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martedì 9 settembre 2014

Tasi, bollettini e contribuenti non rispettati.


Caro Direttore,
ci siamo. Entro mercoledì 10 settembre la telenovela sulla Tasi (Tassa sui Servizi Indivisibili) dovrebbe giungere al termine (il condizionale è sempre d’obbligo quando si parla di tasse).
I comuni, infatti, dovranno deliberare entro quella data l’aliquota che permetterà loro di garantire alla collettività servizi come la manutenzione delle strade o l’illuminazione comunale.
Prima della proroga avevamo auspicato che, vista la nuova scadenza, i comuni si sarebbero attrezzati per inviare a casa di ogni contribuente il bollettino debitamente compilato. Pensavamo: se pagare le tasse non è mai “bello” (anche se dovuto), sicuramente ci verranno risparmiate code e commercialisti al seguito. Ci tengono a noi cittadini, (anche e soprattutto prima di ogni campagna elettorale). Ma quando mai.
Veniamo a sapere che per quanto riguarda Bergamo la banca dati non è aggiornata. Chiedere perché non sia stata aggiornata, chi la doveva aggiornare e quando, credo sia inutile, non otterremmo risposta. Si poteva sperare almeno nei comuni più piccoli. Speranza vana anche lì.
Se pensiamo che al momento solo 4.752 comuni su 8.057 hanno pubblicato la delibera sul portale del federalismo fiscale del dipartimento delle Finanze, si comprende che molti amministratori hanno preferito trascorrere l’estate in tutt’altre faccende affaccendati.
Nella nostra Provincia sono ben 68 i comuni che mancano all’appello. E se un comune non delibera entro mercoledì? Tranquilli, nessun problema.
I contribuenti dovranno pagare la Tasi annua per il 2014 entro il 16 dicembre, ma con l’aliquota statale.
Con tanti ringraziamenti (anche per il mancato invio del bollettino precompilato) ai nostri amministratori.

Un caro saluto

Johannes Bückler

9 Settembre 2014 - Corriere della Sera - Bergamo - >>>>>

domenica 3 agosto 2014

Lettera aperta a corrotti e corruttori.


Carissimi,
naturalmente il “carissimi” non va inteso in senso affettivo (ci mancherebbe), ma solo per quanto ci costate ogni volta che vi occupate della cosa pubblica.
Perchè quando costruite una strada, un ospedale o anche una semplice galleria finisce sempre col costare qualcosa di più a noi contribuenti.
Tanto per cominciare vi ricordo che a causa vostra siamo al 69° posto nell’ultimo rapporto dell’Ong Trasparency International che stila la classifica mondiale della corruzione (calcolo effettuato dal Corruption Perceptions Index).
Siamo, e c’è poco da vantarsi, dietro l’Arabia Saudita, Ghana e Cuba. Sono certo che la cosa non v’impedisce di dormire sonni tranquilli (figuriamoci). Come non vi preoccupano certo gli strali di Papa Francesco che negli ultimi tempi ha fatto riferimento alla piaga della corruzione come un peccato tremendo. Forse un pochino il monito conclusivo che,  (vi ha ricordato) : “quando tutto finirà nessuno potrà portarsi dall’altra parte il frutto della corruzione”. E di là, fortunatamente, le bustarelle non funzionano, aggiungo io.
Perché “carissimi”, è bene che sappiate che il disprezzo della gente lo stanno pagando anche i politici onesti e le imprese che seguono le regole. E se all’estero ci definiscono come un’accozzaglia di fannulloni dediti alla tangente, è a voi che si rivolgono, e non ai milioni d’italiani che tutte le mattine si alzano rispettando leggi e regole di convivenza civile.
Comunque conosco già la vostra principale obiezione: la corruzione esiste in ogni parte del mondo. Eh già, come darvi torto. Esiste persino nella virtuosa Finlandia. Esiste in Cina e negli U.S.A., nell’integerrima Germania e persino nella lontana Australia. Però, con una piccola differenza. Quell’impercettibile (eufemismo) differenza che fa sì che siamo sempre in leggera controtendenza rispetto agli altri Paesi.
La differenza è che dalle altre parti, corrompono, si fanno corrompere, pagano e incassano tangenti, e i costi lievitano esattamente come da noi, ma alla fine dei lavori i cittadini si ritrovano con servizi degni di questo nome. In pratica non lucrano sull’inefficienza come fate voi.
Hanno una dignità, piccola piccola magari, ma ne hanno almeno una. E allora vi rivolgo un invito. Se proprio non riuscite a campare senza pagare o riscuotere tangenti (e questo è male), perché, quando costruite una strada, non lo fate come si deve invece di rifilarci asfalti che si sbriciolano dopo pochi mesi?
Se costruite un ospedale (dopo aver vinto l’appalto nei modi che ben sapete), perché non lo fate con tutti i crismi, senza che abbia bisogno di manutenzione ancor prima di essere inaugurato?
E se costruite una galleria, fate in modo che non piova dentro almeno a ferragosto; e illuminatele bene, rispettando la norma UNI 11095:2003 che alla voce, “luce e Illuminazione”, prescrive che: “le gallerie devono essere illuminate in modo da garantire il corretto livello di percezione visiva all’interno delle stesse” (e allora perché diavolo ci sono le pareti nere!!!).
E soprattutto, se costruite una scuola, fate in modo che il soffitto faccia il soffitto e rimanga dov’è senza finire sulla testa dei nostri figli.
Ecco, solo questo vi chiedo. E’ chiedervi troppo?
Converrete con me che, stando così le cose, il saluto finale non vi è nemmeno dovuto.

Johannes Bückler

P.S. Altra leggera controtendenza.
Nello Stato dell'Ohio un noto leader politico è stato arrestato per aver accettato soldi, omaggi e regali da imprenditori. Regali che riguardavano massaggi, lavori di ristrutturazione della casa, pasti al ristorante, servizi di limousine, orologi Rolex in cambio di favori. Lo Stato lo ha mandato in prigione  con la motivazione: «la condanniamo a ventotto anni di carcere (28, avete capito bene, 28 anni), non per i danni materiali recati alla collettività e alla nazione americana, ma per il grado di fiducia che per colpa sua i cittadini hanno perso nei confronti dello Stato»

3 Agosto 2014 - Corriere della Sera - Bergamo - >>>>>

Il Dottor Alberto Monteverdi, Dirigente Area Comunicazione - UNI Ente Nazionale Italiano di Unificazione mi scrive:
Carissimo Buckler,
desidero ringraziarla per avere evidenziato il ruolo delle norme tecniche volontarie come strumento per "fare bene le cose", il che non singnifica solo garantire prestazioni certe (ad esempio gallerie illuminate e tetti che non crollano) ma anche lavorare in modo sicuro, rispettare i requisiti di qualità, ridurre l'impatto sull'ambiente, etc.
Quello che i "carissimi" non immaginano, è che l'uso abituale delle norme tecniche volontarie comporterebbe degli effetti macroeconomici positivi, che potrebbero forse parzialmente compensare gli sprechi dovuti ai loro comportamenti.
Nei Paesi in cui il ricorso alla normazione tecnica è più diffuso e consolidato - Germania, Francia, Gran Bretagna - il suo contributo all’aumento del PIL (dovuto all'efficacia e all'efficienza indotte) è quantificato tra lo 0,3% e lo 0,8% e in Germania vale oltre 17 miliardi di euro.
Inoltre - a livello microeconomico - i dati di una ricerca ISO attribuiscono all'uso della normazione tecnica fino al 50% del fatturato aziendale e circa il 10% della redditività delle imprese che nella loro attività ad essa si riferiscono.
C'è quasi da sperare che i "carissimi" non lo vengano a sapere, altrimenti i costi aumenterebbero ulteriormente...

Restando a disposizione per qualsiasi futuro approfondimento, le auguro una buona estate.

Alberto Monteverdi

giovedì 22 novembre 2012

Vita (impossibile) con i guadagni finti.


A Milano il 50% dei contribuenti dichiara meno di 15.000 euro lordi l'anno (zero redditi compresi). Prendendo spunto da questo dato, questa la lettera.

Caro Direttore,
le dichiarazioni di Befera per cui ci sarebbero «4,3 milioni di contribuenti non congrui» sono addirittura ottimistiche.
Basterebbe avere i dati della città più ricca, Milano, per capire la gravità della situazione e del livello raggiunto dall’evasione.
Prendo sempre a esempio Milano perché solo pubblicando i redditi della «città più ricca», «che paga più tasse» e «che evade meno», si potrebbe comprendere meglio il fenomeno.
Se si prendono i dati un anno prima della crisi (altrimenti qualcuno potrebbe obiettare), appare un quadro desolante.
Secondo uno studio della Camera di Commercio, una famiglia milanese di due persone spende 2.977 euro al mese. Lo stesso studio dice che imprenditori e liberi professionisti spendono 4.500-5.000 euro mese.
Inoltre dice chiaramente che a Milano è impossibile vivere con 15.000 euro l’anno.
Testualmente: «Un reddito di 15.000 euro l’anno non è sufficiente a coprire i consumi necessari. Chi si trovasse in questa fascia di reddito sarebbe in forte difficoltà economica, in condizioni di povertà assoluta».
Qualcuno, anzi molti, mentono.
Un caro saluto
Johannes Bückler

21 Novembre 2012 -  Corriere della Sera


mercoledì 23 maggio 2012

I municipi hanno troppi alibi.


Caro Direttore,
chiariamo un punto: quando arriva una cartella di Equitalia, è perché qualcuno non ha fatto il proprio dovere di cittadino.
Infatti la maggioranza degli italiani non ha problemi di questo tipo.
Non facciamo di eventuali errori (le cosiddette cartelle pazze) un alibi.
Spesso la colpa è proprio di quei comuni che oggi si fanno grandi nel voler lasciare l’agenzia dimenticando che esiste da tempo una legge che glielo impone.
Perché non l’hanno attuata? Forse perché non sono in grado.
Forse perché i soldi che vengono recuperati fanno cassa, o forse perché meglio lasciare tranquilli i propri elettori.
Si vogliono creare nuovi duplicati? E chi li paga? I soliti cittadini onesti? Te pareva.
Diciamolo, siamo proprio delle belle teste. Eppure il problema si poteva risolvere in modo semplice.
Non certo diminuendo l’aggio che favorisce solo i veri evasori e non risolve certo i problemi di chi si trova veramente in difficoltà.
In alcuni stati americani quando il fisco riconosce nel contribuente un’effettiva difficoltà a pagare le tasse, chiede per quella tornata 1 cent per ogni dollaro di tassa evasa.
Molto tolleranti quindi con contribuenti che non ce la fanno e poco, ma poco, ma poco, anzi pochissimo con gli altri evasori.
Questo dovrebbe fare un Paese civile, fare queste tipi di leggi e dare questi strumenti in mano a chi deve poi fare la lotta all’evasione.
Invece cosa succede da noi? Succede che tutti si lamentano delle tasse (e fin qui), però poi questi tutti si dividono in due categorie: chi le tasse le paga e continua a pagarle, e chi non le paga e si lamenta pure se malauguratamente viene beccato.
E oltre a lamentarsi cercano di creare consenso intorno a loro (trovandolo persino in partiti politici).
Sia chiaro, anche negli altri Paesi sorgono movimenti che chiedono una minore tassazione, ma le tasse prima le pagano, e poi protestano, perché le leggi prima si rispettano e poi si cambiano.
Da noi, (per colpa di quella lieve controtendenza) ci siamo portati avanti.
Prima abbiamo creato i movimenti e poi forse in futuro chissà, cominceremo a pagarle tutti ste tasse.
Un invito quindi: smettiamola di prendercela con chi cerca di riparare ai danni compiuti da altri.
E ricordiamoci sempre che come diceva Alberto Sordi : “le tasse che ci chiedono sono altissime perché tanto sanno che ne paghiamo la metà”.
Peccato che a pagarle siano sempre i soliti noti, aggiungo io.
Un caro saluto
Johannes Bückler

22 maggio 2012 Corriere della Sera - Bergamo. Leggi qui >>>>> e qui >>>>>