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sabato 3 novembre 2012

Non ci fa onore disquisire sulle sepolture.

Yasin Giovanni è un bambino di 10 anni.
Papà turco (musulmano) in Italia da 17 anni e mamma bergamasca (cattolica).
Abitano vicino a un cimitero musulmano costruito a spese della comunità musulmana.
Ieri Yasin è stato sepolto lì (è morto dopo anni di malattia). Ma non è stato facile.
Una parte dell’amministrazione voleva impedirne la sepoltura malgrado un regolare contratto stipulato con il Comune.
La Giunta in uno slancio di generosità (ma quale ????) ha deciso di concederne la sepoltura in attesa di definire le prossime.

Questa la lettera di Bückler pubblicata oggi, 3 novembre, sul dorso del Corriere di Bergamo.

Caro Direttore,
sono certo che il caso Yasin, (il bimbo di 10 anni cui è stata concessa, bontà loro, la sepoltura nel cimitero islamico), ha ingenerato in molti bergamaschi profonda tristezza.
Qualcuno nella nostra città sta disquisendo se sia giusto, o meno che un essere umano venga sepolto dove desidera.
La concessione al bimbo una prova di civiltà?
Cosa c’è di così civile nel dare (solo per questa volta) “un’autorizzazione speciale e unica”?
Mi chiedo: ma noi bergamaschi siamo questa roba qui?
Siamo così’ cambiati che persino l’apertura di un Kebab può generare ostilità, diffidenza, inquietudine?
Non ci voglio credere.
Non voglio credere che ci apprestiamo a concorrere per la Capitale europea della Cultura con queste premesse.
Con questa ostilità verso chi ha lasciato il proprio Paese (come del resto molti bergamaschi anni fa) per trovare lavoro e una vita più dignitosa.
Però mi chiedo. Non sono forse loro che nelle nostre industrie fanno i lavori più umili e pesanti?
Non sono loro a fare spesso i turni più massacranti?
E non sono loro che costruiscono le nostre case, preparano il cibo e puliscono le terga ai nostri anziani e le nostre latrine spesso per un misero stipendio?
Insomma fanno quei lavori che a noi non interessano più?
In cambio di questo il minimo non sarebbe trattarli da esseri umani?
Se però preferiamo continuare, come oggi, a discutere sulle sepolture o a lucrare sul loro lavoro, abbiamo perlomeno la gentilezza di farlo tenendo la bocca chiusa.
Soprattutto per chi, la domenica mattina, poi va a inginocchiarsi davanti a un altare.
Un caro saluto
Johannes Bückler

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