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martedì 17 settembre 2013

Redditometro, statistiche e giustizia sociale.

Caro Direttore,
le dichiarazioni tranquillizzanti dell’Agenzia delle Entrate sul nuovo redditometro sembrano non abbiano sortito l’effetto desiderato.
Eppure sono state chiare fin dall’inizio: “E’ intenzione dell’Agenzia concentrare la propria attenzione nei confronti di chi presenta scostamenti significativi tra reddito dichiarato e capacità di spesa manifestata sulla base di situazioni e fatti certi…” .
Al riguardo non voglio quindi aggiungere altro.
Quello che posso fare è spiegare (per l’ennesima volta) perché si è arrivati a questo punto. In breve.
Nel 2011 il reddito medio dichiarato dagli italiani è stato di 19.600 euro. Reddito lordo, da cui si deve togliere il carico fiscale per ottenere il vero “reddito spendibile”.
Ma se il reddito spendibile è quello dichiarato, com’è possibile che la spesa media di ogni famiglia italiana sia stata nello stesso periodo di 29.856 euro, con punte di 33.492 euro per famiglie con un figlio?
E sia chiaro, sono dati che si ripetono ogni anno da molto tempo.
Detto che la statistica “È na' cosa che serve pe fà un conto in generale” come recitava Trilussa, a me pare che comunque qualcosa non torni.
C’è sicuramente qualcuno che continua a utilizzare servizi gentilmente offerti da altri costretti a pagare anche per loro. Giusto quindi usare tutti gli strumenti per ripristinare un po’ di giustizia sociale in questo Paese e aspettare almeno qualche risultato dal redditometro prima di criticarlo.
Perché 60 milioni di allenatori di calcio, passi, ma 60 milioni di esperti in lotta all’evasione mi pare troppo.

Un caro saluto

Johannes Bückler

17 settembre 2013 Corriere della Sera - Vedi qui >>>>>

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