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lunedì 12 dicembre 2011

Lo scudo fiscale e i patti da rispettare.

Caro Johannes,
Nessuno meglio di te sa che sono dalla tua stessa parte.
Ciò non significa, peraltro, che, ferme le questioni di principio e gli obiettivi di fondo, la si debba pensare, sempre, allo stesso modo.
Voglio qui proporre il mio punto di vista in ordine alla ulteriore "tassazione" dei capitali "scudati" che appaiono a molti come il "salvadanaio" da dove attingere per coprire quanto mancante per far quadrare i conti all'interno di un nuovo assetto da dare ad alcuni aspetti della manovra (tra i quali, il più importante, appare il limite delle pensioni da indicizzare).
L'argomento e' oggetto di molteplici commenti e la posizione di molti Buckler decisamente chiara: i patti tra Stato e cittadini sono stati infranti tante volte che una in più non farebbe gridare allo scandalo.
Da Buckler mi permetto di dissentire: c'e' patto e patto, come Buckler sogno una società dove le regole siano rispettate da tutti e le eccezioni per "motivi di ordine superiore", per problemi di "salute pubblica" non possano essere banalizzati e inflazionati come appare, a mio modesto parere, la circostanza che qui si invoca.
L'apparente "anomalia" del punto di vista di un Buckler doc quale mi sento (orgogliosamente) merita un minimo di giustificazione che provo a rappresentare.
Non aiuta a "calarsi nella parte" la considerazione che la tassazione originaria (pochi punti percentuali) fosse decisamente inferiore a quella praticata da altri Paesi.
Sul punto, infatti, giova ricordare che quegli stessi ordinamenti "esosi" sono assai severi e asfissianti nei confronti dell'evasione, molti riempiono le proprie galere con gli evasori fiscali e i detentori di capitali illeciti all'estero hanno buone probabilità di essere scoperti (con annesse conseguenze appena ricordate).
Maggior rischio comporta, evidentemente, maggior costo della regolarizzazione.
Per gli italiani, come sempre, il discorso dei rischi e' (e, soprattutto, era, ai tempi dei vari scudi) completamente diverso, cioè del tutto teorico.
Non dimentichiamolo: non e' stata l'insipienza o, peggio, il "conflitto di interessi" del Ministro delle Finanze a fissare aliquote basse, ma la consapevolezza che il normale "dare/avere" del provvedimento, attentamente soppesato dai potenzialmente interessati, avrebbe portato gettito (incassarlo interamente e' problema diverso che esula da questa sede) solo con un onere adeguato, cioè relativamente basso.
Che l'appetibilità fosse limitata lo conferma la circostanza che, malgrado la bassa aliquota, tanti capitali sono rimasti all'estero senza alcuna regolarizzazione.
Dicevo che questo tipo di patto non può bellamente essere disatteso (ovviamente prescindo da qualsiasi considerazione di tipo morale o, peggio, etica sui titolari di capitali all'estero, molto spesso evasori fiscali ovvero, nelle espressioni peggiori, delinquenti comuni, mafiosi e affini).
Ritengo che, una volta assunta la decisione di venire a patti con chi ha infranto le norme, la REGOLA che governa detto accordo non possa essere infranta a posteriori.
Il perché? Lo stesso che impone la tregua per raccogliere morti e feriti in tempo di guerra, il rispetto dell'incolumità garantita al nemico che si avvicina sventolando bandiera bianca.
Da bambino, affascinato dai film western, rimanevo perplesso quando vedevo personaggi che si sparavano contro prima, poi dialogavano pacatamente sotto il "vessillo bianco" per tornare a tentare di uccidersi reciprocamente un attimo dopo il tentativo di dialogo.
Solo una volta ho "apprezzato" un personaggio che dalla sua postazione e avendo di fronte l'avversario disarmato ma con un fazzoletto bianco in mano, venuto meno ogni tentativo di accordo si rivolgeva all'antagonista, ancora protetto dal segno di tregua, chiedendogli "come pensi di tornare al riparo senza che io ti spari?".
Crescendo ho capito che ci sono "convenzioni" tra gli umani che non ammettono deroghe.
Se un pentito di mafia collabora, ottiene benefici stabiliti dalle legge.
Può essere inaccettabile, apparire ripugnante, ma il compromesso ha una sua "nobile" finalità. Mai si potrebbe pensare di infrangere queste disposizioni a discrezione.
Tranne in quel film di cui non ricordo il titolo, nemmeno nel far west si osava mettere in dubbio la valenza dei principi base.
L'ho fatta anche troppo lunga, ma voglio ribadire che lo scudo e le sue regole ormai sono state scritte, non si può tornare indietro con la constatazione che chi lo ha utilizzato non meritava tanta benevolenza: se cosi' la si pensava lo si doveva dire subito, al momento di fissare la regola, oggi e' troppo tardi.
Facile immaginare l'immediato contenzioso per la possibile incostituzionalità di una disposizione che prevedesse qualcosa di diverso da una imposta di bollo quale quella attualmente prevista.
Gli evasori vanno stanati, fino ad oggi non ritengo si sia fatto con convinzione e con la necessaria "volontà politica".
Su questi aspetti, peraltro, la manovra contiene passaggi assai efficaci e innovativi. La lotta deve esse feroce ma corretta.
L'obiettivo di abbattere l'evasione fiscale e' vitale per la nostra società e ci deve far accettare limitazioni alla consueta "libertà di movimento" e alla privacy, ma pur sempre all'interno di regole precise che, da entrambe le parti, dovranno essere puntualmente rispettate.

Samuel Adams

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