Disclaimer

Al fine di mantenere il blog nell'ambito di un confronto civile e costruttivo, tutti i commenti agli articoli espressi dai lettori verranno preventivamente valutati ed eventualmente moderati. La Redazione.

sabato 29 settembre 2012

Forse si farebbe prima...


Caro Direttore,
che tristezza. E che rabbia nel vedere come sono utilizzati i soldi di coloro che pagano le tasse (gli altri non sono autorizzati a lamentarsi).
Per non parlare dell’irritazione nel sentire da queste persone “Queste cose non le tollereremo più!!!”. Loro.
Eppure qualcuno ci aveva avvertito.
Nell’aprile di quest’anno la commissione Greco (Groupe d’Etats contre la corruption, l’organismo anticorruzione del Consiglio d’Europa) aveva reso pubblico un rapporto sui partiti italiani e sui loro meccanismi di utilizzo del denaro pubblico.
Bastava leggere quel rapporto e operare di conseguenza.
“Meccanismi poco trasparenti, controlli inefficienti, possibilità di controllo da parte dei cittadini inesistenti”.
E se non bastasse “le sanzioni, in caso di violazioni, troppo basse e, comunque, inefficaci a causa di un sistema giudiziario inceppato”.
Eppure strano a dirsi (va beh nemmeno tanto strano) siamo uno dei pochi Paesi a non aver ancora recepito la Convenzione sulla Corruzione.
Quindi cosa aspettiamo ad approvare il decreto anti-corruzione?
Cosa aspettiamo a mettere insieme un sistema di controllo più efficace?
Che tutto sia pubblicato on-line.
Non solo le dichiarazioni dei redditi con relative situazioni patrimoniali e finanziarie durante tutto l’arco dell’attività politica, ma anche tutte le delibere, le decisioni a tutti i livelli e soprattutto le spese effettuate.
La tecnologia c’è? Usiamola una buona volta.
Anche se Bückler, ingenuamente, si domanda: perché si continua a scegliere rappresentanti e un attimo dopo pretendere dagli stessi (sich!) di darsi regole e leggi per non appropriarsi di denaro pubblico?
Non si farebbe prima a votare gente onesta?
Un caro saluto
Johannes Bückler

mercoledì 26 settembre 2012

Spunto per riflessione ovvero provocazione.


Faccio riferimento al precedente intervento Condivisione e Proposte
Perché manca la “volontà” politica di attuare una simile riforma?
Perché manca la volontà, probabilmente, di una cospicua fetta di Paese, proviamo a pensare in elenco a tutte le possibili situazioni e categorie che si avvantaggiano ovvero addirittura sopravvivono (più propriamente “campano”) grazie all’uso “oscuro” dell’argent de poche (il “nero”):
In primis tutti i traffici illeciti ovvero border line: prostituzione, stupefacenti, armi, estorsioni etc etc etc, miliardi e miliardi di euro che possono corrompere tanto, tantissimo e soprattutto azzoppare una salubre e quanto più libera possibile competizione di mercato (pensate a quante attività, prive del giusto anelito competitivo, esistono per “lavare” il danaro sporco non altrimenti circolabile); a seguire: esercizi commerciali (sempre meno), liberi professionisti (avv., ing., medici, geom., dentisti, insegnanti da ripetizione etc etc etc), artigiani etc etc, che spesso denunciano l’ennesima parte dei loro guadagni e magari godono anche delle esenzioni riservate alle classi più indigenti pur girando con “cavalli a volontà” e mantenendo dei tenori di vita da AD di qualche multinazionale etc etc etc:
Singolarmente poca cosa in confronto alle enormità dei traffici di cui sopra, ma tutti assieme nuovamente un bel gettito mancato, peraltro molto diffuso e ramificato nella società (naturalmente favorito dalla mancanza di strutture in grado di assicurare continuità di lavoro, investimenti e pianificazione, si pensi al crescente numero delle P.IVA, si pensi alle grosse imprese di costruzione che non possiedono manco più i martelli per piantare i chiodi, noleggiano e subappaltano tutto…)
E per non dimenticare i proprietari immobiliari, soprattutto i piccoli proprietari (ex proprietari di cave, di imprese, pagati con “cambio camere”, ovvero ex artigiani e commercianti che, non avendo mai pagato un becco di tasse nei ruggenti anni ’60 e ’70 si sono “creati” le loro pensioni alternative acquistando box e appartamenti, etc etc) che affittano con qualche “limatura” sul registrato alle entrate, se non proprio del tutto in nero….
E poi, le mazzette, la corruzione: molto più difficile celare un bonifico ovvero l’acquisto di un “regalo” che non sia un semplice “present” natalizio, tipo cesto dei sott’aceti….
Sono convito di averne trascurati molti altri ancora...
Un succinto e certamente parziale spaccato della società che “siamo” e di cui non vogliamo che se ne parli troppo, soprattutto, che non vogliamo (almeno parte in causa) cambiare: non ci conviene….
Andrea Ponzio

lunedì 24 settembre 2012

Condivisione e proposte.


Egr. Sig. Bückler,
ho letto la sua Lettera “La ricchezza degli italiani e i tesori (nascosti) al Fisco” pubblicata sul Corriere della Sera venerdì 21 settembre 2012.
Vorrei esprimerLe un mondo di condivisione rispetto a quanto da Lei denunciato, ma pare ovvio e scontato, dal momento che appartengo a quella maggioranza di salariati (con speranza di conservare nel tempo il proprio lavoro…) dai cui redditi lo Stato preleva il necessario per il sostentamento della nostra Società.
Piuttosto desidererei chiederLe, con grande umiltà, se potesse fare da eco ad una semplice (oserei dire quasi “banale”) proposta per indicare una possibile strada – quanto mai lapalissiana – per cercare di far “contribuire” tutti al sostentamento della nostra Società.
Taglio corto, risparmiandole retorica e divagazioni introduttive – persuaso del fatto che se vorrà/potrà pubblicizzare quanto segue, saprà farlo certamente meglio di me -: eliminiamo – magari progressivamente – il danaro contante, facciamo in modo che tutto il “danaro” utilizzato per acquistare/remunerare qualsiasi cosa (dai titoli di borsa al pane, dalle prestazioni di artigiani, liberi professionisti alle prostitute, dalla frutta e verdura delle bancarelle del mercato alla droga, dalle ripetizioni degli insegnanti alla questua etc etc etc) possa essere “tracciato” e come tale rintracciabile (da chi spende a chi guadagna), dando mandato e possibilità al Fisco di interrogare tutti i movimenti bancari per accertare l’entità dei “flussi” di danaro che vi transitano, da dove originano a dove finiscono.
Ritengo che con le tecnologie attuali tutto ciò sia più che possibile, non so quanto semplice, ma certamente possibile.
Fatto ciò, potremmo eliminare tasse, IVA, accise varie e stabilire dei criteri di prelievo fiscale più equi e distribuiti, funzione degli effettivi redditi, magari con esenzioni per gli investimenti in ricerca e sviluppo etc etc etc.
Certo, occorrerà progressivamente aiutare le persone anziane o le persone meno preparate all’uso dei bancomat e carte di credito, occorreranno disposizioni normative a sgravio dei costi per l’uso di tali strumenti etc etc (quisquilie in rapporto all’enorme gettito che riemergerebbe dal “sommerso”).
Parallelamente occorrerà far riemergere – e qui probabilmente risiede uno degli aspetti nevralgici della rivoluzione – importanti, per volumi di danaro sottratti dalla tassazione, “traffici illeciti”, per citarne un paio ad esempio: prostituzione e droghe.
Inutile incagliarsi sulle solite questioni moralizzanti di filiazione cattolico-cristiana o altro: droghe e mercificazione del sesso accompagnano l’uomo dacché esiste sulla terrà e finché razza umana sopravviverà.
Non ci si può porre come unico obbiettivo quello di perseguire tali attività, relegandole al “sommerso” e come tali assicurando enormi e cospicui introiti alla malavita e non vado oltre….
L’obbiettivo che una Società matura, come quella in cui dovremmo trovarci, si dovrebbe porre è quello di educare i giovani a costruire e proteggere la propria libertà e a trovare ricreazione, soddisfazione e appagamento nello studio, con il lavoro, nell’amicizia, con lo sport etc etc.
Dopodichè se un adulto scientemente e coscientemente decide ugualmente di far uso di stupefacenti o di trovare/offrire sesso a pagamento deve poterlo fare pagando il proprio contributo alla collettività, in modo che la stessa disponga delle risorse necessarie per eventualmente curarlo quando e se ne avrà bisogno.
Non mi dilungo oltre (di dipendenze ed alienazioni umane v’è ne sono tantissime, spesso con epiloghi tragici e costose per la collettività, forse potenzialmente poco redditizie per la malavita, o forse non “sottraibili” dal comune commercio….)
Basta con numeri e percentuali, basta con la esausta caccia alle streghe di chi porta i soldi nei paradisi fiscali o li tiene nascosti nel materasso, se volessimo colpire gli evasori e far pagare anche a loro un giusto contributo potremmo farlo sollevando la coperta che – con la connivenza della classe politica e dirigente generale di tutto il paese – viene abilmente tenuta sottesa sul mondo “sommerso”, sollevando di tanto in tanto un “lembo” giusto per illuderci che “lo stato”, “la democrazia” etc etc stiano combattendo…
Eliminate il danaro contante, tracciate i nostri conti - chi guadagna soldi onestamente non ha alcunché da temere - solo così si potrà arrivare ad una più equa ripartizione del “contributo” (non lo chiamerei più a quel punto “tassazione”) sociale.
Con tutto ciò, chi avrà comunque voglia o possibilità e capacità di lavorare di più o di esprimersi in lavori più particolari e difficili o complessi (medici, attività professionali di alto livello etc) potrà comunque guadagnare di più: non è una politica di appiattimento e livellamento della società, né una falsa meritocrazia… solo una “trasparente” ridistribuzione della contribuzione al sostentamento della Società, che va cmq risanata sotto tanti altri aspetti (sprechi, efficienza etc etc).
Poi se proprio qualcuno vorrà eludere le tasse, cosa sarà mai un pollo o una dozzina di uova offerti in cambio di una lezione privata, piuttosto che di una riparazione idraulica o una detartrasi….. Forse torneremo a misurarci con “valori” reali delle nostre attività….
Nella speranza che quanto sopra non resti lettera morta, ma possa arricchirsi dell’opinione altrui e quanto meno trovare un giusto eco che aiuti a destare le persone dal torpore delle ovvietà a cui siamo assuefatti… cordialmente La saluto e La ringrazio.
Andrea Ponzio

Discorso da Bar Sport.


Caro Johannes,
1 - Sono un tizio che ha visto da vicino come funziona lo Stato, e funziona male, non vi sono dubbi al riguardo;
2 - Una domanda alla quale non sono mai riuscito a trovare una risposta convincente: su che base giuridico-costituzionale una assemblea elettiva autodecide il danaro pubblico da distribuire ai propri membri?
Ha senso che un Parlamento autodecida ciò che deve spendere per il proprio funzionamento, autodecida il proprio prelievo, la propria "fetta di torta", l'uso a fini propri delle tasse che lo stato preleva?
Questa "indipendenza" è legittima, prima di essere legale, prima di stabilire poi che si fa di questi soldi? Non parliamo di parlamentini di rango locale;
3 - Si può continuare ad avere una contabilità di Stato che non contabilizza, che deve emergere in modo frammentato e confuso solo per delazione di qualche membro insoddisfatto della "distribuzione"?
Non è questo primo fatto una violazione del primo e più elementare principio di buona e doverosa amministrazione?
I nostri sommi giuristi, quelli che celebrano le messe contabili cantate nel loro incomprensibile "latinorum contabile", dove sono, dove erano?
Qualcuno può cortesemente ed autorevolmente spiegare loro perché prendono lo stipendio?
Siamo ad un generalizzato "abuso del diritto"?
4 - Se è così, e sono convinto che sia così, come si dovrebbe fare invece?
Si può avere una voce del Bilancio dello Stato che fa le somme del costo della politica in Italia, lasciando fuori le mazzette?
Si può avere finalmente un budget vero, che limiti il totale della spesa per il mantenimento della politica?
Non dovrebbe essere così? Gli altri come si regolano?
Alberto Carzaniga

domenica 23 settembre 2012

Tasse, evasori e.... festini.


Buon giorno
Le scrivo questa mia a seguito del suo ultimo intervento sul Corriere che ho letto con molto interesse e condivido.
Le scrivo anche se così facendo Lei saprà chi sono io mentre io non so chi ci sia dietro lo pseudonimo da Lei usato.
Il caso vuole che il Suo intervento sul Corriere cada proprio dopo gli articoli sulle ennesime ruberie dei politici che, stavolta, riguardano la regione Lazio.
Lei ha già accennato l’argomento, ma credo sia il caso di ritornarci: se vogliamo creare una cultura della legalità in materia fiscale, dobbiamo senz’altro abbassare la pressione fiscale; dobbiamo creare quel conflitto di interessi che spinga i privati a chiedere le ricevute (anche al ristorante, dove una volta su due ricevo un documento identico allo scontrino fiscale, che reca però la dicitura “preconto: per lo scontrino fiscale passare alla cassa”); dobbiamo creare un rapporto Stato-Cittadino nel quale il primo sia SEMPRE e comunque leale e giusto verso il secondo (a volte ciò non accade).
Dobbiamo però, se davvero vogliamo creare una cultura di legalità fiscale, soprattutto convincere gli Italiani che i loro soldi servono allo Stato solo per finalità pubbliche, ovvero scuole, stipendi dei poliziotti, strade, ospedali etc e che nemmeno una piccola percentuale di questi soldi sarà usata per pagare i festini le cui foto compaiono alla pagina 6 del Corriere, i pranzi di sfaccendati consiglieri, i SUV, le p (oooops!) le Escort, etc etc di coloro che affermano di rappresentare la cosa pubblica.
Posto il fatto che è più facile convincere il Po a gettarsi nel Tirreno che ottenere un minimo di moralità dai partiti (la minuscola è una scelta), credo che l’unica strada sia quella di un provvedimento di urgenza del nostro saggio Presidente del Consiglio che elimini ogni forma di finanziamento pubblico ai partiti, rispettando così le volontà dei cittadini manifestate chiaramente nei referendum, volontà da anni irrise dai politici con la formula dei “rimborsi”.
Solo dopo si potrà dire agli Italiani: pagate le tasse, perchè i Vostri soldi ci servono per le scuole e le strade.
Altrimenti, quando il cittadino paga l’IVA o l’IRPEF, o le accise sul gasolio, o le cartelle Equitalia non può fare a meno di pensare a quelle foto sotto il titolo “Quelli della festa con le ancelle”.
Un caro saluto
Stefano Mazzucchelli, un aspirante cittadino e per il momento suddito della Repubblica Italiana.
P.S. Io pago regolarmente le tasse e non intendo con questa mia giustificare in alcun modo l’evasione.

sabato 22 settembre 2012

La ricchezza degli italiani e i tesori (nascosti) al Fisco.


Caro Direttore,
uno studio del colosso assicurativo Allianz ha certificato una cosa che sapevamo da tempo: i cittadini italiani sono tra i più ricchi al mondo.
Più di quelli tedeschi, più di quelli francesi.
Detta così potrebbe essere pure una bella notizia se non fosse che nel nostro Paese milioni di cittadini tirano la cinghia da anni.
Mi chiedo dove vogliamo andare.
Dove vuole andare questo Paese se l’80% delle tasse sono pagate da lavoratori dipendenti e pensionati pur detenendo solo il 30% della ricchezza?
Dove vuole andare, se il 93% dell’IRPEF è pagata dagli stessi lavoratori e pensionati.
Quale economia si può sviluppare in un Paese con queste disuguaglianze?
Quale crescita, quali consumi?
Dove vogliamo andare se di fronte ad evasori fiscali che rubano soldi allo Stato, lo stesso Stato continua a recuperarli andandoli a chiedere ai derubati?
Come si fa a dichiarare che questo non è "il problema" di questo Paese.
Con che coraggio molti ricchi di questo Paese mandano i figli a scuola, si fanno curare, utilizzano strade e servizi per poi farli pagare sempre ad altri?
Non so, forse l’errore viene da lontano.
Dal giorno in cui i nostri Padri Costituenti scrissero la più bella delle Costituzioni esistenti.
“La sovranità appartiene al popolo”, ci dissero, senza però specificare (purtroppo) a chi dovesse appartenere tutto il resto.
E oggi, i cittadini che pagano le tasse, qualche vago sospetto cominciano ad averlo.
Un caro saluto
Johannes Bückler

Leggi la lettera sul Corriere della Sera

venerdì 21 settembre 2012

Crisi Fiat.


Caro Johannes,
stiamo ascoltando in questi giorni tanti commenti sulle intenzioni del dr. Marchionne di annullare il cosiddetto progetto "Fabbrica Italia".
I sindacati sono indignati; i dipendenti protestano; si sollecita il governo ad intervenire; si critica la Fiat perché non investe e non attua una idonea politica di innovazione e diversificazione dei modelli.
Al riguardo, vorrei evidenziare che sono circa 850 i modelli delle principali autovetture circolanti in Italia (Fonte INFO:Motori.com).
Di questi, sono italiani più del 14% (9,2% appartengono al gruppo FIAT-Lancia-Alfa Romeo).
Il resto è rappresentato da modelli di auto straniere, nessuno dei quali però, se conteggiato singolarmente, supera la percentuale dei modelli del gruppo Fiat.
Detto questo, è noto anche che per estetica, rapporto qualità/prezzo, life-cycle cost le auto prodotte dalla nostra industria automobilistica non sono da meno di quelle importate.
Eppure, basta guardarsi in giro, più del 70% del parco auto circolante in Italia è formato da autovetture straniere.
Sono decine di miliardi di euro che annualmente non si riversano sulla nostra industria e relativo indotto.
Mi dicono che questo è il risultato della globalizzazione.
Ma allora, per par condicio, anche al dr. Marchionne deve essere riconosciuta la possibilità di investire e produrre non dove le auto resterebbero invendute ma dove il mercato interno è premiante.
Così succede in Brasile, così sta succedendo con la Fiat-Chrysler in Usa.
Parimenti, in Germania, in Francia, in Giappone, in Corea, le rispettive autovetture di produzione nazionale occupano sempre i primi posti nei volumi di vendita, anche nei periodi di recessione e contrazione dei mercati, e nessuno di questi paesi e dei loro abitanti teme di essere tacciato di protezionismo né di apparire fautore di spinte nazionalistiche.
Ritengo quindi che non sia il caso di continuare ad invocare sussidi da parte del governo, che comunque andrebbe ad attingere alla fiscalità generale.
Il buon senso vuole che, anche e, direi, soprattutto nelle fasi congiunturali poco favorevoli, le risorse disponibili devono essere indirizzate verso i prodotti interni, a sostegno della propria industria e quindi dei posti di lavoro.
Spero che un attento osservatore delle tante "italiche controtendenze" quale lei è possa indicarci come controbattere almeno questa, al fine di arrestare la deriva autolesionistica da tempo in atto nei confronti dell'industria automobilistica italiana.
In conclusione: CHE CIASCUNO FACCIA LA SUA PARTE!!
Non sempre il cattivo odore del pesce viene solo dalla testa; anche il resto del corpo vi contribuisce.
Grazie per l'attenzione e cordiali saluti
Salutoni
Gaetano Perillo - Roma

venerdì 14 settembre 2012

Evasione fiscale: occorre fare gli opportuni distinguo.

Caro Johannes,
le tue riflessioni nella "serata d'evasione" che ti sei concessa, con relativa "fotografia a colori", sono tutte molto accattivanti nella forma e puntuali nella sostanza.
Il mio punto di vista (qualche Buckler,in passato, ci aveva accusati di essere troppo in sintonia di pensiero!), peraltro, in alcuni passaggi, si allontana dal tuo, ritenendolo troppo generalizzante.
Analizzando l'elenco delle concrete fattispecie richiamate, tutte connotate da comprovate e storiche "fasi patologiche" che coinvolgono ognuno di noi nei rispettivi "quotidiani", nessuno potrebbe darti torto.
Se l'evasione fiscale fosse risolvibile semplicemente facendo appello all'etica, dovremmo dire che tra il dipendente turnista che "arrotonda" con qualche lavoretto in nero e il bagnino romagnolo che nel 2010 ha mediamente dichiarato un reddito complessivo lordo di 8.900 euro non esiste alcuna differenza.
Personalmente non riesco a convincermi che rubare una mela e rubare un milione di euro sia la stessa cosa.
Ne consegue che anche tra gli evasori e i vari modi di evadere a mio avviso, occorre fare dei distinguo.
Tra il turnista da te evocato e il mio bagnino la profonda differenza e' questa: il primo, immaginando che possa realizzare in nero compensi per circa il 20% del proprio stipendio, di fatto si autoriduce la propria aliquota media di tassazione e si troverà, all'incirca, a fare i conti con un carico fiscale piu' "umano" (al riguardo ricordo che uno degli alibi piu' ricorrenti adottato dagli evasori e' quello di sostenere che le aliquote sono troppo alte); il mio bagnino, al contrario, non ha alibi: dichiarare mediamente 8.900 euro lordi (valore pressoché corrispondente al netto, dato che il carico fiscale a questi livelli e' prossimo allo zero) significa che piu' che di 'evasione da sopravvivenza' si tratta di 'evasione da parassitismo', cioè cosciente volontà di trasferire agli altri "fessi" che pagano le tasse l'onere che spetterebbe a ogni cittadino "quale diritto di appartenenza alla collettività" oltre, evidentemente, a far gravare sulle spalle dei contribuenti onesti quota significativa del proprio "tenore di vita".
I distinguo sarebbero ben piu' numerosi, ma non voglio annoiare.
Nei confronti dell'evasione fiscale, resta peraltro inteso, sono per la tolleranza zero e, personalmente, non mi concedo "sconti" e "deroghe".
Ma l'entità del fenomeno mi induce a ritenere che, pragmaticamente, dovremo accontentarci di procedere per tappe.
A mio avviso la prima deve necessariamente essere quella che impone a ogni cittadino di sostenere un tenore di vita consono ai redditi dichiarati: diversamente i suoi consumi e, peggio, i suoi lussi li paga il contribuente onesto.
Questa situazione non assomiglia per niente a un modo civile di condividere l'esistenza all'interno di una collettività.
Attivare un sistema di controllo che consenta di monitorare le spese di ognuno di noi nell'arco dell'anno, nell'era dell'elettronica, e' impresa tutt'altro che impossibile.
Ringrazio per l'eventuale ospitalità e a presto risentirci.
Samuel Adams

mercoledì 12 settembre 2012

Una serata d'evasione.

Non amo le rimpatriate.
Di solito si finisce per fare solo del pettegolezzo.
Ma sono istruttive, quello si e dell’evasione fiscale un’autentica fotografia a colori.
Perché fra tanta gente che le tasse le paga, c’è la solita parte, allergica e refrattaria al proprio dovere di cittadino.
C’è il docente, due lauree, che per le sue lezioni private predilige un colore: il nero naturalmente.
C’è il lavoratore dipendente, che non si lamenta del turno in fabbrica, perché gli permette di fare qualche oretta di straforo.
L’architetto che fa regolare fattura, ma ogni tanto si dimentica di denunciarla e sommarla al proprio reddito.
L’avvocato che spera sempre che le sue cause durino anni, perché il tempo non guarisce solo tutti i mali, ma anche i pagamenti in nero e le sottofatturazioni.
Il carrozziere, al quale sembra sia scappata una lacrima ritrovando l’ultima ricevuta fiscale emessa anni prima.
C’è l’artigiano che ripete da sempre che il lavoro è importante, ma mai come un buon commercialista al seguito.
C’è il parrucchiere, che si lamenta di non poter assumere un garzone e non comprende perché per giustificarlo debba cominciare a fare qualche ricevuta.
C’è il libero professionista che non vede l’ora che la politica si riappropri del suo ruolo, perché in fondo, con loro, un condono ci scappava sempre.
C’è un imprenditore che finalmente è riuscito a delocalizzare la sua azienda in Serbia.
Perché lì le tasse sono basse, non come da noi.
Ma non si capisce (o forse si capisce perfettamente) perché al primo mal di pancia sia tornato in Italia a farsi curare.
C’è l’idraulico, che pare sia rimasto intossicato dalla polvere spostando documenti fiscali.
C’è anche un caro amico, pensionato, che fa sempre la solita domanda: come spacciarsi per un gioielliere per pagare meno tasse.
Insomma, una serata tranquilla, rotta come sempre da un brindisi: il solito, al grido de “I politici sono tutti ladri”.
Certo, come no. Prosit.
Un caro saluto
Johannes Bückler

giovedì 6 settembre 2012

Tasse e sprechi.


"Le tasse sono semplicemente i diritti che paghiamo per il privilegio di essere membri di una società organizzata”.
Bückler? No, Franklin Delano Roosevelt.
Fortunatamente (per lui) fu un Presidente degli Stati Uniti.
Fosse nato qui, avrebbe certamente avuto qualche problemino in più.
Infatti, da noi esiste la convinzione che gli incassi dello Stato vengano "sprecati" dalla Pubblica amministrazione e che tutto finisca in una spesa pubblica fuori controllo a uso e consumo di pochi.
La domanda che molti si pongono è : perché devo pagare le tasse senza avere niente in cambio?
Generalmente, lo rileva uno studio di qualche anno fa, persone propense all’evasione.
Ma è veramente così? A queste persone si potrebbe chiedere: non hanno figli, magari andati a scuola per anni?
Mai sofferto di mal di pancia che li ha costretti ad andare da un medico?
In un ospedale? Mai acquistato farmaci?
Pompieri o forze dell’ordine? Ai pensionati di oggi (che a suo tempo col lavoro pagarono le pensioni di allora), gliela vogliamo pagare la loro meritata pensione?
E i dipendenti pubblici (la maggior parte dei quali fa il suo dovere e basta co’ sta storia che tutti sono fannulloni) li paghiamo per il lavoro che svolgono?
Ci sono sprechi? Certo.
Inefficienze? Pure.
Robe dell’altro mondo? Anche.
Ma s’intervenga e si ponga rimedio, accidenti.
Nel frattempo paghiamole ste benedette (o maledette) tasse.
Perchè ”le tasse si pagano anche perché lo prescrive la legge, e le leggi, prima si rispettano e poi si cambiano”.
Roosevelt? No. Buckler.
Un caro saluto
Johannes Bückler

mercoledì 5 settembre 2012

Fine delle vacanze.


Caro Johannes,
1. Il sole estivo (lucifero, etc.) mi ha "bruciato" il cervello, non capisco più niente.
2. In questi giorni il debito pubblico americano toccherebbe per la prima volta i 16 trilioni di dollari, ma il Corriere mi spiega che siamo solo al 70% del Pil (e solo a 13 trilioni), che è più o meno il livello della Spagna in % sul Pil, contro il nostro 120% circa.
Grecia a parte, i due "malati" d'Europa sono ai due lati opposti dello schieramento del debito.
Allora questa misura conta o non conta ?
E' possibile che il governo olandese presti a tassi negativi, perché ha solo l'80% di debito, e noi siamo qui a pagare cifre dell'ordine del 5%, perché abbiamo il 120% ?
Sono cifre che tornano?
3. Quando capivo ancora qualcosa, altri spiegavano che contava molto quanto di questo debito è in mani estere (tipo Cina).
Altri ancora, mai stati di moda, spiegavano che forse anche i "subprimes" ed altri debiti "privati" forse contano qualcosa, perché, come si visto, il rischio è sempre pubblico.
In effetti Moody's spiega che contano, però solo se sono crediti di banche italiane : quando sono crediti di banche olandesi, danesi, tedesche, francesi, forse inglesi (ma solo se di fatto irlandesi), forse americane, non contano niente (sono o non sono "privati" ?).
Anche le banche spagnole sino a poco fa, con tutti che dicevano che la Spagna era "tripla AAA", erano come certi signori cui molto era permesso: a Firenze si diceva "si è pisciato addosso, e dicono che ha sudato".
4. Tutto sommato, però, anche col cervello "bruciato", mi viene qualche piccolo dubbio : quando parliamo di debito pubblico, di paesi fuori dall'euro, il metro per misurarlo ha sempre 100 centimetri, oppure in certi casi ne ha di più (120, oppure 150 ?) nel caso degli Usa i dubbi non sono pochi, anche perché i numeri che si leggono ballano un po'.
Il "quantitative easing" della Fed come viene conteggiato?
E' vero che il consolidato (debito del governo pareggiato dal credito della Fed, è un debito "infragruppo" si diceva una volta) non cambia, ma c'è anche una montagna di dollari che sono stati stampati : non contano niente?
Quando, anche dentro l'euro, si comincerà a segnalare anche i debiti "privati", e guardare anche il patrimonio netto di un certo paese?
Moody's dice che questi numeretti non contano niente?
Anche la stessa Germania, avrebbe dentro la famosa KfW circa un altro 20% del debito pubblico, che non viene contabilizzato, perché pareggiato da obbligazioni della stessa KfW che è "privata", e noi per il momento niente KfW che poi è una cosa che assomiglia moltissimo alla Cassa Depositi e Prestiti.
Ignoro la situazione francese e olandese, ma sento puzza di bruciato (è il mio cervello?).
I nostri "economisti", famosi e meno famosi, bravi e meno bravi, non potrebbero aiutarci a capire anche a noi col cervello "bruciato"?
Oppure abbiamo già capito tutto?
Salutoni
Alberto Carzaniga