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domenica 5 gennaio 2014

Legge di stabilità, un'occasione perduta.


Caro Direttore,
la legge di stabilità è giunta in dirittura d’arrivo. Non serve essere economisti per capire che difficilmente potrà dare al Paese quella scossa tanto auspicata.
Assomiglia molto alle finanziarie degli anni ’80 con il classico assalto alla diligenza, o almeno di ciò che resta. Perché non è rimasto molto ormai.
Abbiamo persino dovuto assistere (per la prima volta nella storia Repubblicana) al primo decreto del governo ritirato dopo la fiducia del Parlamento. Va beh.
Scorrendo i provvedimenti si comprende come le poche risorse (poche, se non si vuole colpire la spesa pubblica) se ne sono andate in mille rivoli, in mille concessioni, in mille contributi e incentivi che poco serviranno a rilanciare un’economia asfittica come la nostra.
Forse si sarebbe dovuto concentrare tutte le risorse in un unico obiettivo. Il costo del lavoro per esempio e da lì cominciare finalmente a dire qualche no.
Non è stato fatto, e sarà l’ennesima occasione perduta.
E questo modo di procedere, a piccoli passi, rafforzerà altri sentimentii antieuropeisti. Ma è bene essere chiari.
Non è stata l’Europa a chiederci di sistemare i conti in questo modo. Non ci ha chiesto di rinviare le riforme o di bloccare le liberalizzazioni.
L’Europa non ci ha chiesto di tergiversare ogni volta che si tratta di tagliare la spesa pubblica, sprechi o quant’altro, anzi.
Non ci ha chiesto di alzare bandiera bianca davanti a un'evasione fiscale di dimensioni assurde.
Gli antieuropeisti lo devono sapere. Anche se, diciamo la verità, trovare un capro espiatorio è molto più semplice.
Ammettere errori (del passato e del presente) e rimboccarsi le maniche, lo è molto meno.
E costa fatica.

Un caro saluto

Johannes Bückler

05 Gennaio 2014 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi >>>>>

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