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giovedì 15 gennaio 2015

Noi ci abbiamo provato.


Caro Johannes,
oggi sul Corsera si legge che ”In Italia il numero di biglietti da 500 euro «è crollato», le banconote da 500 e 200 euro «sono sostanzialmente sparite» e quelle da 100 «si stanno riducendo». Lo ha detto il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, intervenendo dinanzi alla commissione Antimafia.
Inoltre è possibile leggere (sempre sul Corsera di oggi 15 gennaio) l’articolo dove di fatto i giudici della Corte di giustizia europea, dichiarano la compatibilità con i trattati europei, l’iniziativa del Presidente della BCE (Draghi). Lo stesso ha in animo la realizzazione del programma di salvare l’euro: il ben noto QE (Quantitative easing) acquisto massiccio di bond, debito sovrano incluso, che la stessa BCE ha dichiarato di voler realizzare ormai da mesi. Anche su questo argomento avevo sottoposto alla sua attenzione alcune mie riflessioni - riguardavano i pensionati e il sistema PMI (e poi da lei gentilmente pubblicate in data 26 e 31 gennaio 2012 ) - in linea con quelle che dovrebbero essere approvate in questi giorni.
Con riferimento alla prima notizia, (banconote da € 500) ricordo che lo avevamo affermato noi, nella nostra riflessione (pubblicata in data 15 maggio 2013). In pochi ci hanno creduto. Tant’è che abbiamo investito del problema la BCE (con una nota scritta inviata all'attenzione del Presidente della BCE in data 25 luglio 2013). Sensibile al problema, abbiamo ricevuto una risposta (in data 14 ottobre 2013) sull’argomento dal Direttore presso la Direzione Banconote della BCE, Dr. Ton Roos, con la quale si ribadisce che di fatto la BCE svolge un servizio per la collettività (europea) nel distribuire la banconota da € 500. Per questo motivo ritiene inopportuno ritirare ed eliminare dalla circolazione la predetta banconota. In effetti la nostra proposta riguardava una "sostituzione" e non una "eliminazione" di un taglio.
Comunque ritengo la risposta della BCE molto politica e poco tecnica. Peccato perché abbiamo perso altro tempo e nel frattempo l’evasione è aumentata notevolmente. Sull’argomento avevo richiamato anche l’attenzione di alcuni nomi importanti del giornalismo italiano (editorialisti ed esperti in economia del Corsera).
Purtroppo è rimasto tutto lettera morta. Ma noi Buckler siamo testardi e ritorniamo alla carica, riproponendo alla BCE l'operazione, non mancando di sottolineare che da qui in avanti, in Italia e in tutta Europa aumenterà la liquidità (vedi le decisioni della Svizzera, prime possibili conseguenze: interruzione della delocalizzazione di imprese italiane, per il notevole aumento dei costi di gestione). Quindi sarà molto più facile riciclare o trasferire in Paesi più tolleranti (appartenenti alla Black List) somme importanti, di personaggi o gruppi importanti, amici degli amici, poteri forti, intoccabili. Mi chiedo sempre quale rischio corriamo nel toccare e trattare questo argomento (Charlie Hebdo fa scuola). Però è necessario che qualcuno lo faccia.
Per porre la parola fine a questo fenomeno endemico del nostro Paese e di tanti altri, sarà dura, ma se si vuole affrontare a viso aperto i colossi dell’evasione e dell’elusione, gli strumenti ci sono, è solo questione di volontà.

Rino Impronta

La riflessione inviata alla BCE >>>>>                         La risposta della BCE >>>>>

La nostra proposta non era poi così campata in aria visto che "con l’entrata in vigore della direttiva del 4 maggio 2016, la Bce ha sancito la fine della produzione della banconota da 500 euro, stabilendo l’esclusione di questo taglio dalla serie Europa. A partire dal 27 gennaio 2019, pertanto, 17 delle 19 Banche Centrali dell’Eurozona cesseranno di emettere la banconota viola".
Inoltre 
"Le ragioni alla base di questa decisione, da parte della Bce, sono dettate dalle preoccupazioni che questa banconota possa facilitare le attività illegali."
Già. 




lunedì 22 dicembre 2014

L’uscita dall’euro!


Caro Johannes,
mi permetto di sottoporre alla sua attenzione come alcune forze politiche (Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia ed altre forze politiche)ipotizzino e sostengano l’uscita dall’euro.
Invocano la creazione di una moneta parallela da affiancare all’euro. A tale proposito vorrei segnalare, a chi propende e sostiene questa soluzione, che con la nascita dell’UE, alcune funzioni istituzionali della Banca d’Italia sono state rivisitate.
Quella monetaria e quella ispettiva sono state assegnate ad organismi diversi. Alla Banca d’Italia è rimasta una attività ispettiva su categorie non meno importanti di banche e delle BCC. Viene spontaneo ricordare che non risulta Paese al mondo che fa ricorso contemporaneamente a due segni monetari. In ambito europeo vengono applicate le leggi, frutto di accordi tra i Paesi aderenti all’eurozona, e per la sua gestione è stato creato un organismo sovrano: la BCE.
In politica tutti possono dire tutto, però c’è un limite. Parlare alla pancia degli italiani, scontenti, delusi e senza lavoro, è uno sport molto praticato e molto diffuso, con ottimi risultati propagandistici. Piuttosto si può rimproverare alle Autorità competenti, che in occasione del change-over (passaggio dalla lira all’euro, gennaio 2002) il mancato controllo sul rispetto di un principio sacrosanto: l’obbligo nei confronti degli operatori del commercio, di esporre i doppi prezzi per le merci in vendita. Infatti presso le Prefetture furono istituiti dei Comitati preposti a tali controlli.
Non risultano multe o provvedimenti a carico dei commercianti, nonostante la scarsa applicazione del predetto principio. Questa inosservanza è stata una concausa (se non proprio la causa scatenante) del precipitare e il degenerare della politica dei prezzi al consumo.
Nessuno, a suo tempo, si pose il quesito: come mai i prezzi al consumo, a distanza di sei mesi, risultano tutti raddoppiati?

Rino Impronta

lunedì 8 dicembre 2014

Gli inamovibili.


E’ notizia delle ultime ore che il sindaco di Roma, Marino, ha disposto la rotazione dei Dirigenti comunali. A tale proposito vorrei segnalare una mia riflessione sull’argomento: perché solo oggi si pensa a porre un rimedio a tanti disastri?
Quanto sia necessario sottoporre a trasferimenti e nuovi incarichi, tutti quei dirigenti che occupano posizioni apicali e decisivi per un’azienda, l’avevo già esposto in una nota rubrica del Corriere della Sera.
Tutto nasce dopo aver letto l’intervista di alcune settimane fa all’ex Commissario della spending review Cottarelli. Testualmente dichiarava "Non mi davano neanche i documenti. Le resistenze dei burocrati a Roma". Sono stato assalito da una forma di rabbia e comunque - per i miei trascorsi - mi sono sentito chiamato in causa.
In particolare quando il Commissario ha dichiarato (con riferimento ai capi di gabinetto) che “si conoscono tutti tra loro, parlano tutti lo stesso linguaggio” e di quelli che “scrivono leggi lunghissime, difficilmente leggibili”.
A tale proposito mi viene spontaneo segnalare come una qualsiasi azienda (lo Stato lo è a tutti gli effetti, ha un bilancio con cui fare i conti e degli obiettivi da raggiungere), al fine anche di una gestione trasparente ed efficace, debba necessariamente sottoporre a continui spostamenti i dirigenti preposti.
Ciò è necessario per tanti motivi. Ne cito uno per tutti: si evita la nascita di legami con il territorio, causa di tanti scandali. La nascita di queste amicizie, prima o poi impongono richieste di favori o privilegi.
Vedi tutti gli scandali degli ultimi tempi. A tutto ciò si può ovviare, invitando (sarebbe più giusto dire “obbligando” per norme interne all’azienda o all’Amministrazione, sindacati permettendo) i dirigenti, in occasione di promozioni, di assumere i nuovi incarichi e il nuovo grado, presso altre sedi. Invece mantenendo la loro posizione (Capo di gabinetto o altri), cambiando semplicemente la targhetta posta sulla porta, si innesca un meccanismo vizioso e acquisizione di potere, accentrando nelle mani di pochi, il destino e le decisioni vitali di un Paese.
Non voglio lodarmi da solo, ma tutti quelli come me che hanno avuto la fortuna di intraprendere una carriera dirigenziale in un’Azienda importante, possono vantarsi di aver cambiato (per motivi legati alla progressione in carriera) otto città.
Otto traslochi, otto volte disagi per la famiglia, sradicare otto volte gli affetti dei figli verso amici o compagni di studi, otto volte rifarsi conoscenze e amicizie. Vorrei sapere se quei Capi di gabinetto conoscono tutti questi disagi, il nome di qualche impresa che effettua traslochi, ricordando loro che l’Italia è un Paese molto lungo, per cui, anche se da Trento a Palermo vi sono quasi 2.000 Km da percorrere, in occasione degli interpelli per l’accettazione della nuova sede, abbiamo sempre risposto “si, grazie, accetto con piacere e sono lusingato dell’incarico presso la nuova sede”.
Fermo la voglia irrefrenabile di continuare a scrivere su situazioni chiaramente inique e comunque risolvibili. In questo settore, il nostro Capo del Governo, avrebbe di che lavorare. Non mancando di segnalare tutta l’indignazione rappresentata dall’ex Cavaliere, contenuta nella dichiarazione fatta in occasione dello scandalo della capitale: “si devono dimettere tutti” . Tutti chi?

Rino Impronta

Pubblicata da Beppe Severgnini  nella sua rubrica Italians

martedì 12 agosto 2014

Lotta all’evasione: chiediamo aiuto alle Banche.


In questi giorni abbiamo sentito parlare di anatocismo. Per i non addetti ai lavori, mi permetto di ricordare il significato del termine. La definizione è stata estrapolata da una enciclopedia on.line: “Con il termine anatocismo (dal greco anà - sopra, e tokòs - prodotto) si intende la capitalizzazione degli interessi su un capitale, affinché essi siano a loro volta produttivi di altri interessi (in pratica è il calcolo degli interessi sugli interessi).
Nella prassi bancaria, tali interessi vengono definiti "composti". Esempi di anatocismo sono il calcolo dell'interesse attivo su un conto di deposito, o il calcolo dell'interesse passivo di un mutuo”.
Alcuni giorni fa è stato possibile registrare la mancata approvazione della legge che prevedeva l’abolizione dell’anatocismo. Mario Draghi, nella sua prima audizione della nuova legislatura di fronte alla Commissione Affari Economici e Monetari del Parlamento europeo a Strasburgo, aveva reso dichiarazioni sulla difficile congiuntura economica. Le attese della Bce per la seconda metà del 2014 e il 2015 erano quelle per un recupero più consistente dell’attività economica. Sugli eventuali e possibili recuperi, era stato ipotizzato l’incoraggiamento del credito, eventuale riduzione del tasso di interesse, e l’ipotetico programma di rifinanziamento delle banche finalizzato alla concessione di credito a famiglie e imprese. Puntualmente i recenti dati ISTAT hanno confermato il momento di profonda recessione.
Quanto promesso sono tutti bei propositi. Analizzando l’operatività di numerose banche (italiane) è possibile notare come lo sguardo delle stesse è rivolto in ben altra direzione. In questo momento il sistema bancario italiano è impegnato a realizzare facili guadagni, certi e altamente remunerativi. Come? Certamente non concedendo credito alle famiglie e ad imprese, mutui per l’acquisto della prima casa, così come auspicato dagli appelli del Presidente della BCE. Sul sito di una affermata azienda del settore della commercializzazione dei diamanti, è possibile leggere che “la stessa è una società di intermediazione che vuole rappresentare il punto di incontro tra la domanda e l’offerta dell’investimento in diamanti.
La domanda è rappresentata dalla richiesta di cittadini italiani che desiderano investire in diamanti”. La negoziazione è garantita da un gruppo di banche che hanno aderito a questa iniziativa e che hanno costituito una partnership per gli investimenti in questo settore, ricevendo in contropartita una lauta commissione ( qualcuno indica il 12% circa).
“Oggi, investire in diamanti, è un’ottima opportunità per chi vuole diversificare il proprio portafoglio senza correre rischi, scegliendo un bene che, storicamente, si è sempre rivalutato coprendo inflazione e svalutazione.
Parlare di investimento in diamanti significa proporre l’investimento nel bene rifugio per antonomasia: è il più grande valore nel più piccolo spazio”.
La cosa che stupisce è che la banca (a cui ci si rivolge per l’operazione) non è tenuta – non si sa in virtù di quale principio o norma – alla segnalazione (tracciabilità) dei dati personali dei richiedenti l’operazione, così come previsto dalle norme dell’antiriciclaggio per tutte le operazioni che superano un certo importo.
Quindi chiunque può tranquillamente accedere a questo tipo di operazione, senza temere di essere identificato e di rimetterci nulla. Si. Perché il bene (diamanti) non è pignorabile o sequestrato in caso di reato fiscale. Mi chiedo com’è possibile non prevedere controlli sulla correttezza e regolarità di queste operazioni, non ipotizzando comunque una forma di rilevazione e segnalazioni alle Autorità competenti.
Di fatto ritengo, da uomo della strada, che tutti coloro che si avvicinano a questo tipo di transazioni (certamente la gran parte) sia finalizzato ad un investimento sicuro, lontano da occhi e controlli indiscreti.
Di fronte a questo scenario, mi chiedo e chiedo agli addetti ai lavori, se sia possibile trovarsi davanti ad una scarsa attenzione dei preposti ai controlli, o alla carenza di disposizioni di legge che hanno come obiettivo il controllo delle attività bancarie o il rispetto della normativa antiriciclaggio.
Su tutta la vicenda, sarebbe interessante e certamente costruttivo un parere del preposto all’Autorità nazionale anticorruzione, Dott. Raffaele Cantone.

Rino Impronta

martedì 18 febbraio 2014

Affinché non sia un contributo a fondo perduto.

Quanti di noi hanno avuto modo di parlare o discutere di “scala mobile”?
Ufficialmente conosciuta come “indennità di contingenza”, alla fine degli anni ’70 e inizio anni ’80, fu oggetto di una sua rivisitazione e di una riflessione sulla sua erogazione. Esisteva un “paniere”, contenente beni particolari di largo consumo.
Con riferimento all’andamento dei prezzi di tali beni, un’apposita Commissione procedeva, trimestralmente, alla verifica dell’andamento dei prezzi dei predetti beni, provvedendo - con il meccanismo della scala mobile - all’adeguamento del costo della vita.
Lo scenario economico non era come quello di oggi ma, al fine di recuperare il potere di acquisto dei salari, sindacati e Confindustria affrontarono la soluzione di questo problema.
Infatti la stessa scala mobile fu abrogata tra il 1984 e il 1992. Motivazione: qualcuno si era accorto che era nato un circolo vizioso che aveva prodotto comunque la crescita dell’inflazione.
Chiedo ancora un piccolo sforzo di memoria: spero che tutti ricordano (mi rivolgo a coloro che erano attivi nel mondo del lavoro) che ad un certo punto – proprio alla fine degli ’70 e i primi anni ’80 – si pensò (prima di abolire la scala mobile) di congelare la stessa, per le cause esposte in precedenza.
Al fine di non provocare danni notevoli ai lavoratori, i vari governi in carica decisero di sostituire il mancato adeguamento dei salari – adeguamento della scala mobile – trasformando l’importo maturato e non riconosciuto, in titoli di stato al portatore (speciali emissioni di BTP) con scadenza quinquennale e decennale e con tassi a due cifre.
Lo Stato difendeva i percettori di salari e stipendi, riconoscendo loro - a fronte degli aumenti del costo della vita - importi che producevano interessi semestrali e il capitale riscuotibile alla loro scadenza. Veniamo ai giorni nostri. Lo scenario è simile, ma non uguale, il momento è difficile e le cause sono note un po’ a tutti: disoccupazione - alta quella giovanile -, chiusura di aziende, sistema PMI che non riesce ad incassare i crediti nei confronti dello Stato a fronte di servizi offerti, e tante altre ragioni ben note a chi segue l’andamento della crisi di questi ultimi anni.
Sono sotto gli occhi di tutti anche le iniziative che lo Stato ha provato a realizzare e i risultati ottenuti.
Mi riferisco in particolare ai provvedimenti nei confronti dei c.d. “pensionati d’oro”. Tutte persone benestanti, che vivono di rendita, con case di lusso ai Caraibi e Jet privati. Questo è quanto ha immaginato chi ha provveduto ad emanare i provvedimenti, o suggerire soluzioni inopportune e non soffermandosi sulla loro incostituzionalità.
Ciò premesso - tralasciando tutto il resto che è sotto gli occhi di tutti – mi viene spontaneo suggerire (agli autori di quei provvedimenti) di valutare la possibilità di riconoscere un ristoro ai pensionati colpiti dall’obbligo di versare il “contributo di solidarietà” e subire il blocco della perequazioni.
In particolare - fermo restando il prelievo del contributo e il blocco della perequazione, nelle forme e nelle percentuali previste - sarebbe interessante considerare questo prelievo una forma di “prestito forzato” alle casse dello Stato.
Per questo motivo lo stesso Stato, si impegnerebbe - con l’emissione di particolare forme di titoli di stato - a restituire le somme trattenute alla scadenza dei titoli.
Gli obiettivi sarebbero interessanti: intanto noi pensionati oggi svolgiamo il ruolo di ammortizzatori sociali e, solo grazie a noi, molti giovani (figli e nipoti) possono permettersi di sopravvivere alle difficoltà del momento.
Inoltre si garantirebbe il recupero (e non il versamento a fondo perduto) a distanza di anni, forse in un momento migliore per le nostre finanze, di somme che farà certamente comodo disporre.
Lancio l’idea, sempre in forma provocatoria, nella speranza che siano altri - più importanti ed esperti di chi scrive - a sostenere la causa e proporsi come sostenitori della soluzione di questo problema.
Saluti
Rino Impronta

mercoledì 15 maggio 2013

Riciclaggio, per contrastare fenomeno mettere fuori corso banconote 500 euro.

E' necessario l'intervento coordinato della Bce e delle banche centrali nazionali (Bcn) che hanno adottato l'euro per dichiarare il "Fuori corso legale" della banconota nei 17 Paesi dell'Eurozona.

Le banconote di grosso taglio, a partire da quella di 500 euro, rappresentano un potenziale strumento di riciclaggio ed evasione fiscale. Sarebbe perciò opportuno avviare una seria riflessione sulla loro eliminazione dal sistema.
Ai fini degli scambi economici la presenza di un taglio così grande non ha alcuna giustificazione giacché per importi significativi le transazioni,almeno per quanto riguarda l'economia in chiaro, avvengono attraverso strumenti tracciabili, mentre nel commercio spicciolo sono sufficienti banconote di piccolo taglio.
D'altra parte gli operatori in prima linea nel contrasto ai fenomeni evasivi e del riciclaggio concordano che le banconote di grosso taglio sono uno strumento che ben si presta ad alimentare flussi illegali.
Lo stesso Uif (Ufficio informazioni finanziarie) di Bankitalia ha da tempo denunciato come le banconote in euro di grosso taglio siano prevalentemente utilizzate a fini di evasione fiscale, corruzione e riciclaggio.
Per l'Europa si tratterebbe in pratica di adottare la stessa strategia di Stati Uniti e Canada che hanno ritirato dalla circolazione le banconote di grosso taglio rendendo quanto meno più gravoso il trasporto e l'occultamento del contante.

L'operazione di eliminazione da un punto di vista tecnico non presenta difficoltà insormontabili. E' necessario l'intervento coordinato della Bce e delle banche centrali nazionali (Bcn) che hanno adottato l'euro.
La Bce dovrebbe dichiarare il "Fuori corso legale" della banconota da 500 euro nei 17 Paesi dell'Eurozona. Questo provvedimento, da adottare con effetto immediato, vieterebbe la circolazione delle predette banconote.
Le stesse non potrebbero più essere usate nelle transazioni commerciali eseguite in contanti. I possessori sarebbero obbligati a recarsi agli sportelli bancari per il cambio in tagli inferiori.
Per tale operazione scatterebbe l'obbligo (normativa antiriciclaggio) dell'identificazione dei presentatori delle banconote e la segnalazione immediata dei dati anagrafici, dei richiedenti l'operazione, alle autorità competenti (Guardia di finanza, Agenzia delle entrate. Autorità giudiziaria) per i successivi adempimenti di controllo e di verifica.

E' opportuno ricordare che la Bce sta procedendo al primo restyling delle banconote in euro in circolazione.
Dal 2 maggio è entrata in circolazione la nuova banconota da 5 euro, ristilizzata con una nuova grafica e nuovi elementi di difesa alla contraffazione. Sarebbe stato più utile cominciare con il taglio da 500 euro.
Si tratta comunque di un provvedimento che va nella giusta direzione. Anche se sarebbe stato indubbiamente più efficace eliminare le banconote di grosso taglio.

Rino Impronta - Fonte : Fisco Equo: Leggi >>>>>

domenica 5 maggio 2013

Un provvedimento indispensabile.

Egregio Johannes, buongiorno.
La possibilità di leggere le sue considerazioni e le sue testimoniane, negli ultimi tempi, si sono ridotte. Spero solo per motivi di lavoro, a lei la carica non manca e neanche le idee.
Le volevo segnalare che ieri sera (sabato 4 maggio) era ospite alla trasmissione “Che tempo che fa”, Maurizio Landini, Segretario Generale FIOM.
Tra i vari argomenti ha segnalato come si potrebbero recuperare 120 miliardi di euro, colpendo le ricchezze (evasioni) sottratte al controllo del fisco, sia per quelle depositate in Italia, sia per quelle trasferite all’estero.
In effetti ha illustrato alcuni percorsi interessanti per poter colpire la grande massa di evasori.
Dopo aver ascoltato quanto detto da Landini e dopo aver letto la sua letterina, mi permetto di fare qualche considerazione.
Ho la netta sensazione che lo Stato e la politica guardino con un senso di distacco il disagio di tutti gli italiani che non riescano ad arrivare a fine mese o che hanno perso il lavoro o esodati o pensionati (con meno di 500 euro al mese).
Spero di sbagliarmi. L’attenzione riposta alla soluzione del “problema Governo” e “sottosegretari”, sembrava primaria rispetto ad altri problemi.
Lei, certamente più esperto di un comune lettore, sollecita la necessità dell’emanazione di un provvedimento che dia finalmente un segnale serio ed immediato su ciò che è necessario fare sul fronte “lotta all’evasione”.
Forse le avrò già segnalato in passato il mio profilo professionale (attualmente sono in pensione).
Mi sono sempre interessato di sistemi di pagamento, gestione e circolazione del contante, antiriciclaggio e debito pubblico. In questi giorni (2 maggio) la BCE ha provveduto all'emissione di una nuova banconota da 5 euro.
Lo scopo principale è quello di proteggere la stessa dalle falsificazioni (inserendo nuovi elementi a difesa della stessa) e ripulire la circolazione dai biglietti sporchi o logori.
Faccio solo una considerazione: ritengo che sarebbe stato un bel segnale ritirare dalla circolazione le banconote da 500 euro (ponendole fuori corso legale, significa con effetto immediato).
Con questo provvedimento i possessori delle predette banconote sono costretti a recarsi presso gli sportelli bancari per il loro cambio in tagli diversi.
In questo caso i richiedenti l’operazione (legge antiriciclaggio) devono comunicare le loro generalità che successivamente verranno trasmesse alle Autorità competenti.
A loro volta, queste ultime, dovrebbero svolgere le opportune indagini sulla legittima provenienza delle banconote.
Complicato? Direi di no, solo questione di volontà.
Paura di toccare poteri forti? Forse si.
Certo che a Mario Draghi sarebbero giunte solo congratulazioni e riconoscimento per il coraggioso atto.
La ringrazio dell’attenzione.

Rino Impronta

giovedì 22 novembre 2012

Lunga riflessione.


Egregio Johannes,
leggendo la sua lettera sul Corriere di oggi Vita (impossibile) con i guadagni finti, mi sono scatenato a mettere insieme una serie di riflessioni e girarle ad una persona attenta come lei.
Comincio subito.
Quando uno Stato, al momento dell’emissione dei titoli del debito pubblico, dichiara che quei capitali sono esenti da imposta presente e futura, cosa vuol significare?
Sembra quasi dire ai cittadini: non preoccupatevi portatemi i vostri risparmi o i vostri capitali, saranno ben remunerati e (oltre ad essere tassati solo del 12,50% ) vi saranno restituiti regolarmente alla scadenza.
Anzi saranno indicizzati all’ inflazione.(intanto é stata congelata la perequazione delle pensioni superiori ai tremila euro).
I sottoscrittori di titoli dello Stato, che per caso figurano tra il milione di famiglie con reddito “zero”, come vengono censiti?
Evasori? Per esempio: se ho un risparmio , investito in titoli di stato (che comunque fruttano un interesse tassato alla fonte del 12,50%), e a fine anno non denuncio redditi (mi sembra che i titoli del debito pubblico siano esenti da imposta presente e futura), rientrando in quel gruppo di un milione di famiglie con zero reddito, cosa succede?
Come verrò definito?
Lo Stato mi conosce come contribuente? Penso di no!
Caro Johannes penso proprio che lo Stato continuerà a fare quello che gli pare.
I poveri sono necessari per aiutare i ricchi ad accumulare ricchezza, noi pensionati a sostenere i vizi e le spese inutili dei nostri politici.
Ricorda quella proposta di dichiarare il “fuori corso legale “ delle banconote da 500 euro? In attesa la BCE (Mario Draghi) ha dichiarato che si provvederà al restyling delle banconote.
Verranno disegnate delle nuove o alle vecchie verranno aggiunti elementi di difesa alla contraffazione.
Peccato che comincia col taglio da 5 euro.
Sarebbe stato interessante l’inverso: partire dal 500.

Intanto apprendo con piacere che finalmente la Svizzera comunica la propria disponibilità a sottoscrivere un accordo con l’Italia per la tassazione dei capitali custoditi nelle banche svizzere.
Ritengo non giuste le modalità di questo provvedimento.
Infatti per coloro che detengono regolarmente i capitali in Italia, la tassazione è immediata e congrua.
Per coloro che hanno trasferito ricchezze all’estero, vige il c.d. preavviso.
L’accordo verrà sottoscritto il 21 dicembre.
Nel frattempo chi vuole, può trasferire ancora una volta i propri capitali in “altri paradisi fiscali”.
Buona giornata.

Rino Impronta

lunedì 20 agosto 2012

Caro Johannes, Buon Compleanno.


Buongiorno.
Leggendo la sua lettera, apprendo che oggi si festeggia il primo anniversario della nascita del suo personaggio con la pubblicazione della prima lettera sul Corsera.
Auguri, ringraziandola per quanto ha fatto per noi seguaci e attenti lettori delle sue considerazioni.
Non mancherei di ringraziare anche il Direttore del Corsera (F. De Bortoli), che ha creduto e avuto fiducia nelle sue parole.
In quest’anno (poco felice per noi italiani) di cose ne sono accadute.
Quasi tutte riguardano il cattivo andamento dell’economia in generale.
In particolare per l’Italia che si è ritrovata nel gruppo del “PIGS” con pessimi giudizi delle Società di rating e prospettive negative (outlook negativo) per la nostra economia.
Tutto sembra di difficile o impossibile soluzione.
Conviene vedere il bicchiere sempre mezzo pieno.
Spero che qualcuno leggendo, questa mia riflessione possa dare una risposta al seguente quesito: siamo certi che l’uscita della Grecia dall’Eurozona, servirà a sanare la sua economia e quella degli altri Paesi?
Ho delle grosse perplessità.
Avrei voluto segnalare qualche iniziativa utile da realizzare da parte delle Autorità competenti per sostenere o aumentare la lotta all’evasione.
Mi viene solo di segnalare la pubblicazione di alcuni dati relativi al fenomeno da parte dell’UIF (Ufficio Informazioni Finanziarie) presso la Banca d’Italia.
Il rapporto conferma che la banconota da € 500 rappresenta “un potenziale strumento di riciclaggio”.
Parere condiviso anche dal Dott. Grasso, Procuratore Capo della DIA, in una trasmissione televisiva (Gli intoccabili - La7- lotta alla mafia e ai capitali prodotti dalla stessa).
Infine la dichiarazione del Presidente della Corte dei Conti Giampaolino fatta di recente in Parlamento: «La dimensione dell'evasione fiscale in Italia è pari al 18% del prodotto interno lordo, che ci pone al secondo posto nella graduatoria internazionale, che è guidata dalla Grecia».
La circolazione della banconota da 500 euro corrisponde al 19% del nostro PIL, cioè 288 miliardi di euro.
C’è solo una moneta, tra le grandi valute occidentali, a superare il mega taglio da 500 euro: quella svizzera, con la sua ammiraglia, anche lei di color violetto, da mille franchi (851 euro).
Ritorno con il mio progetto già segnalato sul blog l’11 dicembre scorso (Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire).
Basterebbe che la BCE dichiarasse il “fuori corso legale della banconota da € 500”, impedendone l’immediato utilizzo e obbligando contemporaneamente i possessori (appartenenti ai Paesi dell’Eurozona) a recarsi agli sportelli bancari per il cambio in banconote di taglio inferiore.
Per tale operazione scatterebbe l’obbligo (normativa antiriciclaggio) dell’identificazione dei presentatori delle predette banconote e la segnalazione "immediata" dei dati anagrafici, dei richiedenti l’operazione, alle Autorità competenti (Guardia di Finanza, Agenzia delle Entrate) per i successivi adempimenti di controllo e di verifica.
Comunque per la sua realizzazione andrebbe affrontato lo spinoso problema delle banconote (sempre del taglio da 500 euro) depositate nelle banche svizzere e il loro versamento (rientro) agli sportelli delle banche italiane.
Per la soluzione di questo problema sarebbe sufficiente inserire una norma aggiuntiva all’accordo che si sta concludendo con Berna sulla tassazione dei non residenti.
Ovviamente il progetto andrebbe perfezionato nei suoi particolari.
Intanto rilancio l’idea.
Un augurio di cuore di buon proseguimento e buon lavoro al simpaticissimo e laborioso Johannes.
Rino Impronta

martedì 31 gennaio 2012

Ancora sul credito delle banche.


Pubblichiamo la risposta di un nostro amico Bückler alla lettera pubblicata sul Corriere della Sera "Ecco cosa facciamo per non strozzare il credito" da parte di Presidenti Associazioni Nazionali Banche.
La potete leggere qui : >>>>>>

Purtroppo leggendo la lettera inviata a firma dei vari Presidenti di Federazioni, Associazioni e Istituti Centrali, in risposta all’articolo pubblicato sul Corsera da Dario Di Vico, ho riscontrato tanta verità in ciò che dice Di Vico e tanti numeri (attendibili?) e tante belle ipotesi nella lettera dei banchieri.
Conosciamo bene il loro mestiere, i loro interventi sui mercati, molto attenti alla speculazione e ai centesimi di tasso da spuntare.
Messi di fronte a casi sensibili o poco remunerativi, non si fanno scrupolo di negare aiuti o sostegni.
Il sistema PMI che in questo particolare momento necessitava di una maggiore attenzione da parte del sistema bancario italiano, è stato abbandonato a se stesso.
Molti imprenditori hanno dovuto lasciare o dismettere la propria attività, lasciando a casa tanti dipendenti, con moglie e figli.
Qualcuno è arrivato al gesto insano del suicidio. Farei notare ai super manager e ai responsabili delle varie Associazioni (l’ABI, l’ACRI, la FBCC, l’ANBP)la risposta data alla richiesta della categoria imprenditoriale: si sono voltati dall’altra parte.
Le aziende non potevano essere più accreditate come era successo fino ad allora.
Oggi fare banca in Italia è difficile, sono d’accordo, però possibile.
Se i nostri banchieri cambiassero stile e usassero un diverso approccio nei confronti di coloro che hanno bisogno di risalire la china, forse sarebbero più apprezzati e meno odiati.
Oggi fare impresa in Italia è quasi impossibile.
Purtroppo i nostri imprenditori, per sopravvivere, sono costretti a delocalizzare.
L’alternativa è l’elusione o l’evasione fiscale, inosservanza delle norme sulla sicurezza del lavoro, avere dipendenti o operai in nero, non assicurati e non conosciuti all’INPS.
Per continuare magari ci si rivolge anche agli usurai.
Mi scuso per lo sfogo, ma leggere rimbrotti nei confronti di chi scrive il vero, che fotografa esattamente com’è lo scenario, lo ritengo eticamente non corretto.
In questo particolare momento il sistema bancario dovrebbe avvicinarsi di più al sistema PMI. Invece cosa fa: si scatena contro di loro, negando linee di credito e applicando tassi di interesse molto vicini a quelli dell’ usura.
Forse la Banca d’Italia racconta frottole quando pubblica i suoi “Bollettini Economici”? (consulta non a caso l’ultimo n.67 del 17/01/2012 leggilo qui).
Credo che oggi sia una delle poche, se non l’unica, Istituzione attendibile su quanto viene analizzato e pubblicato.

Cordiali saluti.

Rino Impronta

giovedì 26 gennaio 2012

Creditori della Pubblica Amministrazione.

L’articolo 35 del Decreto legge sulle liberalizzazioni, stabilisce che i creditori della Pubblica Amministrazione “possano” richiedere di essere pagati tramite titoli di Stato.
L’emissione di tali titoli non è computata nei limiti delle emissioni nette dei titoli di Stato, cioè non andrà ad alimentare il Debito Pubblico, ma verrà regolamentata con decreto del Ministero dell’Economia, prevedendo le modalità di attuazione: caratteristiche dei titoli e relative modalità di assegnazione.

Egregio Buckler, come può leggere, ciò che avevo ipotizzato è stato concretizzato in un provvedimento legislativo.
Non vorrei incensarmi da solo, ma ci terrei a sottolineare che già nel mese di luglio 2011 avevo segnalato questa soluzione al Direttore Generale della Confindustria (Fabbri), al Presidente delle PMI ed altri esponenti del mondo economico.
Inoltre in data 11.11.2011 avevo provveduto alla sua diffusione sul sito “lavoce.info” di Tito Boeri.
Spero che il sito di “noi siamo Buckler” possa vantarsi di aver previsto o suggerito comunque una soluzione realizzabile.
Cordiali saluti e auguri di una buona giornata.

Rino Impronta.

martedì 17 gennaio 2012

Agenzia di rating: terza guerra mondiale.

Ha ragione il banchiere d’affari Guido Roberto Vitale quando afferma che si sta vivendo una terza guerra mondiale, combattuta attraverso i “rating” e non con armi nucleari (per fortuna oserei dire).
In questo particolare momento l’Italia e gli altri Paesi europei declassati, subiscono giudizi negativi dalle società di rating, forse perché queste ultime hanno obiettivi precisi da raggiungere: disorientare gli investitori e attaccare il sistema “Europa”, indebolendolo economicamente e, soprattutto, finanziariamente.
Una Europa compatta e ben strutturata in politica, economia e con la BCE che fa la sua parte, darebbe non poco fastidio a tante economie, prima fra tutte quella statunitense.
Infatti gli americani non tollerano e non sopportano la presenza sui mercati mondiali di una moneta (euro) più forte del dollaro.
Presumo che per questo motivo si servano delle agenzie di rating (sarò un malpensante), impedendo e soffocando il rilancio di un' Europa compatta.
L’idea maturata nei confronti delle Agenzie di Rating è quella che esse siano una “longa manus” di forti sistemi economici con l’obiettivo di destabilizzare l’economia di alcuni Paesi, potenzialmente capaci di emergere, ma pigri nel difendersi dagli attacchi speculativi.
Se si potesse e se si considerasse che le agenzie più importanti sono statunitense, farei il possibile per discreditare i giudizi formulati nei nostri confronti, non mancando di avviare provvedimenti in difesa delle nostre aziende, rivolgendomi a mercati più vicini e meno ostili alla nostra economia.

Cordiali saluti.

Rino Impronta

sabato 7 gennaio 2012

Un uso diverso del Debito Pubblico.

Le borse europee sono diventate luogo dove consumare le speculazioni più spietate e spregiudicate della finanza, al punto che parte dei risparmiatori sono costretti a ricorrere a forme alternative di risparmio (depositi vincolati, libretti di risparmio, meno onerosi) o investire in beni rifugio (oro, valuta estera come franco svizzero o altro).
Gli sport più diffusi restano l’evasione e l’elusione fiscale, cancri inestirpabili della nostra società.
Certo è che si è tanto parlato anche della ripresa del settore imprese, dove si registra una forte crisi e mancanza di liquidità per procedere e realizzare nuove forme di investimenti.
Vaste aree, industrialmente produttive e a bassissimo tasso di disoccupazione, oggi soffrono per la mancanza di fidi o linee di credito offerte dal sistema bancario fino a qualche mese fa.
Molte imprese lamentano il mancato pagamento per la fornitura di beni e servizi ad Enti centrali e periferici della PA.
A questo proposito, tenuto conto che lo Stato ignora la necessità di rivitalizzare il sistema impresa con una buona iniezione di denaro, mi sono chiesto quale potrebbe essere una delle tante soluzioni ipotizzate, a breve, per risolvere e soddisfare questa esigenza primaria delle piccole e medie imprese.
Come lo Stato potrebbe pagare i suoi debiti ai suoi fornitori?
Se facciamo un piccolo sforzo di memoria, alla fine degli anni 70 e inizio anni 80, ci fu il congelamento della nota contingenza relativa all'adeguamento economico degli stipendi dei dipendenti della Pubblica Amministrazione.
Ogni volta che scattavano alcuni punti di contingenza a seguito dell’aumento dell’inflazione - che a quel tempo era a due cifre – lo Stato emetteva BTP a 3 e 5 – con tassi particolarmente vantaggiosi (anch’essi a due cifre) per i destinatari di quei titoli - per far fronte alla spesa corrente ed evitare rivendicazioni sociali forse ancora più onerose.
Tutto ciò premesso è facile ipotizzare come, in questo particolare momento, sarebbe più che opportuno finanziare il sistema imprese con una emissione specifica di titoli di stato, a tassi e scadenze vantaggiosi.
Quando dico finanziare, intendo dire l’assolvimento degli impegni assunti dalla PA per forniture e servizi ricevuti da qualsiasi impresa.
Certo è che la soluzione del pagamento dei debiti dello Stato è molto complessa nel suo insieme. Sarebbe sufficiente ripescare le norme emanate a suo tempo per il pagamento della contingenza e adattarle alle esigenze di oggi.
La loro negoziazione potrebbe avvenire in un canale parallelo o secondario del mercato dei titoli. Tutto ciò sottoposto a precisa regolamentazione.
Questione di volontà.
Di ciò beneficerebbero sia il sistema bancario, che nel riaprire le linee di credito alle aziende, avrebbe in garanzia titoli di stato con un rendimento più che interessante.
Beneficerebbero le aziende che a fronte della garanzia offerta con i titoli si vedrebbero offrire una liquidità a costi molto bassi e poter affrontare con tranquillità tutti i progetti di rilancio e ripartenza della produzione.
Il secondo mercato manifatturiero europeo non può subire o essere trascurato dagli interventi risolutivi.
Le risorse e le soluzioni ci sono.
Ci vuole il coraggio di mettere sul tavolo proposte intelligenti e realistiche e aiutare quegli imprenditori disperati e disposti anche chiudere definitivamente la loro attività e la loro esistenza.
I voli pindarici è meglio lasciarli agli acrobati.

Cordiali saluti.

Rino Impronta