’emendamento (e a questo punto pensate pure una parolaccia, quella che volete).
Vedremo cosa? Vedremo quando, come e soprattutto perché?
Non si può continuare in questo modo. Con un passo avanti e uno indietro ogni volta.
Al cittadino, alle famiglie e alle imprese tutte (per quanto riguarda il fisco e non solo), servono regole certe, chiare e soprattutto le più semplici possibili.
Se le tasse vanno pagate (e vanno assolutamente pagate), che il cittadino sappia esattamente quanto (magari, e per una volta meno del solito), quando (almeno in tempo) e come (evitando se possibile un commercialista al seguito).
Tutto qui. Non è difficile, dai. E’ sufficiente trattare i cittadini da cittadini.
E per i sudditi, rivolgersi altrove.

Un caro saluto

Johannes Bückler

26 Gennaio 2014 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi >>>>>

venerdì 24 gennaio 2014

Il Fisco e i poteri (che servono)


Caro Direttore,
mentre molti contribuenti sono in fila per pagare la mini Imu, la Guardia di Finanza ci comunica che un’altra fila si sta ingrossando, quella degli evasori fiscali.
I redditi e i ricavi non dichiarati e i costi non deducibili scoperti nello scorso anno è stati pari a 52 miliardi. Colpa certo di molte società che hanno attuato i famosi “trasferimenti di comodo” in paradisi fiscali come Bahamas, Principato di Monaco, Lussemburgo.
Apro una parentesi. Il Lussemburgo è socio fondatore dell’Unione Europea. Ora. E’ possibile sapere cosa ci fa un paradiso fiscale all’interno dell’UE? Chiusa parentesi.
Ma l’evasione non riguarda solo queste società. Su 400mila controlli su scontrini e ricevute sono state riscontrate irregolarità nel 32% dei casi. Di più. Sono stati scoperti 8000 evasori totali, 5 miliardi l’Iva non versata, 27mila i lavoratori non in regola. Insomma, l’ennesima dimostrazione che in questo Paese qualcuno continua allegramente a vivere (e pesare) sulle spalle degli altri.
Allora che fare?
Se, come ha riferito Befera in Parlamento esiste la possibilità concreta di recuperare almeno 30 miliardi (dei 545 non riscossi), che si faccia, e subito.
Che il governo dia immediatamente all’Agenzia delle Entrate tutti gli strumenti necessari per recuperare queste risorse. Lo deve ai cittadini onesti: quelli della fila per la mini Imu.

Un caro saluto

Johannes Bückler

24 Gennaio 2014 Corriere della Sera  - Leggi >>>>>

mercoledì 15 gennaio 2014

Buckler e la lettera della BCE.


L’amico Guido Pandini, con riferimento alla lettera della BCE del 5 agosto 2011 che ho riportato su Twitter, mi ha scritto “Ma solo a me appare irritante che una coppia di banchieri decidano delle politiche di uno stato democratico e sovrano?”


Ecco la risposta.

Facciamo un passo indietro.
Venerdì 5 agosto 2011 (giorno stesso della lettera), e a borse chiuse, Berlusconi e Tremonti convocano una conferenza stampa per spiegare una manovra straordinaria per l'Italia. A seguito di questa conferenza stampa, i giornali iniziano a parlare di una lettera segreta della Bce inviata al governo italiano.
La lettera conterrebbe alcune misure da adottare per frenare la drammatica crisi delle borse europee e il forte ampliamento dello spread.

Diciamo che mi sarei aspettato una sollevazione popolare per conoscere il contenuto di quella lettera.
Invece, niente. Forse troppo impegnati, in quel periodo, sulle intercettazioni del bunga bunga.

Come faccio sempre in questi casi, sono andato alla fonte. Essendo a conoscenza della possibilità di visionare i documenti (BCE/2004/3 in fondo alla pagina), ho richiesto una copia della lettera alla stessa BCE.
(Per la cronaca ci aveva provato anche Andrea D'Ambra (presidente dell'associazione Generazione attiva, anche lui senza successo)
Leggi qua :  >>>>>

Detto che nella lettera della BCE ci sono molte cose condivisibili, mi sarei aspettato comunque dal nostro governo una risposta decisa. Siamo o non siamo un Paese sovrano? Invece anche lì niente (e sentire oggi questi personaggi dire che bisognerebbe battere i pugni in Europa…).
Quello che non si conosce è la conclusione dell’ultima email che Buckler ha inviato a Trichet. Questa:
Leggi qua: >>>>>
Comunque grazie per le indicazioni di merito, ma in questo Paese il contenuto delle manovre, al momento, è ancora compito del nostro Parlamento”.

P.S. La lettera di Buckler sul Corriere è del 26 settembre 2011. Tre giorni dopo fu pubblicata dal Corriere della Sera quella della BCE.
Leggi qua : >>>>>


Johannes Bückler

La DECISIONE DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA del 4 marzo 2004 relativa all'accesso del pubblico ai documenti della Banca centrale europea (BCE/2004/3)
Leggi qua : >>>>>


domenica 5 gennaio 2014

Legge di stabilità, un'occasione perduta.


Caro Direttore,
la legge di stabilità è giunta in dirittura d’arrivo. Non serve essere economisti per capire che difficilmente potrà dare al Paese quella scossa tanto auspicata.
Assomiglia molto alle finanziarie degli anni ’80 con il classico assalto alla diligenza, o almeno di ciò che resta. Perché non è rimasto molto ormai.
Abbiamo persino dovuto assistere (per la prima volta nella storia Repubblicana) al primo decreto del governo ritirato dopo la fiducia del Parlamento. Va beh.
Scorrendo i provvedimenti si comprende come le poche risorse (poche, se non si vuole colpire la spesa pubblica) se ne sono andate in mille rivoli, in mille concessioni, in mille contributi e incentivi che poco serviranno a rilanciare un’economia asfittica come la nostra.
Forse si sarebbe dovuto concentrare tutte le risorse in un unico obiettivo. Il costo del lavoro per esempio e da lì cominciare finalmente a dire qualche no.
Non è stato fatto, e sarà l’ennesima occasione perduta.
E questo modo di procedere, a piccoli passi, rafforzerà altri sentimentii antieuropeisti. Ma è bene essere chiari.
Non è stata l’Europa a chiederci di sistemare i conti in questo modo. Non ci ha chiesto di rinviare le riforme o di bloccare le liberalizzazioni.
L’Europa non ci ha chiesto di tergiversare ogni volta che si tratta di tagliare la spesa pubblica, sprechi o quant’altro, anzi.
Non ci ha chiesto di alzare bandiera bianca davanti a un'evasione fiscale di dimensioni assurde.
Gli antieuropeisti lo devono sapere. Anche se, diciamo la verità, trovare un capro espiatorio è molto più semplice.
Ammettere errori (del passato e del presente) e rimboccarsi le maniche, lo è molto meno.
E costa fatica.

Un caro saluto

Johannes Bückler

05 Gennaio 2014 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi >>>>>