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martedì 23 agosto 2011

Il sogno di JB. Un Paese che sia normale.


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Caro Direttore,
la manovra passa alle due camere. Dopo aver speso fiumi di parole vedremo cosa ne uscirà.
Puntuali, prima della discussione in Parlamento, i richiami sia della Chiesa che della massima autorità dello Stato Giorgio Napolitano. Richiami che hanno messo al primo posto, manco a dirlo, una maggiore giustizia ed equità. Come al solito si sono sprecati i giudizi della classe politica e del mondo imprenditoriale. Possiamo solo sperare che almeno una volta, al plauso, seguano azioni concrete.
Per me è tempo di un ritorno momentaneo alla macchia. Grazie sembra che J.B. abbia risvegliato il popolo, questo sì, degli onesti. Non so cosa sognasse Buckler alla fine del 1700, so però cosa sogna quello di oggi. Sogna un Paese dove la parte più onesta e vitale si risvegli dal torpore che ha caratterizzato questi anni. Un Paese che ritorni ai valori dei nostri padri che avevano l’onestà e il rispetto al primo posto. Un Paese che aiuti a risollevarsi a chi ha di meno, non approfittando del fatto che i poveri spesso non hanno voce. Che rispetti gli anziani che tanto hanno dato a questo Paese perché come lessi da qualche parte: quando muore un vecchio è come se bruciasse una biblioteca. Un patrimonio di affetti, di ricordi, di sapienza che va in fumo.
Un Paese, come ha ricordato Napolitano, che non sacrifichi il futuro dei
giovani per calcoli politici. Un Paese dove ci sia più rispetto per le vittime e meno per i loro aguzzini. Un Paese dove siano i disonesti a vergognarsi, e gli altri fieri di appartenere a un grande popolo e non i soliti “pirla” Un Paese che non si arrenda di fronte all’evasione rinunciando a lottare. Un Paese dove non si legiferi su un sentimento come la solidarietà. Che chi dichiara di più non sia una categoria diversa da chi ha di più. Un Paese forte, autorevole, che si preoccupi dei mercati ma che anteponga ad essi il bene reale dei suoi cittadini. Che sappia, di fronte a richieste esterne, riconoscere che la forza di una nazione si misura da qualche No e non dai tanti Sì.
Un Paese, insomma, semplicemente normale.

Johannes Buckler

Lo pseudonimo mi è obbligatorio visto il lavoro che svolgo. Sono certo che J.Buckler non avrebbe mai iniziato una battaglia preoccupandosi della vittoria o meno. A volte si combatte anche solo perché è giusto farlo.

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