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venerdì 1 agosto 2014

Quando si parla di palude...


Ho conosciuto il protagonista parecchi anni fa. Mi raccontò della sua esperienza a Roma come Onorevole. Pensava di poter cambiare le cose. Pensava bastasse un minimo di buona volontà. Invece...

“Mario (nome di fantasia) è appena arrivato a Roma con tutto l’entusiasmo della sua giovane età. La sua elezione non è stata una sorpresa, anzi. E’ molto capace ed è fiondato in Parlamento per iniziare la sua nuova avventura.

Dopo due mesi.
Nel preparare un testo si accorge che gli servono alcuni dati che solo il Ministero competente gli può fornire.
Non vuole perdere tempo e ai canali tradizionali (fax o lettera di richiesta) sceglie il telefono. Più sbrigativo. Chiama quindi l’ufficio del Ministero. Nessuna risposta. Controllo il numero e riprova. Niente.
Riprova il giorno dopo. E il giorno dopo ancora. “Perché nessuno risponde, eppure il numero è giusto”. Com’è quella storia? Se Maometto non va ecc.ecc. Prende un taxi e va al Ministero. L’ufficio è quello, la porta chiusa. Entra nella stanza di fronte e solleva il telefono. Compone il numero dell’ufficio competente. Dall’altra parte del corridoio sente il telefono squillare. A vuoto, come nei giorni precedenti. Riprova, stesso esito. Non gli resta che entrare.
All’interno ci sono 4 persone. Uno intento a leggere un quotidiano sportivo. Un altro spaparanzato con i piedi sulla scrivania. Un terzo al telefono (che immediatamente riattacca, segno che non è proprio una telefonata di lavoro).
Mario non ricorda le parole esatte con cui ha ripreso quelle persone. Si è presentato come Onorevole quello sì. Non ricorda neppure le loro giustificazioni davanti alla minaccia di denunciarli.
Quel che non ha mai dimenticato sono invece i giorni successivi.
Prima ancora di ricevere i dati (che nel frattempo ha sollecitato) riceve una busta. Dentro una denuncia. Quelle brave persone che lui aveva rimproverato si erano rivolte al sindacato. L’accusa?
In breve. “Qualsiasi controllo sull’operato dei dipendenti deve essere comunicato con un preavviso di dieci giorni”. Previsto dal loro contratto.
Mario ricorda ancora oggi cosa significa finire nella palude.
Naturalmente quello fu solo l’inizio.

Johannes Buckler

P.S. Mario non si è più ricandidato. Ha lasciato la politica da tempo e si dedica ad altro.

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