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mercoledì 20 maggio 2015

Imu, Tasi e il sadismo fiscale.


Mentre siamo alle prese con 730, Irpef e dichiarazioni dei redditi, ecco avvicinarsi una nuova scadenza fiscale: il 16 giugno, prima rata di Imu e Tasi.
Anche quest’anno niente local tax, una tassa unica locale che dovrebbe accorpare tutti i tributi sugli immobili e semplificare la vita a noi contribuenti, se ne riparlerà nel prossimo anno.
Per quanto riguarda la prossima scadenza c’è però una buona notizia. Anci e Governo hanno trovato un accordo: l'approvazione dei bilanci preventivi degli enti locali é spostata in avanti, dal 31 maggio al 30 luglio e con essa la definizione, da parte dei sindaci, delle aliquote su Imu e Tasi. Tradotto, significa che il 16 giugno dovremo pagare la prima rata (pari al 50% del tributo) calcolata sulla base delle aliquote e delle detrazioni deliberate per l’anno d’imposta 2014. La rata del 16 dicembre (a saldo) andrà pagata con eventuale conguaglio utilizzando le aliquote e le detrazioni deliberate dai comuni per l’anno d’imposta 2015.
Conosciamo l’importo, quindi tutto bene? Magari. Sappiamo “quanto”, sappiamo “quando”, ma rimane il “come”. E la stessa domanda: arriverà finalmente a casa il bollettino precompilato?
Il discorso dei bollettini precompilati fu inserito con il comma 689 nella legge 147/2013, la legge di Stabilità approvata dal governo Letta.
Dal 2015 era previsto “l’invio di modelli di pagamento preventivamente compilati da parte degli enti impositori”. Mai visti.
E’ seguita la legge 89 del 2014 che imponeva ai comuni nel 2015 “la massima semplificazione degli adempimenti dei contribuenti” rendendo così “disponibili i modelli di pagamento preventivamente compilati su loro richiesta, ovvero procedendo autonomamente all’invio degli stessi modelli”.
Qualcuno a questo punto starà esclamando: “questa volta ci siamo”.
Calma. Se state già pensando di cavarvela aspettando sul divano il bollettino precompilato dopo aver stappato la bottiglia delle grandi occasioni scordatevelo, perché non arriveranno.
 Anche quest’anno dovremo ripetere le file ai Caf, le attese dai commercialisti o dai consulenti che i comuni, bontà loro, dovranno metterci a disposizione. Infatti, come ci avverte l’Ifel, la fondazione dell’Anci, “solo una lettura superficiale della legge di Stabilità 2014 può portare a questo convincimento, in realtà, tale obbligo non emerge dalla normativa vigente”.
Secondo loro “massima semplificazione degli adempimenti” e “rendere disponibili i modelli di pagamento” sono frasi che vanno interpretate.
O meglio, vanno tradotte (sempre che qualcuno conosca il burocratese). Ora ai sindaci dico: per anni ci avete riempito la testa con il “federalismo fiscale”, panacea di tutti i mali. Le tasse più vicine al territorio (e abbiamo visto com’è andata a finire), tasse più eque (cioè sempre più alte) per arrivare a una conclusione: non esistendo l’esatta conoscenza dei titolari e detentori di immobili non siete in grado nemmeno di compilarci un semplice e misero bollettino.
Prendiamo atto. Ma state tranquilli, le tasse vanno pagate e continueremo a farlo, nonostante tutto. Perché la fase dell'arrabbiatura l'abbiamo superata da tempo ormai, sostituita da una mesta e dolente rassegnazione.
Arrivati a questo punto, una cosa che dovrebbe farvi riflettere: si trattano così i contribuenti di un Paese che si definisce civile?

Johannes Bückler

20 Maggio 2015 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi >>>>>

sabato 31 agosto 2013

Una telenovela troppo lunga.

Caro Direttore,
finalmente è terminata la telenovela sull’Imu, l'imposta municipale unica.
Considerato che la prima rata no, la seconda no (ma si deciderà la copertura a ottobre), la Service Tax sì (ma vedremo come), mi chiedo se fosse necessario discutere quattro mesi per arrivare a questo provvedimento.
Misteri, ma non troppo, di un modo di fare politica che sembra non cambiare mai. Comunque, archiviata l’Imu, bisognerà cominciare a familiarizzare con la nuova “Tassa sui Servizi”.
(Incredibile, ma vero, ho trovato nel nostro vocabolario le parole idonee senza dover scomodare il mondo anglosassone).
Con l’introduzione del nuovo tributo si sposta la tassazione sui servizi, esattamente (ci ha ricordato il nostro Presidente del Consiglio Enrico Letta), come accade in un condominio.
La palla passa quindi ai comuni (che certo non hanno brillato in questi anni in quanto a gestione delle risorse), che avranno “ampia flessibilità” e “adeguati margini di manovra”. Sulla logica, certo condivisibile, del “pago, vedo, voto”.
Peccato si continui a ignorare una massa di persone (e i dati di questi giorni a Bergamo della GDF lo confermano) il cui unico motto è : ”non pago, vedo lo stesso, mi regolo di conseguenza” e al diavolo le rate del condominio.

Un caro saluto

Johannes Bückler

P.S. Quando abbiamo iniziato la raccolta differenziata ci era stato promesso un risparmio sui costi del servizio. Lo stiamo ancora aspettando.

31 Agosto 2013 Corriere della Sera - Bergamo - Vedi qui >>>>>

martedì 27 agosto 2013

Imu, basta con il teatrino e paghiamo.

Caro Direttore,
qualcuno è riuscito nella fantastica impresa di far pagare volentieri una tassa.
Infatti, purché finisca questo teatrino, molti italiani sarebbero disposti a pagarla l’Imu, e anche con piacere.
Magari persino qualcuno di quel 25% di cittadini esentati.
Perché non è possibile che da mesi il dibattito politico sia bloccato su questa imposta. Non è possibile che un giorno la paghiamo, un giorno no, un giorno forse, e un giorno chissà, magari, vedremo.
Una tassa, è bene dirlo e con le dovute correzioni, (forse l’unica fra le tante) che ha in sé un minimo di equità.
Infatti la pagano molti evasori, e già basterebbe questo. (Incrociando i dati dei contribuenti Imu stanno infatti venendo alla luce proprietari di decine d’immobili dimentichi di come si compila una dichiarazione dei redditi).
Comunque diteci finalmente cosa dobbiamo farne di questa benedetta imposta.
Per i provvedimenti sul lavoro, sullo sviluppo, sugli sprechi, sulla riduzione di spesa, insomma sui problemi veri di questo Paese, fate pure con calma. Senza fretta.

Un caro saluto

Johannes Bückler

27 Agosto 2013 Corriere della Sera - Bergamo - Vedi qui >>>>>

domenica 4 agosto 2013

IMU e redditi.

Signor Johannes buonasera.
Le scriviamo per portarLa a conoscenza della nostra situazione, non senza rassegnarLe tutta la rabbia e il disgusto per il trattamento da veri e propri sudditi che il sistema fiscale italiano ci riserva.

Siamo due fratelli che abbiamo pochi anni orsono ereditato un'antico complesso immobiliare appartenente alla nostra famiglia da oltre due secoli.
A metà degli anni '80 i nostri parenti, al fine di poter continuare a mantenere il bene, decisero di assoggettarlo al vincolo della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali, considerando conveniente tale scelta, che offriva la possibilità di beneficiare delle agevolazioni fiscali previste per tale ipotesi.
Fino a due anni fa, la scelta non pareva errata, in quanto i tanti obblighi ed oneri che detto vincolo ha determinato erano tutto sommato proporzionali ai benefici fiscali ottenuti, in primis l'esenzione totale sia dall'ICI sia dalle imposte per i redditi correlati a questa proprietà.
Sennonché, l'introduzione dell'IMU e la contestuale eliminazione anche dell'esenzione per i redditi ha reso sconveniente la scelta operata a suo tempo.
Ora, infatti, noi due fratelli - l'uno con normali redditi da lavoro dipendente e l'altro addirittura disoccupato ormai da un anno - ci troviamo travolti dall'Idra fiscale, che in un colpo solo ci ha impoveriti in misura irreparabile: in sintesi, tra IMU e IRPEF, dobbiamo sostenere il pagamento per imposte annue pari a circa 15.000 euro, questo per il puro e semplice fatto di essere proprietari di un bene che - ancor più nel contesto attuale - non è commercialmente appetibile ed è fonte di continue spese di manutenzione.

Qui non intendiamo certo sostenere che non dovessimo partecipare ai sacrifici che tanti italiani come noi stanno sopportando, ma uno Stato serio ed equo avrebbe dovuto effettuare una valutazione accurata, distinguendo tra immobili e immobili, e soprattutto analizzando il complessivo patrimonio degli interessati, ivi compresi i redditi di lavoro, i depositi bancari, le altre proprietà immobiliari e quelle mobiliari. Si è preferito - come al solito - fare un'operazione a tappeto, con grande spregio verso le tante famiglie che, come la nostra, con enormi sacrifici e senza grandi risorse hanno contribuito a conservare e preservare quel patrimonio artistico costituito dalle ville e dai castelli capillarmente distribuito nella nostra povera Italia.
Se non interverranno modifiche migliorative a questa spaventosa tassazione, nel giro di un anno/un anno e mezzo noi non saremo più in grado di proseguire nel pagamento di imposte così alte, con la conseguente immediata vanificazione dei tanti sacrifici sopportati dalla nostra famiglia negli anni passati (ristrutturazioni effettuate attraverso l'utilizzo delle liquidazioni di una vita di lavoro, di un mutuo ad hoc e delle poche disponibilità liquide) e con il conseguente deterioramento del bene vincolato.
Rimettiamo a Lei ogni ulteriore riflessione e commento.
A noi resta una sola parola, che indirizziamo a tutta la classe politica italiana, a vario titolo comunque responsabile o corresponsabile: VERGOGNA!
Cordialmente.

Angelo e Laura Rognoni

venerdì 26 luglio 2013

Perchè Fassina ha sbagliato.

il viceministro dell’Economia (mica bruscolini) va a un convegno e dichiara che “esiste un’evasione di sopravvivenza”, di fatto giustificandola.
Ora. Che un politico vada a un convegno della Confcommercio e dica queste cose passi.
Al prossimo convegno dei pensionati dirà l’esatto opposto, tranquilli.
E’ vecchia politica, cose già viste. Ma Fassina è un viceministro, dell’Economia per giunta, quindi è chiaro che ha sbagliato.
Ha detto solo una banalità? Allora ha sbagliato due volte.
Perché da un viceministro come da un ministro o da un Presidente del Consiglio non ci si aspetta banalità.
Non ci si aspetta dichiarazioni del tipo “le tasse sono alte” (altra banalità).
Se la pressione fiscale è alta (e Dio solo sa quanto) ci si aspetta che faccia qualcosa per abbassarla, accidenti.
Perché non lo fa? Perché un governo perde mesi a parlare di una tassa (l’Imu) che ha in sé qualche barlume di equità, e non di una tassa ingiusta (questa sì) come l’Irap?
Fra l’altro Fassina ha preso una cantonata. Il motivo è presto detto.
Supponiamo di avere due commercianti, due liberi professionisti o due imprenditori, fate voi. E’ un momento di crisi per tutti, ma uno paga le tasse regolarmente (anche a costo di molti sacrifici), mentre l’altro, che di sacrifici magari ne vuole fare ben pochi, evade bellamente.
Domanda: tra i due, chi alla fine sarà più in difficoltà? E a questi chi ci pensa?
Qualcuno sta forse pensando ai 65000 sfratti, la maggior parte dovuti alla crisi?
Perché allora non si giustifica anche questo invece di portare avanti lo sfratto? (magari dalle stesse persone che giustificano l’evasione per sopravvivenza).
Qualcuno forse sta pensando ai milioni di pensionati da 500-1000 euro al mese?
Dare loro qualche possibilità? Sempre in nome della “sopravvivenza” naturalmente.
Qualcuno sta forse pensando alle famiglie di lavoratori dipendenti in difficoltà? Si tolga allora il sostituto d’imposta che di richieste di “sopravvivenza” qui si abbonda.
Insomma, Fassina ha sbagliato perché, di politici che dicono banalità, non sappiamo che farcene.
Il Paese ha ormai bisogno di qualche fatto in più. E magari di qualche convegno in meno.

Johannes Bückler

giovedì 18 luglio 2013

Il coraggio della Sincerità.

Caro J.B.
mi capita non di rado di leggere le vostre mail con le quali mi trovo speso in sintonia.
L'ultima (almeno credo) sull'IMU mi trova pienamente d'accordo; che si abbia il coraggio di scegliere si tassare i consumi più che i beni.
Si scoraggia la economia? Dovremmo certo vedere i modi e i tempi ma di sicuro resta la principale strada da percorrere.
Il fatto che la politica sceglie di non scegliere (anche soggetti nuovi politicamente) a lungo andare si adeguano al sistema Paese, si preoccupano di curare il proprio piccolo orto di riferimento piuttosto che lanciare la sfida della riforma complessiva, non solo dello stato, perché ciò ormai non basta, ma quello ben piú importante della società.

Sono straniero da vent'anni in Italia, e nel mio piccolo impegnato in politica. Spesso mi sono sentito dire: non sei nato qua, perciò non puoi capire fino in fondo. Forse è vero, ma è anche vero,che essere nato qua, penalizza la visione distaccata che serve per affrontare di petto i nodi di questo Paese.
Solo per fare un esempio a me vicino: mi ho sempre chiesto perché per una parte della società e area politica se parlo di immigrazione e cittadinanza va bene,ma se nel contempo parlo di attenzione ai punti poco chiari,commercio Cinese piuttosto che occupazione di immobili da soggetti non bisognosi o ancora la sporcizia o il poco decoro in taluni locali e feste vengo additato come nemico di Destra(quasi fosse un delitto poi), insomma nocivo alla "Causa".

C'è bisogno di un maggior impegno di forze fresche,consapevoli però che, solo lavorando, liberi da ogni legame e condizionamento e con l'unico impegno di lavorare per le generazioni future. Che poi vorrebbe dire essere parte di una società o meglio ancora di un Paese, l'Italia, per la quale vale orgogliosamente lottare, immaginando un futuro diverso perché migliore.
Si leggerà questo modesto messaggio le auguro vivamente di cuore tanti auguri e la prego,non smetta mai di scrivere che ci sono persone come il sottoscritto che trovano i suoi pezzi stimolanti e utili.

Cordiali saluti.

Carlos Pacheco

lunedì 13 maggio 2013

Prioritario rendere più equo il carico fiscale.

Caro Johannes,
di questo governo accetto l'ineluttabilità, non ci si poteva permettere di perdere ulteriore tempo.
Sentito il discorso di insediamento, peraltro, mi ha invaso un senso di delusione: solito retorico e populistico abuso di concetti assai vaghi e difficilmente non condivisibili, ma non un segno di quali priorità attribuire ai tanti problemi che assillano il Paese ne,quel che e' peggio, realistico richiamo ai "conti della serva", cioè dove attingere risorse.
Sul tema della lotta all'evasione fiscale, solita abusata affermazione della "necessita' di lotta senza quartiere", proprio come siamo abituati da sempre a sentire proclamare ad ogni cambio di governo.
Si potrà certo obiettare che al "titolo teorico" prima o poi si troverà qualcuno che vorrà offrire dei contenuti e, con questa considerazione, il mio pessimismo si e'sensibilmente ridotto; alcuni personaggi, compreso il Presidente del Consiglio, appaiono seri, onesti, credibili, presentabili e sufficientemente competenti.
Condivido il tuo punto di vista circa la centralità del tema del recupero di risorse dall'evasione fiscale, anche se sono più dubbioso sulla tua idea di redistribuzione ai contribuenti onesti.
Siamo il paese con una delle più "corpose" evasioni mentre il carico fiscale e'altrettanto vicino al top mondiale.
Segno evidente che qualcosa di estremamente anomalo ci circonda.
Sicuramente un'anomalia che ci penalizza anche dal punto di vista della crescita e del livello dei consumi e' che i contribuenti onesti (perché costretti o anacronisticamente ligi al dovere) e le imprese corrette pagano tasse a dismisura, al di la dell'umanamente accettabile, mentre lunghe teorie di "furbi" continuano ad aggirare i loro doveri civici.
Rendere più equo il carico fiscale nell'aspetto distributivo e' assolutamente prioritario, perché consentirebbe di eliminare quelle risorse create in sfera non ufficiale, in buona parte distolte dai consumi per essere occultate, dando più respiro, tramite l'abbassamento del carico ai lavoratori, dipendenti (in massa potenziali consumatori attualmente frenati ma pronti ad "esplodere" non appena in possesso di nuove risorse) e alle imprese, così da rimettere in moto il volano dell'economia nazionale.
In altri termini sono convinto, da sempre, che per ogni euro di recupero dall'evasione si debba realizzare identico abbassamento del carico fiscale su chi già paga il dovuto.
Obiettivo che si raggiunge lavorando sulle aliquote e sulle detrazioni, senza necessita' di adottare forme di compensazione o rimborso che presentano complicazioni tecniche sicuramente difficili da risolvere.
Migliore ridistribuzione, cioè arrivare a far pagare un po' di più quelli di "braccino corto", renderebbe meno problematico e maggiormente al riparo dai soliti abusi (ai quali, purtroppo assistiamo passivamente da tempo) l'istituzione del "reddito minimo garantito" inteso come strumento di "contrasto alla povertà": siamo sicuri che in un Paese dove i finti poveri dilagano da sempre si possa dare vita ad uno strumento di così enorme civiltà?
In merito all'ossessionante tema dell' IMU e della sua abolizione, ho le idee molto chiare, andando a ripescare quel meccanismo di modulazione della patrimoniale che ha costituito il nostro primo confronto di idee.
L'imposta patrimoniale di ampio spettro, allora presagita da più parti, non e' stata (ancora) attuata. L'IMU, peraltro e' una sorta di patrimoniale.
Tutti la definiscono vessatoria, ingiusta, iniqua.
Tutti i Paesi hanno qualcosa di simile, noi dobbiamo soltanto migliorarla.
Posto che la prima casa dovrebbe essere maggiormente salvaguardata, l'obiettivo di maggior equità potrebbe essere raggiunto tramite il sistema degli abbattimenti e del limite di franchigia, calibrando il tutto in modo tale che una famiglia "normale" proprietaria di una abitazione "normale", non dovrebbe pagare nulla.
Diverso il caso di una prima casa fuori dal normale i cui oneri sarebbero sicuramente sopportabili dal proprietario e che, al limite, trattandosi pur sempre di una prima casa, potrebbero sostenere equamente un carico del 50%.
Ma oltre alla consistenza dell'onere occorrerebbe affinare lo strumento della differenziazione tra chi si e' costituito il patrimonio immobiliare con risorse tutte già tassate da chi, al contrario, il proprio patrimonio se lo e' "conquistato" evadendo. A parità di valori immobiliari, pertanto, l'imposta dovrebbe gravare maggiormente su chi non riuscisse a dimostrare che le risorse finanziarie utilizzate per la costituzione del patrimonio medesimo derivino da risparmi già tassati piuttosto che essere di formazione "extra contabile".
Posto 1.000 il valore di riferimento (gia' al netto della prima casa) chi quell'ammontare lo copre con la e quota disponibile (reddito netto totale-consumi per vivere= reddito risparmiato e disponibile all'investimento) del reddito dichiarato nei 5 anni precedenti l'acquisto, ovvero con quote disponibili del reddito che produrrà in futuro (ipotesi di acquisto con mutuo), dovrà essere nelle condizioni di sopportare una IMU, supponiamo di 4, chi fosse privo di questa copertura "reddituale" sarebbe costretto ad un'onere di 7.
Far quadrare i conti sarebbe possibile anche con conguagli a posteriori, calibrati in funzione dell'effettivo gettito realizzato e misurabile solo dopo l'applicazione del meccanismo indicato.
Ovviamente sarebbe facile inserire regole che tengano conto dei beni immobili pervenuti a titolo gratuito (successione/donazione) per il quali l'onere di provarne la consistenza reddituale ante acquisizione non avrebbe senso.
Il passaggio tra i due "pesi" (nell'esempio 4 e 7) potrebbe essere ottenuto tramite la deduzione dell'IMU pagata dal reddito imponibile: la presenza di aliquote marginale diverse (il contribuente onesto risparmia sensibilmente di più con la deduzione dal reddito rispetto a chi dichiara poco o niente), così da costituire un ulteriore deterrente al mantenimento della "disonesta' dichiarativa".
Se rivedi quanto avevo ipotizzato allora, troverai esemplificazioni sicuramente più chiare.

Nell'occasione ti porgo i più calorosi saluti

Samuel Adams

domenica 12 maggio 2013

Ma è sbagliato abolire l'IMU

Caro Direttore,
due parole sull’IMU. Cominciamo col dire a cosa serve un’imposta sulla casa.
Serve per pagare qualcuno che asfalti la via, che la illumini, che la tenga pulita, che curi gli scarichi delle fognature e molte altre cose ancora.
Questo per chi la definisce un’imposta ingiusta che non dà reddito.
Non darà reddito, ma è un costo per lo Stato.
Proprio per questo esiste in tutti i Paesi dell’UE.
Esiste ed è molto più salata poiché, dopo la Spagna, siamo il Paese con la più bassa tassazione.
Certo, inserire una nuova imposta su una pressione fiscale già alta può ingenerare giuste proteste.
Ma allora si abbassi la pressione fiscale, si cerchino altre strade, ma si eviti di toccare una delle imposte che meglio rispondono a principi di equità.
Va sicuramente rimodulata, resa più progressiva (come ci chiede l’UE), deve avere riguardo per i beni strumentali d’impresa, non dimenticando una seria riforma del catasto (i valori di oggi sono distorti).
Oppure eliminarla, e recuperare un vecchio progetto di una “service tax” inserita e poi dimenticata nel dibattito sul federalismo fiscale.
Un’unica imposta destinata ai comuni che raggruppi servizi, rifiuti, casa e quant’altro.
Ritengo un errore abolire tout-court l’Imu sulla prima casa.
In questi giorni ascolto i discorsi più assurdi, che potrebbero essere inseriti in un manuale delle stupidaggini.
Per esempio che la restituzione dell’IMU rilancerebbe il mercato immobiliare (certo, come no) e che si aiuterebbero i meno abbienti. Allora alcuni numeri. Un quarto delle prime case non ha pagato l’IMU, essendo sotto la franchigia.
Un 36% ha pagato meno di 100€. Il 62% è sotto i 200€. L’85% sotto i 400 euro.
Chi non possiede una casa di proprietà o una casa inferiore alla franchigia dovrà contribuire a rimborsare l’IMU ai contribuenti più agiati (compreso il sottoscritto). Dei geni.
Ma a proposito di tassa equa.
Per la prima volta un’imposta (l’Imu) non è a carico solo delle persone oneste, ma anche di molti evasori (perché un reddito lo puoi nascondere, una casa è leggermente più difficile).
Non è che tutto sto can-can sia proprio dovuto a questo? Che ancora una volta qualcuno spinga nella direzione di far pagare le tasse ai soliti noti?

Un caro saluto

Johannes Bückler

12 Maggio 2013 Corriere della Sera - Bergamo - Vedi qui >>>>>  

sabato 16 febbraio 2013

Responsabilità nella competizione elettorale.


Fra le tante acrobazie alle quali ci tocca di assistere in questa vivace campagna elettorale vi è quella dell’abolizione delle tasse.
Ogni esponente, di qualsiasi schieramento, si impegna, una volta al governo, di eliminare l’IMU sulla prima casa e poi, via via, quelle che gravano sul lavoro, sulle imprese, ecc.
In periodo elettorale queste promesse da marinaio si possono anche comprendere e sorriderne se non ci fosse da tremare.
La varie proposte assumerebbero tuttavia un tono di serietà e consapevolezza se, allo scopo di non sconvolgere i risultati acquisiti del bilancio statale ( che anche su quelle entrate, che si vorrebbe abolire, fa assegnamento), venissero indicate le fonti di reperimento delle risorse sostitutive.
In altre parole, si dovrebbe guardare con la massima attenzione al comma 4 dell’art. 81 della Costituzione (“Ogni altra legge che importi nuove e maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte”) e darvi applicazione nella direzione opposta: ogni provvedimento che importi l’abolizione di un gravame fiscale che abbia concorso alla parità di bilancio, deve indicare le fonti di reperimento delle risorse sostitutive.
Questa enunciazione, a parere nostro, dovrebbe poi essere inserita, con prossima riforma costituzionale, nella nostra Carta.

Lorenzo Milanesi