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venerdì 26 luglio 2013

Perchè Fassina ha sbagliato.

il viceministro dell’Economia (mica bruscolini) va a un convegno e dichiara che “esiste un’evasione di sopravvivenza”, di fatto giustificandola.
Ora. Che un politico vada a un convegno della Confcommercio e dica queste cose passi.
Al prossimo convegno dei pensionati dirà l’esatto opposto, tranquilli.
E’ vecchia politica, cose già viste. Ma Fassina è un viceministro, dell’Economia per giunta, quindi è chiaro che ha sbagliato.
Ha detto solo una banalità? Allora ha sbagliato due volte.
Perché da un viceministro come da un ministro o da un Presidente del Consiglio non ci si aspetta banalità.
Non ci si aspetta dichiarazioni del tipo “le tasse sono alte” (altra banalità).
Se la pressione fiscale è alta (e Dio solo sa quanto) ci si aspetta che faccia qualcosa per abbassarla, accidenti.
Perché non lo fa? Perché un governo perde mesi a parlare di una tassa (l’Imu) che ha in sé qualche barlume di equità, e non di una tassa ingiusta (questa sì) come l’Irap?
Fra l’altro Fassina ha preso una cantonata. Il motivo è presto detto.
Supponiamo di avere due commercianti, due liberi professionisti o due imprenditori, fate voi. E’ un momento di crisi per tutti, ma uno paga le tasse regolarmente (anche a costo di molti sacrifici), mentre l’altro, che di sacrifici magari ne vuole fare ben pochi, evade bellamente.
Domanda: tra i due, chi alla fine sarà più in difficoltà? E a questi chi ci pensa?
Qualcuno sta forse pensando ai 65000 sfratti, la maggior parte dovuti alla crisi?
Perché allora non si giustifica anche questo invece di portare avanti lo sfratto? (magari dalle stesse persone che giustificano l’evasione per sopravvivenza).
Qualcuno forse sta pensando ai milioni di pensionati da 500-1000 euro al mese?
Dare loro qualche possibilità? Sempre in nome della “sopravvivenza” naturalmente.
Qualcuno sta forse pensando alle famiglie di lavoratori dipendenti in difficoltà? Si tolga allora il sostituto d’imposta che di richieste di “sopravvivenza” qui si abbonda.
Insomma, Fassina ha sbagliato perché, di politici che dicono banalità, non sappiamo che farcene.
Il Paese ha ormai bisogno di qualche fatto in più. E magari di qualche convegno in meno.

Johannes Bückler

domenica 30 giugno 2013

Quell'acconto Iperf che somiglia al saldo.

Caro Direttore,
da tempo si ritiene che per avere un Fisco più equo sia necessario spostare la tassazione dai redditi ai consumi.
Detto, fatto. Si è preferito rinviare l'aumento IVA trovando la copertura in un “anticipo forzoso” di Irpef, Ires e Irap.
Che sia meglio evitare di toccare l'Iva in un momento come questo è ovvio, ma mi chiedo: è veramente questa la strada da percorrere?
Non ho la presunzione di pensare che sia sbagliato tutto ciò che non riesco a capire.
Forse è sbagliato pensare che nei 150 miliardi di evasione fiscale ci siano tutti i soldi necessari, non solo per evitare aumenti di imposte, ma per arrivare persino a una loro diminuzione.
Forse è sbagliato pensare che in 800 miliardi di spesa pubblica ci siano sprechi che, eliminati, possano dare tutte le risorse necessarie al Paese.
Forse il 100% di qualcosa si chiama acconto e non saldo come ci hanno insegnato.
O forse la matematica è solo un’opinione. Dico forse.

Un caro saluto

Johannes Bückler

30 Giugno 2013 Corriere della Sera - Vedi qui >>>>>

mercoledì 18 aprile 2012

Sigle (troppo) difficili da capire.


Caro Direttore,
osservando il nostro Paese ci si rende conto di come, rispetto al resto del mondo, siamo sempre in leggera controtendenza.
Siamo persino riusciti a rendere surreale il dibattito sugli esodati, complicandoci la vita sul participio passato di un verbo (esodare) che nel vocabolario italiano nemmeno esiste.
Va beh, andiamo avanti.
E’ in discussione finalmente una nuova riforma fiscale dove le protagoniste sono sempre loro: le sigle.
IRPEF, che a un certo punto volevano trasformare in Ire ¬– ricordate? – e che rimarrà inalterata nelle sue aliquote, IMU (che stiamo imparando a conoscere e speriamo presto anche a capire), IRAP (che rimarrà in vigore perché si dice “poi dove troviamo i 35 miliardi che mancano all’appello?”, Green tax e Carbon tax. Finita? No. Tra le novità più attese e discusse l’introduzione di una nuova tassa a carico delle aziende, l’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale ? No. Imposta sul Reddito Imprenditoriale), che andrà a sostituire (ah meno male) l’Ires (Imposta sul Reddito delle Società), che ricordiamo fu introdotta nel 2003 al posto dell’Irpeg (giuro mi gira la testa).
Sinceramente non sentivamo la mancanza di una nuova sigla perché da sempre Bückler ritiene che tre siano le cose fondamentali di una riforma fiscale: lotta all’evasione, semplificazione e una progressiva riduzione del carico fiscale.
Fermo restando che i proventi della lotta all’evasione dovranno essere necessariamente utilizzati per ridurre le tasse (per rispondere a uno dei tre capisaldi del decreto Salva Italia, l’equità) indispensabile sarà mettere mano alla semplificazione e purtroppo una nuova sigla non aiuta certo.
Semplificare, semplificare, semplificare.
Anche a costo di istituire un ministero per la semplificazione (naturalmente senza portafoglio, vuoi mai visti i tempi).
Come dice direttore? Esisteva già? E come mai non ce ne siamo mai accorti? Ah dimenticavo accidenti. Quella maledetta leggera controtendenza.

Un caro saluto

Johhanes Bückler

Corriere della Sera 18 aprile 2012