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lunedì 8 dicembre 2014

Gli inamovibili.


E’ notizia delle ultime ore che il sindaco di Roma, Marino, ha disposto la rotazione dei Dirigenti comunali. A tale proposito vorrei segnalare una mia riflessione sull’argomento: perché solo oggi si pensa a porre un rimedio a tanti disastri?
Quanto sia necessario sottoporre a trasferimenti e nuovi incarichi, tutti quei dirigenti che occupano posizioni apicali e decisivi per un’azienda, l’avevo già esposto in una nota rubrica del Corriere della Sera.
Tutto nasce dopo aver letto l’intervista di alcune settimane fa all’ex Commissario della spending review Cottarelli. Testualmente dichiarava "Non mi davano neanche i documenti. Le resistenze dei burocrati a Roma". Sono stato assalito da una forma di rabbia e comunque - per i miei trascorsi - mi sono sentito chiamato in causa.
In particolare quando il Commissario ha dichiarato (con riferimento ai capi di gabinetto) che “si conoscono tutti tra loro, parlano tutti lo stesso linguaggio” e di quelli che “scrivono leggi lunghissime, difficilmente leggibili”.
A tale proposito mi viene spontaneo segnalare come una qualsiasi azienda (lo Stato lo è a tutti gli effetti, ha un bilancio con cui fare i conti e degli obiettivi da raggiungere), al fine anche di una gestione trasparente ed efficace, debba necessariamente sottoporre a continui spostamenti i dirigenti preposti.
Ciò è necessario per tanti motivi. Ne cito uno per tutti: si evita la nascita di legami con il territorio, causa di tanti scandali. La nascita di queste amicizie, prima o poi impongono richieste di favori o privilegi.
Vedi tutti gli scandali degli ultimi tempi. A tutto ciò si può ovviare, invitando (sarebbe più giusto dire “obbligando” per norme interne all’azienda o all’Amministrazione, sindacati permettendo) i dirigenti, in occasione di promozioni, di assumere i nuovi incarichi e il nuovo grado, presso altre sedi. Invece mantenendo la loro posizione (Capo di gabinetto o altri), cambiando semplicemente la targhetta posta sulla porta, si innesca un meccanismo vizioso e acquisizione di potere, accentrando nelle mani di pochi, il destino e le decisioni vitali di un Paese.
Non voglio lodarmi da solo, ma tutti quelli come me che hanno avuto la fortuna di intraprendere una carriera dirigenziale in un’Azienda importante, possono vantarsi di aver cambiato (per motivi legati alla progressione in carriera) otto città.
Otto traslochi, otto volte disagi per la famiglia, sradicare otto volte gli affetti dei figli verso amici o compagni di studi, otto volte rifarsi conoscenze e amicizie. Vorrei sapere se quei Capi di gabinetto conoscono tutti questi disagi, il nome di qualche impresa che effettua traslochi, ricordando loro che l’Italia è un Paese molto lungo, per cui, anche se da Trento a Palermo vi sono quasi 2.000 Km da percorrere, in occasione degli interpelli per l’accettazione della nuova sede, abbiamo sempre risposto “si, grazie, accetto con piacere e sono lusingato dell’incarico presso la nuova sede”.
Fermo la voglia irrefrenabile di continuare a scrivere su situazioni chiaramente inique e comunque risolvibili. In questo settore, il nostro Capo del Governo, avrebbe di che lavorare. Non mancando di segnalare tutta l’indignazione rappresentata dall’ex Cavaliere, contenuta nella dichiarazione fatta in occasione dello scandalo della capitale: “si devono dimettere tutti” . Tutti chi?

Rino Impronta

Pubblicata da Beppe Severgnini  nella sua rubrica Italians

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