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giovedì 28 gennaio 2016

Perchè è difficile licenziare i furbi.


Se sia meglio la gestione pubblica di beni o servizi o quella privata è un dibattito che va avanti da anni. Di là da pregiudizi ideologici, che di certo non aiutano, difficile dare una risposta certa in base a dati incontrovertibili.
Personalmente continuo a ritenere che il privato non sia sempre bello a prescindere rispetto al pubblico. Anzi, il pubblico potrebbe avere meno svantaggi in determinati settori, rispetto al privato, soprattutto in termini di economie di scala.
Il nostro Paese ha mostrato, in tema di privatizzazioni, il peggio del peggio.
Detto questo, non passa giorno senza che le cronache non raccontino di dipendenti pubblici che, una volta timbrato il cartellino, se ne vanno a zonzo per i fatti propri. Ultime, in ordine di tempo, due dipendenti del comune di Villongo. Sulle due impiegate, assenti durante l’orario di lavoro, ma “presenti” sul registro delle presenze, la magistratura chiarirà presto ogni cosa. L'ipotesi di reato è truffa ai danni dello Stato, falso e accesso abusivo ai sistemi informatici.
Un plauso va all’Amministrazione che con il suo esposto ha portato alla ribalta (se confermato) l’ennesimo caso di un malcostume, quello dell’assenteismo del pubblico impiego, che purtroppo non accenna a diminuire. Un vizio che ha origini lontane, che non ha mai avuto barriere geografiche, persino indipendenti dalla dimensione dell’amministrazione e diffuso sia a livello locale che centrale. I dati del ministero della Pubblica amministrazione ci dicono che sono circa settemila procedimenti disciplinari avviati ogni anno, ma solo 200 terminano con il licenziamento dei colpevoli.
Una percentuale insignificante, non sempre dovuta alla farraginosità delle procedure, in quanto la “Riforma Brunetta (D.lgs. n. 150/2009) era abbastanza chiara in materia di licenziamenti. Di assurdo c'era solo la norma che imponeva al dirigente di rispondere personalmente del danno erariale in caso di reintegro del dipendente. Norma che ha rallentato e di molto il percorso disciplinare.
Ora il governo, con la modifica dell’art. 55-quater del D. lgs. 165/2001, cerca di incidere ulteriormente sulla falsa attestazione della presenza in servizio compiuta dal dipendente pubblico. Chi sarà trovato in flagranza di reato (le prove dovranno essere schiaccianti) sarà sospeso entro quarantotto ore, dal servizio e dalla retribuzione, per poi vedersi avviata la procedura di licenziamento; procedura che dovrà concludersi entro trenta giorni.
Una delle novità è che il dirigente ora sarà obbligato a prendere questi provvedimenti, pena il suo stesso licenziamento in caso non proceda con il provvedimento disciplinare.
Speriamo che le nuove norme riescano a contenere un fenomeno che provoca non solo un peggioramento della qualità dei servizi resi a noi cittadini, con conseguente aumento dei costi, ma uno svilimento di un’immagine, quella del pubblico impiego che, nonostante il luogo comune, può contare sulla correttezza e professionalità della maggior parte dei propri dipendenti.

Johannes Bückler

27 Febbraio 2016 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi qui >>>>>

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