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martedì 15 novembre 2011

Facile teorema fiscale

Caro Buckler,
ieri, festeggiando San Martino in una trattoria dei colli asolani, in quattro parenti, da poveracci, ho fatto una scoperta che non esito a definire sensazionale: quando ho versato una banconota da 50 Euro per pagarne 49, la signora mi ha restituito dal cassetto 1 Euro con un sorriso accattivante.
Io, che sono un testardo, ho continuato a guardarla con aria interrogativa, ma non mi capiva. Ho dovuto chiedere: non mi fa lo scontrino fiscale?
La signora, con l’aria di dire che una giustificazione c’era, mi disse che doveva farmi una ricevuta a mano. E me la fece. E se non avesse trovato me non l’avrebbe fatta.
Poi ce ne siamo andati e io in macchina pensavo: ma la signora, per servirci insaccati, sottaceti, formaggi , avrà pure dovuto comprarla quella roba.
E se nessuno chiedesse lo scontrino fiscale, come farebbe con tutte le fatture di acquisto?
Si troverebbe forse a fine anno con un volume di acquisti e nessuna vendita?
Con il risultato di presentare una dichiarazione in passivo? Aaaah, allora ho capito: non avrebbe presentato alcuna dichiarazione.
E come fare allora per chiudere un esercizio in passivo senza dirlo a nessuno? Semplice: basta comprare senza fattura. Ma allora vuol dire che se tutti chiedessero lo scontrino, la signora dovrebbe comprare sempre con fattura.
Ma allora questa è la regola generale: chi vende con fattura (o scontrino fiscale) deve comprare con fattura. E forse questo vale anche per il gelataio, per la pizzeria, per la bottega di scampoli, per la bottega di ferramenta.
Allora vuol dire che siamo di fronte alla conferma del principio: chi vende tutto regolare, deve comprare tutto regolare, sennò i suoi incassi diventano tutti utile netto e con le tasse si mette male.
Ma allora abbiamo scoperto una regola generale: tutti i dettaglianti, se vendono regolare, debbono comprare regolare!
Consegue che tutti i grossisti, se i dettaglianti acquistano regolare, dovranno a loro volta comprare regolare, e così via, risalendo la catena commerciale, fino ai venditori di materia prima e di beni strumentali (arredamenti, macchine, affitti)
Ma non basta: se uno vende tutto regolare, deve tenere in regola anche la commessa o il ragazzo che serve in bottega, poiché diversamente dovrebbe pagarlo con il suo reddito netto da tasse, che sarebbe una rovina.
Allora vuol dire che la vendita regolare garantisce anche la regolarità dei rapporti di lavoro, dal livello del dettagliante, risalendo la catena commerciale fino ai livelli superiori.
Mi pare nasca un teorema: se lo Stato controllasse solo le vendite al dettaglio, potrebbe stare quasi tranquillo sul rischio di evasione a monte.
Ma allora non si capisce perché mai lo Stato ha mandato indenne il consumatore finale dall’obbligo di ricevere lo scontrino fiscale.
Forse lo Stato non ha capito questo teorema così elementare che ho impostato io senza tanto sapere di economia e di matematica.

Giorgio Pellegatti di Cittadella (Pd)

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