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lunedì 7 maggio 2012

I municipi e quei ritardi sugli evasori.

Caro Direttore,
mala tempora currunt. Corrono tempi duri, ma mettiamo un punto fermo.
Entrare in un ufficio pubblico con un fucile in mano non è giustificabile senza se e senza ma. Punto.
Non si può però non ammettere che ci sono dei distinguo da fare tra chi evade scientemente e chi invece non riesce a pagare le tasse perché in difficoltà.
In questo Paese manca quello che è comune nel mondo: la valutazione dell’intenzionalità di evadere.
E’ quello lo spartiacque tra un artigiano che non riesce a pagare le tasse e chi invece si prende beffe dello Stato utilizzando servizi senza dare niente in cambio.
Negli altri Paesi lo spartiacque ha delle conseguenze ben diverse.
Tollerante con chi è in difficoltà, meno tollerante (per dire un eufemismo) con chi evade deliberatamente.
Invece per anni siamo vissuti dentro un film, dove non solo una parte del paese ha utilizzato risorse pagate da altri, ma ha avuto nella politica una prima fila privilegiata. E che dire dei comuni.
Pure loro ci si sono messi. Al grido di “liberiamoci di Equitalia” si assumono atti di eroismo questi sì all’amatriciana. E mi chiedo. Perché non hanno applicato la legge 166/2011 che stabilisce che i Comuni non debbano più servirsi della società creata da Agenzia delle Entrate e Inps per la riscossione nazionale dei tributi?
Perché hanno chiesto una proroga fino al 2013?
Perché quasi nessuna amministrazione si è mai mossa in tal senso?
Forse per il fatto che lasciare a Equitalia il lavoro sporco fa comodo un po’ a tutti? E quanti comuni hanno stipulato con l’Agenzia delle Entrate il patto anti evasione?
Chi meglio di loro saprebbe fare dei distinguo tra veri evasori ed evasori in difficoltà?
E perché non si comincia a pensare di confiscare i beni ai veri evasori destinando queste risorse per aiutare le imprese in difficoltà?
Caro direttore, non esiste giustificazione per chi pensa di usare la violenza per ottenere giustizia, ma non tiriamoci indietro come sempre, perché quando accadono queste cose un po’ colpevoli lo siamo tutti noi.
Un caro saluto

Johannes Bückler

Johannes.buckler@email.it

Leggi la lettera sul Corriere della Sera

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